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Cardiologia negli Ospedali n° 168 Marzo/Aprile 2009 - Anmco

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Signor Presidente,<br />

ANmco e hcf al quirinale<br />

<br />

mi onoro di far parte di una Società,<br />

la Società Italiana di <strong>Cardiologia</strong>,<br />

che è la più antica tra le società<br />

Cardiologiche in Italia, essendo stata<br />

fondata nel 1936. Essa si identifica e<br />

rappresenta la <strong>Cardiologia</strong> Universitaria,<br />

è distribuita su 46 Cattedre,<br />

con 41 Scuole di Specialità. È in esse<br />

che si formano i Cardiologi italiani.<br />

Vanta un congresso annuale con<br />

4.000 delegati, una Fondazione ed un<br />

neonato Centro Studi. Mi fa piacere<br />

essere presente oggi, in nome della<br />

Società che rappresento, a questa celebrazione<br />

degli Studi GISSI, studi che<br />

hanno onorato la <strong>Cardiologia</strong> italiana<br />

nel mondo scientifico internazionale.<br />

Ricordi personali molti vivi mi legano<br />

in particolare al primo di questi.<br />

Ero allora, nel 1986, Fellow di ricerca<br />

presso l’Università Johns Hopkins di<br />

Baltimora, e rammento i commenti<br />

stupiti dei Medici del Dipartimento<br />

Cardiologico di una delle cattedrali<br />

del sapere medico mondiale di fronte<br />

ai risultati del primo di questi studi.<br />

Esso testava l’efficacia di un trattamento<br />

finalizzato alla risoluzione del<br />

trombo occlusivo intracoronarico<br />

come terapia precoce dell’infarto<br />

miocardico acuto. Per la prima volta,<br />

in uno studio molto esteso, la mortalità<br />

dei pazienti veniva drasticamente<br />

ridotta con tale trattamento, con un<br />

vantaggio che appariva tanto più significativo<br />

quanto più precoce ne era la<br />

somministrazione. Questo fondamentale<br />

studio, nato grazie all’impegno<br />

dei ricercatori dell’Istituto Mario<br />

Negri ed a quello della comunità<br />

Cardiologica ospedaliera, riceveva da<br />

parte della componente universitaria<br />

significativi e qualificanti contributi.<br />

Uno tra questi fu quello del Prof. Zardini,<br />

Direttore allora della <strong>Cardiologia</strong><br />

dell’Università di Verona, incaricato<br />

di sviluppare un sottostudio ecocardiografico<br />

finalizzato all’analisi degli<br />

effetti della terapia trombolitica sulle<br />

dimensioni e la funzionalità cardiaca<br />

nei pazienti arruolati. Ne venne fuori<br />

un articolo, che pubblicammo nel<br />

1989 sul prestigioso Journal of the<br />

American College of Cardiology, nel<br />

quale si dimostrava per la prima volta,<br />

utilizzando un approccio non invasivo<br />

e in un contesto di trial multicentrico,<br />

un significativo effetto benefico sulla<br />

funzione del cuore che il farmaco<br />

esercitava rispetto al placebo. Come<br />

uomo di Scienza e di <strong>Cardiologia</strong><br />

e come Presidente SIC, partecipo<br />

pertanto alla festa odierna organizzata<br />

al Quirinale, alla Sua presenza Signor<br />

Presidente. Sottolineo l’importanza<br />

inoltre, per la comunità Cardiologica,<br />

dell’iniziativa di fund raising condotta<br />

dal Prof. Maseri e finalizzata alla<br />

creazione di una grande banca dati<br />

della <strong>Cardiologia</strong> italiana e, a nome<br />

della SIC, esprimo la disponibilità a<br />

contribuire fattivamente al progetto<br />

destinato all’analisi delle variabili<br />

genetiche in grado di indurre comportamenti<br />

non attesi rispetto ad un<br />

trattamento terapeutico convenzionalmente<br />

ritenuto efficace. Le proposte<br />

di lavoro sul database che ne deriverà<br />

non potranno infatti prescindere da<br />

una profonda conoscenza dei possibili<br />

meccanismi fisiopatogenetici coinvolti<br />

e da un know - how metodologico<br />

in scienza di base di cui i centri di<br />

<strong>Cardiologia</strong> universitaria sono tradizionalmente<br />

ed istituzionalmente in<br />

possesso. Mi auguro, per il futuro, che<br />

la comunità Cardiologica universitaria,<br />

insieme con la sua Fondazione ed<br />

il suo Centro Studi, possa essere coinvolta,<br />

sin dall’inizio, nella concezione<br />

e nella conduzione di studi analoghi,<br />

nella giustificata attesa di risultati che<br />

possano accrescere la conoscenza,<br />

amplificare l’immagine positiva nel<br />

mondo della <strong>Cardiologia</strong> italiana e<br />

garantire un miglioramento ed una<br />

finalizzazione delle cure nei confronti<br />

del cardiopatico fino ad oggi non<br />

prevedibile.<br />

Paolo Marino<br />

Presidente Società Italiana di <strong>Cardiologia</strong>

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