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Le luci del Tempio n.1

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IL MONDO DELL’ALDILÀ PER GLI ANTICHI<br />

naggi o meglio con la loro ombra. Anche qui la visione <strong>del</strong>la morte é<br />

disperata, anche qui le ombre rimpiangono ciò che hanno lasciato in<br />

vita. Luciano racconta di aver dialogato persino con Omero che quasi<br />

cieco in vita, da morto si accontenterebbe di un barlume di luce.<br />

Questa visione è molto diversa da quella che ci dice Platone che<br />

era iniziato ai “misteri eleusini” e che invece ci dà un’altra versione<br />

parlando di metempsicosi e di ritorno <strong>del</strong>le anime purificate dal<br />

fuoco <strong>del</strong>l’espiazione al luogo dove tutti noi veniamo. Platone inoltre<br />

parla di colpe da espiare e di desiderio di rinascita per sperimentare<br />

ancora i piaceri dei sensi.<br />

Platone nel Gorgia ci dice anche che ogni anima alla visione ultraterrena<br />

appare con le sue colpe terrestri perché queste hanno lasciato su di<br />

lei <strong>del</strong>le macchie e dei lividi in<strong>del</strong>ebili perché i vizi infliggono all’anima<br />

una speciale colorazione. Il rosso indica le anime violente, il bruno quelle<br />

invidiose, il grigio-bluastro quelle intemperanti, il ruggine quelle perfide,<br />

(conf. Plutarco i termini <strong>del</strong>la giustizia divina,c.26 ). e Platone<br />

(Dell’anima dopo la morte, Gorgia (523/525) Fedone (107/114) Fedro<br />

(259 b; 249 a) Repubblica, libro X (614/621) Timeo, 340.<br />

Con Aristotele infine torniamo ad una visione materialistica ed<br />

“omerica”, infatti egli sosteneva che alla morte fisica non sopravviveva<br />

che un anima priva di memoria e di sensibilità, incapace di conoscenza<br />

e di sentimento, ed il cerchio si chiude.<br />

Virgilio ci descrive la visione romana che é molto più solare. La<br />

scena credo sia nota a tutti, siamo nel VI° libro <strong>del</strong>l’Eneide. Enea guidato<br />

dalla Sibilla cumana, trova dapprima il ramo d’oro da portare in<br />

dono a Proserpina. Già il fatto di trovarlo e di poterlo staccare era indice<br />

<strong>del</strong> favore divino. Dopodiché la Sibilla sacrifica degli animali, una<br />

vacca sterile a Proserpina e una agnella nera alla terra e 4 giovenchi<br />

neri. “Ed ecco all’arrivo <strong>del</strong>l’alba la terra tremare e si udì l’ululato dei<br />

cani <strong>del</strong> corteo di Ecate, segno che la dea aveva gradito il sacrificio”<br />

Magicamente si apre la porta <strong>del</strong>l'Ade e i due entrano. Mostrando il<br />

ramo d’oro i due si fanno traghettare da Caronte. Incontrano Didone<br />

che sdegnosa non accetta le scuse di Enea, poi incontrano guerrieri<br />

troiani che gli si affollano intorno a loro e guerrieri greci che fuggono<br />

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