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“Homo byzantinus”<strong>Porphyra</strong> n. 19, anno XX, ISSN 2240-5240______________________________________________________________________lasciando indifferenti nemmeno i membri della famiglia imperiale.Soprattutto sono soggetti al “patronato” di qualche notabile, come tutti imembri iscritti ad una fazione: ne scaturisce un quadro di clientelismidifficilmente definibili nei particolari dei meccanismi, ma la cui sostanza, inoccasione di sedizioni, appare evidente nel caso di claques formate daagitatori di professione, al soldo di personaggi pubblici in vista, o deglistessi aurighi, riuscissero a far leva sul clima di estrema eccitazione chegravava in occasione degli spettacoli del circo, per dare il via a sedizioniche, per altro, sfuggono ad un tentativo di classificazione entro terminieconomici, religiosi o politici. Nelle iscrizioni di Afrodisia edite dallaRoueché, alla Tyche della città viene associata quella delle fazioni del circo,ma anche quella di una attrice e dei suoi duloi, in questo caso gliappartenenti alla claque che la seguiva ovunque 14 , tanto che ci si puòchiedere, leggendo le iscrizioni che ne celebrano gesta e onori ricevuti, e chetestimoniano l’adorazione di cui erano fatti oggetto dal pubblico, se noncostituissero essi stessi una élite.Le élites ecclesiastiche non sfuggono a queste riflessioni. Gli atti siriacidel II Concilio efesino (449) riportano alcuni interessanti passi in cui siaccusano membri della gerarchia ecclesiastica di connivenze con gente dispettacolo e di conseguente corruzione. Il vescovo di Emesa Uranio, un altrovescovo, Ibas, soprannominato «l’auriga», «il vescovo che gioca», come ilsuo successore Domno, sono accusati di mantenere legami con i sostenitoridelle fazioni del circo, tra ebrei, pagani e mimi, e di averli sfruttati comegruppo di pressione allo scopo di essere eletti 15 . Da un lato, dunque, in unasituazione solo in apparenza paradossale, la figura dell’auriga è protagonistadel meccanismo dell’accusa di sovvertire l’ordine costituito della societàpartecipando o fomentando il clima di violenza, dall’altro, riflette una sortadi prestigio trasversale, il cui spessore non può non far riflettere. In tema diideologia urbana ed ideologia politica, il circo appare come il luogo dove illuogo dove le contraddizioni esistenti all’interno della società urbana,espresse talvolta in maniera violenta e distruttiva, si risolvono nelconsolidamento del legame tra vertice e base della struttura socialenell’affermazione ritualizzata, imposta ed accettata durante quella“rappresentazione” recitata della aeternitas e della Vittoria della Romània edegli Augusti che erano gli spettacoli dell’ippodromo. Luogo di opposizionema anche di consenso, realtà di cui era già consapevole s. Agostino, per ilquale il circo, assieme ai suoi frequentatori, erano sostanzialmente daassolvere, essendo luoghi di divisione, ma anche luoghi di coesione, nelsenso che proprio lì si può pensare di cominciare a fondare una civiltà piùarmoniosa in senso cristiano (De civ. Dei, IV, 135), come l’egiziano Isidorodi Pelusio (secc. IV-V), che, al di là della scontata condanna dei ludi, accettala violenza delle sedizioni che essi provocano attorno al circo (Ep. 5, in P.G.LXXVIII, coll. 186-186), proprio in nome dell’evitare quello che per14 Ch.M. ROUECHÉ, Performers and Partisans at Aphrodisias in Roman and Late Roman Periods, London 1993(Monographies of the Journal of Roman Studies, 6), nn° 4-5, p. 32, e n° 12, p. 42.15 S. ACERBI, Conflitti politico-ecclesiastici in Oriente nella tarda antichità: il II Concilio di Efeso (449), Madrid 2001(Ilu. Revista de Ciencias de las Religiones, Anejos, V), pp. 253 ss. e 280 ss.; S. ACERBI – C. EGUILUZ, Corrupción yjerarquías eclesiásticas en Oriente en el siglo V: el caso de Ibas de Edessa, in La corrupción en el mundo romano.Actas del IV Collo<strong>qui</strong>o de la Asociación Interdisciplinar de Estudios Romanos, ed. G. BRAVO – R. GONZÁLEZSALINERO, Madrid 2008, p. 351.23

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