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“Homo byzantinus”<strong>Porphyra</strong> n. 19, anno XX, ISSN 2240-5240______________________________________________________________________Longobardia", cioè in Italia meridionale, concede alle navi veneziane untrattamento fiscale di favore consistente nel pagamento di 2 solidi all'entratadella dogana di Abido e di 15 per l'uscita dalla stessa dogana, cioè 17 solidicontro i 30 in vigore. Viene inoltre ripristinato il privilegio politico delcontrollo dei mercanti veneziani direttamente dal logoteta del dromos, cuiessi dovevano versare le quote spettanti al fisco all'atto del ritorno in patria,ad esclusione della burocrazia fiscale e doganale preposta alle valutazionidel tonnellaggio delle navi, del carico e alle riscossioni. I mercanti venezianisono peraltro impegnati a non lucrare impropriamente sui loro privilegitrasportando merci di proprietà di mercanti Amalfitani, Ebrei e Longobardidell'Italia meridionale, pena la confisca dell'intero carico.La dipendenza dal logoteta del dromos, piuttosto che da un ministerofiscale come avviene per gli altri mercanti stranieri, si può forse spiegarecon la funzione di tramite diplomatico, che i Veneziani avevano prima del960, circa il trasporto a Costantinopoli della posta di carattere ufficialedall'Italia meridionale, dalla Baviera e dalla Sassonia all'imperatorebizantino, funzione di prestigio ma anche di fiducia che venne interdetta nelgiugno 960. D'altra parte Venezia nel 1004 inviò una flotta in soccorso delprotospatario Gregorio Vastos Tarcaniota di Bari, governatore delcatepanato d'Italia assediato dai Saraceni, con una azione navale a tutela deisuoi traffici nel basso Adriatico.Altrettanto presenti commercialmente nell'impero bizantino e in Egittosono i mercanti amalfitani che eressero anche un insediamento monasticoamalfitano sul Monte Athos nel X secolo e la cui rete di traffici raggiunse lamassima estensione con il mercante Pantaleone che verso il 1060-1070fonda un ospizio a Gerusalemme e tiene rapporti fra Amalfi, l'Egeo el'Egitto. Ma la con<strong>qui</strong>sta normanna della città ne interruppe lo sviluppobrillante cui sembrava destinata; anzi la adesione amalfitana al dominionormanno viene penalizzata dal governo bizantino mediante attribuzione aiVenetici di un prelievo sulle botteghe amalfitane nell’impero.L'intreccio di interessi politico-militari e commerciali nei rapporti framercanti veneziani e impero bizantino è una linea costante che si accentuanell'XI secolo. Per fronteggiare l'espansionismo dei Normanni, che dalregno di Sicilia minacciavano la Dalmazia e l'Epiro, Alessio I Comnenoricorse alla flotta veneziana compensandone l'aiuto militare, già prestato eda prestarsi in futuro, con privilegi commerciali adeguati alle spese militariche il dogato avrebbe dovuto sostenere e per le quali le casse dell'imperonon erano più sufficienti: si consentiva ai mercanti veneziani di vendere eac<strong>qui</strong>stare liberi da imposte in una serie di piazze dell'impero. Alessio IComneno nel 1081 aveva dovuto concedere ai Veneziani, in cambio diassistenza navale, la facoltà di negoziare in esenzione fiscale nei principaliporti della Siria, dell'Asia Minore, delle isole greche, della Grecia,dell'Epiro, della Macedonia, della Tracia e della stessa Costantinopoli. Laposizione di privilegio dei Veneziani veniva inoltre sottolineata mediante laconcessione di titoli aulici, forniti di roga, la rendita annuale, per il doge e ilpatriarca, più esattamente l'arcivescovo, di Grado; oltre ad un donativoannuo alle chiese di Venezia, l'imperatore aveva stabilito una tassa di tresolidi pro capite su tutti gli Amalfitani con empori a Costantinopoli onell'impero a favore della chiesa di s. Marco a Venezia; aveva ancheconcesso un quartiere a Costantinopoli sul Corno d'Oro, nella zona5

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