“Homo byzantinus”<strong>Porphyra</strong> n. 19, anno XX, ISSN 2240-5240______________________________________________________________________metodologico-disciplinari, la complessità simbolica del circo/ippodromo diCostantinopoli, senza però mai perderne di vista la storicità e i numerosimutamenti avvenuti nel lungo arco temporale che va dal IV al XIII secolo d.C.Non di rado tale istituzione è stata infatti nella sua storia teatro dirivolte o sedizioni popolari, che, reali o fittizie che fossero, erano comunquefunzionali alle dinamiche politiche e sociali di Costantinopoli, dove il ritodel gioco e della legittimità imperiale sono sempre apparse indissociabili.L'autore propone un'interessante analisi storica e sociologica del «rituale delconflitto» esercitato dalle fazioni (in particolare dei Verdi e degli Azzurri),rilevando come il loro ruolo, seppure destabilizzante, fosse in realtàpercepito dai bizantini come stabilizzante dell'ordine politico precostituito –antitesi non estranea neppure all'accezione semantica del termine grecostásis –, e avesse altresì un'importante funzione nella trasmissione elegittimazione del potere imperiale. L'alternanza delle fazioni eserciterebbeuna sorta di patrocinio agli occhi degli eredi al trono, influenzando così lapolitica dinastica. L'attività destabilizzante delle fazioni coinciderebbe, nona caso, con il lungo periodo storico di assenza di eredi legittimi al trono cherese problematiche le successioni imperiali fino al tacito diritto di sangue,sotto Eraclio. L'imperatore viene legittimato doppiamente dal popolo,rappresentato dalle fazioni che, sebbene divise in quattro colori, sonoriconducibili essenzialmente a un'organizzazione ed a un funzionamentodualistico, che riprodurrebbe la dualità originaria gemellare che daiDioscuri, Castore e Polluce (peraltro eroi fondatori delle corse ippiche),passando per Romolo e Remo, arriverebbe fino alla rivalità tra l'eroeeponimo Byzas e i fondatori dell'impero (e dell'ippodromo) Settimio Severoe Costantino.L'istituzione del circo-ippodromo, con il suo cerimoniale, giunto a unacompleta cristianizzazione e codificazione tra il IX e il X secolo, strutturaun campo simbolico catalizzatore di una romanitas originale e ibrida,portatrice di nuove forme e valori profondamente bizantini. L'autore osservaa tale proposito come il ludus pubblico bizantino, caricato di significatireligiosi e storici già nell'antica Roma, pur avendo perso nella Nuova Romai suoi legami con gli antichi miti e culti, ne abbia tuttavia conservato lefunzioni, al punto da rendere Costantinopoli paradossalmente più romana diRoma. Costantinopoli diventa infatti l'erede di Roma, ma senza accoglierneil suo passato, riproducendo così un'immagine caricaturale del suo modello.L'ippodromo con la sua architettura, le sue regole, la sua immaginestandardizzata, è per sua natura un prodotto di esportazione made in Rome,che offre alle città dell'Oriente cristiano, l'impronta più o meno completa delprocesso di romanizzazione che trasforma gli spettatori in un popolus,attraverso la rappresentazione del potere. L'imperatore non esisterebbe inquanto tale se non fosse infatti legittimato dal popolo. Gioco e politicavanno di pari passo nel confronto ritualizzato tra l'autocrate e il suo popolo.L'autore tenta di dimostrare come il gioco, senza smettere di essere tale,possa servire a strutturare altri ambiti apparentemente lontani, come lapolitica, la società e la religione. Il gioco, in quanto simulazione, èstrettamente funzionale al potere politico e sociale in quanto si configuraallo stesso tempo come rituale di legittimazione, di conflitto – simulando52
“Homo byzantinus”<strong>Porphyra</strong> n. 19, anno XX, ISSN 2240-5240______________________________________________________________________con la rivalità ludica una scissione, reale o apparente, del corpo sociale – ed'integrazione cittadina.53