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“Homo byzantinus”<strong>Porphyra</strong> n. 19, anno XX, ISSN 2240-5240______________________________________________________________________Dopo aver descritto alcune caratteristiche tipiche delle proprietàfondiarie, resta da capire quali erano le principali colture agricole in epocabizantina nella campagna barese. L’olivicoltura 140 , nel periodo in esame,non ha ancora raggiunto lo sviluppo e l’estensione che sarà propria a partiredal XII secolo 141 e in quelli successivi, sebbene si era avviata una fase dipartecipazione dell’oliveto al processo di valorizzazione colturale a partiredalla metà del XI secolo 142 , in quanto nel periodo della primacolonizzazione bizantina (VI-VIII secolo) e di quella longobarda moltiterreni piantati ad olivo furono dismessi o abbandonati 143 , la produzione diolio era alquanto scarsa e di qualità scadente e ancora nel IX secolo essoveniva importato dall’Africa 144 . L’olivicoltura diventò prevalentedell’hinterland barese da Carbonara a Modugno e Balsignano, sino allependici della Murgia, trovando amplissima diffusione nel Nord barese(Bitonto, Giovinazzo, Molfetta) e nel Monopolitano. Sino al XII secolo siebbe la prevalenza degli olivi selvatici (oleastri, Olea europea varietàsylvestris, spesso menzionati nei documenti come termiti), mentre di piùlimitata diffusione risultano essere gli olivi innestati (insita, ensita). Nelperiodo X-XI secolo l’agricoltore si limitava ad utilizzare gli olivi spontaneidi vecchio fusto, anche se non mancano esempi di alberi riprodotti tramitetalea 145 . L’attestazione più remota di olibetis risale al 941 nei pressi delchorìon di Cillaro 146 e altre si riscontrano nei decenni successivi 147 , mentrela pratica della talea 148 è menzionata per la prima volta nel 962: «duo taleede olibe» 149 e «due talie de termiti» 150 e altre citazioni si trovano di seguito.Il carattere selvatico dell’olivo è messo in evidenza in alcuni documenti neiquali è citato un «vineale silvoso et termitoso» 151 , dove l’oleastro èassociato alla macchia; in altri casi olivo e oleastro coesistono 152 . La limitataestensione dell’oliveto trova riscontro in diverse fonti nelle quali si parla diun numero assai esiguo di alberi: «duo olibe (…) tres termite (…) tropha 153140 Sull’olivicoltura nel Mezzogiorno nell’alto Medioevo cfr. P. DALENA Olivo e olio in Mezzogiorno rurale. Olio, vinoe cereali nel Medioevo, a cura di P. Dalena, Bari 2010, pp. 15-25; A. LIZIER, L’economia rurale…, cit., p. 122.141 J.M. MARTIN – G. NOYE, Les campagnes de l'Italie méridionale byzantine (Xe-XIe siècles), Mélanges de l'Ecolefrançaise de Rome. Moyen-Age, Temps modernes, CI, 2/1989, pp. 577-578.142 R. LICINIO, Uomini e terre…, cit., p. 83.143 P. DALENA, Olivo e olio…, cit., p. 20-21.144 Ivi, p. 22.145 Ivi., p. 31.146 CDB IV, fr. n° 1.147 CDB I, n° 1, a. 952 (loco Noa), n° 15, a. 1028 (loco Vitiiano, duo clausurelle olibe), n° 21, a. 1046 (loco Maliano,arboribus olibis et termitis); n° 26, a. 1067 (loco Sao); n° 27, a. 1073 (loco Luciniano); CDB IV, n° 13, a. 1015 (locoLuciniano, olive termiti); CDB V, n° 21, a. 1032 (loco Padule), n° 24, a. 1097 (loco Noa, loco Casabasili); AggiunteCDB, n° 1, «cutizze cum aliquanti arbori olibe et termites in loco Buturrito».148 A. LIZIER, L’economia rurale…, cit., p. 122.149 CDB I, n° 4, a. 962 (loco Casamassima).150 CDB IV, n° 2, a. 962 (loco Balsignano).151 CDB I, nn° 16-17, a. 1030 (loco Babutte).152 CDB IV, n° 20, a. 1031 (terre cum olibe et termiti, vengono anche menzionati due arbori de olibe maiore, dei qualiuno definito vetere ).153 Probabilmente un albero singolo.41

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