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il numero 6/2009 - Questotrentino

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tra le donne esposte e 166 tra le non esposte– osservati solo nel periodo 1990-2003e solo tra le donne residenti per almeno5 anni nell’area inquinata. Nel 2008, poi,uno studio francese condotto dall’Institutde Ve<strong>il</strong>le Sanitarie ha r<strong>il</strong>evato un aumentodi tumori di tutte le sedi nelle donne e, inentrambi i sessi, dei linfomi maligni, deitumori del fegato e dei sarcomi dei tessutimolli. Da ricordare infine <strong>il</strong> 4° Rapportodella società Britannica di Medicina Ecologica,anch’esso del 2008, che nelle molte edocumentate considerazioni ricorda comenei pressi degli inceneritori si riscontrinotassi più elevati di difetti alla nascita e ditumori negli adulti e nei bambini.Una situazione allarmante. E aBrescia avete evidenze dell’impattosanitario dell’inceneritore più granded’Europa?Il Registro Tumori segnala in provinciadi Brescia un tasso d’incidenza tumoraletra i più alti del Nord Italia, ma non c’èmodo di imputare all’inceneritore questacircostanza. Di studi epidemiologicisull’esposizione alle emissioni dell’inceneritorebresciano non ce ne sono, e del restosarebbero inut<strong>il</strong>i…In che senso?Nel senso che l’inceneritore di Brescia sitrova in città, tra innumerevoli altre fontiche emettono sostanze inquinanti: volerr<strong>il</strong>evare l’impatto dell’inceneritore sarebbequindi come voler individuare l’onda piùalta in un mare in tempesta. Tuttavia, duefatti del recente passato ci permettono diidentificare nell’inceneritore di Brescia unpericoloso produttore di diossine, sostanzetra le più dannose per la salute.Ovvero?Nel 2007 l’Istituto Superiore di Sanitàha misurato le diossine del tipo PCDD-Fpresenti nell’aria di Brescia per condurrela valutazione del rischio nel contesto delleindagini sul sito inquinato di r<strong>il</strong>evanzanazionale Brescia-Caffaro. L’indagine èstata condotta nel mese di agosto, quandosono ridotte le condizioni di traffico e leprincipali fonti d’immissione industriali,eccetto l’inceneritore, che funziona regolarmenteanche in quel mese e insistenella zona oggetto dello studio. Ebbene, <strong>il</strong>confronto con altre misurazioni, condottenegli ultimi anni in diverse località nellastagione estiva, mostra chiaramente comele concentrazioni di diossine nell’aria diBrescia siano le maggiori, con quantitativialmeno tripli.E l’altro fatto?Nel 2008 la Centrale del Latte di Bresciaha riscontrato presenza di diossinedel tipo TCDD-F-PCB nel latte provenienteda sette aziende agricole ubicatenel territorio a sud di Brescia, proprio neipressi dell’inceneritore. Il latte rifiutatodalla Centrale del Latte aveva tossicitàequivalente ben oltre i limiti di soglia: trai 6,5 e gli 8 picogrammi di diossine pergrammo di grasso, mentre l’OrganizzazioneMondiale della Sanità raccomandaper l’uomo <strong>il</strong> limite di un picogrammo perch<strong>il</strong>o di peso corporeo al giorno. Vale aquesto punto la pena di ricordare che lediossine sono bioaccumulab<strong>il</strong>i, ovvero siaccumulano all’interno di un organismoin concentrazioni crescenti man mano chesi sale di livello nella catena alimentare. E’questo <strong>il</strong> motivo per cui è verosim<strong>il</strong>e che <strong>il</strong>latte delle mucche alimentate con foraggioraccolto nel terreno soggetto a ricadutadell’inceneritore sia risultato contaminatoda tali sostanze.Quello che lei riferisce dovrebbe indurrea fermare qualunque progetto dicostruzione di un inceneritore. Ma giàimmaginiamo che chi vuole incenerireabbia la risposta pronta: “Questi dati siriferiscono agli inceneritori di vecchiagenerazione, noi costruiremo inceneritoridi nuova…”Vengono a dirci che i livelli delle emissionidei nuovi impianti, che adottano lecosiddette “migliori tecnologie disponib<strong>il</strong>i”,sarebbero di molto contenuti rispettoai vecchi. Tralasciando che le miglioritecnologie, valutate dalla stessa industriasecondo criteri di economicità, hanno giàdimostrato di non presentare sufficientigaranzie sul versante dei sistemi di abbattimento,resta in ogni caso da tener presenteche le concentrazioni delle emissioniottenute applicando le migliori tecnologiesono allineate con i valori limite stab<strong>il</strong>itidalle normative, i quali purtroppo nongarantiscono di per sé la salute: bastipensare che <strong>il</strong> limite alla diossina stab<strong>il</strong>itodall’Unione Europea è m<strong>il</strong>le volte superiorea quello stab<strong>il</strong>ito dall’Agenzia per laProtezione dell’Ambiente statunitense. Epoi va ricordato un punto fondamentale:in realtà i controlli sulle emissioni sonooggi alquanto problematici.Per quale motivo?Da un lato, perché essi sono sostanzialmenteeseguiti in regime di autocontrollodagli stessi gestori degli impianti, dall’altroperché sono in effetti inadeguati a monitorarele effettive quantità emesse. Unostudio recente ha r<strong>il</strong>evato che in fase di accensione(quando non è monitorato), uninceneritore produce in media, nell’arco diun periodo di 48 ore, <strong>il</strong> 60% delle emissioniannuali totali di diossine prodotte quandoè a regime. Anche durante lo spegnimentoe <strong>il</strong> periodo di messa in servizio degli inceneritori(altri momenti in cui le emissioninon vengono controllate), si possono produrrelivelli molto più elevati di diossine. Enon si pensi che spegnimenti e accensionisiano rari: a Brescia la manutenzione lirichiede un paio di volte l’anno.Insomma, par di capire che ci sonoragioni per diffidare anche degli inceneritoridi nuova generazione.La limitata disponib<strong>il</strong>ità di dati scientificie di evidenze epidemiologiche sull’impattosanitario dei moderni impianti noncoincide con una mancanza di evidenza: <strong>il</strong>principio di precauzione induce ad attenersia linee di maggiore prudenza. Di contro,le evidenze tossicologiche e sperimentaliormai assodate, e relative ad inquinantioggettivamente emessi, come le diossine,non consentono certo deroghe all’obbligodella prevenzione. La storia del confrontotra vecchi e nuovi inceneritori ricordaquanto afferma l’autorevole epidemiologaDevra Davis nel libro “La storia segretadella guerra al cancro”, a proposito dellesigarette: quando la marea d’informazionisui pericoli del tabacco cominciò a montare,le industrie cambiarono musica, diffondendol’idea che forse le sigarette vecchie eranopericolose, ma quelle nuove, col f<strong>il</strong>tro, sarebberostate gustose e salubri...●12 giugno <strong>2009</strong>

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