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il numero 6/2009 - Questotrentino

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isikoDa f<strong>il</strong>o-israeliania f<strong>il</strong>o-arabiLa realtà del mondo islamico, dall’Iran al Pakistan, sta imponendo all’Americaun’inversione di 180° nella strategia. E <strong>il</strong> nuovo governo (di destra) israeliano?Carlo SacconeL’irruzione del “ciclone Obama”sulla politica americana e internazionalesembra avere rimessoin movimento molte situazioni incancrenitecome quella israelo-palestinese,o sempre scottanti come quella del nucleareiraniano. Si ha la percezione diun’America sulla difensiva, in affannosaricerca di nuovi approcci ai diversi scacchieri,perché conscia che la politica diBush l’aveva spinta in un vicolo cieco.Soprattutto nei rapporti con <strong>il</strong> mondoislamico. Un presidente, che ha dei musulmaninella famiglia d’origine e cheporta un nome arabo, ha forse qualchecarta in più da giocare, come dimostrala benevola attesa di tutto <strong>il</strong> mondo musulmano.Ma cos’ha realmente da offrire Obama?La soluzione dei “due popoli, duestati” per la pace israelo-palestinese?Mai governo israeliano è stato più ost<strong>il</strong>ea sim<strong>il</strong>e progetto. Il benestare agli iranianiper la loro bomba atomica? L’Iranè andato avanti finora sotto l’ombrello diPutin, nonostante le minacce di Bush:figuriamoci se si ferma ora. C’è poi la situazioneafghana, che s’è d’improvvisorivelata in tutta la sua gravità,con <strong>il</strong> d<strong>il</strong>agare dei Taliban nelle retroviepakistane: dopo la Valle delloSwat, la stessa capitale Islamabadsembra minacciata. Quanto a direche i Taliban potrebbero arrivareal controllo dell’unica potenza nuclearemusulmana, se non fosse che-per <strong>il</strong> momento, almeno- la castam<strong>il</strong>itare pakistana vi si oppone e litiene a bada: ma per quanto ancora?Un Islam estremista al governo inPakistan: questo sì è <strong>il</strong> vero spauracchiodegli USA, ma anche di Russiae Cina, dell’India che ha 150 m<strong>il</strong>ionidi musulmani in casa, dello stessoconfinante Iran. In quest’ottica sipossono meglio inquadrare le improvviseaperture di Obama all’Iran, el’altolà degli USA ad ogni avventura m<strong>il</strong>itaredi Israele, sempre tentato di risolveremanu m<strong>il</strong>itari la presunta minacciadi Teheran. Gli USA, al di là della guerradi parole, hanno potuto contare sullas<strong>il</strong>enziosa collaborazione iraniana allastab<strong>il</strong>izzazione dell’Irak. Ora <strong>il</strong> giocoperò si è fatto più grande: l’Iran diventaindispensab<strong>il</strong>e per stab<strong>il</strong>izzare Afghanistane Pakistan. Non è un caso che pochigiorni dopo che Obama aveva ricevutoKarzai e Zardari alla Casa Bianca, i duesono stati ricevuti da Ahmadinejad a Teheran.Gli iraniani esigeranno un prezzoma, si sa, tra mercanti ci si può accordare.Israele lo sa ed è entrato in fibr<strong>il</strong>lazione:Obama promette di rovesciare comeun guanto <strong>il</strong> tradizionale e pressochéacritico appoggio statunitense ai governiisraeliani, e di riorientare vistosamentein senso f<strong>il</strong>o-arabo e f<strong>il</strong>o-musulmano lapolitica americana. Si tratta di una presad’atto della realtà delle cose.La politica degli USA in MedioOriente -dove <strong>il</strong> 95% della popolazioneè musulmana- non può andare eternamentea traino di Israele; la lobbyebraico-americana ne ha preso atto conlungimiranza, e ora sposa ufficialmentela politica dei “due stati” di Obamaprendendo le distanze dal miope governodi Netanyahu. Obama ha capitoche è finita l’epoca degli schiaffi in facciaai musulmani, non a caso ha iniziato <strong>il</strong>suo mandato con un discorso di grandeapertura e in giugno, dal Cairo, prometteun discorso che segnerà la consacrazionedi una svolta a 180° nella politicaestera americana.Israele ha di fronte una scelta. Farefinta di niente, oppure trattare con gliUSA e raccogliere magari <strong>il</strong> ramoscellod’ulivo che <strong>il</strong> re di Giordania gli hapromesso, in cambio della pace con ipalestinesi: la ripresa dei contatto diplomaticicon tutti i Paesi musulmani,l’unica vera garanzia di sicurezza futura.Ma gli attuali governanti di Israelesaranno all’altezza della sfida? C’è dadubitarne. Israele ha perso molte occasioni:ha già buttato via una pace a portatadi mano con Arafat, l’ultimo veroe autorevole capo laico dei Palestinesi.Può continuare in eterno a prenderea fuc<strong>il</strong>ate i palestinesi e minacciareun velleitario attacco all’Iran? Puòdavvero intralciare <strong>il</strong> disegno strategicodegli USA, decisi ormai a voltarepagina e a costruire nuovi rapporticon <strong>il</strong> mondo musulmano? Tutto stacambiando nella regione, stanno adesempio velocemente crescendo nonsolo Paesi arabi come Egitto e Siria,ma anche Turchia e Iran, due mediepotenze con un potenziale industrialee tecnologico in grande sv<strong>il</strong>uppo.Non varrebbe la pena per Israele trovare-da posizioni, ancora per poco,favorevoli- un soddisfacente generalappeasment, prima che i rapporti diforza mutino, come inesorab<strong>il</strong>menteaccadrà nei prossimi anni? ●32 giugno <strong>2009</strong>Benjamin Netanyahu

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