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il numero 6/2009 - Questotrentino

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Ha le idee chiare Gherardo Colombo. Lo si vededallo sguardo netto, dal fare deciso ma calmo,dall’attenzione e la cura che mette nello sceglierele parole, anche quando si conversa al tavolodi un bar. Colombo è noto per essere stato uno dei magistratiche ha lavorato all’inchiesta su Tangentopoli, comevenne chiamato <strong>il</strong> sistema di finanziamento <strong>il</strong>lecito deipartiti che <strong>il</strong> lavoro dei magistrati m<strong>il</strong>anesi fece emergerea partire dal 1992. Ritiratosi dalla Magistratura dopo33 anni di servizio, ora scrive libri e si occupa di editoriama, soprattutto, gira l’Italia (gratis) per incontrare i ragazzinelle scuole (quasi una al giorno, dice) e chiunque siainteressato ai temi della legalità, del rispetto delle regole,della giustizia. Ed anche a Trento è venuto a parlare aduna platea di studenti, quelli del Liceo Rosmini.L’ex PM ne suscita subito la simpatia avvicinandoli, evitando<strong>il</strong> palco dove siedono gli altri relatori perché pareche chi sta di là abbia più valore di chi sta in basso che, per<strong>il</strong> solo fatto di trovarsi in posizione diversa, è soggetto achi sta sopra. Così ne tiene viva l’attenzione per più di dueore, sfoggiando capacità oratorie che non stupiscono, se sipensa al suo passato di pubblico ministero, ma che scorronofluide su un linguaggio piano e mai banale.Usa tante metafore che chiariscono i concetti ed è esaurienteanche quando evita di rispondere (sul Lodo Alfano),“perché <strong>il</strong> mio compito è quello di farvi riflettere e non di direche cosa penso io. Fatevi la vostra opinione: leggetevi <strong>il</strong> testodella prima legge (la Lodo Schifani n.d.r.), le motivazionidella Corte Costituzionale che l’ha in parte annullata (l’art.1, ritenuto in contrasto con gli artt. 1, 24 e 111 della Costituzione,n.d.r.) e la nuova legge. Solo chi si fa la propriaopinione e trova i propri punti di riferimento diventa adulto”.E non risparmia provocazioni, come quando esorta: “Nonvi piace la politica? Se non vi piace fatela voi e a chi non ritenetecapace dite ‘Togliti che adesso faccio io’”. O quando,riferendosi agli sprechi, spiega “Sotto <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o funzionale ridurrei<strong>il</strong> <strong>numero</strong> dei parlamentari e eliminerei i loro priv<strong>il</strong>egi.Forse <strong>il</strong> bicameralismo perfetto è superato e andrebbe ripensato”.E non esita ad aggiungere: “E poi abolirei le provinceautonome, anche se mi rendo conto che qui non è un temapopolare…”. E i ragazzi lo seguono attenti, alzano le manicon domande di cui solo poche potranno essere formulatetanto che, alla fine, dovrà promettere che risponderà via e-ma<strong>il</strong> a chi non ha potuto parlare.Giustizia, informazione, gestione del potere sono soloalcuni dei temi toccati; temi che superficialmente si potrebberoetichettare come argomenti per specialisti e nonper gente qualsiasi come noi. E allora giova chiudere conuna delle tante domande-pungolo lanciate alla platea digiovani: esiste una relazione tra la possib<strong>il</strong>ità di essere felicee le regole?L’intervista che segue è stata registrata in un bar dellacittà <strong>il</strong> 30 apr<strong>il</strong>e scorso, prima dell’intervento presso <strong>il</strong> LiceoRosmini.* * *La legalità e, più in generale, <strong>il</strong> rispetto delle regole,non hanno in Italia la considerazione e <strong>il</strong> rispetto chehanno in altri Paesi. Perché?Per una serie di motivi: <strong>il</strong> nostro è un Paese giovanissimoe deve ancora maturare. Inoltre per secoli vaste regioni sonostate sottoposte a dominazioni straniere, l’autorità venivaquindi sentita dalla comunità come estranea e nemica e questoatteggiamento non è cambiato molto. E poi c’è <strong>il</strong> Vaticano,che si trova all’interno del nostro territorio ed emana regole(seppur di diversa efficacia) tanto quanto lo Stato. Così, chicrede si trova di fronte, talvolta, a due regole di contenutoopposto sulla stessa materia: da una parte gli si dice “puoifare così”, dall’altra “è vietato fare così”, come è successo, peresempio, a proposito della interruzione dell’alimentazionedi Eluana Englaro. E’ evidente che quando ciò si verifica lostesso concetto di regola si svaluta. Secondo me esiste ancheun diffuso travisamento del significato del perdono: succedespesso che le persone pensino che <strong>il</strong> perdono agisca non suquello che si è già fatto, ma su quello che si farà. Il ragionamentoè: “So che questa cosa non va fatta, ma so anche chesarò perdonato, e quindi la faccio lo stesso”.Oltre che in famiglia, è a scuola che si formano i nuovicittadini. La scuola fa abbastanza per diffondere lalegalità, <strong>il</strong> rispetto, <strong>il</strong> vivere sociale?Non parlerei di scuola, che è un concetto astratto nel qualesi perde <strong>il</strong> legame con le persone, ma di insegnanti. Il loroatteggiamento è molto vario: alcuni (si spera siano tanti)hanno ben presente <strong>il</strong> compito di educare e vi si impegnanocon passione; alcuni vedono la scuola essenzialmente comefonte di reddito, e tirano a campare; alcuni hanno le idee unpo’ confuse, e in buona fede tengono comportamenti contraria quanto propongono, trasmettendo attraverso quel chefanno <strong>il</strong> contrario di quel che dicono. Non credo che si possadire che nel secondo e nel terzo caso gli insegnanti svolgonoun ruolo positivo.I principi morali sono importanti ma non possiamochiedere ai cittadini di essere degli eroi. Dovrebbe essereincentivata la legalità e premiati i comportamentivirtuosi.Non possiamo chiedere ai cittadini di essere eroi, ma possiamochiedere loro di essere adulti. La differenza tra adolescentee adulto dovrebbe stare nel fatto che mentre <strong>il</strong> primosta cercando i propri punti di riferimento, <strong>il</strong> secondo li ha acquisiti,almeno i bas<strong>il</strong>ari. Succede che le persone si lamentinoche la legge non è uguale per tutti e si comportino in modoQUESTOTRENTINO 19

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