CRONACAmemórias e históriasIUn amico a Romal gruppo di turisti brasiliani,al quale avevofatto da guida e da cicerone,durante il viaggio inItalia, era stato spedito all’aeroportoLeonardo da Vinciper ritornare in Brasile. Il miolavoro, e anche le responsabilitàerano finite.Mi ritrovai così, solo soletto,come un citrullo senzasapere bene cosa fare, nell’imensoatrio della stazioneTermini di Roma. Il mio ritornoin Brasile era previsto peril prossimo sabato, e comeeravamo appena al lunedì, arrivaisenza tanto sforzo allalogica conclusione che sareirimasto “padrone” di Roma,la mia città natale, per quasisei giorni.La mia città... sarebbbestato meglio dire che era statala mia città, già che vi man-di Edoardo Coencavo da oltre cinquant’anni. pomposo, aveva per lo meno ampia e luminosa, con bagno,Parenti non ne avevo, quelli anche un aspetto più rassicurantelevisione,e inoltre per untelefono, aria refriggerata, te-che avevo lasciato, quando eropartito, da tempo si erano sistematinei quieti vialetti del strada mi ricordai, anzi me lo francescana saccoccia.Mentre attraversavo la prezzo alla portata della miacimitero Verano. Mi si presentavaquindi l’impellente siano del Sacro Cuore, dove ta sotto la doccia, eccomividi davanti, il Collegio sale-Dopo una rapida sgrulla-necessità di trovarmi un albergo,un buchetto qualsiasi, e il giugno del ‘44, sotto il fal-della mia vita.durante 6 mesi, tra il gennaio pronto a rivivere un’epocaquanto al resto non prevedevoulteriori difficoltà. Trasci-nascosto per sfuggire alle persionequando con il cuore inso nome di Pratesi, ero stato Mi fece una certa impresnandola pesante valigia, mi secuzioni antisemitiche, da gola varcai il portone del Collegio.Ebbi la nitida impres-diressi quindi verso l’entrata parte dei tedeschi che in quell’epocaavevano occupato misioneche il tempo non erasinistra della stazione e sbucaicosì su via Marsala.. litarmente Roma.passato, e che ero tornato adCome sempre succede, nei Il mio primo impulso fu avere i miei tredici anni. Tuttoera rimasto uguale. Nelleparaggi delle stazioni ferroviariegli alberghi pululano, gia pesava, e così, malgrado pareti dell’entrata la lapidequello di entrarvi, ma la vali-ma quelli che mi si presentavanoall’occhio avevano un lito, mi rassegnai a dirigermi duti nella Prima Guerra Mon-la smania che mi aveva assa-con i nomi degli ex alunni ca-aspetto alquanto sordido, e cosìdopo aver indugiato un potomenteun altro, era rinchiusoverso l’albergo che avevo sceldiale.Il guardiano, evidentecosu quale scegliere, mi decisiper il Grand Hotel Sira-quello che avrei potuto im-e leggeva un giornale. AllaL’alberto era migliore di nel solito sgabuzzino vetratocusa, che inoltre al nome maginare. Una bella stanza, mia richiesta di poter entra-INSIEME JANEIRO • GENNAIO 2003 24Foto DePeron
INSIEMEre, senza nemmeno degnarsi esame della mia persona con ta...!remo a riconoscerci? Sonodi alzare lo sguardo dal foglio, voce stridula mi interpellò: Per un’associazione d’ideemi vennero in mente i barba, bianca, adesso...!”passati tanti anni... io ho labofonchiò qualcosa di intellegibile,e mi indicò con un La voce ebbe il potere di compagni “rivisti” nel cor-“Ed io sono pelato come“Chi è lei? Cosa vuole?”.gesto annoiato una porta lateralesia guardarlo a bocca aperta, tracatella era stato uno dei se ridendo.riportarmi alla realtà. Rimatile.Uno dei due fratelli Pie-una palla di biliardo”, rispo-Entrai nel cortile con il come che stordito dal rapido miei più cari amici di quell’epoca,ma come si chiama-calzari di Mercurio o gli sti-Avrei voluto possedere ilcuore battendo forte, ed ebbi cambiamento della situazione,mentre l’altro con voce irva,Giacomo o Giovanni? vali “dalle 7 leghe” per esse-la prima sorpresa.Il cortile era diventato un ritata incalzò: “Ma insomma In quel preciso momento re più veloce, ad ogni modoparcheggio per automobili, si può sapere chi è lei, e che il mio sguardo si posò sul telefonoe sull’elenco degli ab-trenta minuti, che mi trova-non erano passati nemmenoma il resto non era cambiato. cosa cerca?”.La statua di Don Bosco sorridentepareva darmi il bensi:“Sono un ex alluno. Ven-E se provassi a telefonargli? della chiesa.Quasi balbettando rispobonati.Era un muto invito. vo impaziente sullo spiazzovenuto.go dal Brasile dove vivo da Non ci pensai sopra due volte.Scartabbellai con furia l’echecontrastanti si accaval-Pensieri confusi, ed an-Fu allora, in quel preciso cinquant’anni. Volevo appenamomento, che in me si operò rivedere i luoghi dove ho...”. lenco, e ecco apparire un PietracatellaGiacomo e un nufineerano passati tanti anni.lavano nella mia mente. In-quello che potrei definire uno Non mi fece nemmenosdoppiamento. Non avevo più terminare la frase, e comincio mero. Con il dito della manoche tramava feci il nume-All’improvviso uno stri-Ci saremmo riconosciuti?i miei 66 ani, ero ritornato ad ad urlare paonazzo: “Ma chiessere un ragazzo con i calzonicorti che giocava nel corti-modo di entrare in casa alce:ghiaia mi distolse dai mieil’ha fatto entrare? È questo il ro indicato. Rispose una vodiodi pneumatici sullale durante l’ora della ricreazione.Gli automobili par-permesso”.“Per favore, vorrei parla-realtà. Un automobile si eratrui? Bisognava chiedere il “Casa Pietracatella”. pensieri, e mi riportò allacheggiati erano scomparsi, sostituitidai miei antichi comghiosoaveva ragione. Quella “Chi lo desidera?”Ci guardammo per un at-Realmente il prete rinrecon il signor Giacomo” fermato. Un uomo era sceso.pagni di classe: Boni, Grisanti,i fratelli Pietracatella ed algarglilo sdoppiamento avve-di scuola che viene dal Bratreun sorriso, quasi triste di-non era più la mia casa. Spie-“È un vecchio compagno timo senza dirci parola, mentrinuto?Non avrebbe capito, sile”.rei, si delineava sui nostri visi.Guardandoci uno con l’al-Erano giovani come d’altronde,ero ritornato giovane pazzo o deficiente. Le sensasala voce dall’altro capo del tro ci rendevamo conto di co-anzi mi avrebbe preso per “Coen”, esclamò sorpre-anch’io. Corsi loro incontro zioni sentite inoltre erano filo. Era proprio lui che si me il tempo ci aveva cambiato.L’immagine che conser-vociando e ridendo, con una mie, solamente mie. Mi limitaiquindi a rispondere: do gli anni trascorsi. Mi avevavamonella nostra memo-era ricordato di me malgra-sensazione di allegria in tuttele fibre del mio essere. “Va bene, va bene. Mi scusi,se è così me ne vado subipeche mi trovavo a Roma, dileguata nella realtà del prevariconosciuto. Quando sepriadal lontano 1945, si eraDopo un poco mi sembròdi udire lo squillare di un to”.nei pressi della stazione Termini,continuò: “Senti, bi-Poi ci buttammo uno nelsente.campanello. Il Consiglieri annunciavache l’ora della ri-che continuava ad “abbaiasognache ci vediamo, e sulebraccia dell’altro.Seguito dal pretonzolocreazione era finita. Bisognavadirigersi in fila alla sala di do il cortile, salutai con un derti, ma proprio adesso non biato”, mormorò commosso!re”, attraversai quasi correnbito.Se potessi verrei a pren-“Accipicchia come sei cam-studio.gesto il Don Bosco, sorridentenel bronzo della statua, e sì allora, prendi il metrò, dito.Tu sei rimasto lo stesso?”.mi è possibile. Facciamo co-“Già, solo io sono cambia-Automaticamente, cometante volte avevo già fatto, trasognatoinizio a salire lenta-dal portone, e fatti pochi pas-alla fermata finale, al capoli-Avevamo gli occhi lustrisenza girarmi indietro uscii rezione Rebibbia, e scendi Fu la mia risposta.mente le scale che portavano si entrai nell’albergo che si nea. Subito a sinistra c’è una dalla commozione, senza riuscirea proferire altre paro-ai piani superiori.trovava quasi accanto. chiesa. Aspettami lì. Non tiAvevo fatto appena pochi Sdraiato sul letto, con gli muovere. A proposito, quantotempo ci metterai per mormorai: “Però alla fine cile. Alla fine sommessamentegradini, ed ecco che incrocio occhi fissi al soffitto, stordito,deluso, cominciai a pen-prendere il metrò?”. siamo riconosciuti...”un tizio che saltabbeccandoscendeva. Doveva essere un sare che sarebbe stato meglio Immediatamente risposi: “Questa è la prova che perprete. Non aveva la faccia e i che mi fossi imbarcato anch’iocon il gruppo dei turi-tempo per scendere in strasa.Vieni, Sali in macchina. An-“Cinque minuti. Appena il i veri amici il tempo non pas-modi, anche se indossava abitiborghesi. Mi scrutò dall’altoin basso, quindi dal basso Una simile accoglienza non proprio davanti alla staziota.Giovanni è mio fratello. Testi per tornarmene a casa. da. Il mio alberto si trova diamo a casa. Giovani ci aspet-in alto. Dopo questo rapido me la sarei davvero aspettane.Ad ogni modo come fa-lo ricordi, no...?”25JANEIRO • GENNAIO 2003