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ALLE URNE ANARCHISTI CERCANO CASA INCONTRO ... - Konrad

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Lettera da un matrimonio16 <strong>Konrad</strong> marzo 2008Una coppia proveniente dalla Sloveniaalla cerimonia vedica in RajastanDa una telefonata da una collegaantropologa, la dottoressa ŠpelaPogorelec, che so essere cultrice diYoga che pratica quotidianamente, hoappreso che si sarebbe svolto a Jadan ilrito nuziale. Hho pensato che alcuni se lastavano passando veramente bene.Lei mi ha spiegato che Swamiji (SriMahamandaleshvar Paramhans SvamiMaheshvarananda – i suoi discepolilo chiamano Svamiji – e’ autore delsistema Yoga nella vita quotidiana)invitava i giornalisti provenienti dallaSlovenia ad assistere a un rito cheanche in India sta diventando semprepiù raro. L’avvenimento avrebbedovuto destare particolare interesseperché i due futuri sposi sono stranierie si giureranno fedeltà eterna in unambiente tradizionalmente ruraledell’India, venendo benedetti dal loromaestro. Questi e’ il successore ederede di una rispettata linea di saggispirituali. Alla data del matrimoniomancavano solo due settimane e tuttofaceva pensare che per me sarebbestato irrealizzabile parteciparvi comegiornalista. La sincronia e il susseguirsidi avvenimenti quasi incredibili, esoprattutto I’inaspettato buon cuoredelle persone coinvolte hanno fatto sìche mi ritrovassi seduta sull’aereo. Erodiretta al matrimonio per riprendereun documentario con a fianco dueesperti professionisti della tv, SaškaSonja Sagadin e Gregor Kitek dalla casaproduttrice Kregar.Il Rajastan è un luogo desertico chemostra i suoi denti aguzzi con la suaescursione termica sia alla gente delluogo che ai viaggiatori; di mattina edi sera faceva freddo e di pomeriggiocaldo. Più che dal clima siamo statitoccati dagli occhi della gente delRajastan, dalla particolare grazia tipicadella popolazione di questo continente.In queste circostanze è emerso subitoquanto avevo acquisito durante lostudio dell’antropologia. Noi uomin,provenienti dall’est o dall’ovest, dal nordo dal sud, troviamo sempre qualcunoche designiamo come “diverso”,attribuendogli di tutto; dall’origine delmale fino alla salvezza celeste. Per alcunil’India rappresenta la terra promessadel sapere spirituale, per altri inveceè una discarica caotica. Nonostante lagobalizzazione, la radio, la televisione,internet e non so che altro, la personamedia si sente ancora abbastanzainsicura al contatto con modelli culturalia lei ignoti.Al cinema tutto appare semplice, ridiamopure, ma quando tra la folla ci inchiniamodavanti alle divinità con i serpentiattorno al collo, ci spostiamo per farpassare le mucche, non indossiamo gliindumenti che portiamo di solito, allorapossiamo realmente constatare quelleche sono le nostre reali percezioni. Siamoattratti dall’eccessivo idoleggiare diuna cultura che non è la nostra, oppuresentiamo persino la riluttanza per essa?La nostra equipe televisiva navigavacon successo tra il togliersi le scarpedavanti ai luoghi sacri, il cibo indianopiccante e i posti letto comuni. L’ashrama Jadan dove ci siamo sistemati conl’intento di seguire il matrimonio è,infatti,il centro nel quale stanno nascendodue grandi progetti; l’università’ delloyoga e l’ospedale. La condivisione degliobiettivi comuni, identificati per il benedi tutti può vincere ogni ostilità. Questolo abbiamo percepito da soli sulla nostrapelle, senza aver avuto bisogno dispiegazioni particolari, anche se l’occhiodella macchina da presa era rivolto allaraffinata decorazione dei colori fattidi canna sulle mani della sposa e alledomande indirizzate alla madre dellosposo. Abbiamo sentito la gratitudine diesser stati invitati come ospiti tra la gentedi questa parte del mondo per la qualeservire gli altri fa parte del loro rito dicontatto con il divino.Le riprese del matrimonio, far partedi un processo così intimo tra dueindividui e i membri delle loro famigliecostituisce un avvenimento straordinarioe universale allo stesso tempo: è lacerimonia del passaggio alla maturità,una tra le principali pietre miliari delviaggio dell’anima umana. Lo sposoe la sposa i cui nomi spirituali delloyoga sono Nar Singh Puri e NarangiDevi, provengono da due diverse partidella Slovenia, ma sono stati uniti siadall’amore reciproco che dall’amore per ilpercorso spirituale che hanno intrapresosotto la guida di Swamiji. La sua propostaper un matrimonio vedico è stata perciòaccettata da loro come una benedizione.È stato affascinante osservare il confluiredi due concetti diversi di culturenell’unico fiume di due corpi chepartecipavano al matrimonio.Le radici del matrimonio vedico, dalpunto di vista dell’archeologia linguistica,risalgono a molti millenni addietronella storia. Ma l’età di per se stessanon significa nulla. Oggi, infatti, ci servemolto di più la lavatrice che il dinosaurocome animale di casa. Si tratta forse diuna rinnovata presa di coscienza delprocesso e dello scopo del matrimonio,lontano dall’idealismo romantico espargimento di melassa hollywoodiana,dell’unione tra un uomo e una donna. Ilmatrimonio vedico sottolinea l’unionesimbolica di due principi fondamentali,quello maschile e quello femminile, conlo scopo di raggiungere una crescitaspirituale. Imparare in due, poichédurante la cerimonia vedica vienedetto che l’uomo è il guru (il maestro)della donna e la donna e’ il guru (lamaestra) dell’uomo. Il concetto vedicodi matrimonio si basa sull’amicizia tral’uomo e la donna.Siccome non sono un’esperta dellatradizione dello yoga e della linguasanscrita non entrerò nei dettagli delrito vedico, il cui caratteri distintivi sonosicuramente il fuoco e la presenza di fioriovunque. Ho seguito il matrimonio comeun’antropologa che ha percepito quellasensazione universale di responsabilitàdi due persone che si avviano assieme suuna nuova strada, al cosciente camminoin due, molte volte traballante e pieno diprove. I mantra sacri e la consacrazione,i traguardi spirituali, la guida del saggioMaestro sono le colonne portanti perla giovane coppia slovena che si rendeconto di tutto ciò e lo apprezza.Nei loro occhi ho notato il riflessodella consapevolezza di due giovaniche hanno assaporato l’amarezza el’oscurità della vita decidendo insiemedi incominciare a vivere nella Luce comemeglio possono fare. Perché l’India?Perché il rito vedico? Innanzitutto perchétutti e due sono discepoli di Swamiji, magià negli anni ‘50 del secolo scorso Jungha scritto dei riti occidentali svuotati.Il postmodernismo ha annunciato lamorte clinica dei valori. Per evitaregrandi cadute sulla strada comunein due, l’uomo desidera acquisire piùsapere spirituale possibile. Non fa

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