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Contributi poster - PM2012

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Analisi di un episodio critico di PM10 in Emilia Romagna<br />

Eriberto de'Munari 1,* , Marco Deserti 2 , Luca Torreggiani 3 , Davide Mazza 1 , Enrico Minguzzi 2 ,<br />

Giovanni Bonafe 2 , Michele Stortini 2 , Antonella Morgillo 2<br />

1 ARPA Emilia-Romagna, Parma, Centro Tematico Regionale Aria<br />

2 ARPA Emilia-Romagna, Bologna, Meteorologia Ambientale<br />

3 ARPA Emilia-Romagna, Reggio Emilia, Rete Monitoraggio Qualità dell’Aria<br />

* Corresponding author. Tel: +39 0521 976 122 , E-mail:edemunari@arpa.emr.it<br />

Keywords: PM10, inquinamento acuto, <strong>PM2012</strong>, Perugia<br />

Dal 16 al 20 febbraio 2012 tutte le stazioni di rilevamento dell’Emilia-Romagna hanno registrato<br />

concentrazioni di PM10 superiori al valore limite di 50 microg/m3. I valori massimi sono stati<br />

raggiunti il 19 febbraio, quando la concentrazione media regionale ha superato i 150 microg/m3. I<br />

massimi si sono verificati nella parte occidentale della regione con un massimo assoluto a Parma<br />

(249 microg/m3). Questo episodio rappresenta il secondo massimo del periodo 2000-2012. Il primo<br />

massimo è stato registrato nel 2002 con valori superiori a 260 microg/m3 in diverse stazioni della<br />

regione.<br />

L’episodio di inquinamento ha interessato anche le altre regioni del nord Italia, dove nelle giornate<br />

di Sa 18 e Do 19 sono stati osservati valori molto elevati su tutta la Pianura Padana, esclusi i lembi<br />

più estremi (Cuneo, Friuli/Veneto orientale, Cesena/Rimini). Nella giornata di Lu 20 si è osservato<br />

un calo repentino della concentrazione su tutto il Nord Italia inclusa la nostra regione.<br />

Arpa Emilia-Romagna ha proceduto ad una analisi delle situazioni meteorologiche e dei dati rilevati<br />

dalle stazioni di misura procedendo ad un ulteriore approfondimento rispetto alle specie presenti sul<br />

particolato. Una prima analisi di quanto rilevato ha mostrato come le condizioni meteorologiche<br />

hanno favorito il ristagno di una massa d’aria fredda sulla pianura padana dal 16 al 20 febbraio. Gli<br />

inquinanti accumulati all’interno della massa d’aria fredda, sono restati confinati in uno strato d’aria<br />

superficiale, che nelle giornate del 18 e 19 è risultato particolarmente basso a causa della inversione<br />

termica persistente anche durante le ore diurne. Inoltre gran parte della concentrazione in massa<br />

osservata durante l’episodio sia da attribuire a particelle di diametro inferiore ai 2.5 micron. Il<br />

quadro complessivo riscontrato e che tutt'ora allo studio mostra un aumento dei cloruri cui allo stato<br />

attuale sembra non associabile un corrispondente aumento del controione associabile. Vi è la<br />

presenza di elevate quantità di nitrati, la presenza di una concentrazione in massa di PM2.5 quasi<br />

equivalente a quella del PM10, così come la preponderanza numerica della frazione ultrafine<br />

durante il 18 e 19 sembrano indicare la forte presenza di una componente secondaria degli ossidi di<br />

azoto. Non vi sono evidenze di trasporti a lunga distanza di polveri sahariane. Ad una prima analisi<br />

l'episodio non pare quindi associabile alla semplice risospensione di materiale particellare derivante<br />

dallo spargimento di sale sulle strade ma pare più congrua l'ipotesi di un contributo dovuto sia<br />

all'aumento dei consumi di combustibile per riscaldamento, le giornate si sono presentate<br />

particolarmente fredde, sia ad un possibile contributo derivante da una possibile concomitanza in<br />

alcune aree del territorio del bacino padano dello spandimento di reflui animali per la concimazione<br />

dei campi. Le Ipotesi sono attualmente al vaglio cercando di integrare quanto sin ora prodotto con i<br />

dati derivanti dal Progetto Supersito che la Regione Emilia-Romagna ha finanziato ad Arpa per<br />

l'analisi dettagliata dell'aerosol.<br />

P 78

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