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2009 - Anno IV N.6 - Fornoms.net

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6 La Parola al CittadinoMassa CarraraDicembre <strong>2009</strong>Il falso problemadell’acquapubblica o privataUna mobilitazionedi privatizzazione dMASSA CARRARA - E’ recente lanotizia secondo la qualeè sorto nella nostraprovincia un ulteriorecomitato per ladifesa “dell’acquapubblica”. “Dopo leiniziative de “Ladestra” – intervieneLanmarco Laquidara- ecco dunque unnuovo battaglione dicombattenti che, a giudicaredai nomi, appartengono tuttiall’estrema sinistra.Tutti insieme in una battaglia daicontenuti puramente teorici e cherischia di peggiorare ulteriormentela già grave situazione. “Perché ?Non hanno ragione ?” dirà certoqualche sprovveduto che nonconosce nel dettaglio la situazioneattuale. “No. Non hanno ragione”rispondo io e vi spiego perché. Ilservizio che ci fornisce oggi l’acquanelle nostre abitazioni è strutturatoin base alla c.d. legge Galli,approvata nei primi anni “90. Inbase ad essa la competenzacomunale della fornitura venivaridistribuita su aggregazioniterritoriali chiamate AmbitiTerritoriali Ottimali (Ato ) compostida territori appartenenti a piùprovince nella speranza diorganizzare meglio e a costi inferioriil servizio. Insomma il principio dellalegge era quello di razionalizzareinvestimenti e costi di gestione perrisparmiare e far pagare menol’utente. Come poi sia andata a finirelo sapete tutti. Ogni volta che arrivaa casa una bolletta di Gaia tutti ciaccorgiamo di quali guasti abbiaprodotto la legge Galli.In base a questa legge infatti i costidi gestione devono essere addebitaticompletamente agli utenti.Prima di allora – prosegueLaquidara - se il Comunespendeva 100 potevaanche far pagare 70 agliutenti in bolletta eripianare il restante 30con la fiscalità generale.Oggi non si può più. Sel’Ato spende 100 tramitela società di gestione (Gaia)il totale delle bollette deve essere100 e non può essere inferiore.La cosa potrebbe anche essereaccettabile se i costi di gestione delservizio idrico integrato fosserocalcolati come tali. In realtà non ècosì, perché la legge Galli, con unvezzo comune a molte altre normativeitaliane ed europee, confonde neifatti le spese per gli investimenti conquelle di gestione pura. Ecco allorache i costi da addebitare in bollettaagli utenti salgono in modoesponenziale fino a diventare perqualcuno insopportabili. Si potrebbediscutere a lungo su questomeccanismo generale. Lo stessopatto di stabilità che l’Europa haimposto ai paesi membri e che Romaha imposto ai comuni non distingue,con gravi ripercussioni sullosviluppo, tra una spesa correnteobbiettivamente da contenere conogni mezzo, e una spesa perinvestimenti che invece è necessariae indifferibile. E la stessa cosaavviene per l’Ato e per Gaia, il“Braccio armato” dell’AmbitoTerritoriale Ottimale, la società cioèche fornisce il servizio sul territorio.Ora Gaia, società pubblica al 100%,non si è certo distinta perl’applicazione di tariffeparticolarmente leggere.MASSA CARRARA - E’ una letteraaperta quella sottoscritta da ErnestoLigutti e Emilio Molinari presidentedel Comitato Italiano per unContratto Mondiale sull'Acqua erivolta ai sindaci e ai consiglicomunali della provincia di MassaCarrara. Il problema è laprivatizzazione di alcuni servizi:“Chiediamo ai sindaci, ai consiglicomunali di indire consiglimonotematici sull’acqua, diindignarsi ancora e di mobilitarsi.Alle regioni di impugnare lacostituzionalità dell’articolo 15 deldecreto Fitto-Calderoli, e varareleggi regionali sulla gestionepubblica del servizio idrico”. Allaluce di quale fatto talipreoccupazioni? "Il Consiglio deiMinistri ha approvato un decretosulle privatizzazioni dei servizipubblici locali con il quale sonoliquidati quei pochissimi marginiconcessi alle amministrazioni localidalla legge del parlamento varataad agosto 2008 - spiegano nellalettera - di mantenere la gestione inhouse nei servizi fondamentali comel'acqua. La 133 art. 23 bis appunto,è stata superata e pure giàrappresentava un duro colpo per lagestione pubblica, introduceval'obbligo alla gara e l'ingresso deiprivati, ma con ancora alcunepossibilità di scelta da parte deicomuni, i quali, dopo essere passatisotto i controlli delle diverseautority, potevano optare per unagestione del servizio fuori dalmercato finanziario. L’accordo Fitto– Calderoli muove passi ancorapiù decisivi verso la privatizzazionedei servizi idrici, prevedendo:l’affidamento della gestione deiservizi idrici a favore diimprenditori o di società, anche apartecipazione mista, con capitaleprivato non inferiore al 40%, lacessazione degli affidamenti “inhouse” a società totalmentepubbliche, controllate dai comunialla data del 31 dicembre 2011. Neldecennio che va dal 1997 al 2006le tariffe sono aumentate del 61,4%,gli investimenti sono crollati di unterzo, e oggi i piani d’ambitoprevedono un aumento del consumodel 17%.Significa che l’impianto pubblicoprivatoche ha caratterizzato la granparte delle gestioni del servizioidrico ha assunto come religione l’equazione acqua uguale mercegenerando aumento dei costi e delletariffe, sprechi e disservizi. Conquesto provvedimento si chiude cosìil lungo e duro scontro politico eistituzionale sulle privatizzazionidei servizi pubblici locali; unoscontro che va avanti dal 2002 cheha visto molti enti locali (anche dicentrodestra) essere contro questaubriacatura ideologica. E' l'addioalle gestioni in house, e cade cosìl'ultimo bastione di resistenza erettodai comuni e dalle province. Ildecreto legge fa saltare questesalvaguardie entro il 2011 e chiedeche anche nell'affidamento tramitegara a società miste la quota dipartecipazione del pubblico non puòsuperare il 40% e nelle quotateesistenti deve scendere al di sotto

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