La spesa pubblica locale
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<strong>La</strong> <strong>spesa</strong> <strong>pubblica</strong> <strong>locale</strong><br />
In media, in Italia ogni abitante spende, all’anno, 2.963 euro per beni e servizi forniti dalle<br />
Amministrazioni locali. Di questa somma, oltre il 60% viene assorbita dal settore sanitario (1.794<br />
euro pro capite), mentre per il 12,5% è destinata ai servizi pubblici generali. Proprio in virtù della<br />
preponderanza della funzione sanità nel calcolo della <strong>spesa</strong> pro capite delle Amministrazioni<br />
locali, è parso opportuno presentare anche il totale della <strong>spesa</strong> per abitante al netto della <strong>spesa</strong><br />
sanitaria (seconda colonna di tabella 12).<br />
Elevati importi pro capite destinati alla sanità si trovano in Val d'Aosta, Liguria, Trentino<br />
Alto Adige e Sardegna, dove si superano i 2.000 euro pro capite a fronte di una media nazionale<br />
prossima ai 1.800 euro. Rilevante è l’ammontare di risorse che ogni cittadino valdostano e trentino<br />
destina ai servizi pubblici generali in confronto con i valori presentati dal resto delle regioni:<br />
tre volte tanto in Trentino e ben oltre 5 volte il valore medio nazionale in Val d'Aosta.<br />
Non a caso, per il complesso delle funzioni, sono proprio Val d’Aosta e Trentino a registrare<br />
i maggiori importi pro capite per <strong>spesa</strong> degli Enti locali, con valori più che doppi rispetto al dato<br />
medio nazionale 15 .<br />
<strong>La</strong> classificazione della <strong>spesa</strong> pro capite per funzione e la sua regionalizzazione rendono<br />
conto delle differenze regionali riscontrate nell’analisi del dato complessivo. Le Isole, il Molise, il<br />
<strong>La</strong>zio, l’Umbria, il Friuli Venezia Giulia, nonché la Basilicata e la Liguria eccedono la media nazionale,<br />
mentre valori più contenuti vengono registrati dalle regioni del Nord-ovest come Piemonte<br />
e Lombardia, ma anche da Veneto e Puglia, dove si osserva il valore minimo per la <strong>spesa</strong> pro<br />
capite degli Enti locali, con 2.475 euro per abitante.<br />
Già a colpo d’occhio è possibile, guardando la prima colonna della tabella 12, individuare<br />
alcune tendenze che vengono esplicitate nelle ultime righe della tabella, dove è riportata la<br />
<strong>spesa</strong> pro capite per consumi finali delle Amministrazioni locali per alcuni aggregati di regioni<br />
(Mezzogiorno, Centro-nord, Regioni piccole a statuto ordinario e Regioni a statuto speciale). Se<br />
la <strong>spesa</strong> attribuibile ai cittadini del Mezzogiorno e del Centro-nord è sostanzialmente in linea<br />
con il dato nazionale, è interessante notare come le Regioni piccole a statuto ordinario (quelle<br />
con meno di un milione di residenti, Umbria, Molise e Basilicata) ed in particolar modo quelle a<br />
statuto speciale presentino valori pro capite superiori alla media. Contrariamente a quanto rilevato<br />
lo scorso anno, l’effetto “Sud” appare invece debole, non emergendo più una sistematica<br />
accentuazione della <strong>spesa</strong> <strong>locale</strong> pro capite nelle regioni meridionali. Questo è dovuto anche al<br />
fatto che nel 2012 proprio gli Enti pubblici di queste regioni hanno, volenti o nolenti, tagliato di<br />
più la <strong>spesa</strong> e lo hanno fatto praticamente su ciascuno e tutti i capitoli funzionali (tab. 4), come<br />
15 E’ possibile che la <strong>spesa</strong> <strong>pubblica</strong> <strong>locale</strong> di alcune Regioni a statuto speciale sia sovrastimata. Questo in particolare può accadere<br />
per Val d’Aosta e Trentino, alle quali è stata attribuita tutta la <strong>spesa</strong> <strong>locale</strong> per l’istruzione, avendo queste regioni competenze<br />
specifiche in materia. Tuttavia, l’eccesso di <strong>spesa</strong> in queste regioni rimane evidente pure escludendo dal totale la <strong>spesa</strong> pro capite<br />
per l’istruzione.<br />
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