La spesa pubblica locale
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<strong>La</strong> <strong>spesa</strong> <strong>pubblica</strong> <strong>locale</strong><br />
Sommando, per ogni regione, i valori così ottenuti per ogni servizio pubblico analizzato, si<br />
è ottenuto un unico valore sintetico regionale. Dividendo ciascun indicatore sintetico regionale<br />
per quello più elevato (presentato, in questo caso, dalla Lombardia), si è ottenuto un indice sintetico<br />
regionale di output pubblico che varia tra 0 e 1 (e che presenta valore 1 per la Lombardia).<br />
Per gli indicatori inversi, oltre al reciproco del valore originale, sono state fatte anche le due<br />
seguenti prove alternative. Prima di procedere alla standardizzazione, nel primo caso si è estratta<br />
la radice quadrata dei valori dei dati originali. L’idea è quella che un indicatore doppio non implichi<br />
necessariamente una sofferenza doppia; l’estrazione di radice ridurrebbe coerentemente<br />
le distanze. Una volta che si è proceduto alla standardizzazione, si è sommato algebricamente<br />
il valore dei 19 indicatori, avendo cura di fare entrare nella somma quelli con interpretazione<br />
negativa con segno negativo. Ciò ha comportato un indice sintetico minore di zero per diverse<br />
regioni, rendendo scarsamente utilizzabile il risultato. <strong>La</strong> seconda prova alternativa a quella<br />
adottata è consistita nel sostituire ai valori originali degli indicatori inversi i loro opposti (cioè i<br />
valori originali presi con il segno meno), per poi procedere ai calcoli successivi secondo quanto<br />
esposto poco sopra. C’è da rilevare che le graduatorie degli indicatori sintetici non mutano quasi<br />
per nulla adottando i tre criteri, a conferma della robustezza del procedimento di costruzione<br />
degli indicatori elementari e anche della congruità della scelta degli indicatori.<br />
L’indicatore sintetico è presentato in figura 9.<br />
<strong>La</strong> graduatoria è conseguenza diretta degli indicatori, quasi costantemente migliori al<br />
Nord rispetto al Sud. <strong>La</strong> Lombardia raggiunge il valore massimo, anche se non ha, ovviamente, il<br />
massimo su ciascuno dei 19 indici elementari.<br />
<strong>La</strong> riduzione dei valori scorrendo la classifica è piuttosto graduale. Le cesure più evidenti<br />
si collocano tra Veneto, l’ultima delle regioni migliori, e il Piemonte, la prima delle “seconde<br />
linee”. L’altra frattura si consuma tra <strong>La</strong>zio – che ha un indice di output (0,53) già quasi metà<br />
della Lombardia (1,00) e Campania, che con Calabria e Sicilia chiude la classifica, avendo queste<br />
tre regioni un indice sintetico pari a circa un terzo rispetto al massimo. Quindi, la nostra metrica<br />
individua almeno due “Sud”. Un insieme eterogeneo che va dalla Sardegna alla Puglia; le regioni<br />
che ne fanno parte alternano servizi efficaci ed efficienti a servizi deficitari (come si vede dai<br />
valori della tabella 15). L’altro Sud è gravemente indietro su tutti gli indicatori e il suo distacco<br />
dal resto del paese è notevole.<br />
E’ opportuno notare che tra le prime sei regioni, in particolare tra le prime tre, le distanze<br />
sono piuttosto ridotte. L’eventuale inclusione di altri indicatori elementari o modesti miglioramenti<br />
in quelli già utilizzati potrebbero in futuro avvicinare ancora di più i punteggi o addirittura<br />
modificare le posizioni in questa parte della graduatoria. <strong>La</strong> figura 9 non va, dunque, considerata<br />
in termini di differenze puntuali tra le regioni.<br />
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