Testimonianze <strong>di</strong> vita FraternaCAMMINO<strong>di</strong>FRANCESCO:degli inizi edel termine…(con qualcheannotazionesu quantosta in mezzo)8 – 26settembre2013fr. EnzoMaggioniDopo essere stati accompagnati alla Verna domenica 8settembre ed aver trascorso <strong>il</strong> giorno seguente in preghiera,ritrovandoci solo <strong>per</strong> le celebrazioni comunitarie e <strong>per</strong> i pasti nel granderefettorio, è stato bello partire con Mario (appartenente alla fraternitàOFS <strong>di</strong> Baccanello) la mattina <strong>di</strong> martedì 9, uscendo quasi <strong>di</strong> soppiattodal cort<strong>il</strong>e della foresteria, dato <strong>il</strong> nostro abbigliamento nonpropriamente da pellegrini.Lasciato <strong>il</strong> santuario passando attraverso <strong>il</strong> grande e rigogliosobosco che ne affianca <strong>il</strong> viale <strong>di</strong> accesso, ci siamo trovati subito in<strong>di</strong>fficoltà ad imboccare <strong>il</strong> sentiero giusto! Il d<strong>il</strong>emma che ci faceva unpo’ ridere e un po’ arrabbiare, si sarebbe riproposto <strong>di</strong>verse volteanche nei giorni seguenti: eravamo noi dei “su<strong>per</strong> imbranati”, oppurel’autrice della guida non era chiarissima con le sue in<strong>di</strong>cazioni piùromantiche che <strong>per</strong>tinenti? Alla fine, in quella tragicomica partenza,sotto lo sguardo tra <strong>il</strong> <strong>di</strong>vertito e <strong>il</strong> compassionevole del gestore delpiccolo bar in legno che sta preso <strong>il</strong> parcheggio dei pullman, siamostati finalmente in<strong>di</strong>rizzati all’imbocco del giusto sentiero!Dopo un’ora <strong>di</strong> cammino ci siamo accorti <strong>di</strong> avere <strong>di</strong> nuovosbagliato <strong>per</strong> mancanza <strong>di</strong> in<strong>di</strong>cazioni chiare, prendendo un bivio alcontrario. A quel punto qualche accidente all’autrice della guida nonl’abbiamo proprio risparmiato… Anche i segnali (tau o frecce <strong>di</strong> coloregiallo) in quel primo tratto erano scarsi o scarsamente visib<strong>il</strong>i <strong>per</strong>ché nonriverniciati da anni. Poi, grazie al panorama stupendo che si godevadal crinale dei monti, i nostri animi si sono addolciti...Perso ormai <strong>il</strong> sentiero canonico, solo grazie al telefono satellitare<strong>di</strong> Mario, fornito <strong>di</strong> programma tracciante i sentieri <strong>di</strong> montagna, siamogiunti verso sera a Pieve Santo Stefano, sbucando provvidenzialmenteda un sentiero che ci ha condotto proprio <strong>di</strong> fronte al B&B cheavevamo contattato <strong>per</strong> la sosta notturna. Ma <strong>di</strong>etro <strong>il</strong> nome àulico delcasolare (“Il castellare”) si celava la dura realtà <strong>di</strong> una notte passatarespirando non proprio a pieni polmoni…Appena entrati nella stanza, allarmati da un odore acre e<strong>per</strong>sistente, abbiamo finalmente trovato <strong>il</strong> coraggio <strong>di</strong> aprirevelocemente le finestre facendo la drammatica sco<strong>per</strong>ta: sotto <strong>di</strong> noi,appoggiati alla parete della casa e a non più <strong>di</strong> un paio <strong>di</strong> metri daldavanzale della finestra, abbiamo scorto due grossi maiali mollementesdraiati. Imme<strong>di</strong>ato e <strong>di</strong>vertito è stato <strong>il</strong> commento: “due porci sotto edue porci sopra”?... Questi gli inizi…Dal giorno seguente èstato bello <strong>per</strong>correre inassoluta solitu<strong>di</strong>ne <strong>il</strong> tragitto finoa Montecasale, <strong>per</strong>nottando alPasso <strong>di</strong> Viamaggio dopo unapuntata all’eremo delCerbaiolo e mantenendoci aduna quota variab<strong>il</strong>e dagli 800 ai1000 metri <strong>di</strong> quota.31Anno XXXV ● N. 237 ● Settembre-Ottobre 2013
Testimonianze <strong>di</strong> vita FraternaI sentieri immersi nel verde si aprivano a tratti su panorami stupen<strong>di</strong>, in un s<strong>il</strong>enzio rotto solo dalrumore dei passi e da qualche con<strong>di</strong>visione fatta <strong>di</strong> tanto in tanto. Bellissimo!In tutto <strong>il</strong> cammino le varie tappe ci hanno portato a dare notevole spazio allariflessione, alla preghiera <strong>per</strong>sonale e a quella vissuta insieme: dall’Eucaristia semprecelebrata nelle chiese che incontravamo (tranne le due volte nelle quali ci siamo adattatialle circostanze celebrando in agriturismo) alla liturgia delle ore, al rosario…Dall’eremo <strong>di</strong> Montecasale che custo<strong>di</strong>sce <strong>il</strong> ricordo dell’incontro <strong>di</strong> Francesco con itre “ladroni” siamo scesi a Sansepolcro, sempre più avvolti da uno scenario che, lasciati allespalle i sentieri irti e sassosi <strong>di</strong> montagna, ci faceva <strong>per</strong>correre piccoli tratti <strong>di</strong> strada asfaltatao sentieri erbosi dentro un quadro incorniciato da dolci colline.Era <strong>il</strong> giorno precedente la Festa dell’esaltazione della Croce quando siamo giunti almonastero delle anziane ma vivacissime sorelle clarisse <strong>di</strong> Sansepolcro. Loro avevanoscomodato anche un vescovo emerito (ospite in una piccola dependance del monastero)dubitando della nostra vera identità, a motivo <strong>di</strong> es<strong>per</strong>ienze poco belle vissute in passato…Grande è stata <strong>per</strong>ò la loro sorpresa quando io ne ho riconosciuta una che avevapartecipato ad un corso <strong>per</strong> le clarisse della Toscana, che avevo tenuto anni or sono proprioalla Verna. Bello, <strong>il</strong> mattino seguente, celebrare da loro la festa liturgica!Ripartiti alla volta <strong>di</strong> Montevarchi e <strong>di</strong> altre località della zona, sotto i nostri occhi sialternavano campi coltivati a tabacco o a girasoli, in uno scenario sempre più ampio epianeggiante, interrotto <strong>di</strong> tanto in tanto da elevazioni collinari che portavano alla sommitàveri e propri scrigni <strong>di</strong> storia, arte e cultura quali Anghiari, Citerna e tanti altri piccoli centri <strong>di</strong>origine romana o me<strong>di</strong>oevale, solitamente circondati da mura e dominati da piccolefortezze.Giunti alla fine della prima settimana, Mario ha approfittato della possib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> tornare acasa entro la domenica sera raggiungendo da Monterchi la stazione ferroviaria <strong>di</strong> Arezzo,mentre <strong>il</strong> sottoscritto ha continuato da solo verso <strong>il</strong> nostro convento <strong>di</strong> Città <strong>di</strong> Castello dove,quasi contemporaneamente, giungevano in auto Giovanna, sorella <strong>di</strong> suor Giovanna Paolaclarissa a Lovere, ed Em<strong>il</strong>ia, nostra comune amica.Iniziava così la seconda settimana che ci ha portato a gustare le bellezzepaesaggistiche artistiche e storiche, che accompagnano lo sconfinamento dalla Toscanaall’Umbria. Ho ancora negli occhi le forme dolci e variopinte delle colline toscane, con le loropezze <strong>di</strong> terreno a <strong>di</strong>versi toni <strong>di</strong> verde, <strong>di</strong> giallo e <strong>di</strong> marrone, che spiccavano con grandecontrasto sul fondo <strong>di</strong> un cielo blu cobalto. Un cielo spesso attraversato da nubi veloci,che sembravano batuffoli bianchissimi <strong>di</strong> cotone o fiocchi <strong>di</strong> panna, o che potevano<strong>di</strong>segnare infinite e volub<strong>il</strong>i immagini evocate da quell’efficace test proiettivo che da sempreè <strong>il</strong> cielo…Si camminava avendo davanti agli occhi una continua ma variab<strong>il</strong>e metafora dellavita con la sua insu<strong>per</strong>ab<strong>il</strong>e compresenza <strong>di</strong> luce e <strong>di</strong> ombra, <strong>di</strong> dato <strong>di</strong> realtà e <strong>di</strong> mistero:sotto i nostri pie<strong>di</strong> e fin dove giungeva lo sguardo un patchwork umano frutto del faticosolavoro conta<strong>di</strong>no sulla crosta della paziente “madre terra”; sopra <strong>di</strong> noi, dove lo sguardo si<strong>per</strong>deva, quel cielo variab<strong>il</strong>e nelle sue infinite e impreve<strong>di</strong>b<strong>il</strong>i forme <strong>di</strong> bellezza!Davanti al creato, cantato da san Francesco e definito “prima Bibbia” da sanBonaventura, come non andare alla triste credenza <strong>di</strong> chi tutto riconduce al “<strong>di</strong>o” del caso eal suo speculare “anti-<strong>di</strong>o” del caos? O al rischio dell’uomo tecnologico, ultimo epigonodell’homo faber, <strong>di</strong> ritenersi l’unico “creatore” che si specchia narcisisticamente nei suoiprodotti?Quante volte abbiamo avuto la bella sorpresa <strong>di</strong> imbatterci in piante <strong>di</strong> fichi dolcissimi32Anno XXXV ● N. 237 ● Settembre-Ottobre 2013