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qualità dell'ambiente urbano v rapporto annuale - Confartigianato ...

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trattamento complementare rispetto al secondario, al fine di conformarsi alle prescrizioni di altredirettive (ad es. acque idonee alla balneazione, alla vita dei pesci ed alla molluschicoltura).Il trattamento delle acque reflue urbane nell’ordinamento italiano è stato disciplinato, fino all’emanazionedel nuovo D.Lgs. del 3 aprile 2006, n 152 recante “Norme in materia ambientale”,dal D.Lgs. 11 maggio 1999, n.152, che ha recepito, tra l’altro, la Direttiva Comunitaria 91/271.Le finalità del D. Lgs. n.152/06 - prevenzione, riduzione dell’inquinamento e risanamento dei corpiidrici inquinati, uso sostenibile e durevole delle risorse idriche, con priorità per quelle potabili - sonoperseguite attraverso il raggiungimento dell’obiettivo di “buona qualità ambientale” per i corpi idrici.Limiti agli scarichi, adeguamento dei sistemi di collettamento e depurazione delle acque reflue, ricorsoa specifiche previsioni in materia di risparmio idrico e di riutilizzo delle acque reflue depurate, concorronoal raggiungimento del sopra citato obiettivo. In particolare, in tema di disciplina degli scarichi, lapredetta norma, conformemente agli orientamenti comunitari, detta disposizioni in funzione del raggiungimentodegli obiettivi di qualità ambientale, basate non solo sull’effetto inquinante del singolo scarico,ma sulla capacità del corpo idrico recettore di sopportare il carico di inquinanti, provenienti dall’insiemedelle fonti inquinanti puntuali e diffuse. Tale politica impone, attraverso un approccio combinatotra obiettivo di qualità dei corpi idrici e valori limite di emissione agli scarichi, il rispetto delle disposizionidelle norme comunitarie, tra cui la Direttiva 91/271/CEE, e individua, quindi, i valori limitedi emissione non come valori definitivi, ma dinamici (in senso più restrittivo) in funzione delle caratteristichenaturali del corpo idrico e delle fonti di inquinamento che su di esso incidono.L’agglomerato come unità territoriale di riferimentoIn ordine alla scelta dell’agglomerato quale unità territoriale di riferimento dei dati e delle informazioniriguardanti la disciplina degli scarichi, si rimanda al II Rapporto APAT “Qualità dell’ambiente<strong>urbano</strong>”, Edizione 2006.L’individuazione e la delimitazione degli agglomerati è strettamente legata allo sviluppo dell’urbanizzazionedel territorio, ai programmi di interconnessione dei sistemi fognario-depurativi effettuatidegli enti competenti, nonché a specifiche esigenze territoriali e conseguentemente soggettaa modifiche a fronte di una pianificazione dinamica.Il termine agglomerato si riferisce ad un’area sufficientemente concentrata tale da rendere possibilela raccolta e il convogliamento delle acque reflue urbane verso un sistema di trattamentodi acque reflue urbane.Il termine ‘agglomerato’ non dovrebbe essere confuso con le entità amministrative (quali comunio altre autorità locali), che potrebbero portare lo stesso nome. I limiti di un agglomerato possonocorrispondere o meno ai confini di un’entità amministrativa. Pertanto, più entità amministrativepossono formare un agglomerato oppure una singola entità amministrativa potrebbe essere formatada vari agglomerati distinti, qualora rappresentino aree sufficientemente concentrate separatenello spazio come conseguenza di sviluppi storici o economici.L’agglomerato può essere servito da uno (<strong>rapporto</strong> 1:1) o più (<strong>rapporto</strong> 1:n) impianti di trattamentodelle acque reflue urbane. Inoltre, un singolo agglomerato può essere servito da più sistemidi collettamento, ognuno dei quali connesso ad uno o più impianti. Allo stesso modo, più sistemidi collettamento possono essere connessi allo stesso impianto.Indicatori per la caratterizzazione dell’ambiente <strong>urbano</strong>168Al fine di illustrare, in sintesi, il grado di copertura dei sistemi di fognatura e di depurazione delleacque reflue urbane e determinare la conformità degli scarichi idrici ai limiti tabellari negli ambienti

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