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Luca Luchini volley La squadra di Caponeri non riesce a sfruttare la prima delle due partite interne consecutive, rischiando di compromettere l'accesso ai play off Per l’Emma Villas è il momento della verità Non ce l’ha fatta l’Emma Villas a vincere la prima delle due partite interne consecutive contro Civita Castellana, passata al PalaEstra per 3 a 1. Due incontri ritenuti fondamentali per dare un senso a questa stagione che ha vissuto di notevoli, e talvolta anche inspiegabili, alti e bassi. Nonostante gli sforzi compiuti dalla società e le ottime potenzialità del gruppo la squadra di coach Caponeri non è riuscita a trovare quella continuità di gioco e di risultati che avrebbero potuto (ma la stagione entra nel vivo proprio in queste giornate finali della regular season) caratterizzare al meglio questo primo torneo in A2. Le due gare precedenti all’ultimo turno di campionato, terminate con una vittoria (in Puglia con la modesta Aurispa Alessano) e una sconfitta (in casa dei forti laziali del Sora), con risultati maturati entrambi al tie-break, hanno evidenziato i consueti pregi e difetti di una formazione che non ha trovato il giusto passo per navigare costantemente nelle alte sfere della classifica come forse avrebbe potuto. Scarsa concentrazione nelle fasi topiche della gara, ingenui errori in fase di battuta o di ricezione, mancanza di lucidità e cattiveria agonistica nei momenti in cui gli avversari sono in difficoltà e si potrebbe “uccidere” la partita sono state una negativa costante di una buona parte di questa stagione. Se tali comportamenti dovessero ripetersi anche nel secondo impegno casalingo con Tuscania si rischierebbe infatti di compromettere l’obiettivo minimo della semifinale dei play off che a nostro parere, se non raggiunta, deluderebbe le legittime aspettative di dirigenza e tifosi. Concedere i due set iniziali ad una modesta formazione come l’Aurispa Alessano, all’andata battuta tre a zero e che naviga costantemente in fondo alla classifica (anche se attualmente in discreta forma), rischiando addirittura di perdere la gara al tie-break, è comportamento inaccettabile per una squadra da tutti indicata come una delle sicure protagoniste del campionato e che in coppa ha ceduto, con l’onore delle le armi, soltanto in casa di Vibo Valentia. Se in terra pugliese aver recuperato uno svantaggio di due a zero, ribaltando una situazione che sembrava ormai compromessa, ha comunque evidenziato carattere, orgoglio e buona tenuta fisica, occorre chiedersi come possa accadere di regalare i set iniziali e con questi anche preziosi punti. Ben più impegnativo sicuramente era l’impegno con Sora che, dopo aver dimostrato tutta la sua forza nella finale di Coppa Italia, anche in campionato sembra aver trovato un invidiabile equilibrio come conferma la seconda posizione in classifica, anche se all’appuntamento con i senesi i laziali giungevano dopo due sconfitte. In questo caso la gara è stata combattuta punto su punto e soltanto nel quinto set, quello in cui si devono avere nervi saldi ed evitare di commettere troppi errori, l’Emma Villas ha ceduto ai validi avversari. Adesso, come dicevamo, i ragazzi di mister Caponeri hanno di fronte il secondo appuntamento interno consecutivo con Maury’s Italiana Assicurazioni Tuscania, vittoriosa all’andata e terza in classifica. Una partita difficilissima, dunque, nella quale il peso del pubblico amico, che fino ad oggi non ha mai tradito, potrebbe rappresentare la spinta fondamentale per un deciso balzo in avanti in classifica ed una sorta di trampolino di lancio per le ultime gare della regular season, fondamentali per affrontare i play off in posizione di vantaggio. È evidente che per conquistare la vittoria contro una formazione di notevole valore come la prossima occorre ripartire dagli errori commessi per migliorare le proprie prestazioni e raggiungere livelli tecnici ed agonistici di alto spessore. Siamo certi che Caponeri ed i suoi ragazzi lavoreranno al meglio e che il pubblico del Palasport saprà sostenerli come è necessario per avvicinarsi ad un grande finale di stagione. [marzo 2016] 12
Figurine La difficile Terza Via Mi scuseranno i miei dieci lettori, ma insisto sul ciclismo, sul ciclismo eroico di una volta. La seconda figurina è per Fiorenzo Magni. Gran corridore, ma terzo incomodo tra Bartali e Coppi. In quell’Italia rigidamente bipartitica – l’unica forma di bipartitismo quasi perfetto conosciuta – Fiorenzo, che era nato a Vaiano, vicino Prato, il 7 dicembre 1920, rappresentava una fastidiosa Terza Via. E, si sa, la Terza Via è spesso immaginaria e, tanto in politica quanto in altre competitive attività, rischia di scontentare tutti. L’episodio più clamoroso si registrò alla fine del Giro d’Italia del 1948, vinto dal Leone delle Fiandre, come veniva chiamato il campione toscano. Un eccelso scalatore non era il Fiorenzo e sul Pordoi sembra avesse avuto molti (troppi) sostanziosi aiuti, spinte e spinterelle. La cosa aveva destato scandalo e Coppi si era ritirato a Brescia. Apriti cielo! La maglia rosa diventò segno intollerabile di usurpazione. Magni ce la mise tutta per farsi perdonare: “Di spinte ne hanno ricevute tutti e io non più degli altri”. Come scusa non era proprio un’argomentazione brillante. Fatto è che al Vigorelli vinse la tappa, ma fu sommerso di fischi e non riuscì neppure a completare il giro d’onore. Quella fischiata resta una pagina unica negli annali del Giro e gettò un’ombra addosso a Magni che non sarebbe più scomparsa. Un’altra ombra, però, eclissava la gloria del Fiorenzo, ed era politica. John Foot, storico scrupoloso del ciclismo e dello sport, ha approfondito il caso, e anche lui ha dovuto arrendersi. Ne riferisco anche per saldare il conto con un ciclista che – io bartaliano – non sono riuscito mai ad ammirare. ‘Durante la ricerca per il mio libro sul ciclismo, intitolato ‘Pedalare!’ (Rizzoli, Milano 2011) – ha scritto Foot – mi sono appassionato alla storia di Fiorenzo Magni, morto il 19 ottobre 2012. Magni, si sa, è stato il ‘terzo uomo’ che sfidava Coppi e Bartali. Ha vinto tanto, nonostante Fausto e Gino, e nonostante la guerra. Era l’uomo che nel Giro del 1956 corse una tappa con la clavicola rotta: un vero e proprio mito. Ma c’e sempre stata una macchia nella carriera di Fiorenzo. Dopo l’8 settembre del 1943 ha combattuto ‘dalla parte sbagliata’, cioè con la Guardia Nazionale Repubblicana, con i ‘repubblichini di Salò’. Nel gennaio del 1944 ci fu uno scontro armato fra partigiani e fascisti, vicino Vaiano. I fascisti circondarono un FIORENZO MAGNI FIORENZO MAGNI gruppo di partigiani: tre furono uccisi. Fu una battaglia importante, uno dei primi scontri in Toscana tra fascisti e antifascisti. Era cominciata quella che molti anni più tardi si avrebbe avuto il coraggio di chiamare ‘guerra civile’. Il fattaccio è noto come ‘la strage di Valibona’. Dopo la guerra, nel gennaio del 1947, a Firenze si svolse il processo. Tra gli accusati comparve appunto anche Magni, che non poteva correre il Giro ed era sospeso dalla Federazione ciclistica. Ufficialmente era latitante. Non si presentò. L’accusa chiese trent’anni di condanna. L’avvocato di Magni chiamò Bartali come testimone ma Ginettaccio non si presentò. Si presentò invece Alfredo Martini, ciclista ed ex-partigiano che dichiarò, generoso e laconico : “Il Magni che è corridore ciclista fino al 25 luglio 1943 mi è parso sempre un’ottima persona”. Nel febbraio ’47 Magni fu assolto. Finalmente dopo il buio del tunnel poté tornare a correre. Ma non a vivere in Toscana. Prese casa a Monza,via Passerini 9, e a Monza restò per tutto il resto della FIORENZO MAGNI vita. Dalle sue parti non era il caso che tornasse. Rischiava di essere aggredito. Insomma l’etichetta di ‘fascista’ gli rimase appiccicata addosso. Continuò a pedalare con due maglie: una rosa e una nera. Foot nel corso delle sua ricerca ha trovato a Perugia i documenti del processo di Valibona. E ne sono sortite notevoli sorprese. Ne risulta, a quanto dice, che Magni a Monza nel 1945, aveva aiutato la Resistenza. Erano documenti che in parte rovesciavano la versione del Magni nero e feroce che s’era diffusa. “Non ho mai scritto – ha precisato lo storico – che Magni non era presente alla battaglia di Valibona. Non ho mai scritto che questi documenti lo scagionavano dalle accuse durante e dopo la guerra. Ho detto solo che, se questi documenti sono autentici, buona parte della storia politica di Fiorenzo Magni dev’essere riscritta”. Insomma Magni si schierò da una parte e poi dall’altra. La verità fino in fondo non sarà mai conosciuta. Magni non ha mai voluto parlarne e andò al Nord come per ritirarsi in un altro mondo, per dimenticare e farsi dimenticare. Era una Terza Via anche quella. Ora che, molto anziano, se n’è andato, merita di esser ricordato con l’indulgenza che si deve a chi ha corso con disarmata energia e ha avuto parecchia sfortuna. La caduta durante la Parigi-Roubaix del ’51 sarà nella memoria di molti. L’immagine che ne ho serbato ritrae non un incidente, ma un uomo che non si arrende e vuole rialzarsi prima possibile. [Roberto Barzanti] « Dall’alto in basso: • Fiorenzo Magni, il ‘terzo uomo’ diventato leone delle Fiandre • La caduta di Magni nella Parigi-Roubaix del '51 • La leggendaria cavalcata durante la cronoscalata al Giro d'Italia del 1956, quando con la clavicola rotta affrontò l'ascesa con il tubolare in bocca per spingere maggiormente sui pedali e attenuare il dolore » [marzo 2016] 13
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