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La Toscana supplemento

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diventando essa stessa corpo, come un calco che pur conservando la memoria<br />

della forma ispiratrice, è animato da una vita propria. Di questa vita s’intuisce<br />

la presenza nell’aspetto organico della superficie, nell’incessante modulazione<br />

di pieni e di vuoti, nel mutarsi del foglio accartocciato in una pelle che<br />

reca i segni di un codice imperscrutabile. Una realtà di carta dove il consueto<br />

ordine delle cose appare rovesciato: le forme inanimate diventano indizio del<br />

vivente, mentre le figure umane si trasformano in un inventario di oggetti.<br />

Un’inversione che nel primo caso riscatta gli oggetti d’uso comune dal loro<br />

essere strumento, rendendoli protagonisti di uno spazio consacrato dai piccoli<br />

gesti quotidiani: le scarpe riunite in semicerchio sono un ritratto di famiglia,<br />

così come sedie, bicchieri e bottiglie sono proiezioni di un vissuto custodito<br />

nell’intimità delle mura domestiche. Nel secondo caso, invece, il corpo, privato<br />

di ogni caratterizzazione individuale, diviene un oggetto culturale, un contenitore<br />

di significati che cambiano in relazione al contesto: dal corpo “estetico”<br />

della rappresentazione artistica al corpo icona della religione cristiana o della<br />

cultura di massa. Un processo che coinvolge anche la natura, imprigionata a<br />

sua volta in cliché d’immagini che ne cancellano la spontaneità. Fintanto che<br />

il guizzo della fantasia non apre un varco nel guscio di carta: da qui fuoriesce<br />

un racconto nuovo, popolato di visioni poetiche. Un racconto che riscrive la<br />

realtà con la punta a sfera di una biro.<br />

Me, 2010, biro su tavola, cm. 40x30<br />

Wrapping n° 13 Tre Cime, 2015, biro e acrilico su tela, cm. 30x50<br />

Wrapping n° 11, 2014, biro e acrilico su tela, cm. 90x60<br />

tra visibile e invisibile, tra percezione sensoriale ed<br />

astrazione del pensiero. Al loro interno, come in un<br />

bozzolo, si agita un’esistenza non ancora esibita,<br />

una visione che attende di rivelarsi rompendo il fragile<br />

rivestimento di carta. Lo sguardo dell’artista si<br />

sofferma sulla fase che precede l’epifania della forma:<br />

lo vediamo indugiare sulle superfici tormentate<br />

dai giochi chiaroscurali delle pieghe, dall’andirivieni<br />

di prominenze ed avvallamenti. È il configurarsi di<br />

un’anatomia totalmente nuova, che parla del corpo<br />

Wrapping n° 10, 2014, biro e acrilico su tela, cm. 50x90<br />

L’artista esporrà questo nuovo ciclo di opere nella personale<br />

Riconoscere ciò che è, a cura di Filippo Lotti con il coordinamento di<br />

Veronica Santoli, che si terrà a San Miniato (via IV Novembre, 17)<br />

dal 12 al 27 novembre durante la Mostra del Tartufo.<br />

Orari: sabato e domenica 10 - 19<br />

info@ernopalandri.com<br />

Gabriele Erno Palandri<br />

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