TEOREMA E BABEL FILM FESTIVAL ©Betina La Plante Intervista a Elisabetta Randaccio di Giovanni Canadè Cinema e territorio, identità e immaginario filmico: sono questi alcuni tra i punti chiave della rivista indipendente «Teorema» –nata nel 2005 in formato cartaceo, poi trasformata in rivista digitale – e della sua “costola”, il Babel Film Festival.Un Festival, dallo scorso anno diventato biennale, unico nel suo genere per la sua attenzione al cinema di lingua minoritaria. Abbiamo fatto due domande a Elisabetta Randaccio, critica cinematografica e tra le ideatrici della Rivista e del Festival, che ringraziamo per la sua disponibilità. FUOR ASSE 112 Cinema
GC - «Teorema», rivista sarda di Cinema. Forse siete l’unica rivista che precisi nel - la testata la propria appartenenza territoriale. La precisazione non è turistica, ma intende stabilire delle precise intenzioni di appartenenza culturale, dedicandosi al cinema sardo (ma non solo). Eppure nel vostro nuovo numero, Bepi Vigna lamenta quella che per lui è una “ossessione della sardità”, che rischia di virare le buone intenzioni verso un protezionismo che, in ambito cinematografico e non solo, tende ad isolare ancor di più un intero territorio. Ci può raccontare, intanto, come nasce l’esperienza di «Teorema» e come risponde alle parole di Vigna? ER - «Teorema» è nata nel 2005, allora in formato cartaceo, in un momento in cui sembrava necessario e utile riflettere anche di cosa stava accadendo nella nostra regione dal punto di vista cinematografico. Erano gli anni in cui ci fu un vero e proprio “risveglio” creativo in questo settore artistico. Dopo decenni in cui, prevalentemente, i film d’ambiente sardo erano stati poco numerosi e, in genere, firmati da autori non isolani, in quegli anni, registi, sceneggiatori, tecnici sardi, formatisi nei modi più diversi, diedero vita a lungometraggi, cortometraggi, che segnarono una situazione speciale denominata da Goffredo Fofi, probabilmente esagerando, “il nuovo cinema sardo”. A questo, si aggiunga lo sforzo della Regione per dare alla luce una legge cinema (tra le prime in Italia) che desse dei criteri ai finanziamenti, al sostegno culturale e organizzativo delle produzioni girate in Sardegna. Con i miei compagni di fatica (Vigna, Antonello Zanda, Tore Cubeddu e Massimo Spiga) volevamo essere l’anima critica di quel “movimento”, usando il commento e l’analisi, mai l’approccio “buonista”. Poi, non volevamo fare una rivista di cinema sardo, ma una rivista “sarda” di cinema, come per dire veniamo dalla periferia, ma vogliamo parlare della settima arte nella sua complessità e globalità. Peraltro, la prima pagina del primo numero vedeva la ripresa delle riflessioni di Martin Scorsese su Banditi a Orgosolo, un’opera che è tuttora un riferimento per gli autori sardi (anche per superarne la struttura formale e ideologica, eventualmente), ma pure per qualsiasi filmaker nel mondo. Dopo una pau - sa dovuta a questioni economiche, ritorniamo ora nella forma on line. Il progetto pare riuscito e noi, in redazione, continuiamo, nello stesso tempo, ad avere un linea teorica, ma anche giuste diversità per quanto riguarda alcuni argomenti. GC - Non solo «Teorema», ma anche Babel Film Festival, Concorso Internazionale per il cinema delle lingue minoritarie. Una rassegna che non si limita a proporre solo cinema sardo, ma che, come ben evidenzia il sottotitolo della manifestazione, apre i suoi orizzonti verso il cinema italiano e internazionale parlato in lingua o dialetto. Può farci una bre- http://teoremacinema.com/ FUOR ASSE 113 Cinema
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