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FuoriAsse #18

Officina della Cultura

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San Lorenzo in Lucina nel 2009. Insomma,<br />

Compagno mi propose di lavorare<br />

su una drammaturgia che aveva scritto<br />

assieme alla figlia di Filippini, Concita,<br />

che ora vive a Zurigo. Accettai molto<br />

volentieri, mi ricordavo ancora, anche<br />

se vagamente, gli articoli di Filippini su<br />

«Repubblica»: bellissime interviste coi<br />

grandi protagonisti della cultura internazionale.<br />

Ma ero anche terribilmente<br />

imbarazzato, perché avrei dovuto impersonare<br />

la figura di Filippini, di fronte a<br />

sua figlia, alla sua ex moglie, ai suoi<br />

amici, ai suoi compagni di letteratura.<br />

Ci fu una prima serata all’Auditorium,<br />

una lettura di testi suoi, con interventi<br />

di Umberto Eco, Irene Bignardi, Federico<br />

Pietranera, Giacomo Marramao ed<br />

altri. Poi altre letture in Svizzera, fino<br />

allo spettacolo che fu fatto ad Ascona,<br />

Milano, Firenze, Roma, su un treno tra<br />

Italia e Svizzera o su un barcone sul<br />

Lago Maggiore. Credo che alcuni miei<br />

aspetti caratteriali comuni con Filippini,<br />

tra i quali un certo gusto per l’ironia,<br />

abbiano reso credibile il lavoro, evitando<br />

il rischio della retorica o della ricostruzione<br />

“televisiva”. Era uno spettacolo<br />

molto emotivo e non intellettualistico;<br />

quello che si vedeva e sentiva era il rapporto<br />

riconquistato tra un padre e una<br />

figlia, nell’ultimo periodo della vita di<br />

questo grande personaggio della cultura<br />

italiana. Il titolo era L’ultimo viaggio.<br />

Nel 2014 ho interpretato i diversi ruoli<br />

maschili di Fedra di Marina Cvetaeva, in<br />

uno spazio molto alternativo di Roma<br />

che credo ormai sia stato chiuso, il Fanfulla,<br />

al Pigneto. Si è trattato di un<br />

lavoro duro, lungo e complesso, con la<br />

regia di un giovane, Matteo Lolli, che<br />

avevo conosciuto tramite un’attrice incontrata<br />

sul set di un film indipendente,<br />

Monica Perozzi. Monica interpretava Fedra<br />

e le altri parti femminili, in particolare<br />

la Nutrice, con grande carattere e<br />

forza. Lavoro ostico, perché la scrittura<br />

FUOR ASSE<br />

della Cvetaeva è bellissima ma anche<br />

molto densa, solleva dubbi continui,<br />

così com’è tesa tra significazione e musicalità.<br />

Mi ero già misurato con la scrittura<br />

della Cvetaeva molti anni prima per<br />

la realizzazione dello spettacolo L’accalappiatopi.<br />

Nell’Accalappiatopi la Cvetaeva<br />

reinterpretava una storia della<br />

tradizione popolare, in Fedra una tragedia,<br />

dandone una propria particolare<br />

versione. La scelta di regia di Lolli era<br />

molto radicale, al limite dell’ascetismo,<br />

tenendo tutto concentrato sulla parola,<br />

senza concessioni scenografiche, senza<br />

grandi azioni o movimenti: quindi tutto<br />

molto tenuto, tutto nelle parole, nei versi.<br />

Per me un percorso davvero difficile,<br />

abituato a giocare su registri ironici, a<br />

sporcare e ibridare gli elementi, a ragionare<br />

sullo spazio. Lì lo spazio era la<br />

parola.<br />

Come ultima opera impegnativa, lo spet -<br />

tacolo La Ruota dentata, omaggio all’opera<br />

e alla figura di Dino Terra: un<br />

grande protagonista del Novecento, un<br />

punto, un fulcro di incontri di conoscenze,<br />

di consapevolezza civile, letteraria,<br />

politica dagli anni Venti, alla fine del<br />

secolo (breve o lungo non so). Un autore<br />

di testi come si suol dire d’avanguardia,<br />

con un gusto trasgressivo dato dall’aper -<br />

tura alle più diverse discipline, dalla<br />

curiosità per le varie forme dell’arte. Daniela<br />

Marcheschi mi ha fatto scoprire<br />

Armando Simonetti – Dino Terra era il<br />

suo pseudonimo –, alcuni anni fa, mettendomi<br />

in contatto con la Fondazione<br />

Dino Terra di Lucca. Le opere scritte nel<br />

l’arco della sua lunga vita mi sono sembrate<br />

ancora in grado di generare pensieri,<br />

associazioni mentali, riflessioni<br />

antropologiche, storiche e politiche utili<br />

per la comprensione del mondo e dell’Italia<br />

in particolare. Il lavoro si è svolto<br />

per fasi diverse, un lungo periodo di lettura<br />

e studio dei suoi testi, dai primi<br />

racconti della fine degli Anni Venti, alle<br />

53 Redazione Diffusa

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