FuoriAsse #18
Officina della Cultura
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«In questo progetto fotografico in divenire che<br />
ho chiamato Quaderno Quotidiano sviluppo<br />
una narrazione dell’essere e dell’epoca che vive<br />
attraverso gli oggetti e il paesaggio urbano,<br />
l’abitudinario e il nostro rapporto con gli stessi.<br />
Un processo descrittivo della nostra relazione<br />
con il mondo. Il nostro collegamento con la<br />
realtà oggettiva e con noi stessi nella nostra<br />
costante costruzione e ricerca di una identità<br />
sia collettiva che individuale».<br />
Non si tratta solo di individuare gli elementi<br />
di questa iconografia del quotidiano<br />
minimale, ma come uno scultore che<br />
dà forma e pulisce ogni imperfezione,<br />
nella ricerca di una nitidezza e di un<br />
contrasto di colori ed ombre – elementi<br />
che rimuovono l’oggetto dalla sua realtà<br />
quotidiana per elevarlo a simbolo –,<br />
Angelo Bressanutti pone sopra a tutto<br />
una ricerca di purezza formale, costruita<br />
su quello che si può definire il negativo<br />
digitale della fotografia elettronica:<br />
«Quando lavoro normalmente combino due o<br />
tre programmi diversi e plugins per riuscire ad<br />
evidenziare al massimo i dettagli e potenziare il<br />
colore, anche se in alcune foto utilizzo il bianco<br />
e nero. Quaderno Quotidiano è una raccolta<br />
aperta che cerca d’esplorare differenti forme di<br />
minimalismo».<br />
©Angelo Bressanutti<br />
In questo viaggio pubblico e privato per<br />
la città si fanno evidenti due elementi<br />
della realtà del paese: una modernità<br />
mai compiuta e il richiamo continuo di<br />
un’altra cultura “quella dell’emigrante”.<br />
Se si guarda la fotografia di un allarme<br />
antincendio, oramai abbandonato su un<br />
muro di mattoni, questo oggetto, elevato<br />
a simbolo estetico della quotidianità,<br />
riassume e racconta la spietata e a volte<br />
senza senso crescita delle città e dei<br />
suoi quartieri. Sempre più assediata dai<br />
barrios, Valencia si presenta quasi come<br />
un monumento a cielo aperto, rappresentandone<br />
la miseria, nonostante ci si<br />
trovi all’interno del paese che vanta la<br />
più grande riserva di petrolio al mondo.<br />
«Camminare per Valencia è come camminare<br />
tra fabbriche ed autostrade di una città che si<br />
allunga senza nessun progetto, ma quasi come<br />
alla ricerca di una via di fuga da se stessa, incapace,<br />
per questioni più culturali che politiche,<br />
di rinnovarsi attraverso il recupero di una identità<br />
propria».<br />
©Angelo Bressanutti<br />
In questo percorso non mancano certo<br />
momenti d’ironia legati strettamente<br />
all’analisi di sè e della città. Rappresen-<br />
FUOR ASSE<br />
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Sguardi