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FuoriAsse #18

Officina della Cultura

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ogni gesto e in ogni rito. Tra questi:<br />

aggregarsi, leggere prima di dormire,<br />

sistemare cartoni e coperte per ri-creare<br />

un l(t)etto. Mantenere, in fondo, un senso<br />

di umanità, anche nelle condizioni<br />

più impensabili.<br />

Durante la notte è possibile imbattersi<br />

in coloro che facenti parte dell’Esercito e<br />

associazioni come i City Angels donano<br />

coperte e qualcosa di caldo da bere a chi<br />

una casa non ce l’ha e si trovano così<br />

radunati in Piazza S. Carlo.<br />

Fino a quando non si guarda per davvero,<br />

non si notano nemmeno le persone<br />

che, come i volontari, hanno costruito<br />

dei veri e propri ponti tra le due realtà,<br />

creando un’interazione e dei canali di<br />

comunicazione.<br />

FUOR ASSE<br />

86<br />

È infatti molto difficile , non conoscendo<br />

e non facendo parte dell’ambiente,<br />

tentare un approccio, senza cadere in<br />

situazioni improvvisate e di conseguenza<br />

imbarazzanti. Questo perché, nei rap -<br />

porti sociali, è fondamentale rispettare<br />

le norme, i codici di comportamento, le<br />

usanze e i valori che regolano quello spe -<br />

cifico sistema.<br />

Così, si procede per tentativi, ogni errore<br />

di percorso può essere riutilizzato<br />

come dato da escludere o utilizzare, per<br />

avvicinarsi a un’interazione più consapevole.<br />

Con questo metodo è possibile avere un<br />

confronto con chi la strada la vive quotidianamente.<br />

Prendiamo il caso di Claudio, 50 anni.<br />

Egli vive sotto i portici di via Roma,<br />

accanto a un rinomato negozio di profumi.<br />

La postazione dei senza tetto, talvolta,<br />

è un indicatore del loro "status", due<br />

facciate della stessa povertà: nell’area<br />

accanto alla Stazione Porta Nuova e Via<br />

Po, sembrano vivere una situazione di<br />

miseria più rimarcata, in quanto hanno<br />

solo cartoni da utilizzare come letti e<br />

qualche giacca o maglione come coperta.<br />

Mentre, nella zona di Via Roma, gli<br />

abitanti dei portici hanno coperte e<br />

alcuni anche materassi, a volte li si può<br />

trovare intenti a leggere un libro.<br />

Claudio, da un anno, ha perso la madre<br />

ammalata. Forse, una serie di contingenze<br />

lo hanno portato ad abbandonare<br />

il lavoro per accudire una persona a lui<br />

cara, pagando adesso le conseguenze di<br />

una totale non scelta, di un compromesso<br />

che ha dovuto accettare per tirare<br />

avanti.<br />

Un episodio che sottolinea come può<br />

risultare difficile andare avanti lottando<br />

contro le più brutali circostanze e che<br />

mette in evidenza come oggi non sia più<br />

possibile commettere un’imprudenza o<br />

un passo falso.<br />

Alla base di tutto c’è un problema anche<br />

umano. Possiamo oggi correre il rischio<br />

di perdere anche il più brutto e il più<br />

avvilente dei mestieri? È garantita la<br />

possibilità di una seconda scelta? Non<br />

sempre, non oggi.<br />

Si è costretti a restare vincolati dentro<br />

vite non proprie e solo per non correre il<br />

rischio di perdere quel poco che, anche<br />

a stento, si ha. Una seconda possibilità,<br />

una scelta diversa da quella effettuata<br />

in precedenza, non è concessa. Si può<br />

quindi iniziare a ragionare anche di vite<br />

consumate dalla quotidianità, da una<br />

schiavitù altrettanto subdola.<br />

©Molee<br />

Riflessi Metropolitani

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