FuoriAsse #18
Officina della Cultura
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Sorelle<br />
tipografiche<br />
Due anni le separano, ma qualcosa di<br />
più sottile le unisce, trasformando la<br />
naturale vicinanza tra sorelle in un sodalizio<br />
artistico.<br />
Di più, perché l’arte di Maria Pina e<br />
Gianna Bentivenga si vincola alla geometria<br />
dei caratteri mobili, al mestiere<br />
dell’editore anche se racchiuso nelle<br />
dimensioni di un stamperia privata che,<br />
guardando al numero dei titoli e delle<br />
copie prodotte finora, sarebbe più preciso<br />
definire privatissima.<br />
Certo, unire le forze è più saggio che disperderle,<br />
ma mettere in comune il proprio<br />
talento e farlo, lavorando con il tirabozze,<br />
le carte e gli inchiostri rende quel -<br />
la vicinanza tre volte più intima, accettata<br />
e da alimentare quotidianamente.<br />
Non sarebbe un esercizio fatuo, poter<br />
misurare il livello di attenzione e di complicità<br />
che si manifesta nella produzione<br />
di un loro libro, perché già il libro di per<br />
sé è il frutto di un segno +, della somma<br />
di più competenze e influenze.<br />
In tal senso, il nome prescelto per le loro<br />
edizioni: inSigna descrive fin dalla preposizione<br />
in, il valore che ambedue ripongono<br />
nella costruzione dell’opera,<br />
nella sua articolazione interna e, soprattutto,<br />
nella centralità del segno sia artistico<br />
sia tipografico.<br />
Credo che una delle fascinazioni più<br />
potenti esercitate su chi si dedica alla<br />
stampa, consista nell’attrito tra la durezza<br />
scolpita dei caratteri e la porosità<br />
della carta, due superfici che interagiscono<br />
grazie al fluido dell’inchiostro.<br />
Una battuta, quella della lettera sopra la<br />
carta, che incide e colma, penetra e al<br />
tempo stesso leviga, come fanno la parola<br />
e il timbro della voce in un dialogo<br />
reale tra persone.<br />
Il risultato perseguito, visto che si tratta<br />
di una comunicazione silenziosa, implementata<br />
dalle immagini incise, punta at -<br />
traverso gli occhi e la mente del lettore a<br />
riprodurre le voci impresse dallo stampatore,<br />
i suoni impliciti di lettere e segni.<br />
Mi pare proprio che i libri d’arte, nati<br />
per simbiosi, dove il punto di equilibro<br />
tra testo e illustrazione rappresenta lo<br />
scopo supremo, possano (debbano) par -<br />
lare in modo che mentre li sfogli venga<br />
naturale anche accostare l’orecchio e intendere<br />
il brusio di fondo.<br />
Per i libri di Maria Pina e Gianna questa<br />
“allucinazione” auditiva è frequente e dipende<br />
dal loro modo di organizzare e illustrare<br />
gli spazi a disposizione nonché<br />
dal tipo di segno, diverso ma non troppo,<br />
che le caratterizza.<br />
FUOR ASSE<br />
73<br />
piombi e rami