FuoriAsse #18
Officina della Cultura
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Mancano le alternative sì, ma è soprattutto<br />
per effetto dell’incremento, negli<br />
ultimi anni, della povertà assoluta che<br />
colpisce sempre più i comuni centri delle<br />
aree metropolitane.<br />
Tutto questo era impensabile un<br />
tempo. Sul finire degli anni ’70, il boom<br />
economico in Italia aveva del tutto abbassato<br />
la soglia di povertà. Oggi, invece,<br />
i fattori che determinano e favoriscono<br />
una tale condizione sono tanti e<br />
intricati.<br />
A Torino, ci sono dieci centri in cui i<br />
senza tetto hanno l’opportunità di passare<br />
la giornata, talvolta possono trascorrere<br />
anche qualche notte, per un<br />
massimo di venti giorni consecutivi. Dopodiché,<br />
non vi si può far ritorno per<br />
almeno due mesi perché devono diventare<br />
spazio accogliente per altri.<br />
Per stare tranquilli e per non correre<br />
rischi è meglio stare nel cuore della città,<br />
sotto i portici del centro, per evitare<br />
che persone alterate dall’alcool molestino<br />
o derubino chi, materialmente, ha<br />
meno di loro.<br />
Claudio racconta la storia delle molestie<br />
subite, ma racconta anche di come sia<br />
difficile instaurare rapporti con chi condivide<br />
la sua stessa condizione. Ognuno<br />
preferisce stare per conto proprio, e que -<br />
sto sorprende molto.<br />
Claudio, nonostante il male subito, si<br />
mostra riconoscente nei riguardi di volontari<br />
appartenenti a ogni tipo di organizzazione.<br />
Questi ultimi lasciano cibo,<br />
bevande calde e vestiario pulito; è riconoscente<br />
alla Croce Rossa, che, pur non<br />
potendo somministrare medicinali, in<br />
caso di bisogno visita o medica le ferite;<br />
è riconoscente ai membri dell’esercito, i<br />
quali pattugliano le strade e, nelle notti<br />
più fredde, lasciano coperte pesanti. E<br />
poi ci sono i contributi di singoli volontari.<br />
FUOR ASSE<br />
87<br />
Claudio guarda alla sua condizione<br />
senza risentimento alcuno verso l’altro<br />
mondo di cui egli stesso faceva e si sentiva<br />
parte attiva. Racconta come circostanze<br />
accidentali lo hanno accompagnato<br />
verso la strada. Lui non avrebbe<br />
mai immaginato di ritrovarsi in questa<br />
condizione.<br />
Dalla strada riescono a “uscire” in particolar<br />
modo coloro che hanno figli, ma<br />
molti continuano a vagare da un luogo<br />
all’altro, altri si abbandonano completamente<br />
alla situazione smettendo di cercare<br />
un’ alternativa.<br />
Consapevoli della complessità di ogni<br />
singola storia, risulta più chiaro come<br />
basti un momento di fragilità per andare<br />
a finire oltre quelle che sono le singole<br />
aspettative di ognuno. La strada oggi<br />
può accogliere anche coloro che appaiono<br />
inflessibili e bene integrati nel sistema.<br />
Quella strada che in giorni ben più<br />
felici è stata la culla delle emozioni e<br />
delle gioie può trasformarsi in una prigione<br />
senza senso. È la stessa strada<br />
che accoglie gli altri, quelli esclusi dal<br />
sistema e che godono di una libertà che<br />
è in realtà incubo quotidiano.<br />
Gli altri sono coloro che scorgiamo negli<br />
angoli delle vie senza essere visti perché<br />
sono invisibili.<br />
Riflessi Metropolitani<br />
©Matt Black