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FuoriAsse #18

Officina della Cultura

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l’inconsistenza dell’individuo che vive nella metropoli, luogo opprimente e in cui si<br />

diventa incapaci di creare le condizioni per una relazione vera con il vicino, impossibilitati,<br />

perfino, di intraprendere un percorso di autoconoscenza. Nel secondo saggio<br />

si incontra la povertà, una delle conseguenze contraddittorie dell’innovazione delle<br />

città, invisibile a chi sceglie di rimanere cieco, ma visibile a chi assume l’antidoto<br />

dell’umiltà.<br />

Incalzando nel tema dell’invisibile, Guido Conti è costretto a lasciar spazio all’incontenibile<br />

e simpatico “Frusta”, personaggio di sua creazione, che in piacevoli sonetti<br />

esprime tutta la sua energia umoristica.<br />

Nell’ambito della letteratura, nella sua rubrica riguardante le recensioni di Cooperativa<br />

Letteraria, Claudio Morandini illustra il romanzo Ruggine di Anna Luisa<br />

Pignatelli, mentre Fabrizio Elefante propone di riflettere sull’ambiguità del reale con<br />

La truffa come una delle belle arti di Gianluca Barbera. Sempre Morandini invita a<br />

dirigersi oltre i confini dell’Europa col romanzo Amateurs di Stefano Zangrando, invitando<br />

il lettore a viaggiare nel tempo con la storia raccontata da Urs Widmer nel suo<br />

I sifoni blu. Ritornando nella dimensione della poesia, Faith Aganmwonyi presenta la<br />

nuova raccolta di poesie di Nicola Dal Falco, Giona nella pancia del Pesce Cane.<br />

L’Arte è benevola verso coloro che uniscono originalità e passione all’espressione<br />

artistica. È questa la storia dell’esperienza tipografica delle sorelle Bentivenga, raccontata<br />

da Nicola Dal Falco nella sua rubrica piombi e rami.<br />

Se in questo numero di <strong>FuoriAsse</strong> l’attenzione verte sull’invisibile, è importante considerare<br />

le periferie della geografia e della lingua. In Il rovescio e il diritto di Sara<br />

Calderoni, si raggiungono entrambi gli obiettivi: Giuseppe Lo Castro racconta la periferia<br />

della Sardegna vista con gli occhi di Sergio Atzeni, mentre Flavio Santi rievoca<br />

la potenza poetica di tre “dialettali dimenticati”, Carolus Cergoly, Santo Calì e Mauro<br />

Marè. Infine, Sara Calderoni conduce un’intervista ad Antonio Celano, riproponendo<br />

al lettore un libro interessante, ormai da troppo tempo giacente nell’oscurità: si<br />

tratta della Masseria di Giuseppe Bufalari.<br />

Prosegue Fernando Coratelli nella sua rubrica Il testo non è tutto, il teatro custodisce<br />

un altro linguaggio, con una conversazione con Viola Vento sul Teatro de los<br />

Andes dal titolo Il reale non è ciò che si vede.<br />

E a proposito di sguardi, da ricordare la fotografia di Angelo Bressanutti, che dal<br />

Venezuela arriva in Italia grazia al prezioso lavoro di ricerca di Antonio Nazzaro.<br />

Passando alle novità di questo numero, nell’ambito del cinema abbiamo Giovanni<br />

Canadè. Egli dapprima punta i riflettori sul film Cafè Society di Woody Allen; successivamente,<br />

intervista Elisabetta Randaccio al fine di promuovere il bel progetto cinematografico<br />

Teorema e il connesso Babel Film Festival. Suggestiva è l’esperienza<br />

indiana di Alessandro Gangemi, tra diversità di costumi, incomprensioni e confusione<br />

di uno straniero che non vuole vivere da estraneo.<br />

Buona lettura<br />

Andrea Ferrara<br />

FUOR ASSE<br />

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