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ICF Giugno e Luglio 2017

ICF - Rivista dell'Industria Chimica e Farmaceutica è la rivista di Interprogetti che, oltre ad offrire un quadro esaustivo sullo stato dell'arte dei due settori di riferimento, rappresenta uno strumento di lavoro qualificato, attraverso una presentazione completa dell'innovazione tecnologica ad essi dedicata.

ICF - Rivista dell'Industria Chimica e Farmaceutica è la rivista di Interprogetti che, oltre ad offrire un quadro esaustivo sullo stato dell'arte dei due settori di riferimento, rappresenta uno strumento di lavoro qualificato, attraverso una presentazione completa dell'innovazione tecnologica ad essi dedicata.

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Filtrazione<br />

Contenitore dei<br />

filtri Plug&Purify<br />

migliora l’ambiente di lavoro e il livello<br />

di sostenibilità. In particolare vengono<br />

raggiunti i seguenti obiettivi: riduzione<br />

del consumo di carbone attivo del 60%;<br />

nessuna produzione di rifiuto da carbone<br />

attivo; recupero del carbone esaurito;<br />

semplificazione impiantistica; riduzione<br />

complessiva dei costi.<br />

Una veduta<br />

aerea dello<br />

stabilimento<br />

di Legnago,<br />

il più grande<br />

in Italia per<br />

la riattivazione<br />

del carbone<br />

granulare<br />

esausto<br />

del vino e delle bibite; oppure per necessità<br />

produttive, ad esempio per conseguire<br />

la trasparenza dell’aceto nei<br />

sottaceti; o ancora per la preparazione<br />

di basi e additivi privi di colore.<br />

In particolare, nel settore enologico il<br />

carbone attivo viene utilizzato nella fase<br />

di chiarifica come decolorante di vini<br />

bianchi e rossi. Inoltre, trova impiego<br />

nella decolorazione del succo d’uva, poi<br />

usato come base zuccherina per la produzione<br />

degli altri succhi di frutta.<br />

I prodotti alimentari richiedono elevata<br />

stabilità nel tempo: il trattamento con<br />

carbone attivo permette di ridurre la degradazione<br />

eliminando impurità e precursori<br />

d’invecchiamento, come ad esempio<br />

la variazione del colore. Tipico<br />

l’utilizzo del carbone attivo nella produzione<br />

di sciroppi di glucosio per la decolorazione,<br />

l’adsorbimento dei precursori<br />

di colore e ossidazione (polifenoli), la<br />

deodorizzazione e il miglioramento delle<br />

caratteristiche organolettiche.<br />

Determinante anche il contributo del<br />

carbone attivo nell’ottenimento della<br />

massima purezza del prodotto. Esso ri-<br />

muove infatti sostanze indesiderate,<br />

come tossine e pesticidi. Viene utilizzato<br />

per produzioni ultra-pure in ambito<br />

alimentare e nutraceutico, per<br />

esempio amminoacidi e caffeina, oltre<br />

che per la purificazione senza aggiunta<br />

di sostanze chimiche.<br />

Un caso applicativo riguarda il succo<br />

di mela, nella cui produzione il carbone<br />

attivo può essere impiegato per la decolorazione<br />

e la purificazione, attraverso<br />

l’adsorbimento della tossina patulina<br />

e dei pesticidi.<br />

Nel caso degli integratori alimentari a<br />

base di amminoacidi, inoltre, il carbone<br />

attivo viene impiegato per la purificazione<br />

dopo idrolisi acida della Cistina<br />

e della Cisteina, per la decolorazione<br />

dopo fermentazione della L-Treonina e<br />

per la purificazione dopo sintesi della<br />

Metionina.<br />

Più sostenibile se granulare<br />

La purificazione con carbone attivo in<br />

forma granulare è più sostenibile rispetto<br />

a quella con carbone attivo in<br />

polvere, prevedendo minori costi e minor<br />

impiego del prodotto. In particolare,<br />

la forma granulare consente la riattivazione<br />

del carbone, completando il<br />

suo ciclo di vita.<br />

Il passaggio al carbone attivo granulare<br />

prevede uno studio di fattibilità tecnico/economica<br />

(test di laboratorio), una<br />

prova industriale con impianto pilota<br />

Plug&Purify di Chemviron e il co-design<br />

del processo produttivo definitivo.<br />

I risultati ottenuti corrispondono a una<br />

maggiore competitività dell’utente, che<br />

aumenta la capacità produttiva, eleva<br />

la qualità e la costanza dei processi,<br />

Riattivazione strategica<br />

per la potabilizzazione<br />

Il carbone attivo, che trova una delle<br />

principali applicazioni nella potabilizzazione,<br />

è un prodotto inerte che migliora<br />

le caratteristiche chimiche e organolettiche<br />

senza formazione di<br />

sottoprodotti.<br />

Verso la fine degli anni ‘80 è diventata<br />

necessaria la filtrazione dell’acqua, principalmente<br />

per rimuovere i pesticidi.<br />

Inizialmente in molti impianti si è utilizzato<br />

il carbone in polvere, che però<br />

comportava problemi di stoccaggio, di<br />

dosabilità e di produzione di fanghi.<br />

Gradualmente il carbone granulare ha<br />

sostituito quello in polvere perché non<br />

porta alla produzione di fanghi, consente<br />

di riattivare il carbone e riduce i<br />

costi complessivi.<br />

Oggi si stima che il carbone attivo installato<br />

in Italia sia pari a 30.000 m³.<br />

Tanto più che, negli anni, anche grazie<br />

all’affinamento delle tecniche analitiche,<br />

sono stati rilevati – oltre ai noti<br />

pesticidi, idrocarburi e solventi – altri<br />

composti quali ormoni, antibiotici,<br />

Cloro Fluoro Carburi (CFC), droghe, PFAS<br />

(sostanze perfluoro alchiliche), mercurio<br />

ecc. Queste problematiche possono<br />

essere affrontate mediante prove di laboratorio<br />

o pilota, per esempio con filtri<br />

mobili, e utilizzando carboni attivi di<br />

diversa natura e grado di attivazione,<br />

allo scopo di identificare quello più performante<br />

nell’adsorbimento dell’inquinante<br />

in esame.<br />

La riattivazione diventa così un’operazione<br />

strategica per la sostenibilità della<br />

potabilizzazione, riducendo il costo<br />

e il consumo della materia prima. l

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