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Il Venerdi di Repubblica Luglio 2017

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ITALIA societàinchiestepoliticacronaca<br />

CRONACHE<br />

PROVINCIALI<br />

DANIELA<br />

D’ANTONIO<br />

cronacheprovinciali@<br />

repubblica.it<br />

PALERMO<br />

<strong>Il</strong> prete pedofilo<br />

torna a <strong>di</strong>re messa<br />

Nel 2014 è stato incarcerato<br />

all’Ucciardone, a pochi passi<br />

dalla chiesa <strong>di</strong> Santa Lucia, dove per<br />

anni ha celebrato messe, matrimoni e<br />

funerali. Era accusato <strong>di</strong> pedofilia don<br />

Paolo Turturro, 67 anni, e per questo è<br />

stato condannato ma oggi nel Borgo<br />

della pace –una comunità che ha<br />

fondato nelle campagne <strong>di</strong> Baucina, in<br />

provincia <strong>di</strong> Palermo – il sacerdote <strong>di</strong>ce<br />

regolarmente messa. Come se niente<br />

fosse. Dopo tre anni <strong>di</strong> carcere e un<br />

periodo trascorso in un santuario<br />

isolato, il prete vive qui, dove le sue<br />

giornate scorrono placide: <strong>di</strong>pinge,<br />

scrive pensieri e poesie, che pubblica<br />

sul sito Dipingi la pace o invia alla sua<br />

corposa mailing list ma, soprattutto, vive<br />

in una struttura frequentata da numerosi<br />

ragazzini, molti figli <strong>di</strong> immigrati<br />

giovanissimi, come i due <strong>di</strong> cui ha<br />

abusato quasi vent’anni fa. Accuse<br />

confermate in Cassazione. La pena<br />

mite, poco più <strong>di</strong> un anno, è dovuta<br />

infatti solo a un cavillo: il sacerdote era<br />

accusato <strong>di</strong> aver baciato un ragazzino<br />

(reato per cui è stato in galera) e <strong>di</strong><br />

averne violentato un altro. Accusa<br />

gravissima, quest’ultima, ma prescritta<br />

perché gli avvocati Ninni Reina e<br />

Vincenzo Gervasi hanno <strong>di</strong>mostrato che<br />

il crimine contestato era sì avvenuto ma<br />

nel 1999 e non nel 2000, come<br />

sosteneva l’accusa e che, dunque, la<br />

condanna era fuori tempo massimo.<br />

Colpe non abbastanza gravi per il<br />

Vaticano. Nonostante la condanna in<br />

Cassazione, Don Turturro non è mai<br />

stato sospeso e a chi gli chiede un<br />

commento sulla sua vicenda, come si<br />

legge sulle pagine <strong>di</strong> <strong>Repubblica</strong><br />

Palermo, il sacerdote <strong>di</strong>ce: «Dio è<br />

perdono e nessuno si è scandalizzato<br />

per il mio ritorno».<br />

CATTIVISSIMO<br />

SPAMMING:<br />

SE LO CANCELLI<br />

SI MOLTIPLICA<br />

<strong>di</strong> Salvatore Tropea<br />

È l’ultima frontiera della pubblicità via<br />

email: provando a uscire dalla mailing<br />

list, senza volerlo, l’utente conferma<br />

<strong>di</strong> esistere. Unica salvezza, i filtri<br />

iete torturati dallo spam?<br />

Provate e riprovate a cancellarvi<br />

dalla mailing list <strong>di</strong> chi<br />

S<br />

vuole vendervi “creme miracolose”<br />

ma non ci riuscite e, anzi, va<br />

sempre peggio? Mettetevi l’anima in<br />

pace: significa che siete caduti nell’ultima<br />

trappola architettata da chi trasforma<br />

la comunicazione in una forma <strong>di</strong><br />

sopraffazione: ogni volta che tentate <strong>di</strong><br />

cancellarvi, infatti, senza saperlo state<br />

dando conferma che il vostro in<strong>di</strong>rizzo<br />

email è “vivo” e utilizzato. Così il link sul<br />

quale cliccate con insistenza non soltanto<br />

non blocca lo spam, ma ad<strong>di</strong>rittura<br />

lo alimenta.<br />

<strong>Il</strong> problema non è <strong>di</strong> poco conto. In<br />

Italia esistono più caselle<br />

email che abitanti: ben 71<br />

milioni gli in<strong>di</strong>rizzi utilizzati<br />

regolarmente (dati<br />

della ricerca Email Marketing<br />

Experience Report<br />

GETTYIMAGES<br />

2016), mentre sono quasi un miliardo i<br />

messaggi che gli italiani ricevono ogni<br />

giorno. A questi si aggiungono 240 milioni<br />

<strong>di</strong> messaggi commerciali via email.<br />

Lo spamming può avere <strong>di</strong>versi scopi,<br />

dalla pubblicità – <strong>di</strong> prodotti o iniziative<br />

– alla truffa, spesso con la richiesta<br />

<strong>di</strong> denaro o dati personali. Difficile,<br />

però, contrastarlo, anche perché spesso<br />

ce<strong>di</strong>amo a terzi, senza troppo pensarci,<br />

i nostri recapiti.<br />

<strong>Il</strong> Garante per la Protezione dei dati<br />

personali nel 2015 ha pubblicato un<br />

vademecum su come <strong>di</strong>fendersi. Intanto,<br />

le aziende devono sempre informare<br />

il consumatore sull’uso che farà dei suoi<br />

dati: li utilizzerà solo per inviare la propria<br />

pubblicità? O li cederà a terzi, ad<br />

altre imprese (che inizieranno a bombardarvi<br />

<strong>di</strong> annunci via mail e <strong>di</strong> telefonate)?<br />

Sia che stiate firmando un<br />

contratto assicurativo, o acquistando<br />

una cucina, bisogna «prestare sempre la<br />

massima attenzione, soprattutto quando<br />

ci si trova <strong>di</strong> fronte a più caselle da<br />

spuntare», spiega il vice questore aggiunto<br />

Ivano Gabrielli, a capo del Centro<br />

nazionale anticrimine informatico per<br />

la protezione delle infrastrutture critiche.<br />

La prima casella, infatti, è il consenso<br />

al trattamento dei dati – che è sempre<br />

revocabile –, ma «bisogna leggere con<br />

molta attenzione la seconda o in alcuni<br />

casi anche la terza casellina» sottolinea<br />

Gabrielli «perché lì spesso si nasconde<br />

l’autorizzazione a cedere a terzi il nostro<br />

contatto».<br />

E quel link fasullo per cancellarsi che<br />

rimanda a pagine inesistenti o <strong>di</strong> errore?<br />

In realtà, conferma Gabrielli, «cliccando<br />

su quel link state mandando un<br />

messaggio involontario: state <strong>di</strong>cendo<br />

al mittente che il vostro in<strong>di</strong>rizzo email<br />

è attivo, funzionante», pronto per essere<br />

invaso da altre offerte. In questo caso<br />

l’unica soluzione – oltre alle segnalazioni<br />

al Garante e alla Polizia postale – è<br />

«mettere l’in<strong>di</strong>rizzo nel filtro anti-spam,<br />

che resta attualmente uno degli strumenti<br />

più idonei e sicuri<br />

per proteggersi». In Italia<br />

gli utenti che hanno attivato<br />

l’anti-spam sono più<br />

<strong>di</strong> 22 milioni: tanti, ma<br />

non tutti.<br />

38 . IL VENERDÌ . 14 LUGLIO <strong>2017</strong>

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