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tecnologiapsicologianaturame<strong>di</strong>cina SCIENZE<br />
ALAMY / IPA<br />
NATURA<br />
ROSSELLA SLEITER<br />
Salvia bella e facile:<br />
mettetela in giar<strong>di</strong>no<br />
(ma in padella no)<br />
è <strong>di</strong> che perdersi nel vasto mondo delle salvie<br />
C’ da fiore, tutte americane. Comunque<br />
le scegliate, avrete gran<strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfazioni. Facili,<br />
senza pretese, accettano qualsiasi tipo <strong>di</strong> terreno,<br />
si accontentano <strong>di</strong> acqua moderata, sopportano il sole<br />
e l’ombra leggera, si possono moltiplicare <strong>di</strong>videndone<br />
il cespo interrato o riseminare facilmente appena finisce<br />
l’inverno. Rappresentano l’arricchimento <strong>di</strong> qualsiasi<br />
bordura fiorita dove si mescolino ogni tipo <strong>di</strong> fiori da noi<br />
amati, dalle ortensie agli agapanti, dai gigli ai tulipani<br />
e alle rose. Tanto per citare la più famosa ecco<br />
la Salvia splendens, originaria del Brasile, cespugliosa,<br />
vigorosa, dal fiore rosso che rallegra da luglio ad ottobre<br />
qualunque aiuola, qualsiasi balcone. Ma ce n’è una<br />
che più <strong>di</strong> altre fa al caso nostro, sia in vaso che in terra,<br />
e che per il colore meno aggressivo del rosso,<br />
si accompagna meglio al resto delle coltivazioni.<br />
È la Salvia farinacea <strong>di</strong> origini messicane<br />
(nella foto) che si è naturalizzata anche in Texas<br />
e nell’Oklahoma ed è approdata in Europa con successo.<br />
Erbacea perenne, d’inverno va tagliata fino alla base,<br />
certi però che ributterà a primavera, alta circa 70<br />
centimetri, riempiendo <strong>di</strong> foglie ver<strong>di</strong>, lunghe e strette,<br />
non vellutate come molte altre salvie (e purtroppo non da<br />
cucina come la nostra salvia ) da cui spunteranno spighe<br />
blu violaceo molto decorative. Se avete uno spicchio<br />
<strong>di</strong> giar<strong>di</strong>no da riempire, un vaso vuoto da riutilizzare,<br />
con la Salvia farinacea risolverete facilmente e al meglio<br />
ogni problema. Se invece non avete da rime<strong>di</strong>are<br />
a qualche errore, ma volete il massimo anche dalla salvia,<br />
cercate l’incrocio tra la farinacea e la longispicata: In<strong>di</strong>go<br />
Spires è il suo nome e i nostri vivaisti la conoscono e la<br />
<strong>di</strong>stribuiscono. Più alta, più vistosa, potrebbe essere<br />
la prima pianta su<br />
cui, lentamente,<br />
aggiungendo<br />
a piacere altre<br />
essenze, vi<br />
troverete ad avere<br />
una bordura<br />
mista all’inglese,<br />
bella come quelle<br />
che si vedono<br />
nelle fotografie.<br />
I SOTTO I GHIACCI I<br />
LA VIVACE PREISTORIA<br />
DELLA NORVEGIA<br />
<strong>Il</strong> cambiamento climatico ha fatto nascere un nuovo tipo<br />
<strong>di</strong> archeologia, detta “glaciale”, che stu<strong>di</strong>a i reperti emersi<br />
dai ghiacci in fusione: come Oetzi, l’uomo <strong>di</strong> cinquemila<br />
anni fa, il cui corpo fu scoperto nel 1991 su un<br />
ghiacciaio fra Italia e Austria. Le ultime ricerche gettano<br />
nuova luce sulla civilizzazione della Scan<strong>di</strong>navia.<br />
«Le conche piene <strong>di</strong> neve gelata sono freezer naturali,<br />
che, svuotandosi, stanno restituendo<br />
oggetti <strong>di</strong> popoli noma<strong>di</strong> <strong>di</strong> cui<br />
abbiamo poche notizie» <strong>di</strong>ce l’archeologo<br />
Lars Holger Pilo. Per esempio,<br />
sul grande altopiano <strong>di</strong> Hardangervidda,<br />
in Norvegia, sono stati trovati<br />
manufatti vecchi <strong>di</strong> millenni, come<br />
graffiti (nella foto), una scarpa<br />
dell’età del Bronzo, coeva quin<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />
Oetzi, un più recente bastone da passeggio con iscrizioni<br />
runiche, pettini d’osso e attrezzi per catturare le renne.<br />
«L’analisi degli isotopi e del Dna mostrano che pettini<br />
simili, risalenti a perio<strong>di</strong> fra l’età del Ferro e il Me<strong>di</strong>oevo,<br />
ritrovati in Inghilterra, Francia, Germania e Polonia<br />
erano stati fabbricati con le renne <strong>di</strong> Hardangervidda»<br />
aggiunge l’archeologo Christopher Prescott, dell’Istituto<br />
Norvegese <strong>di</strong> Roma. «Questo rivela che le montagne e gli<br />
altopiani scan<strong>di</strong>navi erano un mondo non isolato ma, al<br />
contrario, connesso con il resto d’Europa». (al.sa.)<br />
I RICERCA I<br />
UN VELENO DI SERPENTE<br />
PER CURARE IL RENE<br />
<strong>Il</strong> veleno del mamba verde (Dendroaspis angusticeps) è<br />
tra i più pericolosi del mondo, ma contiene una proteina<br />
che riuscirebbe a frenare la progressione del rene policistico.<br />
Questa malattia genetica causa la formazione <strong>di</strong><br />
cisti che compromettono la funzionalità dell’organo,<br />
finché <strong>di</strong>venta inevitabile sottoporsi a <strong>di</strong>alisi e trapianto.<br />
Nicolas Gilles, dell’Università <strong>di</strong> Paris-Saclay, è il coor<strong>di</strong>natore<br />
dello stu<strong>di</strong>o che ha analizzato l’azione della<br />
mambaquaretin-1 su sei topi per 99 giorni; ad altrettanti<br />
animali, come controllo, è stata iniettata una soluzione<br />
salina. A fine trattamento, nei topi “avvelenati” sono <strong>di</strong>minuiti<br />
numero e grandezza delle cisti (rispettivamente<br />
del 33 e del 47 per cento), e non è emersa alcuna tossicità.<br />
La mambaquaretin-1 si lega ai recettori della vasopressina<br />
localizzati sulla superficie delle cellule renali, e così<br />
facendo blocca l’azione <strong>di</strong> molecole coinvolte nello sviluppo<br />
della malattia. Ora si passerà alla sperimentazione<br />
sull’uomo.<br />
(martina saporiti)<br />
14 LUGLIO <strong>2017</strong> . IL VENERDÌ . 53