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Il Venerdi di Repubblica Luglio 2017

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tecnologiapsicologianaturame<strong>di</strong>cina SCIENZE<br />

ALAMY / IPA<br />

NATURA<br />

ROSSELLA SLEITER<br />

Salvia bella e facile:<br />

mettetela in giar<strong>di</strong>no<br />

(ma in padella no)<br />

è <strong>di</strong> che perdersi nel vasto mondo delle salvie<br />

C’ da fiore, tutte americane. Comunque<br />

le scegliate, avrete gran<strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfazioni. Facili,<br />

senza pretese, accettano qualsiasi tipo <strong>di</strong> terreno,<br />

si accontentano <strong>di</strong> acqua moderata, sopportano il sole<br />

e l’ombra leggera, si possono moltiplicare <strong>di</strong>videndone<br />

il cespo interrato o riseminare facilmente appena finisce<br />

l’inverno. Rappresentano l’arricchimento <strong>di</strong> qualsiasi<br />

bordura fiorita dove si mescolino ogni tipo <strong>di</strong> fiori da noi<br />

amati, dalle ortensie agli agapanti, dai gigli ai tulipani<br />

e alle rose. Tanto per citare la più famosa ecco<br />

la Salvia splendens, originaria del Brasile, cespugliosa,<br />

vigorosa, dal fiore rosso che rallegra da luglio ad ottobre<br />

qualunque aiuola, qualsiasi balcone. Ma ce n’è una<br />

che più <strong>di</strong> altre fa al caso nostro, sia in vaso che in terra,<br />

e che per il colore meno aggressivo del rosso,<br />

si accompagna meglio al resto delle coltivazioni.<br />

È la Salvia farinacea <strong>di</strong> origini messicane<br />

(nella foto) che si è naturalizzata anche in Texas<br />

e nell’Oklahoma ed è approdata in Europa con successo.<br />

Erbacea perenne, d’inverno va tagliata fino alla base,<br />

certi però che ributterà a primavera, alta circa 70<br />

centimetri, riempiendo <strong>di</strong> foglie ver<strong>di</strong>, lunghe e strette,<br />

non vellutate come molte altre salvie (e purtroppo non da<br />

cucina come la nostra salvia ) da cui spunteranno spighe<br />

blu violaceo molto decorative. Se avete uno spicchio<br />

<strong>di</strong> giar<strong>di</strong>no da riempire, un vaso vuoto da riutilizzare,<br />

con la Salvia farinacea risolverete facilmente e al meglio<br />

ogni problema. Se invece non avete da rime<strong>di</strong>are<br />

a qualche errore, ma volete il massimo anche dalla salvia,<br />

cercate l’incrocio tra la farinacea e la longispicata: In<strong>di</strong>go<br />

Spires è il suo nome e i nostri vivaisti la conoscono e la<br />

<strong>di</strong>stribuiscono. Più alta, più vistosa, potrebbe essere<br />

la prima pianta su<br />

cui, lentamente,<br />

aggiungendo<br />

a piacere altre<br />

essenze, vi<br />

troverete ad avere<br />

una bordura<br />

mista all’inglese,<br />

bella come quelle<br />

che si vedono<br />

nelle fotografie.<br />

I SOTTO I GHIACCI I<br />

LA VIVACE PREISTORIA<br />

DELLA NORVEGIA<br />

<strong>Il</strong> cambiamento climatico ha fatto nascere un nuovo tipo<br />

<strong>di</strong> archeologia, detta “glaciale”, che stu<strong>di</strong>a i reperti emersi<br />

dai ghiacci in fusione: come Oetzi, l’uomo <strong>di</strong> cinquemila<br />

anni fa, il cui corpo fu scoperto nel 1991 su un<br />

ghiacciaio fra Italia e Austria. Le ultime ricerche gettano<br />

nuova luce sulla civilizzazione della Scan<strong>di</strong>navia.<br />

«Le conche piene <strong>di</strong> neve gelata sono freezer naturali,<br />

che, svuotandosi, stanno restituendo<br />

oggetti <strong>di</strong> popoli noma<strong>di</strong> <strong>di</strong> cui<br />

abbiamo poche notizie» <strong>di</strong>ce l’archeologo<br />

Lars Holger Pilo. Per esempio,<br />

sul grande altopiano <strong>di</strong> Hardangervidda,<br />

in Norvegia, sono stati trovati<br />

manufatti vecchi <strong>di</strong> millenni, come<br />

graffiti (nella foto), una scarpa<br />

dell’età del Bronzo, coeva quin<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

Oetzi, un più recente bastone da passeggio con iscrizioni<br />

runiche, pettini d’osso e attrezzi per catturare le renne.<br />

«L’analisi degli isotopi e del Dna mostrano che pettini<br />

simili, risalenti a perio<strong>di</strong> fra l’età del Ferro e il Me<strong>di</strong>oevo,<br />

ritrovati in Inghilterra, Francia, Germania e Polonia<br />

erano stati fabbricati con le renne <strong>di</strong> Hardangervidda»<br />

aggiunge l’archeologo Christopher Prescott, dell’Istituto<br />

Norvegese <strong>di</strong> Roma. «Questo rivela che le montagne e gli<br />

altopiani scan<strong>di</strong>navi erano un mondo non isolato ma, al<br />

contrario, connesso con il resto d’Europa». (al.sa.)<br />

I RICERCA I<br />

UN VELENO DI SERPENTE<br />

PER CURARE IL RENE<br />

<strong>Il</strong> veleno del mamba verde (Dendroaspis angusticeps) è<br />

tra i più pericolosi del mondo, ma contiene una proteina<br />

che riuscirebbe a frenare la progressione del rene policistico.<br />

Questa malattia genetica causa la formazione <strong>di</strong><br />

cisti che compromettono la funzionalità dell’organo,<br />

finché <strong>di</strong>venta inevitabile sottoporsi a <strong>di</strong>alisi e trapianto.<br />

Nicolas Gilles, dell’Università <strong>di</strong> Paris-Saclay, è il coor<strong>di</strong>natore<br />

dello stu<strong>di</strong>o che ha analizzato l’azione della<br />

mambaquaretin-1 su sei topi per 99 giorni; ad altrettanti<br />

animali, come controllo, è stata iniettata una soluzione<br />

salina. A fine trattamento, nei topi “avvelenati” sono <strong>di</strong>minuiti<br />

numero e grandezza delle cisti (rispettivamente<br />

del 33 e del 47 per cento), e non è emersa alcuna tossicità.<br />

La mambaquaretin-1 si lega ai recettori della vasopressina<br />

localizzati sulla superficie delle cellule renali, e così<br />

facendo blocca l’azione <strong>di</strong> molecole coinvolte nello sviluppo<br />

della malattia. Ora si passerà alla sperimentazione<br />

sull’uomo.<br />

(martina saporiti)<br />

14 LUGLIO <strong>2017</strong> . IL VENERDÌ . 53

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