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Il Venerdi di Repubblica Luglio 2017

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libriartearchitetturafumettifotografia CULTURA<br />

ORA D’ARTE<br />

NOME TOMASO COGNOME MONTANARI<br />

LA STREET ART<br />

CHE PROFANA<br />

LA LEGGE<br />

DEL MERCATO<br />

er secoli, per millenni, l’arte<br />

ha reso più belle le nostre<br />

P città. Ha lavorato nello spazio<br />

pubblico, anzi lo ha creato.<br />

Lo ha reso una palestra civile: cioè un<br />

luogo dove tutti potevano <strong>di</strong>ventare “citta<strong>di</strong>ni”,<br />

con un po’ <strong>di</strong> esercizio.<br />

E oggi? Oggi è più <strong>di</strong>fficile. L’arte la<br />

pensiamo chiusa nei musei, o nelle case<br />

dei ricchi. O prigioniera della industria<br />

delle Gran<strong>di</strong> Mostre a pagamento. Addormentata,<br />

asservita: alla catena. Anche se<br />

a una catena d’oro.<br />

Ma può succedere ancora <strong>di</strong> camminare<br />

per strada imbattendosi nell’opera<br />

<strong>di</strong> un artista. Un’opera capace <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>ficare<br />

il tuo umore, <strong>di</strong> far cambiare verso<br />

alla tua giornata. Di mo<strong>di</strong>ficare lo spazio<br />

della città: <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>ficarne i rapporti <strong>di</strong><br />

forza, a favore <strong>di</strong> chi forza non ha.<br />

È il caso <strong>di</strong> quest’opera <strong>di</strong> Ludo. Uno<br />

writer, un artista <strong>di</strong> strada. <strong>Il</strong> suo nome<br />

completo è Ludovic Verhnet. Ha circa<br />

trent’anni, è nato nelle periferie <strong>di</strong> Parigi<br />

e ha stu<strong>di</strong>ato arte a Milano. E oggi strade<br />

<strong>di</strong> tutto il mondo (anche qualcuna in Italia,<br />

anche <strong>di</strong>etro al Colosseo) hanno cambiato<br />

faccia grazie al fatto che i loro muri<br />

hanno incontrato la sua arte. Ma Ludo<br />

non <strong>di</strong>pinge solo i muri, usa anche i cartelloni<br />

pubblicitari: come nel caso <strong>di</strong><br />

quest’opera, realizzata a Parigi nel 2010.<br />

Prendere il più commerciale dei luoghi<br />

e cambiargli segno è quasi un sacrilegio.<br />

Una profanazione della legge del<br />

mercato: lo strumento che serve a non<br />

fare pensare e a creare bisogni inesistenti<br />

(la pubblicità) <strong>di</strong>venta qualcosa che<br />

serve a pensare e a mettere una <strong>di</strong>stanza<br />

critica tra noi e i consumi. Una città che<br />

ritorna a formare citta<strong>di</strong>ni, e non solo<br />

consumatori.<br />

In questo caso Ludo usa un linguaggio<br />

che tutti possono capire. I caratteri e la<br />

grafica <strong>di</strong> un notissimo marchio italiano<br />

<strong>di</strong> moda che gioca da sempre sui colori<br />

servono a <strong>di</strong>re che è “uscito” un nuovo<br />

colore. Non il verde, ma (grazie ad un<br />

gioco <strong>di</strong> parole intraducibile dall’inglese)<br />

il colore dell’avi<strong>di</strong>tà, vera regina del mondo.<br />

L’avi<strong>di</strong>tà che promana dai prodotti <strong>di</strong><br />

un mercato che non si cura delle con<strong>di</strong>zioni<br />

<strong>di</strong> vita dei lavoratori e dell’ambiente.<br />

E in questo caso il riferimento è alla<br />

produzione industriale <strong>di</strong> ananas in barattolo,<br />

secondo Ludo (e non solo) così<br />

insostenibile e bieca da far prendere al<br />

frutto l’aspetto <strong>di</strong> un teschio.<br />

E poi c’è qualcosa che Ludo ha imparato<br />

dai gran<strong>di</strong> artisti del Barocco: il<br />

confine dell’opera è infranto, e il verde<br />

dell’avi<strong>di</strong>tà (e dei dollari) cola oltre la<br />

cornice. E invade il mondo: il nostro<br />

mondo.<br />

Ludo<br />

Greed is the new color, 2010<br />

Parigi<br />

14 LUGLIO <strong>2017</strong> . IL VENERDÌ . 91

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