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libriartearchitetturafumettifotografia CULTURA<br />
ORA D’ARTE<br />
NOME TOMASO COGNOME MONTANARI<br />
LA STREET ART<br />
CHE PROFANA<br />
LA LEGGE<br />
DEL MERCATO<br />
er secoli, per millenni, l’arte<br />
ha reso più belle le nostre<br />
P città. Ha lavorato nello spazio<br />
pubblico, anzi lo ha creato.<br />
Lo ha reso una palestra civile: cioè un<br />
luogo dove tutti potevano <strong>di</strong>ventare “citta<strong>di</strong>ni”,<br />
con un po’ <strong>di</strong> esercizio.<br />
E oggi? Oggi è più <strong>di</strong>fficile. L’arte la<br />
pensiamo chiusa nei musei, o nelle case<br />
dei ricchi. O prigioniera della industria<br />
delle Gran<strong>di</strong> Mostre a pagamento. Addormentata,<br />
asservita: alla catena. Anche se<br />
a una catena d’oro.<br />
Ma può succedere ancora <strong>di</strong> camminare<br />
per strada imbattendosi nell’opera<br />
<strong>di</strong> un artista. Un’opera capace <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>ficare<br />
il tuo umore, <strong>di</strong> far cambiare verso<br />
alla tua giornata. Di mo<strong>di</strong>ficare lo spazio<br />
della città: <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>ficarne i rapporti <strong>di</strong><br />
forza, a favore <strong>di</strong> chi forza non ha.<br />
È il caso <strong>di</strong> quest’opera <strong>di</strong> Ludo. Uno<br />
writer, un artista <strong>di</strong> strada. <strong>Il</strong> suo nome<br />
completo è Ludovic Verhnet. Ha circa<br />
trent’anni, è nato nelle periferie <strong>di</strong> Parigi<br />
e ha stu<strong>di</strong>ato arte a Milano. E oggi strade<br />
<strong>di</strong> tutto il mondo (anche qualcuna in Italia,<br />
anche <strong>di</strong>etro al Colosseo) hanno cambiato<br />
faccia grazie al fatto che i loro muri<br />
hanno incontrato la sua arte. Ma Ludo<br />
non <strong>di</strong>pinge solo i muri, usa anche i cartelloni<br />
pubblicitari: come nel caso <strong>di</strong><br />
quest’opera, realizzata a Parigi nel 2010.<br />
Prendere il più commerciale dei luoghi<br />
e cambiargli segno è quasi un sacrilegio.<br />
Una profanazione della legge del<br />
mercato: lo strumento che serve a non<br />
fare pensare e a creare bisogni inesistenti<br />
(la pubblicità) <strong>di</strong>venta qualcosa che<br />
serve a pensare e a mettere una <strong>di</strong>stanza<br />
critica tra noi e i consumi. Una città che<br />
ritorna a formare citta<strong>di</strong>ni, e non solo<br />
consumatori.<br />
In questo caso Ludo usa un linguaggio<br />
che tutti possono capire. I caratteri e la<br />
grafica <strong>di</strong> un notissimo marchio italiano<br />
<strong>di</strong> moda che gioca da sempre sui colori<br />
servono a <strong>di</strong>re che è “uscito” un nuovo<br />
colore. Non il verde, ma (grazie ad un<br />
gioco <strong>di</strong> parole intraducibile dall’inglese)<br />
il colore dell’avi<strong>di</strong>tà, vera regina del mondo.<br />
L’avi<strong>di</strong>tà che promana dai prodotti <strong>di</strong><br />
un mercato che non si cura delle con<strong>di</strong>zioni<br />
<strong>di</strong> vita dei lavoratori e dell’ambiente.<br />
E in questo caso il riferimento è alla<br />
produzione industriale <strong>di</strong> ananas in barattolo,<br />
secondo Ludo (e non solo) così<br />
insostenibile e bieca da far prendere al<br />
frutto l’aspetto <strong>di</strong> un teschio.<br />
E poi c’è qualcosa che Ludo ha imparato<br />
dai gran<strong>di</strong> artisti del Barocco: il<br />
confine dell’opera è infranto, e il verde<br />
dell’avi<strong>di</strong>tà (e dei dollari) cola oltre la<br />
cornice. E invade il mondo: il nostro<br />
mondo.<br />
Ludo<br />
Greed is the new color, 2010<br />
Parigi<br />
14 LUGLIO <strong>2017</strong> . IL VENERDÌ . 91