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Il Venerdi di Repubblica Luglio 2017

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libriartearchitetturafumettifotografia CULTURA<br />

OLYCOM<br />

LIBRI DI IERI<br />

PAOLO MAURI<br />

Quando Salgari<br />

faceva la bohème<br />

a Grissinopoli<br />

er tutti La Bohème è una celebre<br />

P opera <strong>di</strong> Puccini: non tutti però<br />

ricordano che il libretto si deve a<br />

Giacosa e <strong>Il</strong>lica, che a loro volta si<br />

ispirarono a un romanzo del 1851 <strong>di</strong> Henri<br />

Murger, Scene della vita <strong>di</strong> bohème. Agli<br />

inizi del Novecento Emilio Salgari (che<br />

cita Murger) pubblica da Bemporad un<br />

racconto autobiografico (il suo primo e<br />

unico) intitolato La bohème italiana, in cui<br />

mette in scena un gruppo <strong>di</strong> artisti<br />

assolutamente squattrinati ma intenzionati<br />

a far baldoria a costo <strong>di</strong> impegnare i<br />

pochi abiti che hanno addosso. Siamo a<br />

Grissinopoli, cioè a Torino, dove Salgari è<br />

approdato lasciando la<br />

natia Verona e dove ha<br />

passato un’esistenza<br />

grama scrivendo<br />

montagne <strong>di</strong> libri senza<br />

mai liberarsi dai<br />

problemi economici.<br />

Emilio Salgari,<br />

il più celebre<br />

autore italiano<br />

<strong>di</strong> romanzi<br />

d’avventura,<br />

morì suicida<br />

a Torino nel 1911,<br />

a 49 anni<br />

La bohème italiana,<br />

oggi riproposta da<br />

Elliot, è un documento<br />

interessante più per la<br />

biografia dell’autore<br />

che per la letteratura.<br />

Gli artisti scapigliati<br />

inseguono i loro sogni<br />

con quel poco <strong>di</strong> ebbrezza che riesce a<br />

dar loro il vino o qualche casalingo<br />

liquore. Da Torino il gruppo, una sorta <strong>di</strong><br />

comune, si sposta in campagna, in una<br />

casa detta Topaia, dove occorre molta<br />

fantasia per imban<strong>di</strong>re un pranzo senza<br />

un quattrino. L’umorismo è lieve<br />

e quando il freddo incombe si brucia<br />

tutto, anche le se<strong>di</strong>e. Due anni dopo<br />

l’uscita <strong>di</strong> questo racconto giocoso,<br />

l’autore <strong>di</strong> Sandokan, oppresso<br />

dai debiti, si suicidava, mentre<br />

l’o<strong>di</strong>ata Grissinopoli festeggiava i<br />

cinquant’anni dell’Unità d’Italia.<br />

I A SANGUE FREDDO I<br />

INDAGINE SU DUE ASSASSINI<br />

AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO<br />

Antesignano <strong>di</strong> un genere che troverà in A sangue freddo <strong>di</strong> Truman<br />

Capote la sua consacrazione, Compulsion <strong>di</strong> Meyer Levin ricostruisce,<br />

con nomi fittizi, il celeberrimo caso Leopold e Loeb, che tanto<br />

scandalo e sconcerto creò nell’America degli anni Venti, destando<br />

grande attenzione dei me<strong>di</strong>a e coinvolgendo come mai prima l’opinione<br />

pubblica, tanto da essere definito allora il delitto del secolo.<br />

Artie Strauss e Judah Steiner Jr., ricchi <strong>di</strong>ciottenni del South<br />

Side <strong>di</strong> Chicago, studenti <strong>di</strong> legge eccezionalmente brillanti, nel<br />

1924 uccidono senza movente apparente un quattor<strong>di</strong>cenne della<br />

loro stessa comunità. <strong>Il</strong> reporter Sid Silver<br />

(alter ego dell’autore), all’epoca anch’egli<br />

studente e giornalista incaricato <strong>di</strong> seguire<br />

il caso, ripercorre a trent’anni <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza i<br />

giorni in cui si consumò l’omici<strong>di</strong>o e quelli<br />

del processo, che clamorosamente portò i<br />

due assassini alla condanna del carcere a<br />

vita, sottraendoli alla pena capitale.<br />

Amato da James Ellroy, che lo annovera<br />

tra i suoi romanzi preferiti («un affresco<br />

magistrale della Chicago anni Venti, [...] una<br />

gran<strong>di</strong>osa epopea psicologica»), a quasi 50<br />

anni dalla sua unica pubblicazione italiana<br />

(Mursia 1959, col titolo Gli ossessi) questo<br />

imper<strong>di</strong>bile e seminale esempio <strong>di</strong> non fiction<br />

novel conserva, grazie anche alla necessaria<br />

nuova traduzione <strong>di</strong> Gianni Pannofino,<br />

l’attualità tipica delle gran<strong>di</strong> storie. <strong>Il</strong><br />

COMPULSION<br />

Meyer Levin<br />

Traduzione <strong>di</strong><br />

Gianni Pannofino<br />

Adelphi<br />

pp. 580<br />

euro 28<br />

maniacale lavoro <strong>di</strong> ricostruzione <strong>di</strong> Levin – mutatosi in uno scarno<br />

realismo che con lo stesso Ellroy abbiamo imparato a definire hard<br />

boiled, e riversato sui pensieri, le opinioni e le azioni <strong>di</strong> tutti i personaggi<br />

della vicenda, dai protagonisti ai loro familiari, ai reporter,<br />

agli avvocati, agli psicoanalisti – ne fa un romanzo d’introspezione<br />

psicologica, ma anche un racconto sociale, su temi che continuano<br />

ad alimentare il <strong>di</strong>battito culturale e civile: la pena <strong>di</strong> morte, l’identità<br />

sessuale, la violenza fine a se stessa, l’insondabilità del comportamento<br />

umano.<br />

(marco <strong>di</strong> marco)<br />

ABORISMI<br />

ACHILLE<br />

BONITO OLIVA<br />

La critica<br />

parla<br />

alle spalle<br />

dell’arte<br />

14 LUGLIO <strong>2017</strong> . IL VENERDÌ . 85

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