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Il Venerdi di Repubblica Luglio 2017

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DOLCEVITA<br />

<strong>di</strong> Angelo Carotenuto<br />

Un film racconterà i magnifici<br />

nemici, eretici del campo da tennis.<br />

Rivali, opposti e uguali, uniti<br />

per sempre dall’epica finale<br />

a Wimbledon il 5 luglio 1980<br />

lle sei e un<strong>di</strong>ci minuti del pomeriggio,<br />

ora <strong>di</strong> Londra, il 5<br />

A luglio 1980, Björn Borg si inginocchiò<br />

sul prato <strong>di</strong> Wimbledon<br />

per festeggiare il titolo come già aveva<br />

fatto l’anno prima, l’altro ancora, e pure i<br />

due avanti a quelli. John McEnroe invece<br />

mise il broncio e uscì dal campo da sconfitto,<br />

sapendo che nessuno<br />

avrebbe mai più <strong>di</strong>menticato<br />

ciò che aveva visto, e che quando<br />

ci si scontra a quel modo<br />

con un avversario, si rimane<br />

uniti per sempre. «Sono stato<br />

tre ore e cinquantatré minuti<br />

senza fare la pipì» scrisse<br />

Gianni Clerici. Ora la partita<br />

più famosa <strong>di</strong> tutti i tempi finisce<br />

al cinema, forse per riscattare<br />

la convinzione secondo<br />

cui è impossibile fare un bel<br />

film sul tennis. L’erba alta non<br />

più <strong>di</strong> otto millimetri, le fragole<br />

con la panna, l’obbligo <strong>di</strong><br />

vestirsi <strong>di</strong> bianco, le code not-<br />

IN QUESTE PAGINE,<br />

SVERRIR GUDNASON<br />

(BJÖRN BORG) E SHIA<br />

LABEOUF (JOHN<br />

MCENROE) IN BORG/<br />

MCENROE, DAL 9<br />

NOVEMBRE AL CINEMA,<br />

DISTRIBUITO<br />

DA LUCKY RED<br />

turne per un biglietto, e poi quei due: il<br />

biondo con i capelli lunghi, l’americano<br />

tutto riccioli e nervi. La rivalità più accesa<br />

e celebre <strong>di</strong> questo sport splen<strong>di</strong>do e <strong>di</strong>abolico,<br />

che siamo chiamati a giocare prima<br />

che su un campo dentro la nostra testa.<br />

Due teste più <strong>di</strong>stanti <strong>di</strong> queste non<br />

sono mai esistite nello sport. Due menti,<br />

due stili <strong>di</strong> gioco, due storie. In<br />

sostanza due archetipi. <strong>Il</strong> conflitto<br />

perfetto, deve aver pensato<br />

trentasette anni dopo Janus<br />

Metz Pedersen, il danese al<br />

quale tempo fa hanno affidato<br />

la <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> un episo<strong>di</strong>o della<br />

seconda stagione <strong>di</strong> True<br />

Detective, adesso regista<br />

dell’atteso Borg/McEnroe, in<br />

uscita in Italia il 9 novembre.<br />

Sverrir Gudnason è nei panni<br />

<strong>di</strong> Borg, il ragazzo dai gesti<br />

polari, glaciale, <strong>di</strong>stante, inalterabile.<br />

La parte <strong>di</strong> McEnroe è<br />

per Shia LaBeouf, non meno<br />

estremo nella vita del<br />

BORG-MCENROE IL L<br />

74 . IL VENERDÌ . 14 LUGLIO <strong>2017</strong>

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