Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
La Toscana - Anno 5 - Numero 9 - Ottobre 2017- Registrazione Tribunale di Firenze n. 5905 del 6-2-2013 - Iscriz. Roc. 23227. E 1. Poste Italiane SpA Spedizione in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 (conv.in L 27/02/2004 n°46) art.1 comma 1 C1/F
2 3
Sommario ottobre 2017<br />
6 Una Finestra sul Giappone a Palazzo Coppini<br />
8 Firenze nascosta: il Canto alla Quarconia<br />
9 Un libro di Aldo Fittante per la tutela delle eccellenze italiane<br />
10 La mostra del pittore Andrea Alfani alla Galleria Gadarte<br />
12 Il Masgalano del maestro orafo Paolo Penko<br />
14 La varietà dei cromatismi dell’artista Roberto Corradori<br />
15 L’alone mistico delle opere del maestro Enrico Fornaini<br />
16 Moving Gallery: dal 2016 per favorire la cooperazione artistica<br />
18 A Palazzo Strozzi, Arte a Firenze nella seconda metà del Cinquecento<br />
20 In Mugello a scuola d’intaglio thailandese<br />
21 Benessere e relax alla Fattoria I Ricci di Rostolena<br />
22 A Palazzo Coveri i cartoni murali di Antonio Giuseppe Santagata<br />
24 Un’opera scultorea di Lea Monetti ispira una nuova fragranza<br />
26 La collettiva degli artisti di Toscana Cultura all’Auditorium al Duomo<br />
27 Natura e cultura nelle opere dell’artista cinese Hao Yang Sun<br />
28 Luciano Manara: genio e sarcasmo nelle opere di un artista atipico<br />
29 Gli artisti del Gruppo Soffici per il Festival Suoni e Colori della Toscana<br />
31 Le digisculture di Andrea Tirinnanzi invadono il quartiere del Pignone<br />
30 Temi naturalistici e figure femminili nelle opere di Elena Gheri<br />
32 La prima edizione del Premio Claudio Cavallini “Kevo”<br />
33 La “vita nuova” delle creazioni di Mario Mannini alla Firenze Art Gallery<br />
34 Innovazione e creatività al Ristorante Miseria e Nobiltà di Vicchio<br />
36 Luciano Selvi sedotto dal fascino della fotografia<br />
37 Le tradizioni delle isole Kerkennah nelle foto di Silvano Silvia<br />
38 Sandra Ceccarelli: la parola...alle immagini<br />
41 Il realismo permeato di memorie della pittrice Joanna Southcote Aston<br />
42 La personale del maestro cinese Lin Mao all’Archivio di Stato di Firenze<br />
46 Le geniali creazioni del designer Maurizio Balducci a Firenze<br />
48 Bagni di vini: dialogo fra cultura e enogastronomia<br />
49 La Fondazione Foemina per la prevenzione e la cura dell’endometriosi<br />
50 Arte contemporanea e enogastronomia alla Villa Le Pancore di Vorno<br />
51 Arte del vino: le varie espressioni del Chianti<br />
52 Intervista al dottor Marco Lepori sull’agopuntura riflessogena<br />
54 Passaggi: la strepitosa mostra di Paola e Paolo Staccioli a Scandicci<br />
58 Spazio360Firenze mecenate per la promozione dell’arte contemporanea<br />
59 Sfaccettature fiorentine: il quartiere delle Cure e la storia del “toni”<br />
60 Enzo Faraoni: Firenze piange la scomparsa di un grande artista<br />
62 Davanti alla collina di Fiesole, nella casa-studio di Grazia Tomberli<br />
Maison<br />
Giulia Carla<br />
Cecchi<br />
Trasformazione di un solo<br />
kimono bianco giapponese<br />
originale antico in tre abiti<br />
“europei” di grande importanza, coniugando<br />
inventiva, originalità, professionalità,<br />
tradizione e classe. Da<br />
questo connubio nascono le seguenti<br />
creazioni:<br />
1. Abito da sposa bianco, invernale,<br />
completamente intarsiato e trapuntato<br />
a onde a formare la grande<br />
gonna asimmetrica con strascico.<br />
Acconciatura di leggerissimi fiori<br />
ecosostenibili.<br />
2. Abito da sera più giacca giocata sul<br />
bianco e nero con gonna a grandi<br />
balze<br />
3. Abito da sera, monospalla, con tagli<br />
sbiechi evidenziati dal pizzo e<br />
mini-giacca con rouches<br />
Periodico di attualità, arte e cultura<br />
dell'Associazione Toscana Cultura<br />
Registrazione Tribunale di Firenze<br />
n. 5905 del 6 - 2 - 2013<br />
lscriz. Roc. 23227<br />
C.F. e P. IVA 06314920486<br />
Anno 5 - Numero 9<br />
Ottobre 2017<br />
Poste Italiane SpA<br />
Spedizione in Abbonamento<br />
Postale D.L. 353/2003 (conv. in L<br />
27/02/2004 n, 46)<br />
art.1 comma 1 C1/FI<br />
Redazione:<br />
Via Valdichiana, 42 - 50127 Firenze<br />
Tel. 055 9336468<br />
toscanacultura@gmail.com<br />
redazione@toscanacultura.it<br />
amministrazione@pec.toscanacultura.it<br />
www.toscanacultura.it<br />
Grafica e impaginazione:<br />
Stefania Venuti<br />
Stampa:<br />
Nova ArtiGrafiche srl<br />
50058 Signa (Fi)<br />
Direttore responsabile:<br />
Fabrizio Borghini<br />
fabrizio.borghini@toscanacultura.it<br />
Vice direttore:<br />
Daniela Pronestì<br />
Capo redattore:<br />
Maria Grazia Dainelli<br />
Segretaria di redazione:<br />
Chiara Scali<br />
chiara.scali@toscanacultura.it<br />
Coordinamento editoriale:<br />
Lucia Raveggi<br />
lucia.raveggi@toscanacultura.it<br />
Facebook:<br />
La Toscana - Periodico di attualità, arte<br />
e cultura<br />
Testi:<br />
Giorgia Armellini<br />
Gianluca Barni<br />
Paolo Bini<br />
Fabrizio Borghini<br />
Rosa Canfora<br />
Jacopo Celona<br />
Francesco Civita<br />
Maria Grazia Dainelli<br />
Daniele Di Stefano<br />
Gabriella Gentilini<br />
Annalisa Ignesti<br />
Sandra Lucarelli<br />
Francesco Mariani<br />
Amedeo Menci<br />
Elisabetta Mereu<br />
Anita Norcini Tosi<br />
Elena Maria Petrini<br />
Daniela Pronestì<br />
Barbara Santoro<br />
Irene Silvia<br />
Michele Taccetti<br />
Anita Valentini<br />
Foto:<br />
Alessandro Bornaghi<br />
Piero Campioni<br />
Sandra Ceccarelli<br />
Francesco Civita<br />
Anna Collavo<br />
Maria Grazia Dainelli<br />
Francesco Mauro<br />
Maurizio Mattei<br />
Amedeo Menci<br />
Elisabetta Mereu<br />
Carlo Midollini<br />
Elena Maria Petrini<br />
Enrico Ramerini<br />
Roberto Ristori<br />
Luciano Selvi<br />
Silvano Silvia<br />
Andrea Ungar<br />
Riccardo Verdiani<br />
In copertina e nella pagina:<br />
La nuova galleria<br />
Florence Art Gallery<br />
www.florenceartgallery.com<br />
Presentati a Palazzo Pitti (Cortile<br />
dell’Ammannati) il 7 Giugno 2014<br />
in occasione della mostra Evoluzioni<br />
ed Emozioni (il kimono diventa moda),<br />
organizzata da Firenze Magnifico<br />
Club di Junko Fukui.<br />
Foto Alessandro Bornaghi<br />
Giulia Carla Cecchi<br />
Via Jacopo da Diacceto, 14<br />
50123 Firenze<br />
Showroom: Tel: 055284269<br />
Email: polacecchi@gmail.com<br />
4
Eventi in<br />
Toscana<br />
Una Finestra sul Giappone<br />
Quattordici lezioni per scoprirne cultura e tradizioni<br />
Dal 28 novembre a Palazzo Coppini, sede del Museo Fondazione Del Bianco<br />
Testo e foto di Francesco Civita<br />
Francesco Civita, ideatore e relatore del corso<br />
sulla cultura giapponese<br />
Ho sempre avuto una grande<br />
passione per il Giappone,<br />
fin da piccolo. Probabilmente<br />
per aver visto alla televisione (allora in<br />
bianco e nero) i film di Akira Kurosawa<br />
sull’epopea dei Samurai, che proprio<br />
agli inizi degli anni ’60 iniziavano ad essere<br />
trasmessi anche in Italia; oppure<br />
perché evidentemente c’era qualcosa<br />
d’altro, che tutt’oggi ancora non riesco<br />
a spiegarmi. Avevo sei anni quando per<br />
la prima volta vidi Il trono di sangue,<br />
l’opera che forse più mi ha affascinato,<br />
più degli splendidi I sette Samurai o<br />
Rashomon o La Fortezza nascosta, tutti<br />
con quell’incredibile talento di attore<br />
che fu Toshiro Mifune. Ancora oggi provo<br />
la stessa passione, forse più viva e<br />
più profonda, e dopo quarant’anni come<br />
studioso del Giappone e della sua<br />
cultura, della sua arte e della sua storia,<br />
ho deciso di condividerla, cercando<br />
di raccontare a tutti voi il mio pensiero<br />
e quanto ho appreso sul popolo giapponese,<br />
sul suo percorso millenario fino<br />
ad oggi, attraverso i miei studi con<br />
Fosco Maraini e i suoi indimenticati insegnamenti,<br />
i trent’anni e più di curatela<br />
della Sezione Giapponese in un museo<br />
unico in tutto il mondo, il Museo Stibbert;<br />
e ultimo ma non per questo meno<br />
importante il mio rapporto con la tradizione<br />
ed il carattere giapponese attraverso<br />
lo studio del Kendo, praticato per<br />
più di trent’anni. Il Giappone, questo arcipelago<br />
così lontano ma per certi versi<br />
anche così desiderato, è un esempio<br />
unico nella storia delle nazioni e dei popoli<br />
di questa nostra Terra. Mi piace citare<br />
le parole di Fosco, prese da uno dei<br />
suoi ultimi capolavori, Mandala, edito<br />
postumo nel 2006: «Il Giappone è una<br />
lezione di umiltà storica e nel contempo<br />
un potente radar focalizzato sugli intimi<br />
meccanismi dell’uomo e delle sue civiltà.<br />
Osservando attentamente il Giappone<br />
impariamo non solo a conoscere<br />
una parte del mondo o una cultura a noi<br />
poco familiari, ma apprendiamo anche<br />
qualcosa su noi stessi». Giappone: non<br />
si accettano compromessi, o lo si ama<br />
o lo si detesta… oppure… produce un<br />
sentimento particolare fatto di attrazione<br />
e avversione nello stesso tempo. Comunque<br />
sia, non lo si può ignorare, in<br />
un caso o nell’altro. Ma allora, mi chiedo,<br />
anche questo sentimento di attrazione-avversione<br />
non è forse una sorta<br />
di amore? Ho parlato con tante persone<br />
occidentali che vi hanno vissuto per<br />
qualche tempo o per una vita intera, e<br />
tutti, nessuno escluso, mi hanno parlato<br />
di un sentimento contrastante, viscerale,<br />
profondissimo, nei confronti<br />
del Giappone e del suo popolo: si parla<br />
tanto del “Mal d’Africa”, ma si può ben<br />
parlare anche di un “Mal del Giappone”.<br />
Una volta visitato, non si può non provare<br />
il desiderio di rimanervi ancora un<br />
poco di più, magari anche solo una settimana<br />
in più… E non c’è niente da fare,<br />
perché una volta ritornati ai propri<br />
lidi, si pensa poco dopo di ritornarci sicuramente<br />
l’anno successivo, o anche<br />
prima… Perché? E già: perché? Ognuno<br />
di noi avrà una risposta, certamente<br />
diversa a seconda del proprio carattere<br />
o dei propri interessi; ma una cosa<br />
è certa: chi è stato “toccato” dal Giappone<br />
non può non ritornarci. E se vi ritorna,<br />
carico di pregiudizi o speranze,<br />
il più delle volte viene immancabilmente<br />
deluso, per poi accorgersi che forse<br />
per un paese come il Giappone, è meglio<br />
andarci e basta, senza immaginarsi<br />
nulla durante quelle interminabili ore<br />
di aereo. Magari quelle ore potrebbero<br />
servire a cancellare sulla propria lavagna<br />
immaginaria tutto ciò che vi avevate<br />
scritto e appuntato, su cosa fare,<br />
dove andare, cosa trovare…No, niente<br />
di tutto questo. E’ meglio cancellare tutte<br />
le scritte su quella lavagna e lasciarla<br />
pulita… Se poi sarà il caso, scriverci<br />
dopo, una volta “vissuto” il Giappone.<br />
Io, con poche e veloci parole cercherò<br />
di darvi delle risposte, le mie risposte.<br />
Tutto ciò che viene espresso dal Giappone<br />
è per me una grande emozione,<br />
fatta di mille colori, dal rosso più<br />
accesso fino ad arrivare al grigio più<br />
scuro, quasi nero, passando attraverso<br />
mille sfumature. Emozioni che sfociano<br />
anche in moltissimi casi anche in<br />
commozioni, pensando alla natura immensamente<br />
bella di quel paese, pensando<br />
al coraggio e alla dignità del suo<br />
popolo, alla sua distaccata presenza e<br />
compostezza. Stupore ed incredulità nel<br />
vedere anche la disciplina e la durezza,<br />
la tenace volontà, la regolarità giornaliera,<br />
la precisione, l’apparenza ingannevole,<br />
molto ingannevole specie ai<br />
nostri occhi occidentali, dei loro comportamenti,<br />
che è come uno scudo di<br />
cui forse si liberano una volta raggiunto<br />
il proprio “oku”, cioè il luogo più intimo,<br />
fisicamente, cioè nella propria casa<br />
e spiritualmente, quando, ad esempio,<br />
contemplando la bellezza della natura,<br />
ritrovano se stessi e la pace. Perché il<br />
loro rapporto con la natura è davvero<br />
speciale e straordinario; è un rapporto<br />
individuale e molto personale, che affascina<br />
noi occidentali, perché forse noi<br />
lo abbiamo dimenticato, nonostante le<br />
bellezze naturali che abbiamo in questo<br />
nostro emisfero; o meglio, forse noi ab-<br />
biamo perso il modo di osservare e di<br />
vivere la natura, compenetrarla e farla<br />
entrare in noi. Probabilmente perché<br />
noi abbiamo trovato altri modi, oppure<br />
forse anche perché siamo stati instradati<br />
in altro modo, lasciando la natura<br />
in una sorta di complementarietà nella<br />
nostra vita di tutti i giorni, il più delle<br />
volte la viviamo ignari della forza e<br />
dell’energia che essa può darci. Forse i<br />
giapponesi la vivono in maniera diversa,<br />
anzi certamente, ma sicuramente in<br />
modo estremamente personale, attraverso<br />
certi loro meccanismi che a noi<br />
possono sembrare misteriosi. Ma questo<br />
aspetto della cultura giapponese è<br />
solo uno dei tanti che ci attraggono e ci<br />
affascinano. Ma come spiegarli? Come<br />
esperto per l’Estremo Oriente presso la<br />
Fondazione Romualdo Del Bianco - Life<br />
Beyond Tourism e membro del Comitato<br />
Scientifico dell’Istituto Internazionale<br />
Life Beyond Tourism, e sapendo bene<br />
quanto sia difficile comprendere una<br />
cultura come quella giapponese, ho<br />
deciso di creare questo corso dal titolo<br />
Una Finestra sul Giappone: l’inizio<br />
di un viaggio per comprendere il fascino<br />
della sua cultura, che si terrà presso<br />
la sede della Fondazione, il Palazzo<br />
Coppini, storico palazzo fiorentino, pieno<br />
di storia e di testimonianze da tutto<br />
il mondo del grande lavoro della Fondazione,<br />
quale ponte fra le diverse culture<br />
nel rispetto delle proprie identità. È<br />
un corso che ha lo scopo di presentare<br />
gli aspetti noti e meno noti del popolo<br />
e della cultura del Giappone; verrà suddiviso<br />
in cinque moduli per un totale di<br />
quattordici lezioni. Il corso, dal carattere<br />
non accademico, è destinato a chiunque<br />
voglia conoscere ed approfondire<br />
la conoscenza di questa straordinaria<br />
cultura: studenti, professionisti, amatori<br />
e chiunque sia interessato a sapere<br />
qualcosa di più. Inizierà il 28 novembre<br />
prossimo e si terrà ogni martedì e giovedì<br />
dalle ore 17.00 alle 19.00 in Palazzo<br />
Coppini (via del Giglio 10) a Firenze.<br />
Nell’ambito dell’iniziativa I Mercoledì al Caffè,<br />
il 25 ottobre alle ore 17.00 al<br />
Caffè Astra al Duomo (via de’ Cerretani 56r)<br />
di Firenze, si terrà un incontro di presentazione<br />
sulla cultura giapponese.<br />
Ingresso libero<br />
Per informazioni:<br />
conferences@lifebeyondtourism.org<br />
6 UNA FINESTRA SUL GIAPPONE<br />
7
Firenze<br />
Nascosta<br />
Il Canto alla Quarconia<br />
Un angolo di Firenze per l’infanzia<br />
Testo e foto di Amedeo Menci<br />
Tabernacolo della Quarconia<br />
Pia Casa del Lavoro<br />
A<br />
Firenze, vengono detti “Canti”<br />
gli angoli formati dall’incrocio<br />
di due strade; punto di<br />
ritrovo dei fiorentini, vi sorgevano in<br />
passato logge e botteghe. Il Canto alla<br />
Quarconia è situato all’angolo tra via<br />
de’ Cerchi e via del Canto alla Quarconia.<br />
Il suo nome deriva dall’espressione<br />
“quare quoniam”, locuzione latina che<br />
aveva valore giuridico per indicare una<br />
sentenza di colpevolezza e di condanna<br />
(quare = per quale motivo, quoniam<br />
= perché). Con questa formula, iniziava<br />
il documento con il quale il Granduca<br />
Ferdinando II° istituì l’Ospizio della<br />
Quarconia. Realizzato come istituzione<br />
caritatevole nel 1650, in via dei Cimatori,<br />
da Ippolito Francini, amico del<br />
Granduca, costituì un ricovero per dare<br />
alloggio, vitto, protezione e istruzione a<br />
bambini orfani e vagabondi, che spesso<br />
versavano in pessime condizioni di vita.<br />
L’Istituto, detto anche Casa dei monellini,<br />
fu poi rinominato Ospizio di San<br />
Filippo Neri. La benefica attività di Ippolito<br />
Francini (che aveva in precedenza<br />
ospitato i bambini nella propria abitazione<br />
e poi nel chiasso Baroncelli, in un<br />
magazzino concesso dal cardinale Leopoldo<br />
de’ Medici) non cessò con la sua<br />
morte avvenuta per le ferite “da spada”<br />
riportate nel tentativo di portar pace<br />
fra due duellanti; poco prima di morire,<br />
raccomandò, infatti, i suoi “monellini”<br />
a due carissimi amici: il sacerdote<br />
Filippo Franci e Benedetto Salvi. Il suo<br />
desiderio fu rispettato: per concessione<br />
del Granduca fu aperto, in prossimità di<br />
Piazza della Signoria, il grande edificio<br />
detto “della Quarconia”, che divenne rifugio<br />
per poveri ragazzi di strada. Don<br />
Franci, della congregazione di San Filippo<br />
Neri, s’impegnò molto riorganizzando<br />
l’istituzione in tutte le sue attività e<br />
pose particolare attenzione all’igiene dei<br />
ragazzi con lo scopo di debellare, con un<br />
suo speciale unguento, la diffusa malattia<br />
della tigna. Con il passare del tempo,<br />
l’Istituto si trasformò in un riformatorio,<br />
forse il primo del quale si abbia conoscenza,<br />
che costituì un severo provvedimento<br />
disciplinare nei confronti dei<br />
ragazzi per le loro attività di accattonaggio,<br />
furto e vagabondaggio e per i loro<br />
comportamenti che causavano disturbo<br />
ai cittadini. I giovani venivano confinati,<br />
per meditare sulle proprie “colpe”,<br />
in otto piccole celle: non era solamente<br />
rieducazione spirituale quella a cui venivano<br />
sottoposti i monellini! L’istituto<br />
rimase aperto fino al 1766, anno della<br />
sua soppressione, quando i monellini<br />
vennero trasferiti nella Pia Casa di Lavoro<br />
di Montedomini situata tra via de’<br />
Malcontenti e via delle Casine. La presenza<br />
dell’orfanotrofio viene ricordata<br />
nel tabernacolo della Quarconia, dove<br />
è raffigurato San Filippo Neri che presenta<br />
i monelli alla Vergine Maria. Nella<br />
sede dell’Istituto, nel 1789, Gioacchino<br />
Cambiagi, sfidando le ingiunzioni del<br />
Granduca che ne chiedeva la demolizione,<br />
inaugurò il Teatro della Quarconia,<br />
luogo di divertimento popolare noto per<br />
le recite in vernacolo e per il debutto<br />
della maschera fiorentina di Stenterello.<br />
Nel 1840 il teatro venne acquistato<br />
dall’imprenditore Lucherini, che lo fece<br />
restaurare dall’architetto Vittorio Bellini<br />
che gli conferì l’aspetto attuale: cinque<br />
ordini di palchi e una pregevole scalinata<br />
neoclassica. Dopo l’annessione al<br />
Regno d’Italia divenne Teatro Nazionale,<br />
palcoscenico per commedie brillanti;<br />
nel dopoguerra si trasformò in Cinema<br />
Nazionale, chiuso nella seconda metà<br />
degli anni 80. Nel 2010, è stato deliberato<br />
dal Consiglio Comunale di Firenze il<br />
recupero di questo storico edificio.<br />
I libri del<br />
Mese<br />
Brand, Industrial Design e Made in Italy:<br />
una monografia del professor Aldo Fittante sulla<br />
tutela giuridica delle eccellenze italiane nel mondo<br />
di Fabrizio Borghini<br />
Aldo Fittante<br />
Brand, Industrial Design e Made<br />
in Italy: la tutela giuridica è<br />
una monografia di Aldo Fittante<br />
– edita da Giuffrè Editore 2017 – interamente<br />
dedicata alla tutela giuridica delle<br />
più elevate eccellenze del nostro paese<br />
e del Made in Italy. L’opera si propone<br />
di approfondire la disciplina nazionale e<br />
comunitaria in tema di marchio – quale<br />
tipico strumento di tutela del brand<br />
– nonché la normativa sui disegni e modelli,<br />
l’istituto giuridico specificamente<br />
dedicato dal legislatore alla protezione<br />
dell’industrial design. Dopo un approfondimento<br />
dedicato alla possibile protezione<br />
del design anche attraverso la<br />
protezione prevista dal diritto d’autore,<br />
viene dedicata una specifica sezione<br />
dell’opera ai valori e alla normativa<br />
in tema di Made in Italy, marchio evocativo<br />
di una qualità e di un’eccellenza<br />
uniche e che trovano nel design e nel<br />
brand la loro massima espressione.<br />
L’attuale rilevanza del mondo di internet<br />
viene approfondita in una nuova sezione<br />
dell’opera dedicata alla tutela giuridica<br />
della proprietà intellettuale nel web.<br />
L’opera si rivolge a quanti necessitino<br />
di uno strumento di consultazione agile<br />
e completo: non soltanto cultori della<br />
materia, quali giuristi, professionisti<br />
e studenti universitari che si approccino<br />
ai temi affrontati, ma anche imprese<br />
operanti nell’ampio contesto del Made<br />
in Italy. Il testo è aggiornato con le ultime<br />
riforme normative ed i più recenti<br />
interventi giurisprudenziali e comprende<br />
una breve rassegna giurisprudenziale<br />
ed una sintetica bibliografia.<br />
Docente in Diritto della Proprietà<br />
Industriale dell’Università degli<br />
Studi di Firenze e ricercatore<br />
a contratto presso la medesima Facoltà,<br />
avvocato in Firenze e Bruxelles, già<br />
membro della Commissione ministeriale<br />
per il recepimento della Direttiva Comunitaria<br />
n. 98/71/CE sulla protezione<br />
giuridica dei disegni e dei modelli e della<br />
Commissione costituita dal Ministero<br />
delle Attività Produttive per la redazione<br />
del Codice della Proprietà Industriale,<br />
già Consulente della Commissione<br />
Parlamentare di Inchiesta sui Fenomeni<br />
della Contraffazione e della Pirateria<br />
in Campo Commerciale istituita in seno<br />
alla Camera dei Deputati. È promotore<br />
di molti convegni e autore di numerose<br />
pubblicazioni scientifiche, articoli nelle<br />
riviste più prestigiose, saggi e monografie<br />
in materia, tra le quali il saggio<br />
La nuova tutela dell’industrial design<br />
(Milano, Giuffrè, 2002), il Commentario<br />
Il Codice della Proprietà Industriale<br />
(Padova, CEDAM, 2005) di Aldo Fittante,<br />
Massimo Scuffi, Mario Franzosi e<br />
la monografia Il marchio per la tutela<br />
e la valorizzazione dei prodotti agricoli<br />
e agroalimentari italiani. Il panorama<br />
dei finanziamenti regionali, nazionali<br />
e comunitari” (Edizioni Agricole de<br />
Il Sole 24 Ore, 2010) di Aldo Fittante<br />
e Nino Ferrelli. La monografia ha conseguito<br />
nella prima edizione riconoscimenti,<br />
quali: Segnalati Giubbe Rosse,<br />
con il patrocinio di Regione Toscana e<br />
Toscana Cultura; Medaglia Laurenziana<br />
conferita dall’Accademia Internazionale<br />
Medicea; Brand Made in Italy – ricerca<br />
e innovazione prospettive e scenari,<br />
Università degli Studi di Firenze; Premio<br />
Ulivo d’Oro; Premio Brigantino d’Oro<br />
(Girifalco – CZ).<br />
8 CANTO AL<strong>LA</strong> QUARCONIA<br />
ALDO FITTANTE 9
Anteprima<br />
Mostre<br />
Andrea Alfani<br />
Dal 17 al 30 novembre l’artista toscano sarà presente<br />
con i suoi dipinti alla galleria Gadarte di Firenze con<br />
una mostra intitolata Amor che intelligenza illumini<br />
di Anita Norcini Tosi / foto Piero Campioni<br />
Il percorso pittorico dell’artista Andrea Alfani<br />
si caratterizza per una evidente ricerca<br />
interiore: lo si può definire come<br />
ricerca “metastorica” dell’essenza del Sé.<br />
Sarà proprio il termine metastorico il filo<br />
di Arianna che si dipanerà fra le opere<br />
dell’artista. L’arte di Andrea Alfani si proietta<br />
verso l’Infinito di leopardiana memoria.<br />
Si avverte, leggendo i suoi quadri, come lui<br />
stesso si trovi nella condizione intima di<br />
andare oltre quella “siepe” che chiude l’orizzonte<br />
a chi non ha la sapienzialità di oltrepassare<br />
l’umano per il divino. Intuizione<br />
e fantasia sono le due qualità che operano<br />
nell’artista. Intuizione in quanto si lega<br />
all’Intelletto Dei, fantasia come luce intima,<br />
dato che la parola racchiude in sé la luce<br />
che vibra dentro ciascun uomo. Lo spettatore<br />
attento, che ammira le opere pittoriche<br />
di Alfani, ritrova il tratto dell’artista<br />
romantico e lui stesso si riconosce come<br />
poeta di quella corrente: nostalgia dell’Infinito<br />
nel finito, del divino nella Natura, di cui<br />
è strumento essenziale l’intuizione, sono<br />
le caratteristiche del movimento romantico.<br />
In questi suoi ultimi dipinti i colori sono<br />
Al di là dello scibile umano, 2016, olio su pannello telato, cm 50x70<br />
tenui, sfumati, quasi si confondono l’uno<br />
con l’altro e l’armonia concettuale del bianco<br />
offre una luce di spiritualità vissuta e<br />
sentita. La Natura, quale essenza di Dio, è<br />
presenza costante, avvolgente in tutti i dipinti<br />
dell’artista, ne è, infatti, la sua qualità<br />
spirituale. Lo spessore umano di Andrea<br />
Alfani si lega anche, in parte, alla materialità<br />
dell’oggi, ma inevitabilmente sente di essere<br />
sulla soglia che lo separa dall’Infinito.<br />
In lui si esprimono in maniera serena sia<br />
l’aspetto femminile sia l’aspetto maschile:<br />
è noto come in psicanalisi il maschile<br />
e il femminile di una persona devono essere<br />
in equilibrio per dare la giusta forma<br />
all’essere. Ecco, perciò, come la figura del<br />
ragazzo che si specchia nell’acqua (dipinto<br />
intitolato L’umano riflesso della divina bellezza)<br />
rappresenti l’umanità nel momento<br />
in cui si accinge al percorso di conoscenza<br />
del proprio “io” per superarne i limiti. Mentre<br />
la figura femminile del dipinto intitolato<br />
Al di là dello scibile umano vede una donna<br />
angelicata in primo piano, al principio della<br />
scalinata che porta a un castello di fantasia,<br />
la quale esprime colei che conduce<br />
lo spirito dell’uomo verso Dio. Nel quadro<br />
Riflessi d’armonia si può ammirare un giovane<br />
suonatore di chitarra immerso in una<br />
natura che offre l’occasione di accordare il<br />
suono al divino che è in ogni forma naturale.<br />
La musica è l’elemento fondante nella<br />
creazione dell’Universo; come non volgere<br />
il pensiero alla mistica pitagorica che riconosce<br />
nel numero l’accordo con le note<br />
musicali! Sette sono le note musicali, sette<br />
è il numero che esprime il tempo dell’uomo<br />
cioè il tempo in cui l’essere umano<br />
dipana la sua vita all’equilibrio con la coscienza<br />
cosmica. Il dipinto che Andrea Alfani<br />
ha realizzato dandogli il titolo I riflessi<br />
del tuo amore nella Senna vede la figura di<br />
una ragazza su un ponte parigino; la ragazza<br />
volge lo sguardo verso un punto indefinito,<br />
quasi volesse ricercare l’ignoto che<br />
vibra in ciascun essere umano come anelito<br />
di un mistico incontro. Il ponte assume<br />
il significato del mezzo che unisce l’umano<br />
con il divino, infatti l’artista invita l’osservatore<br />
a riflettere sulla capacità intellettiva<br />
che l’uomo possiede di creare nel proprio<br />
inconscio ponti che gli permettono di andare<br />
oltre l’umano. L’ineffabile sussurrare<br />
dell’acqua della vita è un quadro che invita<br />
ad una profonda meditazione, in quanto<br />
il ragazzo eremita seduto vicino ad una cascata<br />
offre la visione del perenne scorrere<br />
dell’acqua intesa come rinascita spirituale.<br />
L’acqua, la natura, sono in perfetta sintonia<br />
di luce, colore e movimento. Lo sguardo<br />
viene attratto dall’armonia dei colori<br />
lasciandosi pervadere da un senso di profonda<br />
pacatezza: la rinascita e il ritrovarsi<br />
dell’anima nella sua essenzialità è vivere<br />
pienamente la trasformazione interiore. Le<br />
opere pittoriche dell’artista Andrea Alfani<br />
posseggono nella loro capacità comunicativa<br />
la qualità di essere un ponte che invita<br />
ad attraversare la vita della materia per<br />
approdare a quella perfezione di forma che<br />
solo il divino possiede.<br />
I riflessi del tuo amore nella Senna, 2015,<br />
olio su pannello telato, cm 40x20<br />
Riflessi d’armonia, 2017,<br />
olio su pannello telato, cm 30x20<br />
L’ineffabile sussurrare dell’acqua della vita, 2017, olio su pannello telato, cm 50x70<br />
L’umano riflesso della divina bellezza, 2017, olio su pannello telato, cm 40x60<br />
Amor che intelligenza illumini<br />
Dal 17 al 30 novembre<br />
a cura di Anita Norcini Tosi<br />
Galleria Gadarte, Via Sant’Egidio 27/r, Firenze<br />
Inaugurazione venerdì 17 novembre ore 16.30<br />
Sabato 25 novembre alle ore 16.30 serata speciale: l’artista spiegherà ai presenti<br />
la sua poetica pittorica<br />
Orari e giorni: da martedì a sabato 15 -19 / domenica e lunedì 15 -18<br />
Per informazioni: www.gadarte.it / galleriagadarte@gmail.com<br />
055 2480333<br />
www.andreaalfani.it / alfani@andreaalfani.it<br />
+ 39 333 8583134<br />
10 ANDREA ALFANI<br />
ANDREA ALFANI 11
Eventi in<br />
Toscana<br />
Paolo Penko<br />
L’artista fiorentino realizza il<br />
Masgalano, un vero e proprio<br />
gioiello assegnato quest’anno<br />
alla Nobil Contrada dell’Oca<br />
di anita valentini / foto courtesy dell’artista<br />
Il Masgalano è il premio che a Siena<br />
viene annualmente assegnato alla<br />
Contrada la cui Comparsa risulta<br />
essere la migliore per eleganza, per dignità<br />
di portamento e per coordinazione<br />
nel corso dei cortei storici che precedono<br />
il Palio di luglio e di agosto. Il premio<br />
consiste solitamente o in un piatto<br />
d’argento (bacile), come da tradizione,<br />
o in una scultura e viene donato, di anno<br />
in anno, da enti pubblici e privati che<br />
operano nel territorio senese. Quest’anno<br />
il manufatto d’arte suntuaria è stato<br />
realizzato da Paolo Penko, maestro d’arte<br />
orafa, scultore e designer ed è stato<br />
offerto dal Lions Club Siena, in occasione<br />
del 60° anniversario del club senese<br />
e dei 100 anni del Lions International.<br />
Fiorentino di nascita e senese d’origine,<br />
l’artista è tornato alla tradizione nella<br />
scelta della forma per il Masgalano,<br />
che ha reso “unico” e di grande valore,<br />
dando a esso un aspetto scultoreo<br />
oltreché prezioso. La capacità artistica<br />
di Penko è riuscita a raccontare la filosofia<br />
del Lions, la storia della città e<br />
quella del Palio in tale oggetto-simbolo<br />
della festa, lavorando l’argento e i metalli<br />
che lo accompagnano. Gli stemmi<br />
in smalto del Comitato Amici del Palio,<br />
del Magistrato delle Contrade e del Comune<br />
di Siena danno un tocco di colore<br />
e di luce, potenziando gli elementi figurati.<br />
Al centro, si mostra a noi, in rilievo,<br />
lo stemma del Lions Club International<br />
che è reso a mo’ di classica effigie a<br />
protezione della città, la cui silhouette è<br />
sbalzata su una lastra che occupa parte<br />
del piatto. Il blu cobalto dello stemma<br />
rimanda al blu dorato delle perle di<br />
lapislazzulo, che chiudono nel bordo il<br />
piatto - ricordando i berberi - e che si<br />
alternano ai nomi incisi delle Contrade.<br />
Ogni dettaglio, anche il più piccolo,<br />
è stato lavorato come fosse un gioiello<br />
e a esso è stato attribuito uno specifico<br />
significato, che rimanda alla città e al<br />
connubio forte fra il Lions e Siena: «Ho<br />
cercato di dare significato a ogni parte<br />
del Masgalano, coniugando tradizione<br />
e modernità - commenta Penko -. Il<br />
mio è stato innanzitutto un atto d’amore<br />
per Siena. Ho posto al centro del piatto,<br />
partendo dallo stemma del Lions, dei<br />
cartigli incisi con frasi che propongono<br />
i motti del club committente, per ricordare<br />
che gli obiettivi del Lions senese<br />
sono a favore della città: i cartigli sono<br />
allocati sull’immagine che richiama<br />
i mattoni di Piazza del Campo e, quindi,<br />
emblematicamente, su tutta la città.<br />
Ad abbracciare Siena, lungo il bordo del<br />
piatto, vi sono i nomi delle Contrade».<br />
Quest’anno il Masgalano per il Palio<br />
2017 è stato vinto dalla Nobil Contrada<br />
dell’Oca ed è stato consegnato dal<br />
sindaco Bruno Valentini in Piazza del<br />
Campo, alla presenza delle autorità cittadine<br />
e delle rappresentanze contradaiole.<br />
PENKO BOTTEGA ORAFA ARTIGIANA<br />
Via F. Zannetti 14/16r - 50123<br />
Firenze ITALY<br />
www.paolopenko.com<br />
info@paolopenko.com<br />
+39 055 211661<br />
Paolo Penko, Francesco Cottini e Anita Valentini durante la presentazione del Masgalano nel<br />
Cortile del Podestà del Palazzo Pubblico<br />
12 PAOLO PENKO<br />
13
Ritratti<br />
d’artista<br />
Ritratti<br />
d’artista<br />
Roberto Carradori<br />
Uno stile all’insegna del colore<br />
Enrico Fornaini<br />
Immagini avvolte da un alone mistico<br />
di Gianluca Barni / Foto courtesy dell’artista<br />
di Sandra Lucarelli / foto courtesy dell’artista<br />
Relax a Lisbona<br />
Uno, nessuno e tanti altri. Come<br />
ognuno di noi, Roberto<br />
Carradori è stato ed è tutto e<br />
il contrario di tutto. Persona, non ancora<br />
personaggio (speriamo non lo diventi<br />
mai!), dalle mille sfaccettature, vede e<br />
percepisce laddove noi, spesso, vediamo,<br />
osserviamo, ma non percepiamo.<br />
Nato a Pistoia il 24 gennaio 1954, ha superato<br />
i 60 anni lui che di spirito ne dimostra<br />
almeno 20 di meno, nella città di<br />
Giano vive e lavora come medico anestesista,<br />
prima all’ormai dismesso, ma storico<br />
Ospedale del Ceppo poi nella sanità<br />
privata. Un hobby, quello della pittura,<br />
mai venuto meno, preso e lasciato a più<br />
Pistoiese, medico anestesista di<br />
professione; da molto tempo si<br />
esprime con l’arte pittorica, anche<br />
se con fasi alterne ma con grande<br />
professionalità, raggiungendo risultati<br />
eccellenti. Il punto di osservazione principale<br />
nei quadri di Carradori, è costituito<br />
dalla varietà di cromatismi, dai tagli d’immagine<br />
caratterizzato da uno stile che<br />
solitamente è tipico dell’obbiettivo fotografico.<br />
Il suo amore per la vitalità del<br />
colore, lo mette al servizio del tema sociale:<br />
la quotidianità come lotta del vivere,<br />
la sensibilità di chi vorrebbe cambiare<br />
gli eventi conscio di non poter risolvere i<br />
grandi problemi del mondo. Usa una forma<br />
d’arte che gli consente di far vedere<br />
ciò che spesso passa inosservato: composizioni<br />
geometrizzanti, un sofisticato e<br />
sintetico gioco di luci e colori, una scena<br />
silenziosa che sconfina dal quadro; un felice<br />
e necessario richiamo alla pittura statunitense.<br />
Uomo con cani, cm 90x60<br />
Il riposo, cm 120x80<br />
riprese. Da sempre affascinato dai colori,<br />
innamorato della pittura a olio, all’inizio la<br />
sua pittura era improntata all’astrattismo,<br />
poi man mano che le sue capacità nel disegno<br />
andavano migliorando, si è dedicato<br />
alla pittura figurativa. Carradori, ha<br />
iniziato a girare il mondo, ha incominciato<br />
a immortalare figure e figuri. Si è interessato<br />
alla persona, cercando di trovare<br />
la sublime imperfezione nella perfezione<br />
del Creato. Si è fermato a guardare e,<br />
sovente, ha percepito l’anima del prossimo,<br />
in special modo dei disagiati, di coloro<br />
che soffrono, dei disadattati, da qui è<br />
fluita la maggior parte delle sue opere pittoriche:<br />
scene di vita quotidiana, osservando<br />
la vita di strada come specchio<br />
delle vicende umane e sociali. In ogni<br />
quadro c’è dietro una storia e la racconta<br />
a chi è capace di ascoltarla visivamente.<br />
La personale d’esordio, nel 2013, ad<br />
Art Shop Gallery di Pistoia e successivamente,<br />
anche grazie al successo ottenuto<br />
dalla sua prima esposizione, la replica<br />
delle sue “Derive Urbane”, titolo della<br />
rassegna che si è tenuta a Palazzo Panciatichi,<br />
sede prestigiosa del Consiglio<br />
Regionale toscano. Quadri da ammirare,<br />
storie del quotidiano più disparato,<br />
d’Italia, d’Europa, dell’America centrale.<br />
Da seguire, da sentire, sino ad arrivare<br />
all’animo dell’autore.<br />
Corpi morbidi che hanno un che<br />
di delicato e sacrale, anche nella<br />
loro laicità. Donne come “Dee”,<br />
immerse in un tutto naturale ed armonico<br />
con un susseguirsi di effetti cromatici<br />
che liberano, in ogni particolare, una<br />
raffinata grazia compositiva. Ogni soggetto,<br />
persino il più piccolo, partecipa<br />
in combinate associazioni che integrano<br />
i vissuti. Un realismo integrativo ed<br />
integrante che vive e respira in fusioni<br />
e simbiosi con il tutto. La componente<br />
naturalistica, in Fornaini, è un elemento<br />
naturale, un luogo spirituale, in cui ogni<br />
“creatura”, sprigiona un lato angelico,<br />
un’aura complementare che “deterge”<br />
Nasce a San Giuliano Terme, Pisa,<br />
il 15 agosto 1944. All’età<br />
di diciotto anni si trasferisce<br />
a Firenze, dove frequenta la bottega<br />
dei maestri Annigoni e Stefanelli, imparando,<br />
tra le altre, le tecniche pittoriche<br />
dell’affresco, della tempera<br />
grassa, dell’acquerello, della pittura<br />
a olio. Nel 2015 ha festeggiato nella<br />
città di Pisa, dove vive e lavora come<br />
professionista, i suoi cinquanta anni di<br />
attività, con una mostra personale composta<br />
di oltre ottanta dipinti. Nella sua<br />
carriera professionale, le mostre personali<br />
(senza contare quelle collettive)<br />
sono state più di cinquanta, documentate<br />
nei giornali e nelle riviste del settore.<br />
Le sue opere sono state esposte<br />
presso gallerie private e raccolte museali<br />
a New York, Teheran, Roma, Firenze,<br />
Siena, Lucca, Milano e, tra le altre,<br />
anche presso il Museo del marmo di<br />
Carrara e nel Palazzo Ducale di Massa.<br />
Ha ritratto personaggi famosi come<br />
Madre Teresa di Calcutta, Rita Levi<br />
ogni immagine di una sua innata purezza.<br />
Maddalena, ritratta distesa, od in<br />
mezzo agli oggetti che hanno connotato<br />
la sua vita, non certo facile, non ha nulla<br />
di volgare, ma sprigiona una delicatezza<br />
infinita, che va ad espandersi nella<br />
memoria delle sue frequentazioni. Ogni<br />
elemento che la circonda, diventa iconico:<br />
il Volto Santo è il trait-d’union tra<br />
la terra ed il cielo, tra l’ombra del peccato<br />
di una meretrice e l’apice divino di<br />
un’apparente percezione d’amore che si<br />
trasforma in qualcosa di santo: un cuore<br />
sacro. Quando ci troviamo di fronte<br />
alla luce di Enrico, c’è sempre un’esclamazione<br />
di stupore, perché questa fa rimanere<br />
sospese le sue “creature “ tra la<br />
terra ed il cielo. La luce gioca una sorta<br />
di dimensione catartica, quando trasfigura<br />
le immagini immergendole in un<br />
alone mistico e purificatorio. Maddalena<br />
ci appare grandemente umana, come<br />
tutte le creazioni di Enrico Fornaini,<br />
nelle sue forme plastiche, quanto angeliche,<br />
travalica le miserie del mondo e<br />
si fa simbolo. Un pittore Enrico, che va<br />
dritto al cuore delle cose e non dimentica<br />
mai che, lo scheletro della vita, la sua<br />
spina dorsale, sono i sentimenti, delicati<br />
come il tocco di una piuma, implosivi<br />
come una sinfonia d’organo<br />
Montalcini, Eduardo de Filippo, conservando<br />
preziosi documenti autografati.<br />
Per l’ordine di Malta ha ritratto Fra Curcio<br />
Rubertini, Fra Paternò di Montelupo,<br />
ritratti questi presenti nelle raccolte<br />
di Napoli e Pisa. Nella sede di San Domenico<br />
è esposta una grande pala dedicata<br />
alla protettrice pisana dell’ordine.<br />
Enrico Fornaini ha dipinto grandi cicli<br />
di affreschi commissionati dai vescovi<br />
di Pisa, Lucca, Pescia, San Miniato<br />
e ha realizzato grandi pale d’altare e dipinti<br />
su tela collocati in chiese e palazzi<br />
civici. Per i privati ha affrescato soffitti<br />
con opere allegoriche di varie dimensioni.<br />
Nel suo studio insegna la tecnica<br />
dell’affresco (buon fresco) originale rinascimentale<br />
ad allievi italiani e stranieri.Il<br />
consorzio Pisa Ricerche e Divisione<br />
informatica ha prodotto un dvd riguardante<br />
un affresco dipinto in diretta dal<br />
pittore Fornaini.<br />
www.enricofornaini.com<br />
La Maddalena, olio su tavola, cm 120x100<br />
14 ROBERTO CARRADORI<br />
ENRICO FORNAINI 15
Eccellenze toscane<br />
in Cina<br />
A cura di<br />
Michele Taccetti<br />
Moving Gallery<br />
Un’associazione nata nel 2016 per favorire lo<br />
scambio culturale e la cooperazione artistica<br />
fra eccellenze e giovani promesse internazionali<br />
Moving Gallery è un’associazione<br />
nata nel 2016 su iniziativa<br />
del sottoscritto e di alcuni artisti<br />
che hanno partecipato con successo<br />
alla mostra organizzata a Shanghai<br />
nel giugno 2015 dalla società China<br />
2000 Srl, ed a cui hanno partecipato<br />
artisti contemporanei italiani, per<br />
lo più toscani. L’associazione è rivolta<br />
ad artisti emergenti provenienti da vari<br />
paesi del mondo e la mission principale<br />
è favorire lo scambio culturale e<br />
la cooperazione artistica fra eccellenze<br />
e giovani promesse internazionali.<br />
L’attività di Moving Gallery consiste<br />
nella promozione ed organizzazione di<br />
eventi e mostre nei vari paesi di origine<br />
degli associati, in modo che si<br />
possa creare anche una opportunità<br />
commerciale facilitata dallo scambio<br />
culturale fra i soci e dall’abbattimento<br />
delle barriere culturali che ne impediscono<br />
l’integrazione sociale, il dialogo<br />
e, di conseguenza, lo sviluppo commerciale.<br />
Nel 2016 Moving Gallery ha<br />
organizzato presso la sala del Basolato<br />
a Fiesole (Firenze) una mostra denominata<br />
Atmosfere a Confronto a cui<br />
hanno partecipato dieci artisti: cinque<br />
italiani e cinque cinesi. L’evento, patrocinato<br />
dalla Regione Toscana, dal Comune<br />
di Fiesole e dall’Associazione<br />
Lando Conti, ha rappresentato il lancio<br />
di Moving Gallery ed ha avuto un<br />
buon successo di stampa e presenze,<br />
nonostante sia stata organizzata in appena<br />
due mesi. La mostra ha coinvolto<br />
artisti cinesi per dare continuità all’evento<br />
di Shanghai dell’anno precedente<br />
e cementare i rapporti fra i due pae-<br />
si. Entrambi gli eventi sono stati resi<br />
possibili grazie ai rapporti commerciali<br />
intrattenuti con la Cina, da tre generazioni,<br />
dalla famiglia del sottoscritto e<br />
dalla società China 2000 Srl, con sede<br />
a Firenze e Shanghai. Proprio con una<br />
importante galleria/museo di Shanghai,<br />
in occasione dell’ultimo viaggio in Cina<br />
dei primi di settembre, è stato siglato<br />
un accordo di collaborazione per la<br />
cooperazione fra artisti e l’organizzazione<br />
di eventi sia in Cina che in Italia.<br />
Come primo passo di questa collaborazione<br />
Moving Gallery sarà presente alla<br />
Shanghai Art Fair dal 2 al 5 novembre<br />
2017 nello stand del partner con oltre<br />
220 mq di mostra e 40mq di area destinata<br />
alla vendita. Gli associati Moving<br />
Gallery potranno concorrere in via<br />
preferenziale e gratutitamente alla sele-<br />
L’evento espositivo organizzato a Shanghai nel 2015 dalla società China 2000<br />
Il taglio del nastro alla mostra di Shanghai<br />
Un momento dell’inaugurazione a Fiesole<br />
zione dei prodotti destinati alla vendita.<br />
L’associazione sta inoltre organizzando<br />
per i prossimi mesi un evento artistico<br />
su Firenze. Gli artisti che si associano<br />
a Moving Gallery potranno beneficiare<br />
di una serie di vantaggi quali: la vetrina<br />
online, una sede e partner in Cina, con<br />
mostra permanente, promozione, collaborazione<br />
e visibilità su riviste di settore.<br />
Inoltre Moving Gallery ha siglato<br />
accordi e convenzioni per agevolazioni<br />
agli associati quali: assistenza legale,<br />
assistenza contabile amministrativa,<br />
pubblicità sui media, finanza agevolata,<br />
logistica e trasporti. In un mondo pieno<br />
di divisioni, guerre e odio l’arte può essere<br />
uno strumento per unire i popoli e<br />
favorire il dialogo fra le diverse culture,<br />
ed in questo contesto Moving Gallery<br />
cerca di dare il suo contributo.<br />
Michele<br />
Taccetti<br />
Laureato in Scienze Politiche con una tesi sulla Cina, rappresenta la terza<br />
generazione della sua famiglia che opera con il grande paese asiatico.<br />
Questa attività è iniziata con il nonno Arnolfo nel 1946 e proseguita dal padre<br />
Ubaldo nel 1980. Dal 1995 assiste le aziende italiane interessate ad aprire il<br />
mercato cinese in vari settori merceologici ed in particolare per la promozione<br />
e vendita del Made in Toscana in Cina. Dal 1998 svolge attività di formazione in<br />
materia di Marketing ed Internazionalizzazione focus Cina ed è consulente per il<br />
Ministero dello Sviluppo Economico.<br />
Per info:<br />
michele.taccetti@china2000.it<br />
Moving Gallery<br />
Via Foggini 37/45 - 50142 Firenze<br />
movinggallery@hotmail.com<br />
Associazione Moving Gallery<br />
Uno scorcio della mostra Atmosfere a Confronto nella Sala del Basolato a Fiesole<br />
ECCELLENZE TOSCANE 17
Firenze<br />
Mostre<br />
Arte a Firenze nella seconda metà del Cinquecento<br />
A Palazzo Strozzi un confronto serrato tra “maniera moderna” e<br />
controriforma attraverso capolavori assoluti di Michelangelo, Pontormo,<br />
Rosso Fiorentino ed altri grandi maestri del tardo Rinascimento<br />
di Barbara Santoro / foto Enrico Ramerini - CGE<br />
Dal 21 settembre al 21 gennaio<br />
2018 Palazzo Strozzi ospita Il<br />
Cinquecento a Firenze, un’altra<br />
straordinaria mostra dedicata alla “maniera”<br />
fiorentina. E’ l’ultimo atto di una<br />
trilogia, a cura di Carlo Falciani e Antonio<br />
Natali, iniziata nel 2010 con Bronzino<br />
e proseguita nel 2014 con Pontormo<br />
e Rosso Fiorentino per raccontare un’epoca<br />
di straordinario splendore artistico<br />
e culturale, la stessa a cui s’ispirò la<br />
mostra che nel 1940 sancì l’inaugurazione<br />
del Palazzo come sede di grandi<br />
eventi espositivi. Il percorso ideato dai<br />
due curatori riunisce per la prima volta<br />
capolavori assoluti di Michelangelo,<br />
Andrea del Sarto, Pontormo, Rosso<br />
Fiorentino, Bronzino, Giambologna ed<br />
altri illustri maestri del tardo Rinascimento,<br />
in un confronto serrato tra “maniera<br />
moderna” e controriforma, sacro<br />
e profano. La Pietà di Luco di Andrea<br />
del Sarto e il Dio fluviale di Michelangelo<br />
accolgono i visitatori nella prima sala,<br />
proseguendo poi nella seconda sala<br />
con la visionaria Deposizione dalla croce<br />
di Rosso Fiorentino, l’allucinata Deposizione<br />
di Pontormo e il raffinato<br />
Cristo deposto di Bronzino. Un appassionante<br />
excursus attraverso tutto il<br />
XVI secolo, alternando opere di grandi<br />
maestri a quelle di artisti meno noti ma<br />
altrettanto rappresentativi di quest’ultima<br />
fase del Rinascimento. In mostra<br />
oltre settanta dipinti e sculture provenienti<br />
da musei internazionali e importanti<br />
collezioni private, per un totale di<br />
quarantuno artisti: fra questi, Giorgio<br />
Vasari, Michele Tosini, Alessandro Allori,<br />
Federico Zuccari, il Cigoli, Jacopo<br />
Zucchi, Giovanni Stradano, Girolamo<br />
Macchietti, Mirabello Cavalori, Michele<br />
di Ridolfo del Ghirlandaio, Jacopo Coppi,<br />
Maso da San Friano, Giovan Battista<br />
Naldini, Andrea Boscoli, Gregorio<br />
Pagani, il Poppi, Santi di Tito e Pietro<br />
Candido come pittori e Bartolomeo<br />
Ammannati, Benvenuto Cellini, Vincenzo<br />
Danti e Pietro Bernini come scultori.<br />
Numerose imponenti pale d’altare,<br />
abitualmente ospitate nelle chiese toscane<br />
e non solo, sono state sottoposte<br />
per l’occasione ad una campagna di<br />
restauri senza precedenti che le ha riportate<br />
allo splendore originario, grazie<br />
soprattutto al contributo dei Friends<br />
of Florence. La mostra è prodotta e organizzata<br />
da Fondazione Palazzo Strozzi<br />
con Arcidiocesi di Firenze, Direzione<br />
Centrale per l’Amministrazione del Fondo<br />
Edifici di Culto-Ministero dell’Interno,<br />
Soprintendenza Archeologia Belle<br />
Arti e Paesaggio per la città metropolitana<br />
di Firenze e per le province di<br />
Pistoia e Prato, con il supporto di Comune<br />
di Firenze, Camera di Commercio<br />
di Firenze, Associazione Partners Palazzo<br />
Strozzi e Regione Toscana, e con il<br />
contributo di Fondazione Cassa di Risparmio<br />
di Firenze. Main sponsor Gruppo<br />
Unipol. Ottimo il supporto dato da<br />
Moretti, Enel e Poste Italiane e da alcuni<br />
sponsor tecnici quali: Trenitalia, Ataf<br />
gestioni, Busitalia-Sita Nord, Feltrinelli,<br />
Ufficio turismo della Città metropolitana<br />
di Firenze, Toscana Aeroporti Spa, l’Unicoop<br />
Firenze, Firenze Parcheggi, Rinascente<br />
e Mercato Centrale. Main media<br />
partner la RAI. L’ufficio stampa è stato<br />
curato da Antonella Fiori e Lavinia Rinaldi.<br />
Main media partner la RAI. Catalogo<br />
edito da Mandragora.<br />
Un particolare delle opere che aprono il percorso espositivo: in primo piano il Dio fluviale di<br />
Michelangelo Buonarroti, sullo sfondo il Compianto su Cristo morto di Andrea Del Sarto<br />
Uno scorcio della seconda sala: a partire da sinistra, la Deposizione dalla croce di Rosso Fiorentino, la Deposizione<br />
di Pontormo e il Cristo deposto del Bronzino; in primo piano, Apollo e Giacinto di Benvenuto Cellini<br />
Il Cinquecento a Firenze “maniera moderna”<br />
e controriforma. Tra Michelangelo,<br />
Pontormo e Giamologna.<br />
21 settembre 2017 - 21 gennaio 2018<br />
A cura di Carlo Falciani e Antonio Natali<br />
Palazzo Strozzi (piazza Strozzi, Firenze)<br />
Tutti i giorni 10.00 - 20.00, giovedì<br />
10.00 - 23.00<br />
Michele di Ridolfo del Ghirlandaio, La Notte (1555-1565), olio su tavola, cm 135 x 196, Galleria<br />
Colonna, Roma<br />
Giambologna, Mercurio, bronzo, 1585, Kunsthistorisches<br />
Museum, Vienna<br />
www.palazzostrozzi.org<br />
Un particolare della sezione dedicata ad allegorie e miti: in primo piano, Fata Morgana di Giambologna<br />
e alla parete La Liberalità e la Ricchezza di Girolamo Macchietti<br />
18 IL CINQUECENTO A FIRENZE<br />
IL CINQUECENTO A FIRENZE 19
Cronache<br />
Mugellane<br />
A cura di<br />
Elisabetta Mereu<br />
Percorsi in<br />
Toscana<br />
A scuola di intaglio thailandese<br />
con Francesco Scravaglieri<br />
Per la prima volta in Mugello un corso di<br />
specializzazione con lo chef e maestro<br />
dell’antica arte di creare sculture con<br />
frutta e verdura<br />
di Elisabetta Mereu / foto www.lartedellintaglio.it<br />
Un anno fantastico per il Mugello<br />
e in particolare per Vicchio,<br />
in quanto paese natale di Giotto<br />
di cui si celebrano i 750 anni dalla<br />
nascita. Evento su cui ha ruotato una<br />
serie di importanti iniziative che hanno<br />
portato sulle colline di questo stupendo<br />
territorio in pieno fermento e continuo<br />
sviluppo eccellenze di caratura<br />
nazionale ed internazionale dell’ambito<br />
culturale, storico, artistico ma anche<br />
gastronomico. Proprio in questo settore<br />
c’è da segnalare l’arrivo nel mese<br />
di novembre di Francesco Scravaglieri,<br />
quotatissimo chef siciliano, nonché<br />
plurimedagliato maestro nell’Arte<br />
dell’Intaglio Thailandese di frutta e verdura.<br />
Uno dei dieci mestieri più antichi<br />
in quella nazione tanto da essere coeva<br />
del sopracitato pittore mugellano e<br />
che dal 1939 è stata addirittura introdotta<br />
nel programma scolastico in Thailandia.<br />
L’importanza delle decorazioni,<br />
questo è il nome del corso di specializzazione<br />
aperto ad intagliatori ed appassionati<br />
già esperti di tutta Italia, che<br />
Lo chef Francesco Scravaglieri<br />
Informazioni e contatti sul corso d’intaglio:<br />
+ 39 328 8879739 / info@lartedellintaglio.it<br />
Scravaglieri farà per la prima volta in<br />
Mugello, il 7 e 8 novembre, in località<br />
Piazzano, a pochi chilometri da Vicchio,<br />
presso la Fattoria Didattica Agriturismo<br />
Palazzo Vecchio, promotore dell’iniziativa<br />
insieme a Terre di Toscana Mugello,<br />
azienda di promozione del prodotto tipico<br />
del territorio, rappresentato da Stefano<br />
Caruana (di cui abbiamo parlato nel<br />
numero di giugno), che si può considerare<br />
il più abile realizzatore mugellano<br />
di sculture vegetali. «Le iscrizioni - dice<br />
Caruana - sono aperte fino alla prima<br />
settimana di novembre e per chi arriverà<br />
da lontano c’è la possibilità di soggiornare<br />
nello stesso agriturismo in cui<br />
si svolge il corso e degustare anche i<br />
prodotti freschi della fattoria. Al termine<br />
verrà rilasciato un attestato di specializzazione<br />
e le composizioni artistiche<br />
create nei due giorni di lavoro saranno<br />
esposte presso il Gran Disìo Bistrot,<br />
Osteria Il Galletto di Borgo San Lorenzo<br />
e Miseria e Nobiltà di Vicchio. Questa<br />
iniziativa - conclude Caruana - non<br />
ha un’importanza solo fine a se stessa<br />
ma rappresenta un’ulteriore possibilità<br />
di attrazione qui in Mugello che ogni<br />
anno di più si conferma come un catalizzatore<br />
di eccellenze nei più svariati<br />
settori, creando un importante indotto<br />
economico per tutto il comprensorio.<br />
E, grazie alle innumerevoli squisitezze,<br />
che in questo florido angolo di Toscana<br />
vengono prodotte, quello gastronomico<br />
rappresenta, senza dubbio, uno dei<br />
principali punti di forza ed attrazione».<br />
Fattoria I Ricci<br />
Là dove anche l’olio regala benessere e relax<br />
di Elisabetta Mereu / foto courtesy Antica Fattoria I Ricci<br />
Percorrendo le strade del Mugello<br />
si scorgono straordinari paesaggi<br />
e con essi numerose ville secolari,<br />
incastonate come gioielli preziosi nel<br />
verde di queste colline. Testimoni storici<br />
non solo dell’architettura, ma di un intero<br />
patrimonio culturale, queste perle nella<br />
maggior parte dei casi sono state recuperate<br />
e rivalutate dando loro nuova dignità<br />
e vitalità. Un esempio importante lo troviamo<br />
a Rostolena, a pochi chilometri da<br />
Vicchio, paese di Giotto, dove - immersa<br />
in un parco di piante secolari, cedri del libano,<br />
sequoie e lecci - c’è quella che in<br />
una pubblicazione storica del 1748 veniva<br />
chiamata Villa Casanova, dal nome del<br />
proprietario, il Cavalier Raffaello Casanova<br />
Jerserinch. Nei secoli successivi passò<br />
alla famiglia Quentin, della prestigiosa<br />
manifattura<br />
di vetri<br />
e specchi<br />
sorta a Firenze<br />
nel<br />
1850, che<br />
vi ha abitato<br />
fino<br />
alla prima<br />
metà del<br />
ʼ900. Uno<br />
Alfonso Quentin, sindaco di Vicchio<br />
nel 1909<br />
(ph. Archivio Aldo Giovannini)<br />
dei discendenti,<br />
Alfonso<br />
Quentin<br />
(foto storica<br />
dell’Archivio<br />
di<br />
Aldo Giovannini), nel 1909 fu anche eletto<br />
sindaco e i più anziani di Vicchio lo ricordano<br />
ancora! Nei primi Anni ’60 fu<br />
acquistata da Renato Abrumi, che da ragazzo<br />
aveva lavorato in questa fattoria<br />
vicina alla sua casa natale. «Mio nonno<br />
materno, prima di diventare un imprenditore<br />
internazionale nel settore borse e<br />
pelletteria - dice Caterina Cecchini, che<br />
nonostante la laurea in Farmacia ha deciso<br />
di dedicarsi in toto alla gestione di<br />
quello che è diventato l’Agriresort & Spa<br />
Fattoria I Ricci - da ragazzo collaborava<br />
alla raccolta e frangitura delle olive». In<br />
suo ricordo infatti è stata lasciata la vecchia<br />
macina in pietra, all’interno dell’antico<br />
frantoio pubblico, attivo fino alla fine<br />
degli Anni ’50, trasformato l’anno scorso<br />
nella zona benessere della Spa Oro<br />
Verde, dal nome dei prodotti a base di<br />
olio extravergine di oliva toscano IGP.<br />
Lasciando inalterate le strutture originarie,<br />
esaltate nei dettagli più caratteristici,<br />
gli attuali proprietari hanno trasformato<br />
gli immobili in ambienti eleganti, dotati<br />
di tutti i comfort, destinati all’ospitalità<br />
familiare e alla ristorazione genuina. Al<br />
piano superiore, dove un tempo c’erano<br />
i granai o veniva fatta essiccare l’uva per<br />
il Vinsanto, ci sono tre deliziosi appartamenti<br />
e una suite per gli ospiti. Stessa<br />
destinazione data a La Casina (dopo<br />
il terremoto del 1919 primo esempio di<br />
prefabbricato in mattoni e legno recuperato<br />
dai vecchi tini ndr.), antico ritrovo di<br />
caccia dei Quentin e poi casa delle bambole<br />
di Caterina. La zona scuderia ospita<br />
un bellissimo patio con vista mozzafiato<br />
sulla vallata sottostante, mentre la grande<br />
tinaia è stata adibita alla colazione e<br />
alla cena, in cui gustare gli straordinari<br />
La Spa Oro Verde con la macina dell’antico frantoio<br />
prodotti dell’orto o a filiera corta proposti,<br />
secondo la stagionalità, dalle cuoche<br />
Letizia e Brigida e accompagnati da vini<br />
toscani. «Con mio marito Riccardo abbiamo<br />
deciso di vivere e crescere qui nostra<br />
figlia Emma, insegnandole l’amore<br />
e il rispetto per la Natura e gli animali.<br />
La mattina ci piace prendere il caffè con<br />
gli ospiti che arrivano da tutto il mondo<br />
e parlare con loro consigliandoli, cartina<br />
alla mano, sui luoghi belli e incontaminati<br />
di cui questo territorio è ricco. Mia<br />
mamma Gabriella invece si occupa dei<br />
fiori e dei limoni che ama e cura come<br />
fossero altri figli. Perciò non vi meravigliate<br />
se la trovate a parlare con loro!».<br />
www.fattoriairicci.it<br />
Caterina Cecchini con i familiari e l’inseparabile<br />
bassotta Rosy<br />
20 FATTORIA I RICCI 21
Firenze<br />
Mostre<br />
I Cartoni Murali di Antonio Giuseppe Santagata<br />
in mostra a Firenze alla Galleria del Palazzo Coveri<br />
di Barbara Santoro / foto courtesy Cambi Casa d’Aste<br />
Un’importante mostra dedicata<br />
ad Antonio Giuseppe Santagata<br />
e curata da Lucia Morganti<br />
e Valentina White in collaborazione con<br />
Cambi Casa d’Aste, è stata inaugurata alla<br />
Galleria del Palazzo Coveri sul Lungarno<br />
Guicciardini, dove resterà visibile fino<br />
al 26 ottobre. Nato a Genova nel 1888,<br />
Antonio Giuseppe Santagata si forma<br />
all’Accademia Ligustica di Belle Arti con<br />
il pittore Tullio Quinzio, lo scultore Lorenzo<br />
Massa e l’architetto Oreste Grondona.<br />
Partecipa come volontario alla Prima<br />
Guerra Mondiale e documenta con il disegno<br />
la vita dei soldati in trincea, studiando<br />
in modo particolare la luce che<br />
costruisce le masse ed i corpi. Ferito nella<br />
battaglia del Monte Sabotino a nord di<br />
Gorizia, entra in contatto con Carlo Delcroix,<br />
creatore dell’Associazione Nazionale<br />
Mutilati e Invalidi di Guerra. Grazie<br />
all’amicizia nata fra i due, Santagata riceve<br />
commissioni nelle varie dimore di<br />
mutilati ed invalidi, dove vengono messi<br />
in risalto i sentimenti e il sacrificio di<br />
tutti coloro che avevano combattuto per<br />
la pace e la vittoria. Vincitore del Pensionato<br />
d’arte quinquennale Duchessa<br />
di Galliera, si trasferisce a Roma nel<br />
1921, dove, in occasione del decennale<br />
e del ventennale della vittoria della Prima<br />
Guerra Mondiale, gli vengono commissionati<br />
due cicli di affreschi dall’ANMIG<br />
(Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi<br />
di Guerra), sotto la direzione dell’architetto<br />
Marcello Piacentini e di Carlo<br />
Delcroix, presidente dell’associazione.<br />
In questi anni studia i grandi maestri<br />
del passato e i cicli pittorici di Piero della<br />
Francesca, Masaccio, Paolo Uccello,<br />
Luca Signorelli e Michelangelo. A Bergamo<br />
vince il concorso per celebrare l’eroe<br />
bergamasco Antonio Locatelli, aviatore,<br />
politico e giornalista italiano ucciso dai<br />
guerriglieri abissini a Lechemti il 27 giugno<br />
del 1936 durante la guerra d’Etiopia.<br />
Qui nell’ex Casa Littoria affresca l’apoteosi<br />
dell’eroe triplice medaglia d’oro<br />
al valore militare. Nella mostra a Palazzo<br />
Coveri si possono vedere i cartoni La<br />
Vittoria che trasporta l’anima dell’eroe,<br />
Locatelli e la vittoria, Il soldato ferito,<br />
Guerra d’Abissinia, combattimento uno<br />
contro mille, Nascondiglio nella rocca<br />
cupa e il Gruppo viennese che guarda in<br />
alto l’aereo che vola su Vienna. A Milano<br />
affresca la Casa del Mutilato e il Palazzo<br />
di Giustizia, a Roma la Casa Madre dei<br />
Mutilati, il santuario della Regina Apostolorum<br />
e la cappella di San Giuseppe<br />
in San Paolo fuori le mura. A Genova l’ospedale<br />
Duchessa di Galliera, la Casa dei<br />
Mutilati e il Palazzo della Società Eridania.<br />
A Ravenna e a Palermo la Casa del<br />
Mutilato. A Venezia il Padiglione italiano<br />
della XXI Biennale. Nel 1980 l’opera ad<br />
olio Le oranti entra a far parte della collezione<br />
dei Musei Vaticani. Decora libri ed<br />
incide medaglie. Muore nel 1985. I cartoni<br />
in mostra sono relativi ai cicli dipinti<br />
dall’artista nell’arco di un decennio e<br />
dimostrano come il cartone preparato-<br />
Apoteosi di Antonio Locatelli, guerra in Abissinia 1 conto 1000<br />
carboncino su carta da spolvero, cm 241x301<br />
rio diventi una vera forma d’arte degna<br />
di essere apprezzata e compresa in maniera<br />
autonoma, in grado di comunicare<br />
al meglio l’idea della composizione murale.<br />
Nelle splendide sale della galleria i<br />
grandi cartoni, che risaltano sulle pareti<br />
bianche, si animano di vita propria esprimendo<br />
al meglio il sentimento di quei<br />
duri anni di guerra. Degno di nota il cartoncino<br />
su carta da spolvero (1,77x2,40<br />
m) dal titolo La pausa della sigaretta,<br />
dove due commilitoni si concedono di<br />
fumare insieme in un’atmosfera di grande<br />
umanità. Conservati grazie alla sensibilità<br />
della Casa d’Aste Cambi, qui si<br />
rivelano nella loro integra bellezza, regalando<br />
ai fiorentini un’esperienza unica.<br />
La pausa della sigaretta,1936,carboncino su carta da spolevero, cm 177x240<br />
2 6<br />
22 ANTONIO GIUSEPPE SANTAGATA<br />
23
Firenze<br />
Mostre<br />
Arte e profumo all’Officina de’ Tornabuoni. Una nuova fragranza<br />
ed una scultura di Lea Monetti, entrambe dedicate alla ginestra<br />
di Barbara Santoro / foto courtesy dell’artista<br />
La ginestra era una pianta molto<br />
apprezzata già nell’antichità<br />
sia dai Greci sia dai Romani che<br />
la coltivavano per attirare le api e produrre<br />
miele. Fu Plinio il Vecchio a citarla<br />
più volte in età classica perché<br />
si credeva che nelle sue ceneri ci fosse<br />
l’oro. Durante il Medioevo con i rami<br />
tagliati della ginestra si facevano ottime<br />
scope. In Inghilterra fu considerata<br />
una pianta nobile e famosa, forse perché<br />
lo stemma della famiglia del re Enrico<br />
II (1133-1189) raffigurava un ramo<br />
di ginestra. In Francia, durante il regno<br />
di Luigi IX (1214-1270), fu fondato l’ordine<br />
cavalleresco della Ginestra, al quale<br />
parteciparono 100 membri scelti della<br />
guardia Reale. In Spagna fu molto apprezzata<br />
per le sue radici, le quali venivano<br />
lavorate per creare robuste corde<br />
per le imbarcazioni. Dalla fibra delle radici<br />
si possono ottenere indumenti pesanti<br />
e resistenti e spesso è usata anche<br />
nella confezione di abiti. La frutta veniva<br />
spesso messa a seccare su cannicci fatti<br />
dai rami della ginestra e “giugliai” erano<br />
coloro che li intrecciavano. Oggi è ancora<br />
molto utilizzata perché dai residui di<br />
lavorazione del suo legno si ottiene una<br />
cellulosa di ottima qualità. La ginestra<br />
spartium junceum, appartiene alla famiglia<br />
delle leguminose. Cresce nelle regioni<br />
mediterranee e contenendo azoto<br />
può consolidare i terreni franosi, aridi e<br />
rocciosi. Molte le leggende nate intorno<br />
a questo fiore; una davvero divertente è<br />
quella scozzese che narra di una ragazza<br />
alla quale l’uomo che amava chiese<br />
una “prova” per conoscere l’illibatezza<br />
della giovane. La famiglia per paura che<br />
ricevuta la prova d’amore l’uomo non la<br />
sposasse più, su consiglio di una strega<br />
portò il giovanotto in un bosco di ginestre.<br />
Stordito dai baci della ragazza e<br />
inebriato dal profumo dei fiori, il ragazzo<br />
cadde in un sonno profondo. Al risveglio<br />
convinto di aver posseduto la donna come<br />
voleva, acconsentì alle nozze. Da pochi<br />
giorni all’Officina de’ Tornabuoni (via<br />
Tornabuoni 19) è nato il profumo Ginestra<br />
ispirato alla scultura di Lea Monetti,<br />
artista di fama internazionale, dal<br />
titolo Ginestra e la lucertola. La bellissima<br />
statua bronzea, esposta a Palazzo<br />
Larderel - sede dell’Officina - in concomitanza<br />
con la Biennale Internazionale<br />
dell’Antiquariato di Firenze, è stata creata<br />
in omaggio alla sua figlia, allora adolescente,<br />
che ha questo curioso nome.<br />
Nella meravigliosa location dell’Officina,<br />
dove si producono cosmetici naturali e<br />
profumi dalle fragranze personalizzate<br />
grazie alle tecnologie innovative e alle<br />
materie di prima qualità, i nostri sensi<br />
saranno ammaliati, quindi, dalla bellezza<br />
dell’opera e dagli effluvi del magico<br />
profumo. Arte e fragranze coinvolgeranno<br />
gli spettatori in uno scenario di grande<br />
raffinatezza.<br />
Il profumo Ginestra creato dall’Officina de’ Tornabuoni ispirandosi<br />
all’omonima scultura di Lea Monetti<br />
Lea Monetti<br />
Ginestra e la lucertola, bronzo<br />
Palazzo Larderel, sede dell’Officina de’ Tornabuoni<br />
24 OFFICINA DE’ TORNABUONI<br />
OFFICINA DE’ TORNABUONI 25
Anteprima<br />
Mostre<br />
Hao Yang Sun<br />
Mostra collettiva di arte contemporanea<br />
dal 4 al 24 ottobre<br />
A cura di Lucia Raveggi<br />
Inaugurazione 4 ottobre ore 17.00<br />
VINICIO POLIDORI<br />
GIANNI PANCIROLI<br />
FRANCO GIOMINI<br />
PAOLO BUTERA<br />
GABRIEL<strong>LA</strong> MARTINO<br />
ISABEL<strong>LA</strong> ROMBOLÀ<br />
DAVIDE SIGILLÒ<br />
SALVATORE SARDISCO<br />
LUCIANO FAGGI<br />
Riprese televisive Toscana TV<br />
per la rubrica Incontri con l’Arte<br />
AUDITORIUM AL DUOMO<br />
Via Cerretani 54, FIRENZE<br />
Natura e cultura nei paesaggi del giovane artista<br />
cinese protagonista della mostra Atmosfere - 融<br />
all’Auditorium al Duomo di Firenze<br />
di Rosa Canfora / foto courtesy dell’artista<br />
Con la mostra Atmosfere, personale<br />
del giovane artista<br />
emergente HaoYang Sun, prosegue<br />
il progetto da me iniziato al ristorante<br />
galleria Golden View per<br />
creare un ponte culturale tra Firenze<br />
e la Cina. È la volta di un giovane<br />
artista che, terminato il percorso<br />
di studi a Firenze, rientra a Pechino.<br />
La sua pittura offre un’originale interpretazione<br />
di entrambe le culture:<br />
si va dai paesaggi toscani alla grande<br />
muraglia cinese, dagli scorci fiorentini<br />
o delle Cinque Terre allo Jello<br />
River. A venticinque anni HaoYang<br />
sente la necessità di mostrarci con<br />
forza ciò che vede nel paesaggio che<br />
lo circonda, trattando luoghi pur così<br />
distanti fra loro con la medesima intensità<br />
espressiva.<br />
La mostra, organizzata e curata dalla<br />
scultrice Rosa Canfora in collaborazione<br />
con Ines Cui, si terrà presso<br />
l’Auditorium al Duomo (via de’ Cerretani<br />
54) di Firenze con inaugurazione<br />
sabato 28 ottobre alle ore 18.00.<br />
艺 术 经 历 : 孙 昊 阳 , 中 国 青 年 艺 术<br />
家 ,1992 年 7 月 27 日 出 生 于 石 家 庄<br />
市 , 师 从 于 费 正 先 生 ,2012 年 进<br />
入 意 大 利 佛 罗 伦 萨 美 术 学 院 学 习 。<br />
2016 年 进 入 Florence Academy of Art<br />
美 术 学 院 学 习 ,2016 年 9 月 参 加 意<br />
大 利 斯 波 勒 托 艺 术 节 ,2017 年 3 月<br />
参 加 mace 米 兰 国 际 艺 术 中 心 Creatori<br />
di sogni 联 展 ,2017 年 5 月 参<br />
加 Treviso MIXART 国 际 艺 术 展 。 青<br />
年 艺 术 家 孙 昊 阳 个 展 , 是 Golden<br />
View 创 造 佛 罗 伦 萨 与 中 国 之 间 的<br />
文 化 桥 梁 的 艺 术 项 目 之 一 。 这 位 年<br />
轻 艺 术 家 在 佛 罗 伦 萨 进 修 之 后 , 即<br />
将 结 束 他 的 在 意 大 利 的 绘 画 研 究 课<br />
程 返 回 中 国 。 他 的 绘 画 作 品 , 来 自<br />
意 大 利 托 斯 卡 纳 、 佛 罗 伦 萨 、 五 渔<br />
村 , 中 国 黄 河 和 中 国 长 城 的 景 致 ,<br />
更 以 其 独 有 的 视 角 展 现 了 我 们 意 大<br />
利 和 中 国 两 个 世 界 。25 岁 的 昊 阳 ,<br />
他 感 受 到 表 现 他 周 围 所 见 所 感 景 观<br />
的 必 要 性 , 以 他 本 身 强 有 力 的 绘 画<br />
表 现 手 法 探 讨 这 几 个 相 距 非 常 遥 远<br />
的 地 点 。 本 次 个 展 所 囊 括 的 作 品 是<br />
艺 术 家 在 佛 罗 伦 萨 的 研 修 阶 段 的 系<br />
列 作 品 。 一 个 感 恩 的 祝 福 , 再 见 。<br />
Hao Yang Sun (Cina, 1992) è un artista visivo formatosi<br />
all’Accademia di Belle Arti di Firenze (2012), dove ha seguito<br />
i corsi di Scenografia e Pittura. Ha studiato pittura ad<br />
olio con il grande maestro cinese Zheng Fei. A Firenze consegue la<br />
laurea in pittura presso Accademy art Firenze. Ha esposto a: Spoleto<br />
Art Festival (2016), Creatori di sogni - MA-EC Milan Art & Event<br />
Center (201, Treviso MIXART esposizione internazionale (2017).<br />
Per info: + 39 333 97 04 402<br />
27
Ritratti<br />
d’artista<br />
Luciano Manara<br />
Genio e sregolatezza di un artista<br />
fuori dal comune<br />
di Daniela Pronestì / foto courtesy dell’artista<br />
www.manaradesign.it<br />
Geniale, ironico, stravagante, maestro<br />
della provocazione intelligente:<br />
modi di essere e qualità a cui l’artista<br />
e designer fiorentino Luciano Manara<br />
unisce una vivacità inventiva fuori dal comune.<br />
Da oltre un anno le pagine di questa<br />
rivista raccontano, con uno spazio dedicato,<br />
le tante sfaccettature del suo estro<br />
creativo, che spazia dall’oggetto - scultura<br />
al complemento d’arredo, coniugando,<br />
in entrambi i casi, ricercatezza dei materiali<br />
e originalità delle forme. Rispettando<br />
l’equilibrio fra estetica e funzione, invenzione<br />
artistica e progetto, Manara opera<br />
nei termini di una contiguità tra linguaggi<br />
che s’incontrano nel segno di una potente<br />
immaginazione. All’ardore della fantasia,<br />
declinata in maniera ora più giocosa<br />
e scanzonata ora più vicina al rigore classico<br />
della forma, le sue creazioni uniscono<br />
una vena dissacrante e trasgressiva che<br />
traduce in espressione artistica una riflessione<br />
complessa e profonda sul mondo<br />
contemporaneo. Lo confermano opere come<br />
Il guardiano dell’anima, Melamangio,<br />
L’attesa, Ego Sum, E’ tutto un bluff,<br />
Pravda, dove le note dell’ironia si accordano<br />
ad una pungente critica sulle contraddizioni<br />
che attraversano la società e<br />
la cultura del nostro tempo. Opere nate<br />
spesso da una ricerca sugli stili e su antichi<br />
motivi simbolico - decorativi che rivivono<br />
nell’interpretazione di questo indomito<br />
sperimentatore. La varietà delle soluzioni<br />
formali è supportata dal pregio dei materiali,<br />
spesso proposti secondo inediti accostamenti<br />
di consistenze, lucentezza e<br />
colori. Si va dal Candeluovo, inedita rielaborazione<br />
di un uovo Fabergè mutato in<br />
un elegante porta candela, alla cappa - cupola<br />
ispirata all’architettura di Brunelleschi,<br />
dall’applique - scultura in cromo e cristallo<br />
alle tante lampade concepite come oggetti<br />
unici e preziosi. Senza dimenticare i raffinati<br />
arredi nati dalla recente collaborazione<br />
con l’artista Andrea Stella, in una proficua<br />
sinergia creativa. Un artigianato di altissima<br />
qualità che diviene opera d’arte nella<br />
conquista di uno stile unico e riconoscibile.<br />
Eventi in<br />
Toscana<br />
Gruppo Arti Figurative Ardengo Soffici<br />
Un sodalizio nato nel 1985 con l’intento di promuovere<br />
la conoscenza e la diffusione di varie espressioni artistiche<br />
di Fabrizio Borghini / foto di Roberto Ristori<br />
Nell’ambito della XXVIII edizione<br />
del Festival Suoni e Colori<br />
in Toscana che si è tenuta dal<br />
31 agosto al 12 settembre in sei splendide<br />
location (Villa Pitiana di Reggello,<br />
Villa Il Palagio, Fattoria di Castiglionchio<br />
e Fattoria di Pagnana di Rignano<br />
sull’Arno, Pieve di San Leolino, Villa<br />
Francesca di Torri) una mostra d’arte<br />
contemporanea organizzata dal Gruppo<br />
Arti Figurative Ardengo Soffici che è andata<br />
ad integrare la ricca proposta teatrale<br />
e musicale dell’evento. Il gruppo,<br />
che ha tratto la sua denominazione dalla<br />
figura del pittore Ardengo Soffici nato<br />
nella frazione di Bombone del comune<br />
di Rignano, nasce nel 1985 raccogliendo<br />
intorno a sé quanti, sul territorio e<br />
dintorni, si occupano o producono arte.<br />
L’intendimento del sodalizio è di avere<br />
un ruolo di stimolo e di aggregazione<br />
nei confronti di tutti coloro che gravitano<br />
intorno al mondo dell’arte in modo<br />
da non disperdere le energie creative<br />
disponibili e al contempo di promuovere<br />
l’avvicinamento, la conoscenza e la<br />
diffusione dell’arte e delle sue tecniche<br />
nell’intera comunità nella convinzione<br />
che l’incontro e il confronto delle varie<br />
espressioni artistiche rappresenti un<br />
momento di arricchimento sia individuale<br />
che collettivo. A tal fine, numerose<br />
sono state le iniziative che il gruppo<br />
ha portato avanti negli anni a partire<br />
dalle mostre personali e collettive con il<br />
coinvolgimento anche di artisti di chiara<br />
fama come Aligi Sassu, Antonio Possenti,<br />
Luca Alinari, Nino Tirinnanzi ed<br />
altri. Si sono tenute nella Sala Consiliare<br />
del comune di Rignano e a Firenze alla<br />
Biblioteca Nazionale, nell’ex Convento<br />
del Carmine, al Caffè Storico Letterario<br />
Giubbe Rosse, alla Galleria Via Larga e<br />
nella sede del Gruppo Donatello. Inoltre,<br />
sono stati organizzati concorsi di<br />
pittura estemporanea, interventi nelle<br />
scuole sulle tecniche pittoriche, partecipazione<br />
ad iniziative storico-culturali<br />
promosse dall’amministrazione comunale<br />
di Rignano tra le quali la Fiera del<br />
Bestiame, la Festa del Perdono e, appunto,<br />
il Festival Suoni e Colori in Toscana<br />
che in ogni edizione propone un<br />
colore come segno distintivo al quale<br />
gli artisti del gruppo ispirano le loro<br />
opere. Quest’anno è stato scelto il rosso<br />
che ha contraddistinto i lavori degli<br />
artisti Rita Angeloni, Giancarlo Barbieri,<br />
Lucia Bettoni, Mechtild Carlini, Maurizio<br />
Ferruzzi, Gabriella Pancrazi, Nadia Pinzani,<br />
Roberto Ristori, Jenny Spatafora<br />
esposte il 12 settembre alla Fattoria di<br />
Pagnana in occasione dello spettacolo<br />
musicale Le dive dello swing.<br />
Il Gruppo Arti Figurative Ardengo Soffici riunito in occasione della mostra d’arte contemporanea promossa nell’ambito della XXVIIIª edizione<br />
del Festival Suoni e Colori in Toscana<br />
28 LUCIANO MANARA<br />
GRUPPO ARTI FIGURATIVE ARDENGO SOFFICI 29
Firenze<br />
Mostre<br />
Performance con le digisculture di<br />
Andrea Tirinnanzi<br />
di Gabriella Gentilini / foto courtesy dell’artista<br />
In una vita a contatto quotidiano con<br />
l’arte e con gli artisti, Andrea Tirinnanzi,<br />
esperto tra i più attenti e qualificati,<br />
ha riempito un fornitissimo bagaglio di<br />
studi e di esperienze che hanno alimentato<br />
il suo innato estro creativo e le sue<br />
capacità tecniche. Dagli esordi caratterizzati<br />
dai suggestivi smalti informali al collage<br />
e decollage, fino ad approdare all’uso<br />
dell’insostituibile strumento che ci ha rivoluzionato<br />
la vita, ovvero il computer. Il lavoro<br />
accurato e continuo sull’immagine in<br />
tutte le sue più impercettibili sfaccettature,<br />
ha portato Andrea Tirinnanzi ad aprire un<br />
nuovo orizzonte artistico. La foto digitale<br />
ed una non comune dimestichezza davanti<br />
allo schermo, gli hanno consentito di produrre<br />
immagini sorprendenti eppure frutto<br />
della realtà, come il “fotosmontaggio”<br />
con cui ha creato il famoso “autobus diviso”<br />
o il “fotomontaggio” con la “cascata<br />
delle 500”. Con questa tecnica Tirinnanzi<br />
ha realizzato una serie di opere uniche in<br />
cui realtà e fantasia viaggiano sulla stessa<br />
lunghezza d’onda e molte delle quali<br />
sono state premiate, pubblicate ed hanno<br />
fatto il giro del mondo. Ma l’incontenibile<br />
verve artistica di Andrea Tirinnnanzi<br />
e la sua voglia di ricercare e sperimentare<br />
sempre nuove, ingegnose e interessanti<br />
forme espressive, ha dato vita alle<br />
ormai celeberrime “digisculture”, le originalissime<br />
sagome bifacciali in legno a<br />
grandezza naturale, profilate su una foto<br />
elaborata con procedimento digitale e manuale.<br />
Ogni opera è un pezzo unico, frutto<br />
di un grande lavoro sia manuale sia tecnico<br />
sulla figura, le dimensioni, lo spazio,<br />
l’espressività. É nata così una ricchissima<br />
galleria di personaggi con cui Tirinnanzi<br />
ha reso omaggio a I grandi del cinema<br />
(Vittorio Gassman, Totò, Alberto Sordi,<br />
Fernandel, Marilyn Monroe, Sophia Loren,<br />
Roberto Benigni...) e ancora al mondo<br />
dello sport con Gino Bartali e Fausto<br />
Coppi, dello spettacolo con Conti, Pieraccioni<br />
e Panariello, della musica con cui<br />
l’artista ha raggiunto i vertici più alti della<br />
sua ricerca: dai Beatles che attraversano<br />
Abbey Road ai big nostrani come Mina e<br />
Celentano, da Bob Dylan a Marco Masini.<br />
Ma non basta: il maestro si è spinto ancora<br />
più in alto: Obama e perfino Papa Francesco.<br />
Così reali da impressionare. Non<br />
per niente molti di questi lavori, oggetto di<br />
grande attrazione e curiosità, fanno parte<br />
di importanti collezioni tra cui il Museo Gino<br />
Bartali, sono stati esposti in occasione<br />
di eventi e mostre, sono presenti in prestigiosi<br />
stores e in permanenza presso la sede<br />
di Firenzeart Gallery. Ma attenzione, le<br />
“digisculture” non sono oggetti, non sono<br />
statue fisse ed inerti. Tirinnanzi ha voluto<br />
dare loro un’anima, vuole che i suoi personaggi<br />
siano veri, dinamici, sempre in movimento<br />
ed interagiscano con le persone<br />
che li osservano con stupore. Per questo,<br />
il 13 settembre scorso Firenzeart Gallery<br />
ha organizzato una strepitosa performance<br />
che si è svolta nel quartiere del glorioso<br />
Pignone in San Frediano. Le coppie celebri<br />
della musica, dell’arte, dello spettacolo,<br />
delle istituzioni, in testa i Beatles sulle<br />
strisce pedonali, hanno percorso le strade<br />
del rione, sono entrate ed uscite dai negozi,<br />
dai bar e dai ristoranti, si sono soffermate<br />
sul sagrato della chiesa per giungere<br />
in galleria, in via della Fonderia 42r, dove<br />
le attendevano altre coppie famose ed altre<br />
personalità tra cui l’ospite d’onore Dante,<br />
in una grande e festosa partecipazione<br />
di pubblico. Un modo intelligente, stimolante<br />
e coinvolgente per far dialogare arte<br />
e tecnologia, cultura e fantasia e portarle<br />
tra la gente.<br />
FirenzeArt Gallery<br />
Via della Fonderia 42r, Firenze<br />
www.firenzeart.it - info@firenzeart.it<br />
055 224028<br />
Elena Gheri<br />
Ritratti<br />
d’artista<br />
Ampie fughe dello sguardo e preziosismi cromatici<br />
convivono nei dipinti della pittrice fiorentina, spaziando<br />
dal tema naturalistico alla figura femminile<br />
di Daniela Pronestì / foto courtesy dell’artista<br />
Il percorso artistico di Elena Gheri<br />
abbraccia il paesaggio naturale<br />
e la figura umana, permeandoli<br />
entrambi di una sensibilità espressiva<br />
declinata tanto sul piano compositivo<br />
quanto nell’accostamento armonico<br />
dei colori. Negli scorci naturalistici,<br />
tratti per lo più dal paesaggio toscano,<br />
la costruzione spaziale risponde<br />
ad un’attenta proiezione prospettica,<br />
con ampie fughe dello sguardo lungo<br />
sentieri dalla profondità luminosa.<br />
Quando il punto di osservazione si allontana<br />
dal primo piano, le forme vetegali<br />
e le altre presenze all’interno del<br />
paesaggio - si pensi al dipinto La casa<br />
di bambù - appaiono disposte come<br />
in un fregio dove gli arabeschi tracciati<br />
dal colore s’intrecciano in un’originale<br />
composizione. In altri casi, la<br />
natura diviene cornice di un’immagine<br />
lontana nel tempo che rivive nell’attitudine<br />
graziosa di una giovane donna<br />
con abito bianco e parasole come<br />
in un quadro di Fattori o di Monet. Un<br />
gusto retrò che nell’opera Fleur des<br />
Lys associa la figura femminile al tema<br />
floreale, con linee sinuose e preziosismi<br />
cromatici liberamente ispirati<br />
all’Art Nouveau. Dalla sfera degli affetti<br />
familiari affiorano, invece, vivaci<br />
scene di vita quotidiana, come il primo<br />
giorno di scuola di Francesco, nipote<br />
dell’artista ritratto nel quadro Il remi-<br />
gino con l’aria teneramente imbronciata<br />
e lo sguardo lontano di chi sogna<br />
i giochi dell’estate. Talvolta, il contenuto<br />
della rappresentazione rimanda<br />
a significati meno evidenti: la corsa<br />
dei cavalli sul litorale soleggiato diviene<br />
metafora di una libertà ritrovata nel<br />
contatto diretto con la natura, così come<br />
un vaso blu colmo di fiori bianchi<br />
si trasforma in un frammento di cielo<br />
stellato. Alla varietà dei soggetti corrisponde<br />
una gamma altrettanto varia di<br />
tecniche pittoriche - olio, acrilico, acquerello<br />
- tutte abilmente eseguite, ad<br />
ulteriore conferma di una pittura condotta<br />
con dedizione ed impegno.<br />
Cascata di 500<br />
Le digisculture di Matteo Renzi, Obama e<br />
Papa Francesco<br />
E’ nata a Firenze (1942) dove tuttora risiede. Dedita al disegno<br />
fin da piccola, ha trasmesso questa passione ai<br />
suoi alunni, avendo svolto per molti anni la professione<br />
di maestra elementare. Un insegnamento che ancora oggi, a<br />
distanza di tempo, i suoi alunni ricordano con affetto e gratitudine.<br />
Una volta in pensione, si è avvicinata alla pittura frequentando<br />
un corso tenuto dalla pittrice Antonia Fontana. Nel 2014<br />
ha vinto il premio Farfalla d’oro nell’ambito della 32ª edizione<br />
del concorso nazionale 50&Più - Città di Baveno e nel 2016 è<br />
stata premiata per l’opera Fleur de Lys in occasione della mostra<br />
Colori e Sogni organizzata dall’Anteas con il patrocinio della<br />
città Metropolitana di Firenze e della Regione Toscana presso<br />
la Galleria di Via Larga (Palazzo Medici-Riccardi). Ama spaziare<br />
sia nei soggetti rappresentati - paesaggi, animali, persone - che<br />
nelle tecniche adottate, coniugando l’amore per la pittura a quello<br />
per la montagna soprattutto della Valle d’Aosta, dove trascorre<br />
un mese all’anno.<br />
gherielena@libero.it +39 328. 5375811<br />
La signora col parasole, olio su tela, cm 50x70<br />
30 ANDREA TIRINNANZI<br />
ELENA GHERI 31
Eventi in<br />
Toscana<br />
Al via la prima edizione del Premio Claudio Cavallini-Kevo<br />
Promosso dall’associazione culturale<br />
Operarte di Campi Bisenzio per<br />
omaggiare lo scultore fiorentino<br />
a due anni dalla scomparsa<br />
Anteprima<br />
Mostre<br />
A FirenzeArt Gallery Mario Mannini,<br />
a vita nuova...<br />
di Gabriella Gentilini / foto courtesy dell’artista<br />
di Daniela Pronestì / foto di Carlo Midollini<br />
Un premio in memoria dell’artista<br />
fiorentino Claudio Cavallini,<br />
meglio noto come Kevo, a due<br />
anni dalla sua scomparsa. Così l’associazione<br />
culturale Operarte di Campi Bisenzio<br />
ha voluto ricordarlo, facendosi<br />
promotrice di un’iniziativa che gli rende<br />
omaggio nel segno dell’arte. Patrocinato<br />
dai comuni di Campi Bisenzio,<br />
Calenzano, Borgo San Lorenzo e Pontassieve<br />
e realizzato con il contributo<br />
di Patrizia Montagni Cavallini, Domenico<br />
Montuoro, Franco Berretti e Gamont<br />
srl, il premio Claudio Cavallini - Kevo<br />
è strutturato in quattro sezioni (Pittura,<br />
Grafica, Scultura e Fotografia) a te-<br />
ma libero ed è rivolto ad artisti italiani e<br />
stranieri, senza limiti di età, sesso e nazionalità.<br />
Ogni sezione prevede la designazione<br />
di tre vincitori, premiati nel<br />
2018 con le seguenti mostre: ai primi<br />
classificati una personale nel Palazzo<br />
Comunale di Borgo San Lorenzo, oltre<br />
ad una medaglia realizzata dal maestro<br />
Franco Berretti; le opere seconde classificate<br />
saranno esposte secondo l’abbinamento<br />
pittura e scultura, grafica e<br />
fotografia nella Biblioteca Civica di Calenzano;<br />
ai terzi classificati una collettiva<br />
al Teatrodante Carlo Monni di Campi<br />
Bisenzio, dove, a partire dal 15 ottobre<br />
(inaugurazione ore 17) e fino al 21<br />
dello stesso mese, si terrà la mostra<br />
di tutte le opere in concorso. La cerimonia<br />
di premiazione avrà luogo nella<br />
stessa sede domenica 22 ottobre con<br />
inizio alle ore 17. La manifestazione si<br />
inserisce nelle attività dell’associazione<br />
culturale Operarte, nata a Campi Bisenzio<br />
nel 1999 con l’intento di promuovere<br />
e valorizzare le arti visive attraverso<br />
eventi e rassegne che offrono momenti<br />
di riflessione e di scambio culturale,<br />
spesso in collaborazione con altre associazioni<br />
anche fuori dalla Toscana e<br />
dal territorio nazionale.<br />
Claudio Cavallini nasce a Firenze nel<br />
1952, nel rione Gavinana, dove gli<br />
amici d’infanzia lo soprannominano<br />
Kevo. Dopo una lunga attività come<br />
imprenditore, improvvisamente, all’età<br />
di 50 anni avverte l’irresistibile attrazione<br />
a realizzare forme scultoree dal legno.<br />
Dal figurativo di carattere primitivo-etnico<br />
procede verso il realismo simbolico,<br />
per poi raggiungere un’espressione più<br />
matura con la sintesi originale della forma.<br />
Tra le mostre principali si ricordano:<br />
2012, Una favola moderna, Pontassieve,<br />
Sala Eroine, Palazzo Comunale; Tra forma<br />
e sintesi, Vicchio del Mugello, Museo Casa<br />
di Giotto; Espone Kevo, Campi Bisenzio,<br />
Cappella Villa Rucellai; All’ombra degli<br />
etruschi, Dicomano, Museo Etrusco, Palazzo<br />
Comunale; 2013, Naturalmente arte,<br />
Firenze, Museo di Storia Naturale La Specola;<br />
Legno e colore in Viterbo, Viterbo,<br />
Museo Colle del Duomo; 2014, I due volti<br />
dell’arte, Carpi, Palazzo dei Pioa; Poppi,<br />
Galleria Comunale d’Arte Contemporanea,<br />
Palazzo Giorgi. Ha più volte partecipato al<br />
Premio Firenze, conseguendo il secondo<br />
ed il terzo premio.<br />
Dal 14 al 28 ottobre prossimo Firenzeart<br />
Gallery (via della Fonderia<br />
42r, Firenze) ospita una<br />
particolarissima, inusuale mostra di Mario<br />
Mannini dal titolo A vita nuova. Infatti,<br />
per fare un tavolo ci vuole il legno...<br />
ma ci vuole soprattutto l’abilità, la perizia<br />
tecnica e la creatività di Mario Mannini.<br />
Sì, perché non si tratta di un tavolo<br />
qualsiasi prodotto in serie, ma di un manufatto<br />
unico, realizzato, ad esempio, utilizzando<br />
vecchi scuri o persiane di una<br />
finestra. Materiale di recupero che opportunamente<br />
ripulito, levigato, verniciato,<br />
insomma lavorato da mani sapienti<br />
mosse da una mente estrosa e concreta,<br />
si trasforma in mobili e oggetti di arredamento<br />
che uniscono utilità, originalità<br />
e senso estetico. Nell’object trouvé (già<br />
protagonista della pop art) ormai inservibile<br />
e destinato alla distruzione, ma<br />
anche in un pezzo antico reperito o acquistato<br />
chissà dove, Mario Mannini intuisce<br />
la possibilità di un nuovo utilizzo<br />
che lo farà rinascere sotto un’altra forma,<br />
che lo restituirà a vita nuova. Self made<br />
artisan di prim’ordine grazie ad una vastissima<br />
esperienza acquisita nel corso di<br />
una vita di appassionato lavoro nel settore<br />
dell’edilizia, Mario Mannini da qualche<br />
anno ha impresso un valore aggiunto<br />
alla sua apprezzata e qualificata attività.<br />
La svolta è nata dalla collaborazione con<br />
l’arredatrice Manola Ferretti, la quale, notate<br />
le sue geniali capacità, lo ha spinto<br />
a seguire e a valorizzare la propria vena<br />
artistica. E’ l’inizio di una febbrile ricerca<br />
che si snoda su più fronti: il materiale,<br />
l’idea, la forma. Il legno, materia viva<br />
dalle mille potenzialità e dagli infiniti impieghi,<br />
sollecita lo spirito inventivo di Mario:<br />
accuratamente restaurato in modo da<br />
farne emergere le vibrazioni delle venature,<br />
adattato, assemblato, accostato ad altri<br />
materiali, ovviamente con chiodi mai<br />
nuovi ma anch’essi riciclati, va a costruire<br />
una libreria, un mobiletto ad ante o un<br />
tavolo da fumo. Pur senza scomodare il<br />
pensiero neoplatonico o le filosofie orientali<br />
secondo cui tutte le cose possiedono<br />
un’anima, certo è che racchiudono e raccontano<br />
un vissuto: rispettarle, salvarle e<br />
donare loro una nuova struttura è emozionante,<br />
per potersene servire ancora<br />
e tenerle accanto a noi. Mario osserva i<br />
suoi preziosi reperti e già ne vede la metamorfosi,<br />
le nuove identità che andranno<br />
ad assumere, studia le soluzioni pratiche<br />
e le più diverse interpretazioni che il suo<br />
estro e la sua maestria potranno crea-<br />
re. Una porta ed un paio di sci diverranno<br />
un attaccapanni, una vecchia finestra<br />
sarà una specchiera, un antico scaldino<br />
per il letto diventerà un moderno lampadario<br />
a led e da un rovinatissimo scaleo<br />
uscirà fuori un’originale piantana. Tutto<br />
perfettamente funzionante e pronto all’uso,<br />
curato nei minimi dettagli e corredato<br />
da rifiniture di grande pregio e raffinatezza.<br />
E ogni oggetto è un pezzo unico, irripetibile,<br />
dunque un’opera d’arte. Mario<br />
Mannini ci offre testimonianza di come<br />
l’artigianato artistico, ovvero le cosiddette<br />
“arti minori” di memoria storica, frutto<br />
di ingegno e manualità e oggi purtroppo<br />
in via di estinzione, possano ancora<br />
rappresentare un elemento distintivo della<br />
tradizione fiorentina che non deve andare<br />
perduto, ma trovare sempre nuove<br />
forme di espressione, inserendosi a pieno<br />
titolo nel più vasto panorama dell’arte.<br />
Il trascorrere del tempo che usura e rinnova<br />
ci ricorda il continuo divenire della<br />
natura, il ciclo perenne della vita, che non<br />
ha mai fine.<br />
FirenzeArt Gallery<br />
Via della Fonderia 42r, Firenze<br />
www.firenzeart.it - info@firenzeart.it<br />
055 224028<br />
Kevo Cavallini nel suo studio mentre scolpisce il Don Chisciotte<br />
www.kevo-firenze.it<br />
Sedia realizzata con persiana sverniciata con<br />
seduta foderata<br />
Tavolino realizzato con tagliere dei primi del<br />
‘900, tubolare in rame ricoperto di corteccia<br />
d’albero, ruota di vecchio carro e cristallo<br />
Particolare di attaccapanni realizzato con<br />
frontale di un cassetto di comodino con appendiabiti<br />
in ceramica<br />
32 PREMIO C<strong>LA</strong>UDIO CAVALLINI-KEVO<br />
MARIO MANNINI 33
Cronache<br />
Mugellane<br />
A cura di<br />
Elisabetta Mereu<br />
Miseria e Nobiltà<br />
In un prestigioso ambiente storico<br />
la migliore tradizione gastronomica si<br />
coniuga con l’innovazione e la creatività<br />
di due talentuosi cuochi mugellani<br />
Articolo e foto di Elisabetta Mereu<br />
BAG - Cabreo Mugello - La Villa di Casanuova (R1101) c.68 Sec.XVIII (Foto archivio Aldo Giavannini)<br />
Da un cabrèo, raro documento<br />
cartografico conservato all’Accademia<br />
dei Georgofili di Firenze,<br />
risalente forse al 700 (l’introduzione<br />
del catasto grafico inizia in Toscana verso<br />
il 1830 ndr.), si evidenzia l’esistenza<br />
di un’imponente colonica con torrione e<br />
colombaia, detta Casa Nuova, di chiara<br />
origine padronale situata all’inizio dell’antica<br />
via di accesso alla porta di Ponente<br />
del Castello di Vicchio, dove sfociava<br />
la strada maestra proveniente da Borgo<br />
San Lorenzo, prima di essere intercettata<br />
dalla ferrovia che ha stravolto la topografia<br />
di quella zona. Però la via intitolata<br />
nel secolo scorso al Carducci che d’estate<br />
soggiornava in zona, è ancora nota<br />
tra i vicchiesi come Andrellina, dal nome<br />
dei vecchi possidenti che nel 1738 erano<br />
succeduti ai Bartolini Baldelli, una delle<br />
più grandi famiglie di proprietari terrieri<br />
della Toscana di allora. Contraddistinta<br />
da una delle 10 antiche meridiane esistenti<br />
a Vicchio, questa stupenda villa,<br />
che all’interno conserva gli affreschi originali<br />
sul soffitto di alcune sale e nell’attuale<br />
cucina, da molti anni è stata adibita<br />
a ristorante, che dal novembre 2016 si<br />
chiama Miseria e Nobiltà. Oltre che un<br />
velato omaggio al celebre film con Totò,<br />
l’idea ispiratrice dei nuovi gestori Flavio<br />
Giuliano e Giuseppe Giordano è l’intento<br />
di mantenere in un contesto davvero<br />
unico, prestigioso e storico, ottime proposte<br />
gastronomiche ma accessibili a<br />
tutti. Il locale, che si sviluppa su 3 livelli,<br />
è magistralmente condotto da questi due<br />
grandi amici, prima ancora che soci, entrambi<br />
27enni, che facendo tesoro dell’esperienza<br />
acquisita in oltre un decennio<br />
presso altri locali mugellani hanno deciso<br />
di intraprendere insieme con passione,<br />
impegno e professionalità la strada<br />
di una ristorazione davvero degna di nota.<br />
«Ci siamo conosciuti alla scuola al-<br />
berghiera di Borgo San Lorenzo - dice<br />
Flavio, il socio burocrate, un sorridente<br />
ragazzone che si divide fra la pizzeria e il<br />
servizio ai tavoli - e anche se inizialmente<br />
le nostre strade professionali erano separate,<br />
la passione per questo lavoro ha<br />
fatto rinsaldare l’amicizia e la comunione<br />
d’intenti». « Quello che a me piace di più<br />
- aggiunge Giuseppe, chef insolitamente<br />
magro, cresciuto tra i sapori e i profumi<br />
delle pietanze preparate dalla nonna<br />
siciliana - è proporre piatti nuovi e combinazioni<br />
diverse ispirate alla migliore<br />
tradizione della straordinaria cucina italiana,<br />
con serate a tema per ogni regione,<br />
ma sopratutto di quella toscana e mugellana<br />
in particolare!». Lontani dunque<br />
dai prodotti e dai sapori esotici, sia con i<br />
menù del ristorante che con le pizze i due<br />
cuochi/imprenditori, coadiuvati in sala da<br />
Eleonora e Michela, riescono ad esaltare<br />
con maestrìa le eccellenze enogastronomiche<br />
di ogni territorio regionale senza<br />
rinunciare ad una buona dose di originalità.<br />
I palati anche dei clienti più esigenti<br />
vanno in visibilio con i loro fagottini di<br />
ricotta e spinaci conditi con pomodorini<br />
confit e cosparsi di crema di burrata,<br />
davanti al tris di sformati vegetariani, oppure<br />
al goloso castello di cial-de di cioccolato<br />
e mousse di ananas o di fronte alle<br />
pizze proposte in mille varietà speciali,<br />
come quelle ispirate al nome del locale:<br />
Miseria, con salsiccia, cipolle e funghi e<br />
Nobiltà, con bufala e tartufo! Chissà che<br />
non decidano in futuro di proporre una<br />
nuova pietanza, magari a base di carne<br />
ovina, ispirandosi alla storia di questo<br />
ambiente chiamandola… cabrèo! Il talento<br />
e la fantasia ai fornelli non mancano<br />
di certo. «Per noi cucinare vuol dire mettere<br />
sul piatto i colori della vita, i profumi<br />
della terra, i suoni della Natura e attraverso<br />
il cibo portare beneficio anche all’animo<br />
delle persone!».<br />
Una selezione di piatti proposti nel menù del ristorante Miseria e Nobiltà<br />
Antica meridiana<br />
Facciata del ristorante<br />
Flavio Giuliano e Giuseppe Giordano davanti al murale di Miseria e Nobilta, fatto realizzare da<br />
loro all’interno del ristorante<br />
Miseria & Nobiltà<br />
Ristorante Pizzeria<br />
Via Carducci 43<br />
50039 Vicchio<br />
055 0511348<br />
Miseria & Nobiltà<br />
34 MISERIA E NOBILTA’<br />
MISERIA E NOBILTA’ 35
Obbiettivo<br />
Fotografia<br />
A cura di<br />
Maria Grazia Dainelli<br />
A cura di<br />
Maria Grazia Dainelli<br />
Obbiettivo<br />
Fotografia<br />
Luciano Selvi<br />
Silvano Silvia<br />
Ha per amante la fotografia<br />
Lampadina<br />
Catturato dal fascino del fotoritocco,<br />
realizza lavori di Digital<br />
Art mostrando un’ ottima capacità<br />
di utilizzo di tutte le macchine<br />
fotografiche analogiche e digitali,<br />
scanner e tavolette grafiche, acquisita<br />
in anni di lavoro come fotografo<br />
non professionista. Tra i suoi scatti<br />
si ammirano nudi perfetti nei quali i<br />
toni delicati del bianconero accarezzano<br />
morbidamente il corpo femminile<br />
che è sempre guardato con grande<br />
pudore e con ammirazione, esaltando<br />
e rispettando la sua dignità e bellezza.<br />
Luci e ombre ne disegnano le<br />
curve mai soffermandosi sui particolari.<br />
Libera poi la fantasia in costruzioni<br />
oniriche che richiamano l’arte<br />
di particolari autori di fumetti, con<br />
la sua fervida fantasia si trasforma in<br />
un mago e conduce lo spettatore in<br />
un sogno popolato da visioni irreali.<br />
«Vieni con me» sembra dire Luciano<br />
«metti da parte per un attimo<br />
i problemi quotidiani e andiamo dove<br />
tutto è possibile, dove convivono<br />
mostri immaginari e luoghi conosciuti,<br />
dove strumenti e oggetti della<br />
nostra quotidianità si trasformano<br />
magicamente e diventano elementi<br />
ora minacciosi, ora rassicuranti».<br />
Un mondo nel quale cambiano le dimensioni<br />
e le leggi della fisica, dove<br />
le persone sono oggetti e gli oggetti<br />
vivono. Ecco che la macchina fotografica<br />
digitale diventa per lui uno<br />
strumento che serve a creare un’<br />
opera d’arte.<br />
LUCIANO SELVI<br />
VIA FELICE FONTANA 16<br />
selviluciano@yahoo.it<br />
0039 371 1297340<br />
Un reportage fotografico sulle tradizioni<br />
delle isole Kerkennah a sud della<br />
Tunisia. In mostra al Caffè Serafini di via<br />
Gioberti a Firenze fino alla fine di ottobre<br />
di Irene Silvia e Daniele Di Stefano / foto courtesy dell’artista<br />
Kerkennah - Le isole senza tempo<br />
è il titolo della personale del fotografo<br />
fiorentino Silvano Silvia<br />
in corso al Caffè Pasticceria Serafini di<br />
via Gioberti a Firenze. La mostra raccoglie<br />
gli scatti di un viaggio nell’omonimo<br />
arcipelago tunisino in occasione di<br />
una regata a Vela Latina, unica nel suo<br />
genere anche per il supporto logistico<br />
ed organizzativo del governo tunisino.<br />
Le isole della Kerkennah non offrono<br />
grandi possibilità di lavoro e la pesca a<br />
bordo di feluche a vela latina, prive di<br />
motore, è uno dei principali mezzi di sostentamento<br />
degli abitanti. In particolare,<br />
il mare abbonda di polpi, pescati con<br />
le gargoulette che al rientro dalla pesca<br />
vengono sistemate sulle banchine dei<br />
vari porticcioli. Questi scatti raccontano<br />
le tradizioni, la quotidianità e le storie<br />
di un popolo legato fortemente alla propria<br />
terra e orgoglioso della propria vita.<br />
Appassionato di fotografia sin da giovane,<br />
Silvano Silvia inizia l’attività di fotografo<br />
nei primi anni ʼ80. Nel corso della<br />
sua carriera affianca la fotografia ad altre<br />
passioni, come quella per la musica<br />
e per il teatro, collaborando ad eventi<br />
musicali e teatrali non solo come direttore<br />
della fotografia, ma anche come direttore<br />
luci. Oltre al lavoro in studio, si<br />
dedica alla realizzazione di reportage fotografici<br />
sportivi, in particolare legati a<br />
regate veliche, tornei di golf e gare automobilistiche<br />
in pista. Il grande amore<br />
per il mare lo porta ad aprire negli anni<br />
80 uno dei primi centri di fotografia subacquea<br />
italiani, dove la fotografia fa da<br />
supporto alla ricerca biologica marina,<br />
ed a collaborare con riviste di settore.<br />
L’interesse e l’entusiasmo per i soggetti<br />
delle sue fotografie lo portano ancora<br />
oggi, dopo anni di esperienza, a creare<br />
immagini uniche, cariche di storia ed<br />
emozioni.<br />
www.silvanosilvia.it<br />
silvano.silvia@gmail.com<br />
silvano.silvia@tiscali.it<br />
Silvano Silvia<br />
Il terrore della vecchiaia<br />
Depravazione umana<br />
La mia anima e il demonio<br />
36 LUCIANO SELVI<br />
37
Obbiettivo<br />
Fotografia<br />
A cura di<br />
Maria Grazia Dainelli<br />
Sandra Ceccarelli<br />
Con uno scatto dà voce<br />
alle sue immagini<br />
Di Francesca Mariani / foto courtesy dell’artista<br />
Lo smettere di lavorare e andare<br />
in pensione a volte ti fa sedere<br />
e, guardando davanti a te, ti accorgi<br />
che il tuo orizzonte è sparito dietro<br />
a un ciuffo d’erba o a un mucchietto<br />
di sassi sdruciti. Sandra invece, dopo<br />
essersi seduta e guardando dentro di sè<br />
ha scoperto un sacco di cose che se ne<br />
stavano quiete o addormentate. Come<br />
una bambina ha cominciato a sorprendersi<br />
del mondo intorno a lei. Non le bastavano<br />
gli occhi perchè le immagini e<br />
le idee erano veloci, si sovrapponevano.<br />
E così ha scoperto il mondo fotografico.<br />
Averle messo in mano una macchina<br />
fotografica ha arricchito la sua capacità<br />
di inventiva e di memoria e ha dato modo<br />
alla sua anima, piena di buon gusto<br />
e d’amore, di parlare, di rivelarsi. Certo<br />
con la consapevolezza si rischia di perdere<br />
leggerezza e spensieratezza, ma<br />
dietro i suoi occhi azzurri c’è una gioia<br />
infinita. Guardare attraverso di lei le<br />
immagini di un mondo presente o passato<br />
diventano preziose, come trasformate<br />
da un filtro incantato. Allora nelle<br />
sale del Castello di Sammezzano ti chiedi<br />
se quelle figure diafane che danzano<br />
siano reali o il sogno di una notte primaverile<br />
di Sandra e ti senti trasportare<br />
da una musica, perchè ovviamente<br />
le sue immagini nascono accompagnate<br />
da rondò e sospiri melodiosi, piena<br />
di promesse attese o scordate, ansie di<br />
cuori che fremono o solo ombre moresche<br />
dimenticate.<br />
Sandra Ceccarelli nasce nel 1946 a Firenze,<br />
dove tuttora risiede. Si avvicina<br />
al mondo dei fotoamatori nel<br />
2010, diventando socia del Gruppo Fotografico<br />
Il Prisma di Scandicci, unendosi in<br />
seguito al GAT Gruppo Audivisivi Toscana<br />
di cui fa parte. La vediamo protagonista di<br />
diverse mostre personali ed espone le sue<br />
opere negli spazi messi a disposizione da<br />
locali pubblici e privati del comprensorio<br />
toscano in collaborazione con Il Prisma. La<br />
sua mostra Gente di Toscana è stata ospite<br />
da giugno ad agosto di quest’anno al Castello<br />
di Romena in Casentino; le fotografie<br />
di Sammezzano, Ultimo Ballo sono state<br />
scattate in occasione di una visita al castello<br />
omonimo insieme ad un gruppo di<br />
amici ballerini. Nel 2016 in occasione del<br />
suo settantesimo anno di età, ha pubblicato<br />
una raccolta di fotografie e poesie dal titolo<br />
Dar voce alle immagini.<br />
ceccarelli.sandra@gmail.com<br />
+ 39 338 4335463<br />
Dal 2007 Paolo svolge ininterrottamente l’attività di<br />
ristorazione affiancato dalla figlia Paola e coadiuvato<br />
da validissimi collaboratori che con competenza,<br />
serietà servono con un servizio impeccabile una<br />
grande varietà di piatti sia di carne che di pesce,<br />
antipasti vari e un ottima Pizza.<br />
FOTOGRAFIA PASSIONE PROFESSIONE IN NETWORK<br />
www.universofoto.it<br />
Via Ponte all’Asse 2/4 - 50019 Sesto F.no (Fi) - tel 055 3454164<br />
Viale Spartaco Lavagnini, 40<br />
50129 FIRENZE<br />
Tel 0554684536<br />
Cell 3333077211<br />
map.la.cima.srl@gmail.com<br />
Orari di apertura<br />
Dal lunedì al venerdì<br />
12.00 - 14 30 / 19.00 - 23.00<br />
Sabato<br />
19.00 - 23.00<br />
Domenica chiuso<br />
38 SANDRA CECCARELLI
Solidarietà<br />
Autodeterminazione del popolo saharawi, diritto inalienabile<br />
A Vitry sur Seine, comune in prossimità di Parigi, si terrà, i prossimi 21 e 22 ottobre, la 42° Conferenza<br />
di solidarietà e coordinamento degli aiuti alla Repubblica saharawi. Un’occasione molto importante per i<br />
nostri amici saharawi alla quale vi invitiamo caldamente a partecipare.<br />
Pubblichiamo di seguito il programma della conferenza in lingua francese.<br />
Maggiori informazioni visitando il link https://eucoco2017.eucocolemans.org/programme/<br />
Joanna Southcote Aston<br />
La meraviglia del quotidiano nelle opere dell’artista<br />
inglese in mostra alle Giubbe Rosse di Firenze dal<br />
15 dicembre al 3 gennaio<br />
Anteprima<br />
Mostre<br />
di Daniela Pronestì / foto courtesy dell’artista<br />
La conférence européenne de coordination du soutien au peuple sahraoui se tient les 21 et 22 octobre 2017 à la Halle des<br />
Sports de Vitry-sur-Seine, Rue Pierre et Marie Curie 94, 400 Vitry sur Seine (commune toute proche de Paris dans le département<br />
du Val-de-Marne).<br />
L’ensemble des travaux, plénière et ateliers ainsi que les repas se tiennent dans ce même lieu.<br />
• L’interprétation des séances plénières et de tous les ateliers se fera en 3 langues : français, espagnol et anglais<br />
• Cette année, l’accent sera mis sur le travail en ateliers, principalement sur trois thèmes : la situation politique, les droits<br />
de l’homme et les ressources naturelles, en articulant interventions en plénières et travaux en ateliers.<br />
• Les hôtels que nous vous indiquons se situent à une distance raisonnable du lieu de conférence, et sont accessibles<br />
par les moyens de transport public.<br />
• Le montant de l’inscription s’élève cette année à 160 euros<br />
Cette inscription correspond aux frais d’organisation de la conférence (salles, interprétariat, prise en charge de la délégation<br />
du Front Polisario) et pour chacun des participants 3 repas et les différentes pauses café.<br />
Samedi 21 octobre<br />
8.30 / 9.30<br />
Accueil des congressistes<br />
10.00 / 13.00<br />
Première Plénière – Interventions<br />
générales, point de situation politique<br />
et humanitaire, la parole<br />
aux élus hôtes (45mn)Interventions<br />
sur les thèmes retenus par la<br />
42ème EUCOCO<br />
• Politique: introduction à l’atelier<br />
politique<br />
• La construction de l’Etat<br />
sahraoui en exil (santé, jeunesse,<br />
éducation, culture, aide<br />
humanitaire)<br />
• Les ressources naturelles: introduction<br />
à l’atelier correspondant<br />
• Les droits de l’homme: introduction<br />
à l’atelier correspondant<br />
13.00 / 14.00<br />
Buffet froid<br />
14.30 / 16.30<br />
Ateliers<br />
16.30 / 17.00<br />
Pause café<br />
17.00 / 20.00<br />
Ateliers<br />
20.30<br />
Repas officiel offert par la ville de<br />
Vitry<br />
Dimanche 22 octobre<br />
9.00 / 13.30<br />
Plénière de conclusion : la parole<br />
aux associations, élus, représentants<br />
d’institutions, d’Etats.<br />
Les quatre thèmes qui vont structurer<br />
nos débats et conclusions seront<br />
traités en plénière et ateliers<br />
le samedi et dimanche matin avec<br />
des intervenants désignés, juristes,<br />
experts, avocats, responsables associatifs<br />
et politiques. La traduction<br />
simultanée pour la plénière<br />
comme pour les ateliers (français,<br />
espagnol, anglais) permettra à chacun<br />
de s’exprimer au mieux.<br />
14.00<br />
Repas sahraoui<br />
Un realismo permeato di memorie,<br />
squarci di vita fissati sulla<br />
tela, sottratti al divenire del<br />
tempo: visioni scoperte nel quotidiano,<br />
soffermandosi ora sugli affetti più cari,<br />
sui volti amati e familiari, ora invece sulla<br />
magia di uno sguardo sconosciuto,<br />
sul regalo prezioso di un sorriso inatteso.<br />
Piccole e semplici cose che le opere<br />
di Joanna Southcote Aston riscattano<br />
dalla banalità dell’ovvio per consegnarle<br />
all’universalità della pittura. Un’artista<br />
dotata del raro dono della grazia, che le<br />
consente di andare in profondità, di superare<br />
l’apparenza consueta delle cose,<br />
senza mai perdere il senso dell’armonia<br />
e dell’equilibrio. Anche il sentimento,<br />
che pure c’è ed è forte nel suo dire<br />
pittorico, mantiene sempre la discrezione<br />
delle parole sussurrate, dell’emozione<br />
espressa senza strepiti ed eccessi.<br />
Speranze, sogni, amori inconfessati<br />
trapelano dai volti delle giovani donne<br />
immortalate nei suoi dipinti, ancelle di<br />
un tempio sacro nascosto nell’intimità<br />
delle mura domestiche. Raccontano<br />
Isabel, olio su tela<br />
Nata in Inghilterra, dove giovanissima<br />
ha studiato pittura, si<br />
è trasferita a Firenze, dove ha<br />
frequentato prima la scuola di Nerina<br />
Simi, figlia del noto pittore di fine ottocento<br />
Filadelfo, e poi l’Accademia di<br />
Belle Arti, dove si è laureata in Pittura<br />
con il massimo dei voti. Ha lavorato<br />
come disegnatrice tecnica al Genio<br />
Civile di Firenze, scegliendo la via del<br />
prepensionamento per potersi dedicare<br />
con continuità alla pittura. Ha esposto<br />
in diverse mostre collettive, molte<br />
delle quali organizzate dall’associazione<br />
Toscana Cultura.<br />
jsouthcote@aim.com<br />
di una bellezza autentica,<br />
priva di ornamenti,<br />
vestita di<br />
spensieratezza; le<br />
vediamo sorridere<br />
senza civetteria,<br />
offrirsi timidamente<br />
alla curiosità<br />
dell’artista che le<br />
osserva con attenzione,<br />
sapendo bene<br />
di non poter<br />
accedere allo scrigno<br />
della loro interiorità.<br />
Spetta alle<br />
stanze dove ogni<br />
giorno segretamente<br />
si consuma<br />
la vita il compito di<br />
rivelare il non detto:<br />
angoli della casa<br />
custodi di momenti<br />
lieti, ricordi e malinconie,<br />
testimoni<br />
silenziosi di un vissuto<br />
effimero che<br />
la pittura trasforma<br />
in poesia. Una lirica composta di attimi,<br />
suggestioni fugaci, verità che si<br />
mostrano il tempo necessario affinché<br />
il colore, steso con tocchi rapidi e sapienti,<br />
le catturi nella sua rete. Ad un’artista<br />
capace di tanta sensibilità bastano<br />
poche pennellate condotte con mano<br />
sicura per mutare in linguaggio le sensazioni<br />
ispirate dalla realtà. Un’immediatezza<br />
espressiva riconoscibile tanto<br />
nei quadri di figura quanto nelle nature<br />
morte e nei paesaggi, altre declinazioni<br />
di un immaginario pittorico che celebra<br />
la meraviglia del quotidiano. La creazione<br />
artistica, ci ricorda Joanna, è un atto<br />
dello spirito; è la ricerca di una bellezza<br />
che duri, dentro ed oltre l’incanto breve<br />
dell’esistenza umana.<br />
40 REPUBBLICA SAHARAWI<br />
JOANNA SOUTHCOTE ASTON 41
Anteprima<br />
Mostre<br />
Terra: il ricordo<br />
della nostalgia<br />
Dal 16 ottobre all’11 novembre<br />
l’Archivio di Stato di Firenze ospita la<br />
personale dell’artista cinese Lin Mao.<br />
Promossa dall’Associazione degli<br />
Artisti Cinesi in Italia, la mostra<br />
s’inserisce nel programma di eventi<br />
collaterali della XIª Biennale<br />
Internazionale d’Arte contemporanea<br />
di Firenze<br />
In quel momento, olio su tela, cm 20x240, 2017<br />
di Jacopo Celona, direttore Florence Biennale / foto courtesy dell’artista<br />
Poter ammirare le bellezze di un<br />
paese come la Cina attraverso<br />
gli occhi di un artista di talento<br />
è un’occasione rara. Ancora di<br />
più se la sua prima mostra personale in<br />
Italia è ospitata in un luogo di così alto<br />
profilo istituzionale come l’Archivio<br />
di Stato di Firenze. Vorrei dunque ringraziare<br />
l’Associazione Artisti Cinesi in<br />
Italia (AACI), che da diversi anni collabora<br />
con la Florence Biennale e che da<br />
tempo si distingue nella città medicea<br />
per l’organizzazione di mostre di illustri<br />
artisti cinesi. Fin dalla sua fondazione,<br />
nel 1997, la Florence Biennale persegue<br />
l’obiettivo di promozione del dialogo<br />
interculturale e interdisciplinare che<br />
ha consentito a centinaia di artisti da<br />
tutto il mondo di esporre, confrontarsi<br />
e dialogare nella città che è stata culla<br />
del Rinascimento. In questi anni ha promosso<br />
diversi progetti e mostre personali<br />
e collettive, con l’intento di favorire<br />
attraverso l’arte una visione di bellezza<br />
e pace in cui le diversità siano un valore.<br />
Terra: il ricordo della nostalgia, mostra<br />
personale di Lin Mao, s’inserisce<br />
nel programma di eventi collaterali della<br />
XI Biennale Internazionale d’Arte contemporanea<br />
di Firenze eARTh: creatività<br />
e sostenibilità. Il tema di questa edizione<br />
non è estraneo all’opera di Lin Mao,<br />
che ho il piacere e l’onore di presentare.<br />
La natura è da sempre fonte di ispirazione<br />
per gli artisti e in special modo è<br />
amata da coloro che si sentono in simbiosi<br />
con essa. Lin Mao ha vissuto la<br />
sua giovinezza nelle campagne del Sichuan,<br />
nel sudovest della Cina, dove ha<br />
potuto apprezzare le bellezze di quei territori<br />
e sviluppare una spiccata sensibilità<br />
per la natura. Nei suoi paesaggi si<br />
riflette l’Io interiore di un artista estremamente<br />
sensibile, soprattutto in un<br />
contesto globale dove l’Uomo mette a<br />
rischio ogni giorno il patrimonio naturale<br />
e culturale del nostro pianeta. Emozioni<br />
e natura si diluiscono nei dipinti<br />
di Lin Mao, che usa un linguaggio visivo<br />
universale, di silenziosa, pacata e<br />
riverente meditazione. Egli ci rivela la<br />
sua poetica attraverso “paesaggi interiori”<br />
che offre all’osservatore sulla tela,<br />
predisponendolo a una riflessione sul<br />
rapporto tra Uomo e Natura. Nella pittura<br />
di Lin Mao, infatti, assume spiccata<br />
importanza l’uso degli elementi, tra<br />
tutti la raffigurazione del vento, percepito<br />
come una patina distesa dal tempo<br />
sul paesaggio, quasi a costituire un<br />
diaframma ideale tra passato e presente.<br />
Tecniche storiche e della contemporaneità<br />
si amalgamano nella pittura di<br />
questo artista raffinato, le cui velature<br />
e cromie delicate rivelano uno studio<br />
delle tradizioni cinesi ma anche l’assimilazione<br />
dell’arte occidentale del Novecento,<br />
guardando in particolare alla<br />
Russia. Questa mostra è un’occasione<br />
unica per poter ammirare a Firenze,<br />
all’Archivio di Stato, le opere di Lin<br />
Mao in contemporanea con la XI Florence<br />
Biennale alla Fortezza da Basso, che<br />
per l’occasione ospita oltre quattrocento<br />
artisti da cinque continenti con una<br />
nutrita partecipazione dalla Cina. Il successo<br />
della manifestazione e dei suoi<br />
eventi collaterali svela il crescente interesse<br />
della città, a lungo focalizzata<br />
quasi esclusivamente sulle glorie del<br />
proprio passato, e ora a tutta evidenza<br />
attenta alle espressioni artistiche contemporanee<br />
internazionali. Espressioni<br />
di eccellenza, innovazione e originalità<br />
che la Florence Biennale contribuisce<br />
a diffondere da un ventennio a questa<br />
parte. Concludo questa mia breve presentazione<br />
con l’augurio di una sempre<br />
maggiore collaborazione tra la Florence<br />
Biennale, la AACI e altre organizzazioni<br />
prestigiose con le istituzioni fiorentine<br />
per dar voce agli artisti contemporanei<br />
di talento come Lin Mao, che con le lo<br />
loro opere offrono un arricchimento alla<br />
nostra città e al mondo.<br />
42 43
Terra: il ricordo della nostalgia<br />
Opere di Lin Mao<br />
16 ottobre - 11 novembre<br />
A cura dell’Associazione degli<br />
Artisti Cinesi in Italia<br />
Archivio di Stato / viale della<br />
Giovine Italia, 6, 50122<br />
Firenze<br />
Orari e giorni di apertura:<br />
dal lunedì al venerdì<br />
10.00 - 17.00<br />
sabato mattina<br />
10.00 - 13.00<br />
Ingresso libero<br />
Ruscello di montagna a primavera, olio su tela, cm 83x131, 2015<br />
Nasce nel 1975 nella Contea Yuechi,<br />
a Guang’an, provincia di Sichuan.<br />
Vice direttore del Centro<br />
dello sviluppo di arte del Ministero della<br />
Cultura della Repubblica Popolare Cinese,<br />
è professore associato dell’Accademia<br />
Nazionale Cinese di Belle Arti, pittore<br />
dell’Accademia cinese di pittura ad olio,<br />
assistente del presidente dell’Istituto di<br />
Arte Contemporanea Cinese e direttore<br />
generale e editore della rivista Mondo<br />
dell’arte cinese. Ha ricoperto anche l’incarico<br />
di vice ricercatore dell’istituto dell’arte cinese del Ministero di Cultura della<br />
Repubblica Popolare Cinese e segretario generale dell’Accademia di pittura ad<br />
olio cinese. Dal settembre 1992 al luglio 1996 ha studiato presso la scuola media<br />
dell’Accademia Centrale Cinese di Belle Arti. Nel settembre 1996 è stato ammesso<br />
all’Accademia Centrale di Belle Arti di Pechino, classificandosi al secondo posto, e<br />
ha continuato a studiare presso la stessa accademia fino al luglio 2000, conseguendo<br />
il Bachelor of Arts. Nello stesso anno la sua opera presentata come tesi di laurea,<br />
dal titolo Stato, ha vinto la borsa di studio di Wang Jialian. Dall’agosto 2000 al luglio<br />
2007 ha lavorato al Centro di Scambi Culturali Esteri del Ministero della Cultura, ricevendo<br />
poi l’incarico di direttore. E’ stato anche direttore della galleria Zhong Wai<br />
Boyi. Nel luglio 2007 ha iniziato a prestare servizio all’Accademia Centrale di Belle<br />
Arti, lavorando come docente di corsi di pittura del paesaggio nei master per studenti<br />
in pittura a olio. Ha partecipato a importanti mostre in patria e all’estero; molte sue<br />
opere si trovano in collezioni ben note in patria e all’estero, e alcuni suoi lavori sono<br />
stati donati a capi stranieri in occasione di cerimonie di Stato. Mentre continuava<br />
a svolgere la propria ricerca artistica, Lin Mao ha anche organizzato una serie di importanti<br />
attività culturali e artistiche per istituzioni nazionali, come l’Accademia di Arte<br />
Contemporanea Cinese. Nel 2013 è stato invitato a partecipare alla China - France<br />
art exhibition insieme ad altri artisti cinesi. A novembre 2014 è stato invitato al Salone<br />
d’arte e cultura cinese e francese (Le Salon Comparaisons), mentre nel 2015<br />
ha esposto in personale a Tokyo, alla presenza dell’ ex primo ministro del Giappone<br />
Yukio Hatoyama. Nel 2017 ha ricevuto la medaglia del Chevaleresque in Francia.<br />
Stato, olio su tela, cm 153x420, 2000
Firenze<br />
Mostre<br />
Maurizio Balducci<br />
La forma dell’arte è il titolo della mostra personale<br />
dell’artista e designer toscano in corso fino alla fine di ottobre<br />
allo Spazio360Firenze. Un percorso tra complementi<br />
d’arredo, sculture e installazioni che uniscono talento creativo<br />
e innovazione dei materiali<br />
di Daniela Pronestì / foto Maria Grazia Dainelli<br />
Uno scorcio della mostra con le sculture della serie Individui<br />
E’ designer ed artista. Eppure,<br />
chiedendogli in quale di questi<br />
ruoli si riconosca maggiormente,<br />
Maurizio Balducci risponde<br />
di preferire la definizione di “creativo”,<br />
più generica rispetto alle altre<br />
due, ma proprio per questo adatta<br />
a riassumere i tanti indirizzi del suo<br />
percorso. La mostra che lo vede protagonista<br />
fino alla fine di ottobre allo<br />
Spazio360 di via Simone Martini<br />
a Firenze, esemplifica la varietà di<br />
esperienze da lui maturate negli anni,<br />
partendo dalla progettazione di originali<br />
complementi d’arredo ed approdando<br />
nel 2013 alle arti visive, con<br />
particolare attenzione alla scultura -<br />
installazione. Se è vero, come scriveva<br />
Bruno Munari, che l’artista opera<br />
con la fantasia, mentre il designer<br />
lavora con la creatività, nel caso di<br />
Balducci questa distinzione perde di<br />
significato visto il suo modo di concepire<br />
tanto gli oggetti d’uso quanto<br />
le opere d’arte secondo un criterio<br />
estetico costante in entrambi i casi.<br />
Al rigore del progetto unisce, infatti,<br />
uno studio della forma e una scelta<br />
dei materiali che confluiscono in una<br />
cifra stilistica originale e distintiva di<br />
ogni sua creazione. L’unica differenza<br />
consiste forse nella scelta di destinare<br />
l’opera d’arte a tematiche di<br />
maggiore impegno rispetto all’ironia<br />
ludica spesso riconoscibile negli<br />
oggetti di design. Lo vediamo, ad<br />
esempio, nel ciclo dei Liberi pensatori,<br />
dove la figura umana, stilizzata e<br />
ripetuta in più varianti di colore, diviene<br />
simbolo di una posizione intellettuale<br />
fieramente contrapposta<br />
alla schiavitù del così detto “pensiero<br />
unico”. Oppure nella serie degli Esserini<br />
- sculture in ceramica proposte<br />
nella mostra fiorentina come repliche<br />
su scala minore di un’installazione<br />
monumentale - e degli Individui, titoli<br />
che sottendono una riflessione sull’universalità<br />
della condizione umana e<br />
sull’identità della singola persona. Le<br />
sculture del ciclo Legami descrivono,<br />
invece, un rapporto profondo ed<br />
indissolubile tra due individui, chiaramente<br />
evocato dall’unione di due<br />
corpi in uno solo. Si tratta di opere<br />
che sottendono, dietro colori vivaci<br />
ed accattivanti, un rapporto tutt’altro<br />
che scontato tra semplificazione formale<br />
ed immediatezza comunicativa,<br />
oltre ad una continua ricerca e sperimentazione<br />
di materiali ad alta innovazione<br />
tecnologica. Negli oggetti<br />
di design ricorre spesso il tema della<br />
Maurizio Balducci con il tavolo retroilluminato realizzato per l’occasione dall’azienda Boffetto<br />
natura rivisitata in chiave di artificio:<br />
basti pensare all’appendiabiti Tippy,<br />
sorta di totem sormontato da una testa<br />
di coniglio, alle librerie a dondolo,<br />
molto simili alla forma di una ghianda,<br />
ai vasi coronati da grandi fiori colorati.<br />
Altre volte, l’ispirazione viene<br />
dalla figura umana, giocosamente rielaborata,<br />
ad esempio, nei portafiori<br />
dalla foggia antropomorfa. Allo<br />
strumento dell’ironia, sapientemente<br />
Gli appendiabiti Tippy<br />
usato come via di fuga dalla banalità<br />
di un design vincolato alla funzione,<br />
si affianca la ricerca di dettagli eleganti<br />
ed insoliti, capaci di trasformare<br />
un oggetto d’uso in una presenza<br />
esteticamente gradevole tra le mura<br />
domestiche. E’ il caso del lavabo concepito<br />
come una scultura in pietra o<br />
del raffinato tavolo retroilluminato<br />
esposto in quest’occasione grazie al<br />
prototipo dell’azienda Boffetto. Rifiutando<br />
ogni “etichetta”, eccezion fatta<br />
per quella di creativo, Balducci rivendica<br />
la possibilità di esprimersi senza<br />
subire alcun condizionamento. Una<br />
libertà che, unita ad un grande talento,<br />
fa di lui un vero fuoriclasse.<br />
www.mauriziobalducciarte.it<br />
www.studioarchetipo.eu<br />
E’ nato artisticamente nel 2013, e fin<br />
da subito si è distinto per l’originalità<br />
e la coerenza del suo registro stilistico,<br />
che lo vede esprimersi in una pluralità di<br />
percorsi espressivi, dalla scultura all’installazione,<br />
dal quadro tridimensionale all’opera<br />
dipinta. Tra i principali eventi espositivi realizzati<br />
in questi anni, si ricordano: 2013, San<br />
Gimignano, V’erticalismo / Natura ed Artificio,<br />
mostra personale; Forte dei Marmi, Fish<br />
and Cheers, mostra personale; Milano,<br />
Fuorisalone, collettiva di artisti e designer;<br />
2014, Firenze, Florence Design Week, Biblioteca Centrale Nazionale; Firenze, Palazzo<br />
Panciatichi (Regione Toscana), mostra personale; Volterra, Palazzo dei Priori, mostra<br />
personale; Chiusdino, Abbazia di San Galgano, mostra personale; Remangen – Germania,<br />
Galleria Rosemarie Bassi; 2015, Firenze, Palazzo Medici Riccardi, ARTOUR– O, collettiva;<br />
Rosignano Solvay, Galleria In Villa, mostra personale; 2016, Barberino Val d’Elsa,<br />
mostra personale; San Donato in Poggio, Palazzo Malaspina, IN Chiantiere, mostra collettiva.<br />
Ha esposto inoltre a Singapore, Hong Kong e in Spagna (Merida e Marsiglia). Nel<br />
2016 due sue installazioni sono state collocate in permanenza nei pressi di Casole d’Elsa.<br />
Come scultore, è stato tra i finalisti del Premio Cairo (Milano, 2015) e del Premio Tricolore<br />
(Reggio Emilia, 2013).<br />
46 MAURIZIO BALDUCCI 47
Fuori<br />
Confine<br />
Eventi in<br />
Toscana<br />
Da un’idea di Sofia Malagoli, giovane imprenditrice modenese,<br />
nasce Bagni di vini, una manifestazione dove cultura ed<br />
enogastronomia dialogano nel segno dell’eccellenza<br />
A Villa Bardini una serata di solidarietà promossa<br />
dalla Fondazione Foemina per sensibilizzare le donne<br />
sul tema dell’endometriosi<br />
di Elena Maria Petrini / foto di Anna Collavo<br />
di Elena Maria Petrini / foto di Andrea Ungar e Elena Maria Petrini<br />
Dall’idea di Sofia Malagoli, giovanissima<br />
e intraprendente<br />
imprenditrice modenese proprietaria<br />
dell’Acetaia Daniele Malagoli di<br />
Modena, nasce l’evento Bagni di vini. Ci<br />
troviamo in Umbria, per la precisione a<br />
Bagni di Orvieto, una zona vocata all’agricoltura<br />
e all’enogastronomia dove Sofia<br />
trascorreva le vacanze con la sua famiglia.<br />
Dal legame affettivo con questo territorio<br />
nasce l’idea di un evento per valorizzarlo<br />
attraverso scambi culturali ed enogastronomici.<br />
Sede della manifestazione è<br />
Villa Giulietti, di proprietà de Il Capitello<br />
Srl con amministratore unico Mirella Cavani,<br />
di cui il padre di Sofia, Daniele Malagoli,<br />
é socio. Gli spazi verdi della villa<br />
ben si prestano ad una degustazione in<br />
vigna e ad approfondimenti enogastronomici<br />
sulle vie della storia e sul tema delle<br />
popolazioni etrusche ed italiche. L’associazione<br />
culturale Arkiwine ha voluto sostenere<br />
e promuovere questa iniziativa,<br />
che si è svolta lo scorso 3 agosto, alla<br />
presenza del sindaco di Orvieto Giuseppe<br />
Germani e di professionisti ed addetti ai<br />
lavori di altissimo livello, tra cui Maurizio<br />
Dante Filippi, miglior sommelier d’Italia<br />
in carica e gestore di due locali, il Bistrot<br />
9-19 e il ristorante Sala della Comitissa,<br />
in provincia di Terni. La manifestazione<br />
si è aperta con un brindisi “firmato”<br />
dal vino bianco delle aziende Alberto Fiorini<br />
e Maria Elena Sinibaldi. Erano presenti,<br />
inoltre, Andrea Russo, esperto in<br />
analisi sensoriale del salume e maestro<br />
assaggiatore O.N.A.S., gli esperti in grappa<br />
ed acquaviti Massimo Tortoioli e Stefano<br />
Florio, rispettivamente presidente<br />
e delegato A.N.A.G. Umbria, e Giuseppe<br />
Pandolfo, delegato A.N.A.G. per la provincia<br />
di Siena, con cui abbiamo potuto<br />
degustare i distillati dell’azienda Bonollo.<br />
L’evento ha previsto anche la presentazione<br />
di due libri: I segreti della via etrusca<br />
di Gianfranco Bracci e Marco Parlanti<br />
accompagnato dalla degustazione di una<br />
“coppa” di vino etrusco, prodotto dall’azienda<br />
Rasenna in Tuscany secondo i<br />
dettami dell’enologia etrusca interpretata<br />
da Francesco Mondini, e Viteliù e Il nome<br />
della Libertà di Nicola Mastronardi, a cui<br />
si ispira l’omonimo vino della Cantina Cirulli<br />
di Orvieto. Tra gli altri prodotti offerti<br />
in degustazione, si segnalano: i salumi<br />
dell’azienda Gerini (salame toscano, lardo<br />
e finocchiona), la ricotta del caseificio<br />
Roberto Reggiani, l’olio Evo dell’Oleoficio<br />
Poldo di Lorenzo Polacco, l’aceto balsamico<br />
tradizionale Dop di Modena dell’Acetaia<br />
Daniele Malagoli, i piatti realizzati<br />
con le farine dell’azienda Il Molino Cofelice<br />
di Annarita Cofelice, e, dulcis in fundo,<br />
l’oro edibile di Andrea Barillaro. Non<br />
vanno dimenticati l’atteso cooking show<br />
di Luca Tabarelli di F.I.C.O. (dove si è esibito<br />
nella preparazione della pasta sfoglia<br />
e tagliatelle) e la degustazione di Alchimia<br />
Caffè, il tutto con la cornice musicale<br />
ed inebriante del musicista Alessandro<br />
Di Marco.<br />
Giovedì 20 luglio 2017 nello<br />
splendido scenario del giardino<br />
di Villa Bardini a Firenze, la Fondazione<br />
Foemina, Onlus nata a Firenze nel<br />
2007 per volere del professor Mauro Marchionni<br />
e dell’attuale presidente professor<br />
Gianfranco Scarselli con l’intento di tutelare<br />
la maternità e la salute della donna<br />
e del neonato, ha organizzato una serata<br />
di solidarietà dal titolo Cena con le stelle<br />
sul tema dell’endometriosi. «E’ una patologia<br />
invalidante per molte donne - afferma<br />
il presidente Scarselli intervistato da<br />
Fabrizio Borghini - a causa del dolore che<br />
provoca, e che porta ad un progressivo<br />
isolamento delle pazienti dal mondo e dalla<br />
società, un’esperienza vissuta come un<br />
incubo anche per i familiari. lo scopo di<br />
questa cena è stato raccogliere fondi per<br />
fare innanzitutto informazione, per i medici<br />
e per la popolazione, e inoltre l’incasso<br />
di questa serata sarà devoluto per creare<br />
un opuscolo informativo sull’endometriosi,<br />
in modo che la popolazione venga<br />
adeguatamente e dettagliatamente informata<br />
sulla patologia e la sua cura». Le<br />
sale di Villa Bardini ospitano anche la mostra-evento<br />
del pittore toscano di origine<br />
gallese Llewelyn Lloyd dal titolo Paesaggi<br />
italiani del ’900, che rimarrà aperta fino<br />
al 7 gennaio 2018. «E’ la Toscana del<br />
Novecento, che affonda le proprie radici<br />
nelle immagini dei pittori macchiaioli»,<br />
affema Lucia Mannini curatrice della mostra<br />
che racconta, attraverso un’attenta<br />
selezione di opere, i vari periodi dell’artista<br />
livornese. Ma torniamo alla Cena con<br />
le stelle, stelle che hanno brillato non solo<br />
nel cielo di Firenze, ma anche in cucina<br />
grazie all’opera di cinque chef stellati<br />
che hanno preparato una cena indimenticabile:<br />
Filippo Saporito, che gestisce, insieme<br />
alla chef Ombretta Giovannini, il<br />
ristorante La Leggenda dei Frati al primo<br />
piano di Villa Bardini, ha presentato<br />
un antipasto molto fresco ed estivo a base<br />
di diversi tipi di pomodori accompagnati<br />
da salame di cinta e pane; Cristiano<br />
Tomei, del ristorante lucchese L’imbuto,<br />
ha proposto un’insalata di calamari con<br />
qualche sorpresina (una salsa di coniglio<br />
ed un sale particolare ottenuto dalle interiora<br />
di calamaro); Marco Stabile, patron<br />
del ristorante L’Ora d’Aria a Firenze, ha<br />
preparato un risotto allo champagne con<br />
gelato al peperone arrosto e polvere di alloro;<br />
Paolo Trippini, titolare dell’omonimo<br />
ristorante di Civitella del Lago, vicino Terni,<br />
si è invece cimentato in una guanciola<br />
con senape e radici. Il menù della serata<br />
si è concluso con l’immancabile dessert<br />
del pastry chef Antonio Ciabattoni: un<br />
sorbetto leggero a base di limone e salvia<br />
(biologici) con crema di zenzero. Il tutto<br />
accompagnato dagli equilibrati vini delle<br />
aziende Maremma Alta e Campastrello I<br />
Socci, dall’acqua San Benedetto e dall’olio<br />
Evo del Frantoio di Santa Tea. Una serata<br />
magica che ha unito scienza, arte e<br />
convivialità nel segno della beneficenza.<br />
Da sinistra, Egidio Forasassi, chef, Elisabetta Rondelli, Fabrizio Borghini, giornalista, Massimo<br />
Tortoioli Ricci e Stefano Florio, rispettivamente presidente e delegato ANAG, Nicola Mastronardi,<br />
giornalista e scrittore, Roberto Massari, editore; al centro, Maurizio Dante Filippi,<br />
miglior sommelier d’Italia, Valentino Cirulli, enologo e produttore di vino, Marco Lodi, Elena<br />
Maria Petrini, presidente Arkiwine, Giuseppe Pandolfo, delegato Anag provincia di Siena, Giuseppe<br />
Germani, sindaco di Orvieto, Andrea Russo, maestro assaggiatore Onas; in basso da<br />
destra, Francesco Mondini col vino etrusco della sua azienda Rasenna in Tuscany, Lorenzo<br />
Polacco dell’Oleificio Poldo, Sofia Malagoli, proprietaria dell’Acetaia Daniele Malagoli e Maria<br />
Elena Sinibaldi titolare dell’omonima azienda Maria Elena Sinibaldi<br />
L’associazione Arkiwine ringrazia sentitamente<br />
Sofia Malagoli e i sostenitori della manifestazione<br />
elencati di seguito: Alchimia Caffè (Claudio Scaltriti),<br />
Artepasta (Marco Lodi, Gigliola Guidi e Carlo<br />
Lodi), Poderi Fiorini (Alberto Fiorini), Acetaia Daniele<br />
Malagoli, Cantine Cirulli (Valentino Cirulli), Azienda<br />
Rasenna in Tuscany - vino etrusco, Caseificio<br />
Roberto Reggiani, Distillerie Bonollo, Gerini Carni<br />
e Salumi, Goldeat - oro edibile di Andrea Barillaro,<br />
Fleur Gros (Sandra Nadini), Incofar di Modena, LGI<br />
Rental&Service, Luci.do di Nadia Polloni Mielitaly,<br />
Molino Cofelice, Maria Elena Sinibaldi (azienda vitivinicola<br />
omonima), Enoteca/Ristorante La Comitissa<br />
(Maurizio Dante Filippi), Nicola Mastronardi,<br />
Gianfranco Bracci, Marco Parlanti, Oleoficio Poldo<br />
(Lorenzo Polacco di Anapoo), Andrea Russo di Onas,<br />
Paola Soldi presidente nazionale ANAG, Massimo<br />
Tortoioli presidente Anag Umbria, Marcello Del<br />
Vecchio presidente Anag Toscana, Stefano Florio<br />
di Anag Umbria, Giuseppe Pandolfo di Anag Siena,<br />
Muratori Assicurazioni. Un ringraziamento va anche<br />
ad Anna Collavo, Elisabetta Rondelli, Luca Tabarelli,<br />
Cecilia Buonagurelli, Concept Arkiwine, Marco Lodi,<br />
Ermes Melotti, Alessio Piccioli, Ario Sonnati, Mauro<br />
Gallinella e Don Peppino<br />
Da sinistra: Lucia Mannini, curatrice della mostra, Fabrizio Borghini,<br />
giornalista Toscana Tv, Mauro Marchionni, Marcella Antonini Nardoni<br />
e Gianfranco Scarselli, rispettivamente presidente onorario, vice presidente<br />
e presidente della Fondazione Foemina<br />
Gli executive chef Paolo Trippini (a partire da sinistra), Marco Stabile,<br />
Antonio Ciabattoni, Cristiano Tomei, Ombretta Giovannini e Filippo<br />
Saporito<br />
48 BAGNI DI VINI<br />
VIL<strong>LA</strong> BARDINI 49
Eventi in<br />
Toscana<br />
A cura di<br />
Paolo Bini, relatore Associazione Italiana Sommelier<br />
Arte del<br />
Vino<br />
Arkiwine Art<br />
Presentata a Vorno la collezione<br />
privata di arte contemporanea<br />
“Nunzia e Vittorio Gaddi”<br />
di Elena Maria Petrini / Foto di Maurizio Mattei e e Anna Collavo<br />
Domenica 24 Settembre 2017 a Vorno<br />
(Lucca), Arkiwine ha voluto coniugare<br />
l’arte contemporanea all’enogastronomia,<br />
presentando l’evento: Arkiwine<br />
Art- visita alla Collezione privata d’Arte Contemporanea,<br />
Nunzia e Vittorio Gaddi, con<br />
percorsi gustativi ad hoc, che si è svolto<br />
presso la Villa quattrocentesca Le Pancore<br />
dove il Notaio Vittorio Gaddi detiene<br />
una vera e propria pinacoteca che iniziò<br />
nei primi anni ‘90 con la prima opera dello<br />
scultore Giò Pomodoro per arrivare ad<br />
oggi con moltissime opere internazionali.<br />
La visita in gruppi è stata guidata personalmente<br />
dal Notaio Vittorio Gaddi, Presidente<br />
dei Notai della provincia di Lucca,<br />
proprietario di una delle più rinomate collezioni<br />
private d’Arte Contemporanea presenti<br />
in Italia, composta da circa trecento<br />
opere d’arte. Fabrizio Borghini ha intervistato<br />
per Toscana TV sia il Collezionista<br />
Vittorio Gaddi, sia altri illustri ospiti come<br />
il Direttore del Centro d’Arte Spaziotempo<br />
di Firenze, Carlo Frittelli che ci ha sottolineato<br />
il valore del collezionismo di opere<br />
d’arte, Barbara Lombardi Santoro che ha<br />
apprezzato questa meravigliosa collezione<br />
privata ed Angelo Parpinelli, Presidente<br />
del Museo d’Arte Contemporanea di Lucca.<br />
A seguire abbiamo presentato i percorsi<br />
gustativi creati ad hoc, con i prodotti<br />
tipici locali, guidati da professionisti d’eccellenza,<br />
ed un’artistica sciabolata tricolore<br />
col Metodo Classico 2013, Pas Dosè<br />
Blanc de Blancs di Alessandro Nieri proprietario<br />
della Tenuta Montellori. Si è aperta<br />
così la seconda parte dell’evento dove<br />
è stato possibile apprezzare le caratteristiche<br />
organolettiche sia dell’Olio Evo Vertigo<br />
ed Essentia gocce d’oro dell’Azienda Matrix<br />
di Giovanni Donnini di Fiesole (abbinato<br />
con la zuppa di verdure alla Frantoiana<br />
realizzata dal Catering Alessandro Stefani<br />
di Lucca e col pane locale), sia dei salumi<br />
delle due Aziende selezionate da Arkiwine:<br />
Salumificio Gerini di Pontassieve (FI) e<br />
Salumificio Benvenuti di Annunziata (LU),<br />
abbinandoli in base alle loro caratteristiche<br />
con l’acqua Fonte Ilaria (LU), con i due vini<br />
Chianti delle Aziende Tenuta Maiano e<br />
Fattoria Montellori, decantati entrambi in<br />
un altro articolo di questo stesso numero,<br />
da Paolo Bini, Sommelier Relatore AIS. A<br />
chiudere le degustazioni due abbinamenti<br />
di fuoco con il lardo e grappa ed acquaviti<br />
dell’Azienda Distillerie Bonollo Spa guidati<br />
da Giuseppe Pandolfo, Tecnico dell’Azienda<br />
e Delegato ANAG della provincia di<br />
Siena. Anche qui un ospite illustre come<br />
il professor Roberto Barale, che insegna<br />
Genetica del Gusto presso il Dipartimento<br />
di Biologia dell’Università degli Studi di<br />
Pisa, che ci ha deliziato della Sua presenza<br />
dando spunti per altri approfondimenti.<br />
https://youtu.be/y6ylOl0iB1o<br />
Le prossime attività Arkiwine coinvolgeranno<br />
altri esperti nel settore agroalimentare come<br />
il Docente Gastronomo Andrea Russo (nella<br />
foto qui accanto) esperto in analisi sensoriale<br />
degli alimenti e delle bevande che ci<br />
consiglierà sull’acquisto più consapevole e rispettoso<br />
dei ritmi stagionali.<br />
il Docente Gastronomo Andrea Russo<br />
Espressioni del Chianti<br />
La serata d’arte contemporanea organizzata<br />
recentemente da Arkiwine a<br />
Vorno, ha avuto un epilogo con percorsi<br />
gustativi enogastronomici che hanno<br />
regalato i sapori del territorio toscano e<br />
spunti interessanti per suggerirvi oggi sfiziosi<br />
abbinamenti raccontando la nostra tradizione<br />
enoica regionale. Il Chianti DOCG è<br />
una delle denominazioni più conosciute nel<br />
mondo e rappresenta certamente una delle<br />
realtà più prolifiche nel panorama del vino<br />
nazionale. L’area di produzione, che non deve<br />
essere confusa con quella del Chianti Classico,<br />
è vasta e si insinua all’interno delle province<br />
di Arezzo, Firenze, Pisa, Pistoia, Prato<br />
e Siena includendone solo quei territori ovviamente<br />
adatti alla viticoltura di qualità. Oltre<br />
alla generica denominazione Chianti, è possibile<br />
trovare in etichetta il nome di una delle<br />
sette sottozone che ne identificano ancor più<br />
rigorosamente la provenienza: Colli aretini,<br />
Colline pisane, Colli senesi, Montalbano,<br />
Rufina, Montespertoli e Colli Fiorentini.<br />
Proprio dall’areale Chianti Colli Fiorentini<br />
proviene il Vigneto San Quirico DOCG, vino<br />
rosso brioso di Tenuta Maiano. Azienda<br />
con sede in Montespertoli, lavora da anni in<br />
regime biologico certificato cercando di trasferire<br />
la purezza e il ritmo della natura all’interno<br />
del bicchiere. Il vino di annata 2015 si<br />
presenta rubino, con trama ben raccolta grazie<br />
anche alla presenza di uve Cabernet che<br />
assistono il Sangiovese anche nel percorso<br />
olfattivo attraverso nitide sfumature balsamiche<br />
di sfondo a preminenti percezioni di violetta<br />
e marasca con soffi di macis. In bocca è<br />
buona la sinergia fra acidità e tannini e il gusto<br />
di amarena è percettibile e giustamente<br />
lungo. L’abbinamento testato per l’occasione<br />
con il rigato avvolto e ancor più con le<br />
salamelle dolci di Salumi Benvenuti non ha<br />
lasciato dubbi ma strategico è anche l’accostamento<br />
con primi piatti al ragù d’anatra.<br />
Fattoria Montellori, altro partner della<br />
manifestazione, ha invece tenute che spaziano<br />
fra San Miniato e Cerreto Guidi. Azienda<br />
di grande tradizione, opera nel mondo vinicolo<br />
da fine ‘800 con la certezza che il vitigno<br />
Sangiovese rappresenti la personalità e la vera<br />
anima del proprio territorio. Il suo Chianti<br />
DOCG 2015 ha rossi riflessi traslucidi con<br />
sfumature porpora che invitano alla degustazione.<br />
Profumi di rosa e lavanda sono i tratti<br />
caratteristici olfattivi arricchiti da aromi di<br />
ciliegia con note minerali. L’approccio al palato<br />
è freschissimo, con acidità in primo piano<br />
che dona sensazioni di agrume miscelato<br />
a frutta rossa e contiene un alcol comunque<br />
buon protagonista. Vino snello e vivace che<br />
perfettamente si è accompagnato al prosciutto<br />
toscano DOP di Salumificio Gerini, una liaison<br />
appagante da cui si potrebbe uscire solo<br />
con una tentatrice pappa al pomodoro.<br />
Info e consulenza: wine@bini.eu<br />
Arkiwine Art<br />
di Elena Maria Petrini<br />
Arkiwine per questo evento che coniuga<br />
l’arte contemporanea al territorio toscano<br />
ha voluto far decantare con il simposio<br />
di Paolo Bini (Relatore dell’Associazione<br />
Italiana Sommelier) due meravigliosi vini<br />
portati in degustazione creando così abbinamenti<br />
ad hoc di altissimo valore culturale<br />
enogastronomico del nostro territorio,<br />
in modo da mantenere un livello altissimo<br />
non solo per la parte artistica in senso<br />
stretto della collezione privata di arte contemporanea<br />
“Nunzia e Vittorio Gaddi” ma<br />
anche per quella multi sensoriale enogastronomica.<br />
Chianti Colli fiorentini DOCG 2015, Tenuta Maiano<br />
Foto Maurizio Mattei<br />
Ringraziamo tutti i soggetti che hanno consentito questa realizzazione partendo da: Nunzia e Vittorio Gaddi, Giovanni Iacomini, Alessio<br />
Piccioli (Referente eventi per Arkiwine), Carlo Frittellidel Centrod’ArteSpaziotempo, Giovanni Donnini di Matrix Srl, Alessandra ed<br />
Antonella del Salumificio Gerini, Guido del Salumificio Benvenuti, Alessandro Nieri della Fattoria Montellori, Gianfranco Nigi della Tenuta<br />
Maiano, Giuseppe Pandolfo ANAG Siena, Distillerie Bonollo Spa, Paolo Bini AIS Firenze, Marco Gaddini di Fonte Ilaria Spa, Rocco<br />
Sabatino di Citysightseen e Florentia Bus.<br />
Da sinistra Nicholas Gaddi, Giovanni Donnini,<br />
Roberto Barale, Nunzia e Vittorio Gaddi, Elena<br />
Maria Petrini, Carlo Frittelli ed Alessio Piccioli<br />
Sequenza della sciabolata di Elena Maria Petrini<br />
utilizzando tre nastri della bandiera italiana ed<br />
una bollicina italiana della Tenuta Montellori<br />
Prodotti di Salumi Benvenuti<br />
Prodotti di Salumificio Gerini<br />
Chianti DOCG 2015, Fattoria Montellori<br />
50 ARKIWINE ART<br />
ARTE DEL VINO 51
Dimensione<br />
Salute<br />
A cura di<br />
Anita Norcini Tosi<br />
Agopuntura riflessogena per la terapia dei dolori:<br />
ne parliamo con uno specialista, il dottor Marco Lepori<br />
Foto archivio Lepori<br />
Pubblichiamo di seguito l’intervista<br />
di Anita Norcini Tosi al dottor<br />
Marco Lepori, specialista in<br />
Agopuntura Riflessogena per la terapia<br />
dei dolori.<br />
Dottore ci spiega brevemente cosa è<br />
l’agopuntura riflessogena?<br />
É l’agopuntura rivista, negli anni Settanta,<br />
con l’occhio della medicina moderna,<br />
mentre l’agopuntura classica cinese<br />
si basa sulle antiche e rispettabilissime<br />
teorie energetiche, quella riflessogena<br />
si basa sulla neurologia moderna.<br />
Per cui quando si infigge un ago in uno<br />
dei 362 punti dell’agopuntura, vengono<br />
stimolati degli specifici recettori nervosi,<br />
che poi, con le loro fibre, si connettono<br />
al midollo spinale, dove attivano<br />
meccanismi di controllo della trasmissione<br />
del dolore. Infine, lo stimolo arriva<br />
al cervello e produce una liberazione<br />
di endorfine, nostri analgesici naturali.<br />
Questo vuol dire, quindi, che lo stimolo<br />
agopunturale innesca meccanismi antidolorifici<br />
già presenti dentro di noi.<br />
Dell’auricoloterapia cosa ci dice?<br />
L’auricoloterapia è una riflessoterapia<br />
agopunturale (detta anche auricolopuntura)<br />
che nasce negli anni Cinquanta dagli<br />
studi del medico francese Nogier di<br />
Lione. La famosa rappresentazione di un<br />
neonato a testa in giù sul padiglione auricolare,<br />
è una realtà neurologica dovuta<br />
a una connessione, a livello della prima/<br />
seconda vertebra cervicale, tra il midollo<br />
spinale, dove passano tutti i messaggi<br />
sensitivi verso il cervello, e il nucleo del<br />
nervo trigemino che, con un suo ramo,<br />
ribalta tutti questi messaggi su zone ben<br />
precise del padiglione auricolare. I punti<br />
corrispondenti a zone corporee dove c’è<br />
dolore diventano molto sensibili; con apposite<br />
tecniche troviamo questi punti e<br />
ci infiggiamo un ago. Parte così uno stimolo<br />
agopunturale verso il cervello, ove<br />
si attivano tutta una serie di meccanismi<br />
naturali di controllo del dolore. Spesso,<br />
specie nei casi acuti, l’auricoloterapia dà<br />
risultati di miglioramento immediati, in<br />
2-3 secondi.<br />
Quali sono le patologie che tratta con<br />
l’agopuntura?<br />
Con l’agopuntura si trattano tante patologie<br />
sia somatiche che viscerali o<br />
endocrine. Da oltre trentotto anni, mi<br />
occupo solo dei dolori somatici. Le patologie<br />
dolorose nelle quali, modestia<br />
a parte, ho maturato molta esperienza<br />
sono: i dolori della colonna sia cervicale<br />
che lombare, la sciatica, i dolori delle<br />
anche, ginocchi, caviglie e i dolori di<br />
polsi, gomiti, spalle, queste ultime anche<br />
nei casi di blocco funzionale, calcificazioni<br />
o lesioni tendinee. Tratto anche<br />
tendiniti e nevriti in genere e, casi questi<br />
molto impegnativi, cefalea, emicrania e<br />
nevralgia del trigemino.<br />
Come avviene il trattamento e quante<br />
sedute occorrono?<br />
L’agopuntura è una medicina “integrativa”,<br />
cioè di supporto alla medicina<br />
ufficiale e non “alternativa” come erroneamente<br />
da alcuni è indicata. Noi<br />
siamo medici e quindi, prima di tutto,<br />
dobbiamo fare la diagnosi. Per questo,<br />
oltre all’anamnesi e all’esame clinico<br />
del paziente, esaminiamo anche tutte<br />
le indagini cliniche eseguite (RX-TC-R-<br />
MN, etc) e, se è il caso, suggeriamo l’esecuzione<br />
di ulteriori accertamenti. A<br />
quel punto prospettiamo la possibilità<br />
di eseguire un ciclo di agopuntura che<br />
si compone, in media, di sei sedute, per<br />
una terapia la cui durata è generalmente<br />
di un mese. Fanno eccezione le cefalee<br />
e le nevralgi trigeminali, per le quali<br />
occorrono circa dieci sedute. La seduta<br />
ha una durata di circa quaranta minuti;<br />
si comincia con l’auricoloterapia e<br />
si prosegue con l’agopuntura su determinati<br />
punti del corpo (somatica), alcuni<br />
dei quali vengono sottoposti ad una<br />
lieve stimolazione elettrica con specifici<br />
elettrostimolatori (elettroagopuntura).<br />
Quali sono in genere i risultati della<br />
terapia?<br />
A fine ciclo esprimo un giudizio sul risultato,<br />
ovviamente sempre indicato<br />
dal paziente, usando i termini “scarso,<br />
discreto, buono, ottimo”. Non esiste<br />
il giudizio “nessun risultato”, perchè<br />
se non vedo alcun miglioramento dopo<br />
3/4 sedute, cosa abbastanza rara, consiglio<br />
al paziente di interrompere subito<br />
il trattamento.<br />
Il dottor Marco Lepori riceve a Firenze al<br />
poliambulatorio PAS di Campo di Marte,<br />
presso la Salus Medica in via Arrigo<br />
da Settimello n° 5. Per fissare una visita,<br />
rivolgersi al centralino unico PAS 055-<br />
711111. Per quanto riguarda i costi, è<br />
possibile usufrire di una tariffa agevolata<br />
(47 euro a seduta) diventando soci PAS<br />
(10 euro annui).<br />
Laureato in Medicina e Chirurgia<br />
all’Università di Firenze (1975),<br />
per quant’anni il dottor Marco<br />
Lepori ha esercitato la professione<br />
nel comune di Vaglia, dove per un lungo<br />
periodo è stato anche medico condotto<br />
e ufficiale sanitario. Tra il 1977 e<br />
il 1979 si è dedicato allo studio dell’agopuntura<br />
frequentando la S.I.R.A.A.<br />
(Società Italiana Riflessoterapia Agopuntura<br />
e Auricoloterapia) presso la clinica<br />
chirurgica dell’Università di Torino.<br />
Nel 1978 ha preso parte ad un viaggio<br />
di approfondimento su questa materia<br />
in Cina, sotto l’egida del Ministero della<br />
Sanità. Pratica l’agopuntura riflessogena<br />
per la terapia dei dolori somatici dal<br />
1979. E’ autore di due trattati: Meccanismi<br />
neurofisiologici della analgesia in<br />
agopuntura (2002) e Viscerotopia nella<br />
conca auricolare e nel meato acustico<br />
esterno (2017).<br />
52 DIMENSIONE SALUTE<br />
DIMENSIONE SALUTE 53
Eventi in<br />
Toscana<br />
Passaggi<br />
É il titolo della mostra di Paolo e Paola Staccioli in<br />
corso fino al 3 dicembre all’Auditorium di Scandicci<br />
di Maria Grazia Dainelli / Foto Riccardo Verdiani e Francesco Mauro dell’Associazione Prisma Scandicci<br />
Si intitola Passaggi, la mostra di<br />
Paola e Paolo Staccioli che sino<br />
al 3 dicembre 2017 sarà ospitata<br />
nell’Auditorium di Scandicci, sconfinando<br />
anche negli spazi esterni del<br />
piazzale della Resistenza e della pensilina<br />
della fermata della Tramvia, che<br />
collega la città con Firenze. La mostra,<br />
curata da Marco Tonelli, promossa dal<br />
Comune di Scandicci, con il contributo<br />
della Regione Toscana e della Città Metropolitana<br />
di Firenze, in collaborazione<br />
con Fondazione Museo di Montelupo<br />
Fiorentino e del Centro Pecci di Prato,<br />
testimonia metaforicamente e concretamente<br />
la storia di un viaggio, di un<br />
passaggio appunto. Tra i due artisti, innanzi<br />
tutto, che sono padre e figlia e<br />
che si tramandano uno stesso mestiere,<br />
ma anche tra i luoghi che ospitano<br />
la mostra, collegati e al contempo divisi<br />
dalle grandi vetrate dello splendico<br />
edificio di Rogers. Passaggi dunque<br />
tra Paolo, classe 1943, e Paola Staccioli,<br />
nata invece nel 1972, che sono legati<br />
da una storia ereditaria che li vede lavorare<br />
entrambi, anche se in modalità<br />
poetiche molto diverse, lo stesso materiale:<br />
la ceramica. Raccontando nelle<br />
loro opere, grandi quelle di Paolo,<br />
di piccole dimensioni quelle di Paola,<br />
storie di due viaggi indipendenti, fatti<br />
di continui rimandi, avvicinamenti e<br />
lontananze. E poi Passaggi attraverso<br />
confini fisici veri e propri, le piazze e le<br />
architetture di Scandicci, in un percorso<br />
espositivo che conduce il visitatore<br />
nel racconto della mostra. Scandicci,<br />
dove i due artisti vivono e lavorano,<br />
rende loro omaggio, aprendo per la prima<br />
volta all’arte contemporanea i suoi<br />
edifici e il suo centro più rappresentativo.<br />
Ma grandi opere in bronzo e ceramica<br />
di Paolo Staccioli hanno invaso<br />
anche gli spazi esterni della città. Sculture<br />
giganti che rappresentano figure<br />
del mito e figure del quotidiano, accoglieranno<br />
i viaggiatori in arrivo e in partenza<br />
dalla fermata della Tramvia per e<br />
da Firenze, mentre guerrieri, guerriere<br />
e cavalli su ruote, anch’essi in bronzo,<br />
sono stati messi a guardia del piazzale<br />
antistante il Nuovo Centro, realizzato<br />
nel 2013 su progetto dell’architetto<br />
Richard Rogers e accompagneranno il<br />
visitatore fino alla grande hall dell’Auditorium,<br />
dove e stata installata una piattaforma<br />
in legno affollata da 40 figure<br />
in ceramica dipinta a lustro di Paolo e<br />
15 gruppi di oggetti in ceramica smaltata<br />
di Paola. Oggetti che hanno l’apparenza<br />
di un’utilità domestica (teiere,<br />
piatti, vasi e tazzine), ma che sono<br />
ogni volta inventati come non dovessero<br />
servire ad altro che ad essere ammirati.<br />
Il percorso è aperto al pubblico<br />
occasionale o interessato, che potrà<br />
confrontarsi con le grandi sculture dei<br />
viaggiatori di Paolo, per essere scortato<br />
da sentinelle arcaiche fin dentro l’architettura<br />
moderna, al piano superiore,<br />
dove l’esposizione è articolata in una<br />
sorta di installazione di sculture in ceramica<br />
di ogni dimensione, colore e lucentezza,<br />
anch’esse opera di Paolo, per<br />
terminare con i manufatti-scultorei di<br />
Paola, tra cui spiccano teiere e vasi. Il<br />
catalogo, con testi del curatore e di Antonio<br />
Natali e Ornella Casazza, è pubblicato<br />
dalla casa editrice Gli Ori (15,00<br />
euro). La mostra è organizzata grazie<br />
al prezioso contributo di Metal Studio e<br />
Chianti Banca.<br />
In questa e nelle altre foto alcune opere di entrambi gli artisti esposte nella piazza antistante l’Auditorium<br />
Alcune delle opere di Paola Stacciola in mostra a Scandicci<br />
Le sculture di Paolo Staccioli<br />
54 PAOLO E PAO<strong>LA</strong> STACCIOLI<br />
55
La Pragma srl, azienda di Prato,<br />
opera nel settore dell’Outsourcing<br />
Alberghiero e dei Servizi Fiduciari<br />
PRAGMA s.r.l. opera specificamente nel<br />
campo dei servizi di Vigilanza Non Armata,<br />
di Guardianato e Sorveglianza, di Portierato<br />
e Accoglienza Clienti.<br />
Il punto di forza qualitativo di PRAGMA<br />
è nella sua capacità di essere presente in<br />
modo capillare e radicato sul territorio, del<br />
quale sviluppa una conoscenza mirata, unita<br />
all’efficace collaborazione con aziende<br />
che rappresentano la storia e l’eccellenza<br />
della vigilanza in Italia.<br />
Lo scopo di PRAGMA è quello di fornire,<br />
in ogni luogo e situazione in cui c’è bisogno<br />
di ordine, organizzazione e pulizia, un<br />
servizio completo ed efficace mettendo insieme,<br />
procedure, tecnologie e personale<br />
selezionato e affidabile per soluzioni flessibili<br />
e personalizzate.<br />
La Pragma srl, fondata sull’esperienza lavorativa<br />
acquisita dai soci nel corso degli<br />
anni, opera nel settore dell’Outsourcing Alberghiero<br />
e dei Servizi Fiduciari.<br />
Il servizio base che l’azienda ha introdotto<br />
sul mercato è la gestione di appalti all’interno<br />
di Strutture Alberghiere, Centri Commerciali,<br />
Cantieri Edili e Strutture Pubbliche<br />
e Private, attraverso accordi di Partnership<br />
che tengano conto delle potenzialità recettive<br />
del partner prescelto e della volontà<br />
del cliente a voler sviluppare il proprio core<br />
business, concentrandosi su quest’ultimo e<br />
terziarizzando il resto. L’Azienda è ormai una<br />
realtà ben attestata sul territorio della Regione<br />
Toscana, in particolar modo nelle città di<br />
Firenze e Prato.<br />
La lunga esperienza maturata negli anni,<br />
ha dato a PRAGMA l’opportunità di servire<br />
importanti aziende leader nel settore<br />
del turismo, riferendosi soprattutto a strutture<br />
alberghiere a 3 e 4 stelle. La soddisfazione<br />
del Cliente è massima quando riesce<br />
ad ottenere un ottimo servizio; per il raggiungimento<br />
di questo risultato PRAGMA è<br />
orientata a una scrupolosa organizzazione e<br />
gestione dei piani dell’Albergo, per permettere<br />
al Cliente di mantenere sempre alti gli<br />
standard di pulizia e qualità.<br />
I soci Francesco Bellantuono e Marco Vignoli<br />
Gioco della Pallagrossa, Prato<br />
Pragma srl<br />
Via Traversa Fiorentina 6<br />
59100 Prato<br />
tel. 0574-636564<br />
fax 0574-635935<br />
www.pragmasrl.eu<br />
info@pragmasrl.eu<br />
56 pragma<br />
pragma 57
Eventi in<br />
Toscana<br />
A cura di<br />
Giorgia Armellini<br />
Sfaccettature<br />
Fiorentine<br />
La forma dell’arte<br />
Spazio360Firenze si fa mecenate dell’arte promuovendo la<br />
personale di Maurizio Balducci<br />
di Annalisa Ignesti / foto courtesy spazio360<br />
Oltre 1.500 ospiti per l’inaugurazione<br />
della mostra personale<br />
dell’ artdesigner Maurizio<br />
Balducci presso lo Spazio360Firenze,<br />
organizzata da Flamingo Firenze Srl.<br />
Porcelanosa, azienda spagnola numero<br />
uno al mondo nella produzione di superfici<br />
per l’architettura e main sponsor<br />
della serata, ha reinterpretato, insieme<br />
a Boffetto, specializzato nella lavorazione<br />
del Krion Porcelanosa Solid Surface,<br />
un materiale innovativo ed estremamente<br />
versatile, alcuni pezzi dell’artista<br />
e alcuni elementi di design messi<br />
in palio tra i partecipanti. Tante novità<br />
per gli ospiti intervenuti e un catering<br />
d’eccezione che ha proposto specialità<br />
della cucina valenciana, hanno fatto<br />
da cornice a questa bella serata di fine<br />
estate dove arte, design e cultura hanno<br />
fatto da padrona. Il progetto Spazio360Firenze<br />
rappresenta un concreto<br />
esempio di riconversione e riutilizzo di<br />
spazi originariamente adibiti a scopo<br />
artigianale e manifatturiero. Al centro<br />
della trasformazione c’è proprio l’idea<br />
di un luogo dalla forte valenza culturale<br />
e simbolica, un capannone industriale<br />
che si trasforma e diventa un grande<br />
loft, un contenitore creativo ed innovativo<br />
che, nel rispetto della passata vocazione<br />
produttiva, sviluppa una nuova<br />
ed affascinante funzionalità: Spazio Arredamento,<br />
Spazio Design, Spazio Cucina,<br />
Spazio Benessere, Spazio Eventi,<br />
ma soprattutto Spazio al Cliente. E’ proprio<br />
in quest’ottica che Spazio360Firenze<br />
si rinnova e diventa un referente<br />
importante per quei professionisti del<br />
settore, che fanno della qualità e della<br />
ricerca sui materiali, un tratto distintivo<br />
del loro lavoro. Facilmente raggiungibile<br />
e dotato di ampio parcheggio, con i<br />
suoi oltre 3.000 mq di showroom, Spazio360Firenze<br />
rappresenta la sapienza<br />
artigianale italiana e lo stile più attuale<br />
per arredare in modo unico. Partners<br />
dell’evento: l’associazione ADA Donne<br />
Architetto, Gaggenau, Birra Ichnusa e<br />
i ragazzi dell’Istituto Superiore Federigo<br />
Enriques di Castel Fiorentino. E’ possibile<br />
visitare la personale di Maurizio<br />
Balducci presso lo Spazio360Firenze fino<br />
alla fine di ottobre 2017.<br />
Perché il quartiere delle Cure si chiama così?<br />
Il quartiere delle Cure si sviluppò come<br />
quartiere residenziale in seguito all’ampliamento<br />
della città con i lavori della Firenze<br />
Capitale. Fino ad allora era stato<br />
un piccolo insediamento fuori le storiche<br />
mura cittadine, dedito per secoli alla<br />
lavorazione di corde e tessuti, e qui<br />
sorto per la presenza del torrente Mugnone<br />
che garantiva l’acqua indispensabile<br />
per tali attività artigianali. Lungo<br />
gli argini del Mugnone lavoravano i funaioli<br />
e i curandai. I primi realizzavano<br />
funi e corde ricavandole dalle matasse<br />
di canapa che stendevano lungo il corso<br />
d’acqua. Invece, i secondi lavavano,<br />
sbiancandole - in latino “cura” è sinonimo<br />
di mondatura e da qui “curandai”<br />
- le tele di lino con il ranno, che poi<br />
risciaquate venivano stese sui fili posti<br />
sugli argini del torrente. Sul finire<br />
dell’Ottocento la “curatura” delle tele divenne<br />
prevalentemente un lavoro femminile<br />
e poi un semplice lavaggio della<br />
biancheria sporca che era ritirata nelle<br />
case dei fiorentini il lunedì mattina e riconsegnata<br />
pulita il sabato. Piano piano<br />
tale attività scomparve dalla zona, ma<br />
rimase nella toponomastica. Non a caso,<br />
il quartiere fu battezzato “le Cure” a<br />
ricordo dei curandai che qui per secoli<br />
furono attivi.<br />
“I toni”: la tuta fiorentina<br />
Evento Porcelanosa presso lo Spazio360Firenze<br />
Via Simone Martini,7<br />
Firenze<br />
www.spazio360firenze.it<br />
info@spazio360firenze.it<br />
Intervista a Stefano Gualandi C.E.O.. Spazio360Firenze-Termomarket Srl.<br />
Maurizio Balducci e le titolari della Flamingo Firenze<br />
Mettiti i’ toni! Dal relax casalingo ai lavori<br />
domestici, dal classico jogging nel<br />
parco, all’ora di educazione fisica al liceo,<br />
quante volte questa frase entra nella<br />
quotidianità fiorentina? Praticamente<br />
sempre! Un modo di dire consolidato<br />
che ancora oggi la fa da padrone a Firenze<br />
e che lascia interdetto l’interlocutore<br />
non avvezzo al nostro vernacolo. Ma<br />
perché si dice così? E perché solo a Firenze<br />
e dintorni? Mentre le sue origini<br />
risalgono indubbiamente al periodo del<br />
secondo dopoguerra, esistono diverse<br />
versioni sulla comparsa di questa parola<br />
nel dialetto fiorentino. La prima, forse<br />
la più diffusa, racconta che, a guerra finita,<br />
i soldati americani di stanza a Firenze,<br />
ricevuto l’ordine di rimpatrio, cucirono<br />
sulle loro tute la sigla TO N.Y, acronimo<br />
di To New York (a New York). Non potendo<br />
però spedire negli Stati Uniti molte<br />
cose, gli indumenti sportivi furono tra i<br />
prescelti per rimanere in Italia: regalo per<br />
tutti i fiorentini che dovevano affrontare<br />
un durissimo periodo di ricostruzione.<br />
Fu così che dal 1945 in poi le numerose<br />
tute “yankee” rimasero a Firenze e furono<br />
messe in vendita fra le cose usate<br />
al mercato di San Lorenzo. Il toni (inizialmente<br />
con la y finale) andò così ad<br />
identificare uno specifico indumento<br />
sportivo, che in Italia era sostanzialmente<br />
inedito. Una seconda voce, certo meno<br />
romantica della prima, identifica la<br />
parola con l’acronimo, stavolta tutto italiano,<br />
di Tuta Olimpica Nazionale Italiana,<br />
realizzata in occasione delle Olimpiadi<br />
di Berlino del 1936, dove gli atleti della<br />
squadra italiana per la prima volta si presentarono<br />
tutti con indosso la stessa tuta<br />
sportiva confezionata per l’occasione<br />
proprio a Firenze. Insomma, perché da<br />
queste parti si usi questo modo di dire<br />
rimane ancora un mistero, ma almeno ai<br />
“forestieri” che domandano ridendo cosa<br />
sia il “toni”, avrete belle storie da raccontare!<br />
58 SPAZIO360FIRENZE<br />
SFACCETTATURE FIORENTINE 59
Omaggi<br />
A cura di<br />
Barbara Santoro<br />
Firenze dice addio ad Enzo<br />
Faraoni, raffinato interprete<br />
della pittura italiana<br />
a cavallo tra due secoli<br />
Barbara Santoro con il maestro Enzo Faraoni<br />
di Barbara Santoro / foto di archivio<br />
La notizia della scomparsa di<br />
Enzo Faraoni rattrista il mondo<br />
culturale fiorentino anche<br />
se ormai da anni il pittore si<br />
era ritirato in quella sua villa all’Impruneta<br />
nella campagna toscana a<br />
causa della cecità che lo affliggeva<br />
da lungo tempo. Nato il 29 dicembre<br />
1920 a Santo Stefano Magra<br />
(La Spezia), era cresciuto a Montelupo<br />
Fiorentino e quindi a Carmignano<br />
dove visse i tragici fatti del<br />
1944. La sua esperienza personale,<br />
il padre ferroviere, i problemi della<br />
guerra e l’interpretazione di quel<br />
mondo che lo circondava furono<br />
espresse nelle prime acqueforti realizzate<br />
dopo l’iscrizione all’Istituto<br />
d’Arte di Porta Romana. Lì ebbe per<br />
maestri Chiappelli, Lunardi e Pietro<br />
Parigi. Si diplomò nel 1939 e grazie<br />
ad Ottone Rosai, che ne riconobbe<br />
il grande talento, ebbe la sua prima<br />
mostra fiorentina nel 1942 alla<br />
galleria Il Fiore. Presente nelle maggiori<br />
rassegne in Italia e all’estero,<br />
dalle Biennali veneziane alle Quadriennali<br />
romane, nel 1961 vinse il<br />
premio Il Fiorino e il primo premio<br />
per la xilografia alla Biennale di Venezia<br />
del 1968. Lunga e duratura fu<br />
la sua collaborazione con scrittori<br />
poeti, narratori e critici: Santi, Luzi,<br />
Parronchi, Betocchi, Gatto, Testori,<br />
Trombadori, Santini, Berti, Baldini,<br />
Paloscia e tanti altri. Faraoni dedicò<br />
una parte significativa della sua<br />
opera all’acquaforte e alla xilografia,<br />
ma con la stessa tenacia dipinse<br />
tele di grande tensione tra cui i suoi<br />
autoritratti e le numerose nature<br />
morte. Bellissimi i suoi fiori: i giaggioli,<br />
i ciclamini, i gerani, le pansè<br />
e le piante di sassifraga. Nel volgere<br />
degli anni, cambiò molti studi,<br />
da quello di via Panicale a quello di<br />
via Guelfa, per poi finire in una serra<br />
in via della Robbia subito dopo<br />
la guerra. Nel 1951 conobbe Dianora<br />
Morandino, una stilista geniale<br />
che divenne sua moglie nel gennaio<br />
1953. A partire dal 1963 trasferì<br />
“il suo luogo di polvere” (così amava<br />
definire il suo studio) in piazza<br />
Donatello, nel cuore del quartiere<br />
degli artisti,<br />
dove rimase<br />
fino al 2005,<br />
dopo la perdita<br />
dell’adorata<br />
moglie per<br />
la quale ebbe<br />
un affetto immenso<br />
ed una<br />
condivisione<br />
spirituale ed<br />
artistica. Faraoni<br />
si è spento<br />
nella sua<br />
grande casa in<br />
mezzo alla natura<br />
e agli animali<br />
che tanto<br />
amava. Nella<br />
più assoluta<br />
autonomia stilistica<br />
fu capace<br />
di tradurre<br />
magistralmente<br />
l’incertezza<br />
esistenziale<br />
della vita, sia<br />
nel ritratto<br />
che nelle nature<br />
morte,<br />
ma soprattutto<br />
nel disfacimento<br />
del suo Maria Pia, acquaforte,1993<br />
corpo negli autoritratti. Nel 2015<br />
ha donato all’Accademia delle Arti<br />
del Disegno l’intero corpus di opere<br />
eseguite in acquaforte durante<br />
la sua vita consistente in quasi<br />
1000 incisioni che oggi si conservano<br />
con cura nell’archivio dell’Accademia.<br />
Firenze perde con lui un<br />
testimone fedele di un’epoca e un<br />
grande artista molto amato dai fiorentini.<br />
Nudo seduto, olio su tela, 1966 Ritratto di ragazza, olio su tavola, 1969<br />
Ragazza con golf bianco, olio su tavola, 1970<br />
Vaso di fiori, olio su tela, 1974<br />
60 ENZO FARAONI<br />
ENZO FARAONI 61
Case<br />
d’artista<br />
Grazia Tomberli<br />
L’artista fiorentina ci accoglie nella sua<br />
casa - studio con vista sulle colline di Fiesole<br />
di Barbara Santoro / foto courtesy dell’artista<br />
In una bella casa fiorentina, nella<br />
zona detta “Il Salviatino” (dal<br />
nome dato dalla famiglia Salviati<br />
alla villa più piccola rispetto<br />
a quella grande sulla via Bolognese),<br />
vive e lavora la pittrice Grazia<br />
Tomberli. Figlia del pittore Sergio<br />
Tomberli, scomparso giovanissimo<br />
quando lei aveva solo diciotto anni,<br />
questa donna dall’apparenza fragile<br />
dimostra una forza ed una energia<br />
davvero notevole. Nonostante<br />
le “batoste” che la vita le ha dato,<br />
ha sempre ricominciato con i suoi<br />
pennelli a ricreare quel tessuto vitale<br />
che le permette oggi di essere<br />
annoverata fra i pittori di grande talento.<br />
Qualcuno l’ha definita “l’artista<br />
che fa muovere il vento tra gli<br />
ulivi” e che fa “battere la schiuma<br />
del mare sulla battigia”. Bruna, elegante,<br />
con un sorriso che incanta,<br />
Grazia accoglie le committenze<br />
senza mai sgomitare o venir meno<br />
al suo innato savoir-faire, senza<br />
montarsi la testa e mantenendo<br />
sempre i piedi per terra, anche<br />
quando la sua creatività la farebbe<br />
volare verso esperienze pittoriche<br />
sconosciute. Il lirismo delle composizioni,<br />
il cromatismo sgargiante<br />
dei fiori, la facilità con cui schizza<br />
i ritratti, la maestria nell’uso del<br />
flo-master sono qualità che ha recepito<br />
sin da bambina e che fanno<br />
parte di quel patrimonio genetico<br />
ereditato e mai dimenticato. Come<br />
ebbe a dire Mario Luzi quando vide<br />
i suoi quadri per la prima volta:<br />
«Davvero Grazia non è venuta meno<br />
al suo “omen” è stata ed è pari<br />
al suo nome». Hanno scritto su di<br />
lei critici di fama: Cristina Acidini,<br />
Giovanni Cipriani, Eleonora D’Aquino,<br />
Stefano De Rosa, Giovanna Giusti,<br />
Pierfrancesco Listri, Giampiero<br />
Masieri, Elvio Natali, Riccardo Nencini,<br />
Tommaso Paloscia, Antonio<br />
Paolucci, Donata Spadolini, Anita<br />
Valentini e molti altri. Tantissime le<br />
mostre collettive e personali realizzate<br />
nella sua carriera. Ricordo con<br />
piacere l’ultima alla Galleria del Palazzo<br />
Coveri per festeggiare i suoi<br />
cinquant’anni di attività pittorica.<br />
Grande la presenza di noti personaggi<br />
e di molti artisti che senza invidie<br />
e gelosie hanno condiviso con<br />
lei questo successo per quella positività<br />
che fuoriesce dalle sue tele,<br />
per quel suo garbo innato che solo<br />
poche artiste dimostrano di possedere.<br />
Dal giardino, attraverso una<br />
scala rivestita di gelsomino, si accede<br />
al salone, dove comodi divani<br />
ci accolgono, mentre lo sguardo<br />
è attirato dalle grandi tele di Sergio<br />
(il padre) e di Grazia, ma anche<br />
dall’enorme quantità di coppe<br />
e trofei che il marito Paolo ha vinto<br />
come giocatore di golf. Attraverso,<br />
poi, un’altra scala decorata da<br />
quadri di piccole dimensioni e affollata<br />
da libri d’arte distribuiti per<br />
dimensioni e genere, si arriva allo<br />
studio della pittrice, una stanza<br />
luminosa a tetto che ricorda le<br />
romantiche soffitte delle romanze<br />
d’amore ottocentesche. Qui, tra<br />
cavalletti e tele ammassate, è quasi<br />
difficile raggiungere la finestra<br />
che guarda la collina di Fiesole, ma<br />
se ci riusciamo conquistiamo quel<br />
pezzo di paradiso che Grazia tiene<br />
spesso per sè e che le permette<br />
di isolarsi dalle brutture del mondo.<br />
Ed è qui che l’artista crea le sue<br />
magnifiche tele, il cui solo difetto<br />
è di essere tutte incantevoli, tanto<br />
che non è facile preferire l’una<br />
all’altra. Il 1° dicembre Grazia ci regalerà<br />
una mostra di ritratti all’Officina<br />
Farmaceutica di Santa Maria<br />
Novella, dove il direttore Eugenio<br />
Alphandery le ha messo a disposizione<br />
uno spazio particolare. Sarà<br />
questo uno dei grandi eventi del<br />
Natale fiorentino e molti saranno i<br />
volti ritratti con grande abilità dalla<br />
pittrice a cominciare dall’indimenticata<br />
Litta Maria Medri,direttrice del<br />
Giardino di Boboli, alla quale è dedicato<br />
il catalogo della mostra edito<br />
da Polistampa da me curato insieme<br />
ad Elena Capretti.<br />
Meditazione, ritratto dell’architetto Giovanni Michelucci, china, cm 35x25, 2008<br />
Azeglio Ciampi, china, cm 70x50,2006 Barbara Santoro, china, cm 70x50, 2006<br />
L’architetto Spadolini, china, cm 70x50, 2010<br />
62 GRAZIA TOMBERLI<br />
GRAZIA TOMBERLI 63