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LA TOSCANA OTTOBRE

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La Toscana - Anno 5 - Numero 9 - Ottobre 2017- Registrazione Tribunale di Firenze n. 5905 del 6-2-2013 - Iscriz. Roc. 23227. E 1. Poste Italiane SpA Spedizione in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 (conv.in L 27/02/2004 n°46) art.1 comma 1 C1/F


2 3


Sommario ottobre 2017<br />

6 Una Finestra sul Giappone a Palazzo Coppini<br />

8 Firenze nascosta: il Canto alla Quarconia<br />

9 Un libro di Aldo Fittante per la tutela delle eccellenze italiane<br />

10 La mostra del pittore Andrea Alfani alla Galleria Gadarte<br />

12 Il Masgalano del maestro orafo Paolo Penko<br />

14 La varietà dei cromatismi dell’artista Roberto Corradori<br />

15 L’alone mistico delle opere del maestro Enrico Fornaini<br />

16 Moving Gallery: dal 2016 per favorire la cooperazione artistica<br />

18 A Palazzo Strozzi, Arte a Firenze nella seconda metà del Cinquecento<br />

20 In Mugello a scuola d’intaglio thailandese<br />

21 Benessere e relax alla Fattoria I Ricci di Rostolena<br />

22 A Palazzo Coveri i cartoni murali di Antonio Giuseppe Santagata<br />

24 Un’opera scultorea di Lea Monetti ispira una nuova fragranza<br />

26 La collettiva degli artisti di Toscana Cultura all’Auditorium al Duomo<br />

27 Natura e cultura nelle opere dell’artista cinese Hao Yang Sun<br />

28 Luciano Manara: genio e sarcasmo nelle opere di un artista atipico<br />

29 Gli artisti del Gruppo Soffici per il Festival Suoni e Colori della Toscana<br />

31 Le digisculture di Andrea Tirinnanzi invadono il quartiere del Pignone<br />

30 Temi naturalistici e figure femminili nelle opere di Elena Gheri<br />

32 La prima edizione del Premio Claudio Cavallini “Kevo”<br />

33 La “vita nuova” delle creazioni di Mario Mannini alla Firenze Art Gallery<br />

34 Innovazione e creatività al Ristorante Miseria e Nobiltà di Vicchio<br />

36 Luciano Selvi sedotto dal fascino della fotografia<br />

37 Le tradizioni delle isole Kerkennah nelle foto di Silvano Silvia<br />

38 Sandra Ceccarelli: la parola...alle immagini<br />

41 Il realismo permeato di memorie della pittrice Joanna Southcote Aston<br />

42 La personale del maestro cinese Lin Mao all’Archivio di Stato di Firenze<br />

46 Le geniali creazioni del designer Maurizio Balducci a Firenze<br />

48 Bagni di vini: dialogo fra cultura e enogastronomia<br />

49 La Fondazione Foemina per la prevenzione e la cura dell’endometriosi<br />

50 Arte contemporanea e enogastronomia alla Villa Le Pancore di Vorno<br />

51 Arte del vino: le varie espressioni del Chianti<br />

52 Intervista al dottor Marco Lepori sull’agopuntura riflessogena<br />

54 Passaggi: la strepitosa mostra di Paola e Paolo Staccioli a Scandicci<br />

58 Spazio360Firenze mecenate per la promozione dell’arte contemporanea<br />

59 Sfaccettature fiorentine: il quartiere delle Cure e la storia del “toni”<br />

60 Enzo Faraoni: Firenze piange la scomparsa di un grande artista<br />

62 Davanti alla collina di Fiesole, nella casa-studio di Grazia Tomberli<br />

Maison<br />

Giulia Carla<br />

Cecchi<br />

Trasformazione di un solo<br />

kimono bianco giapponese<br />

originale antico in tre abiti<br />

“europei” di grande importanza, coniugando<br />

inventiva, originalità, professionalità,<br />

tradizione e classe. Da<br />

questo connubio nascono le seguenti<br />

creazioni:<br />

1. Abito da sposa bianco, invernale,<br />

completamente intarsiato e trapuntato<br />

a onde a formare la grande<br />

gonna asimmetrica con strascico.<br />

Acconciatura di leggerissimi fiori<br />

ecosostenibili.<br />

2. Abito da sera più giacca giocata sul<br />

bianco e nero con gonna a grandi<br />

balze<br />

3. Abito da sera, monospalla, con tagli<br />

sbiechi evidenziati dal pizzo e<br />

mini-giacca con rouches<br />

Periodico di attualità, arte e cultura<br />

dell'Associazione Toscana Cultura<br />

Registrazione Tribunale di Firenze<br />

n. 5905 del 6 - 2 - 2013<br />

lscriz. Roc. 23227<br />

C.F. e P. IVA 06314920486<br />

Anno 5 - Numero 9<br />

Ottobre 2017<br />

Poste Italiane SpA<br />

Spedizione in Abbonamento<br />

Postale D.L. 353/2003 (conv. in L<br />

27/02/2004 n, 46)<br />

art.1 comma 1 C1/FI<br />

Redazione:<br />

Via Valdichiana, 42 - 50127 Firenze<br />

Tel. 055 9336468<br />

toscanacultura@gmail.com<br />

redazione@toscanacultura.it<br />

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www.toscanacultura.it<br />

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Stefania Venuti<br />

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Fabrizio Borghini<br />

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Lucia Raveggi<br />

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La Toscana - Periodico di attualità, arte<br />

e cultura<br />

Testi:<br />

Giorgia Armellini<br />

Gianluca Barni<br />

Paolo Bini<br />

Fabrizio Borghini<br />

Rosa Canfora<br />

Jacopo Celona<br />

Francesco Civita<br />

Maria Grazia Dainelli<br />

Daniele Di Stefano<br />

Gabriella Gentilini<br />

Annalisa Ignesti<br />

Sandra Lucarelli<br />

Francesco Mariani<br />

Amedeo Menci<br />

Elisabetta Mereu<br />

Anita Norcini Tosi<br />

Elena Maria Petrini<br />

Daniela Pronestì<br />

Barbara Santoro<br />

Irene Silvia<br />

Michele Taccetti<br />

Anita Valentini<br />

Foto:<br />

Alessandro Bornaghi<br />

Piero Campioni<br />

Sandra Ceccarelli<br />

Francesco Civita<br />

Anna Collavo<br />

Maria Grazia Dainelli<br />

Francesco Mauro<br />

Maurizio Mattei<br />

Amedeo Menci<br />

Elisabetta Mereu<br />

Carlo Midollini<br />

Elena Maria Petrini<br />

Enrico Ramerini<br />

Roberto Ristori<br />

Luciano Selvi<br />

Silvano Silvia<br />

Andrea Ungar<br />

Riccardo Verdiani<br />

In copertina e nella pagina:<br />

La nuova galleria<br />

Florence Art Gallery<br />

www.florenceartgallery.com<br />

Presentati a Palazzo Pitti (Cortile<br />

dell’Ammannati) il 7 Giugno 2014<br />

in occasione della mostra Evoluzioni<br />

ed Emozioni (il kimono diventa moda),<br />

organizzata da Firenze Magnifico<br />

Club di Junko Fukui.<br />

Foto Alessandro Bornaghi<br />

Giulia Carla Cecchi<br />

Via Jacopo da Diacceto, 14<br />

50123 Firenze<br />

Showroom: Tel: 055284269<br />

Email: polacecchi@gmail.com<br />

4


Eventi in<br />

Toscana<br />

Una Finestra sul Giappone<br />

Quattordici lezioni per scoprirne cultura e tradizioni<br />

Dal 28 novembre a Palazzo Coppini, sede del Museo Fondazione Del Bianco<br />

Testo e foto di Francesco Civita<br />

Francesco Civita, ideatore e relatore del corso<br />

sulla cultura giapponese<br />

Ho sempre avuto una grande<br />

passione per il Giappone,<br />

fin da piccolo. Probabilmente<br />

per aver visto alla televisione (allora in<br />

bianco e nero) i film di Akira Kurosawa<br />

sull’epopea dei Samurai, che proprio<br />

agli inizi degli anni ’60 iniziavano ad essere<br />

trasmessi anche in Italia; oppure<br />

perché evidentemente c’era qualcosa<br />

d’altro, che tutt’oggi ancora non riesco<br />

a spiegarmi. Avevo sei anni quando per<br />

la prima volta vidi Il trono di sangue,<br />

l’opera che forse più mi ha affascinato,<br />

più degli splendidi I sette Samurai o<br />

Rashomon o La Fortezza nascosta, tutti<br />

con quell’incredibile talento di attore<br />

che fu Toshiro Mifune. Ancora oggi provo<br />

la stessa passione, forse più viva e<br />

più profonda, e dopo quarant’anni come<br />

studioso del Giappone e della sua<br />

cultura, della sua arte e della sua storia,<br />

ho deciso di condividerla, cercando<br />

di raccontare a tutti voi il mio pensiero<br />

e quanto ho appreso sul popolo giapponese,<br />

sul suo percorso millenario fino<br />

ad oggi, attraverso i miei studi con<br />

Fosco Maraini e i suoi indimenticati insegnamenti,<br />

i trent’anni e più di curatela<br />

della Sezione Giapponese in un museo<br />

unico in tutto il mondo, il Museo Stibbert;<br />

e ultimo ma non per questo meno<br />

importante il mio rapporto con la tradizione<br />

ed il carattere giapponese attraverso<br />

lo studio del Kendo, praticato per<br />

più di trent’anni. Il Giappone, questo arcipelago<br />

così lontano ma per certi versi<br />

anche così desiderato, è un esempio<br />

unico nella storia delle nazioni e dei popoli<br />

di questa nostra Terra. Mi piace citare<br />

le parole di Fosco, prese da uno dei<br />

suoi ultimi capolavori, Mandala, edito<br />

postumo nel 2006: «Il Giappone è una<br />

lezione di umiltà storica e nel contempo<br />

un potente radar focalizzato sugli intimi<br />

meccanismi dell’uomo e delle sue civiltà.<br />

Osservando attentamente il Giappone<br />

impariamo non solo a conoscere<br />

una parte del mondo o una cultura a noi<br />

poco familiari, ma apprendiamo anche<br />

qualcosa su noi stessi». Giappone: non<br />

si accettano compromessi, o lo si ama<br />

o lo si detesta… oppure… produce un<br />

sentimento particolare fatto di attrazione<br />

e avversione nello stesso tempo. Comunque<br />

sia, non lo si può ignorare, in<br />

un caso o nell’altro. Ma allora, mi chiedo,<br />

anche questo sentimento di attrazione-avversione<br />

non è forse una sorta<br />

di amore? Ho parlato con tante persone<br />

occidentali che vi hanno vissuto per<br />

qualche tempo o per una vita intera, e<br />

tutti, nessuno escluso, mi hanno parlato<br />

di un sentimento contrastante, viscerale,<br />

profondissimo, nei confronti<br />

del Giappone e del suo popolo: si parla<br />

tanto del “Mal d’Africa”, ma si può ben<br />

parlare anche di un “Mal del Giappone”.<br />

Una volta visitato, non si può non provare<br />

il desiderio di rimanervi ancora un<br />

poco di più, magari anche solo una settimana<br />

in più… E non c’è niente da fare,<br />

perché una volta ritornati ai propri<br />

lidi, si pensa poco dopo di ritornarci sicuramente<br />

l’anno successivo, o anche<br />

prima… Perché? E già: perché? Ognuno<br />

di noi avrà una risposta, certamente<br />

diversa a seconda del proprio carattere<br />

o dei propri interessi; ma una cosa<br />

è certa: chi è stato “toccato” dal Giappone<br />

non può non ritornarci. E se vi ritorna,<br />

carico di pregiudizi o speranze,<br />

il più delle volte viene immancabilmente<br />

deluso, per poi accorgersi che forse<br />

per un paese come il Giappone, è meglio<br />

andarci e basta, senza immaginarsi<br />

nulla durante quelle interminabili ore<br />

di aereo. Magari quelle ore potrebbero<br />

servire a cancellare sulla propria lavagna<br />

immaginaria tutto ciò che vi avevate<br />

scritto e appuntato, su cosa fare,<br />

dove andare, cosa trovare…No, niente<br />

di tutto questo. E’ meglio cancellare tutte<br />

le scritte su quella lavagna e lasciarla<br />

pulita… Se poi sarà il caso, scriverci<br />

dopo, una volta “vissuto” il Giappone.<br />

Io, con poche e veloci parole cercherò<br />

di darvi delle risposte, le mie risposte.<br />

Tutto ciò che viene espresso dal Giappone<br />

è per me una grande emozione,<br />

fatta di mille colori, dal rosso più<br />

accesso fino ad arrivare al grigio più<br />

scuro, quasi nero, passando attraverso<br />

mille sfumature. Emozioni che sfociano<br />

anche in moltissimi casi anche in<br />

commozioni, pensando alla natura immensamente<br />

bella di quel paese, pensando<br />

al coraggio e alla dignità del suo<br />

popolo, alla sua distaccata presenza e<br />

compostezza. Stupore ed incredulità nel<br />

vedere anche la disciplina e la durezza,<br />

la tenace volontà, la regolarità giornaliera,<br />

la precisione, l’apparenza ingannevole,<br />

molto ingannevole specie ai<br />

nostri occhi occidentali, dei loro comportamenti,<br />

che è come uno scudo di<br />

cui forse si liberano una volta raggiunto<br />

il proprio “oku”, cioè il luogo più intimo,<br />

fisicamente, cioè nella propria casa<br />

e spiritualmente, quando, ad esempio,<br />

contemplando la bellezza della natura,<br />

ritrovano se stessi e la pace. Perché il<br />

loro rapporto con la natura è davvero<br />

speciale e straordinario; è un rapporto<br />

individuale e molto personale, che affascina<br />

noi occidentali, perché forse noi<br />

lo abbiamo dimenticato, nonostante le<br />

bellezze naturali che abbiamo in questo<br />

nostro emisfero; o meglio, forse noi ab-<br />

biamo perso il modo di osservare e di<br />

vivere la natura, compenetrarla e farla<br />

entrare in noi. Probabilmente perché<br />

noi abbiamo trovato altri modi, oppure<br />

forse anche perché siamo stati instradati<br />

in altro modo, lasciando la natura<br />

in una sorta di complementarietà nella<br />

nostra vita di tutti i giorni, il più delle<br />

volte la viviamo ignari della forza e<br />

dell’energia che essa può darci. Forse i<br />

giapponesi la vivono in maniera diversa,<br />

anzi certamente, ma sicuramente in<br />

modo estremamente personale, attraverso<br />

certi loro meccanismi che a noi<br />

possono sembrare misteriosi. Ma questo<br />

aspetto della cultura giapponese è<br />

solo uno dei tanti che ci attraggono e ci<br />

affascinano. Ma come spiegarli? Come<br />

esperto per l’Estremo Oriente presso la<br />

Fondazione Romualdo Del Bianco - Life<br />

Beyond Tourism e membro del Comitato<br />

Scientifico dell’Istituto Internazionale<br />

Life Beyond Tourism, e sapendo bene<br />

quanto sia difficile comprendere una<br />

cultura come quella giapponese, ho<br />

deciso di creare questo corso dal titolo<br />

Una Finestra sul Giappone: l’inizio<br />

di un viaggio per comprendere il fascino<br />

della sua cultura, che si terrà presso<br />

la sede della Fondazione, il Palazzo<br />

Coppini, storico palazzo fiorentino, pieno<br />

di storia e di testimonianze da tutto<br />

il mondo del grande lavoro della Fondazione,<br />

quale ponte fra le diverse culture<br />

nel rispetto delle proprie identità. È<br />

un corso che ha lo scopo di presentare<br />

gli aspetti noti e meno noti del popolo<br />

e della cultura del Giappone; verrà suddiviso<br />

in cinque moduli per un totale di<br />

quattordici lezioni. Il corso, dal carattere<br />

non accademico, è destinato a chiunque<br />

voglia conoscere ed approfondire<br />

la conoscenza di questa straordinaria<br />

cultura: studenti, professionisti, amatori<br />

e chiunque sia interessato a sapere<br />

qualcosa di più. Inizierà il 28 novembre<br />

prossimo e si terrà ogni martedì e giovedì<br />

dalle ore 17.00 alle 19.00 in Palazzo<br />

Coppini (via del Giglio 10) a Firenze.<br />

Nell’ambito dell’iniziativa I Mercoledì al Caffè,<br />

il 25 ottobre alle ore 17.00 al<br />

Caffè Astra al Duomo (via de’ Cerretani 56r)<br />

di Firenze, si terrà un incontro di presentazione<br />

sulla cultura giapponese.<br />

Ingresso libero<br />

Per informazioni:<br />

conferences@lifebeyondtourism.org<br />

6 UNA FINESTRA SUL GIAPPONE<br />

7


Firenze<br />

Nascosta<br />

Il Canto alla Quarconia<br />

Un angolo di Firenze per l’infanzia<br />

Testo e foto di Amedeo Menci<br />

Tabernacolo della Quarconia<br />

Pia Casa del Lavoro<br />

A<br />

Firenze, vengono detti “Canti”<br />

gli angoli formati dall’incrocio<br />

di due strade; punto di<br />

ritrovo dei fiorentini, vi sorgevano in<br />

passato logge e botteghe. Il Canto alla<br />

Quarconia è situato all’angolo tra via<br />

de’ Cerchi e via del Canto alla Quarconia.<br />

Il suo nome deriva dall’espressione<br />

“quare quoniam”, locuzione latina che<br />

aveva valore giuridico per indicare una<br />

sentenza di colpevolezza e di condanna<br />

(quare = per quale motivo, quoniam<br />

= perché). Con questa formula, iniziava<br />

il documento con il quale il Granduca<br />

Ferdinando II° istituì l’Ospizio della<br />

Quarconia. Realizzato come istituzione<br />

caritatevole nel 1650, in via dei Cimatori,<br />

da Ippolito Francini, amico del<br />

Granduca, costituì un ricovero per dare<br />

alloggio, vitto, protezione e istruzione a<br />

bambini orfani e vagabondi, che spesso<br />

versavano in pessime condizioni di vita.<br />

L’Istituto, detto anche Casa dei monellini,<br />

fu poi rinominato Ospizio di San<br />

Filippo Neri. La benefica attività di Ippolito<br />

Francini (che aveva in precedenza<br />

ospitato i bambini nella propria abitazione<br />

e poi nel chiasso Baroncelli, in un<br />

magazzino concesso dal cardinale Leopoldo<br />

de’ Medici) non cessò con la sua<br />

morte avvenuta per le ferite “da spada”<br />

riportate nel tentativo di portar pace<br />

fra due duellanti; poco prima di morire,<br />

raccomandò, infatti, i suoi “monellini”<br />

a due carissimi amici: il sacerdote<br />

Filippo Franci e Benedetto Salvi. Il suo<br />

desiderio fu rispettato: per concessione<br />

del Granduca fu aperto, in prossimità di<br />

Piazza della Signoria, il grande edificio<br />

detto “della Quarconia”, che divenne rifugio<br />

per poveri ragazzi di strada. Don<br />

Franci, della congregazione di San Filippo<br />

Neri, s’impegnò molto riorganizzando<br />

l’istituzione in tutte le sue attività e<br />

pose particolare attenzione all’igiene dei<br />

ragazzi con lo scopo di debellare, con un<br />

suo speciale unguento, la diffusa malattia<br />

della tigna. Con il passare del tempo,<br />

l’Istituto si trasformò in un riformatorio,<br />

forse il primo del quale si abbia conoscenza,<br />

che costituì un severo provvedimento<br />

disciplinare nei confronti dei<br />

ragazzi per le loro attività di accattonaggio,<br />

furto e vagabondaggio e per i loro<br />

comportamenti che causavano disturbo<br />

ai cittadini. I giovani venivano confinati,<br />

per meditare sulle proprie “colpe”,<br />

in otto piccole celle: non era solamente<br />

rieducazione spirituale quella a cui venivano<br />

sottoposti i monellini! L’istituto<br />

rimase aperto fino al 1766, anno della<br />

sua soppressione, quando i monellini<br />

vennero trasferiti nella Pia Casa di Lavoro<br />

di Montedomini situata tra via de’<br />

Malcontenti e via delle Casine. La presenza<br />

dell’orfanotrofio viene ricordata<br />

nel tabernacolo della Quarconia, dove<br />

è raffigurato San Filippo Neri che presenta<br />

i monelli alla Vergine Maria. Nella<br />

sede dell’Istituto, nel 1789, Gioacchino<br />

Cambiagi, sfidando le ingiunzioni del<br />

Granduca che ne chiedeva la demolizione,<br />

inaugurò il Teatro della Quarconia,<br />

luogo di divertimento popolare noto per<br />

le recite in vernacolo e per il debutto<br />

della maschera fiorentina di Stenterello.<br />

Nel 1840 il teatro venne acquistato<br />

dall’imprenditore Lucherini, che lo fece<br />

restaurare dall’architetto Vittorio Bellini<br />

che gli conferì l’aspetto attuale: cinque<br />

ordini di palchi e una pregevole scalinata<br />

neoclassica. Dopo l’annessione al<br />

Regno d’Italia divenne Teatro Nazionale,<br />

palcoscenico per commedie brillanti;<br />

nel dopoguerra si trasformò in Cinema<br />

Nazionale, chiuso nella seconda metà<br />

degli anni 80. Nel 2010, è stato deliberato<br />

dal Consiglio Comunale di Firenze il<br />

recupero di questo storico edificio.<br />

I libri del<br />

Mese<br />

Brand, Industrial Design e Made in Italy:<br />

una monografia del professor Aldo Fittante sulla<br />

tutela giuridica delle eccellenze italiane nel mondo<br />

di Fabrizio Borghini<br />

Aldo Fittante<br />

Brand, Industrial Design e Made<br />

in Italy: la tutela giuridica è<br />

una monografia di Aldo Fittante<br />

– edita da Giuffrè Editore 2017 – interamente<br />

dedicata alla tutela giuridica delle<br />

più elevate eccellenze del nostro paese<br />

e del Made in Italy. L’opera si propone<br />

di approfondire la disciplina nazionale e<br />

comunitaria in tema di marchio – quale<br />

tipico strumento di tutela del brand<br />

– nonché la normativa sui disegni e modelli,<br />

l’istituto giuridico specificamente<br />

dedicato dal legislatore alla protezione<br />

dell’industrial design. Dopo un approfondimento<br />

dedicato alla possibile protezione<br />

del design anche attraverso la<br />

protezione prevista dal diritto d’autore,<br />

viene dedicata una specifica sezione<br />

dell’opera ai valori e alla normativa<br />

in tema di Made in Italy, marchio evocativo<br />

di una qualità e di un’eccellenza<br />

uniche e che trovano nel design e nel<br />

brand la loro massima espressione.<br />

L’attuale rilevanza del mondo di internet<br />

viene approfondita in una nuova sezione<br />

dell’opera dedicata alla tutela giuridica<br />

della proprietà intellettuale nel web.<br />

L’opera si rivolge a quanti necessitino<br />

di uno strumento di consultazione agile<br />

e completo: non soltanto cultori della<br />

materia, quali giuristi, professionisti<br />

e studenti universitari che si approccino<br />

ai temi affrontati, ma anche imprese<br />

operanti nell’ampio contesto del Made<br />

in Italy. Il testo è aggiornato con le ultime<br />

riforme normative ed i più recenti<br />

interventi giurisprudenziali e comprende<br />

una breve rassegna giurisprudenziale<br />

ed una sintetica bibliografia.<br />

Docente in Diritto della Proprietà<br />

Industriale dell’Università degli<br />

Studi di Firenze e ricercatore<br />

a contratto presso la medesima Facoltà,<br />

avvocato in Firenze e Bruxelles, già<br />

membro della Commissione ministeriale<br />

per il recepimento della Direttiva Comunitaria<br />

n. 98/71/CE sulla protezione<br />

giuridica dei disegni e dei modelli e della<br />

Commissione costituita dal Ministero<br />

delle Attività Produttive per la redazione<br />

del Codice della Proprietà Industriale,<br />

già Consulente della Commissione<br />

Parlamentare di Inchiesta sui Fenomeni<br />

della Contraffazione e della Pirateria<br />

in Campo Commerciale istituita in seno<br />

alla Camera dei Deputati. È promotore<br />

di molti convegni e autore di numerose<br />

pubblicazioni scientifiche, articoli nelle<br />

riviste più prestigiose, saggi e monografie<br />

in materia, tra le quali il saggio<br />

La nuova tutela dell’industrial design<br />

(Milano, Giuffrè, 2002), il Commentario<br />

Il Codice della Proprietà Industriale<br />

(Padova, CEDAM, 2005) di Aldo Fittante,<br />

Massimo Scuffi, Mario Franzosi e<br />

la monografia Il marchio per la tutela<br />

e la valorizzazione dei prodotti agricoli<br />

e agroalimentari italiani. Il panorama<br />

dei finanziamenti regionali, nazionali<br />

e comunitari” (Edizioni Agricole de<br />

Il Sole 24 Ore, 2010) di Aldo Fittante<br />

e Nino Ferrelli. La monografia ha conseguito<br />

nella prima edizione riconoscimenti,<br />

quali: Segnalati Giubbe Rosse,<br />

con il patrocinio di Regione Toscana e<br />

Toscana Cultura; Medaglia Laurenziana<br />

conferita dall’Accademia Internazionale<br />

Medicea; Brand Made in Italy – ricerca<br />

e innovazione prospettive e scenari,<br />

Università degli Studi di Firenze; Premio<br />

Ulivo d’Oro; Premio Brigantino d’Oro<br />

(Girifalco – CZ).<br />

8 CANTO AL<strong>LA</strong> QUARCONIA<br />

ALDO FITTANTE 9


Anteprima<br />

Mostre<br />

Andrea Alfani<br />

Dal 17 al 30 novembre l’artista toscano sarà presente<br />

con i suoi dipinti alla galleria Gadarte di Firenze con<br />

una mostra intitolata Amor che intelligenza illumini<br />

di Anita Norcini Tosi / foto Piero Campioni<br />

Il percorso pittorico dell’artista Andrea Alfani<br />

si caratterizza per una evidente ricerca<br />

interiore: lo si può definire come<br />

ricerca “metastorica” dell’essenza del Sé.<br />

Sarà proprio il termine metastorico il filo<br />

di Arianna che si dipanerà fra le opere<br />

dell’artista. L’arte di Andrea Alfani si proietta<br />

verso l’Infinito di leopardiana memoria.<br />

Si avverte, leggendo i suoi quadri, come lui<br />

stesso si trovi nella condizione intima di<br />

andare oltre quella “siepe” che chiude l’orizzonte<br />

a chi non ha la sapienzialità di oltrepassare<br />

l’umano per il divino. Intuizione<br />

e fantasia sono le due qualità che operano<br />

nell’artista. Intuizione in quanto si lega<br />

all’Intelletto Dei, fantasia come luce intima,<br />

dato che la parola racchiude in sé la luce<br />

che vibra dentro ciascun uomo. Lo spettatore<br />

attento, che ammira le opere pittoriche<br />

di Alfani, ritrova il tratto dell’artista<br />

romantico e lui stesso si riconosce come<br />

poeta di quella corrente: nostalgia dell’Infinito<br />

nel finito, del divino nella Natura, di cui<br />

è strumento essenziale l’intuizione, sono<br />

le caratteristiche del movimento romantico.<br />

In questi suoi ultimi dipinti i colori sono<br />

Al di là dello scibile umano, 2016, olio su pannello telato, cm 50x70<br />

tenui, sfumati, quasi si confondono l’uno<br />

con l’altro e l’armonia concettuale del bianco<br />

offre una luce di spiritualità vissuta e<br />

sentita. La Natura, quale essenza di Dio, è<br />

presenza costante, avvolgente in tutti i dipinti<br />

dell’artista, ne è, infatti, la sua qualità<br />

spirituale. Lo spessore umano di Andrea<br />

Alfani si lega anche, in parte, alla materialità<br />

dell’oggi, ma inevitabilmente sente di essere<br />

sulla soglia che lo separa dall’Infinito.<br />

In lui si esprimono in maniera serena sia<br />

l’aspetto femminile sia l’aspetto maschile:<br />

è noto come in psicanalisi il maschile<br />

e il femminile di una persona devono essere<br />

in equilibrio per dare la giusta forma<br />

all’essere. Ecco, perciò, come la figura del<br />

ragazzo che si specchia nell’acqua (dipinto<br />

intitolato L’umano riflesso della divina bellezza)<br />

rappresenti l’umanità nel momento<br />

in cui si accinge al percorso di conoscenza<br />

del proprio “io” per superarne i limiti. Mentre<br />

la figura femminile del dipinto intitolato<br />

Al di là dello scibile umano vede una donna<br />

angelicata in primo piano, al principio della<br />

scalinata che porta a un castello di fantasia,<br />

la quale esprime colei che conduce<br />

lo spirito dell’uomo verso Dio. Nel quadro<br />

Riflessi d’armonia si può ammirare un giovane<br />

suonatore di chitarra immerso in una<br />

natura che offre l’occasione di accordare il<br />

suono al divino che è in ogni forma naturale.<br />

La musica è l’elemento fondante nella<br />

creazione dell’Universo; come non volgere<br />

il pensiero alla mistica pitagorica che riconosce<br />

nel numero l’accordo con le note<br />

musicali! Sette sono le note musicali, sette<br />

è il numero che esprime il tempo dell’uomo<br />

cioè il tempo in cui l’essere umano<br />

dipana la sua vita all’equilibrio con la coscienza<br />

cosmica. Il dipinto che Andrea Alfani<br />

ha realizzato dandogli il titolo I riflessi<br />

del tuo amore nella Senna vede la figura di<br />

una ragazza su un ponte parigino; la ragazza<br />

volge lo sguardo verso un punto indefinito,<br />

quasi volesse ricercare l’ignoto che<br />

vibra in ciascun essere umano come anelito<br />

di un mistico incontro. Il ponte assume<br />

il significato del mezzo che unisce l’umano<br />

con il divino, infatti l’artista invita l’osservatore<br />

a riflettere sulla capacità intellettiva<br />

che l’uomo possiede di creare nel proprio<br />

inconscio ponti che gli permettono di andare<br />

oltre l’umano. L’ineffabile sussurrare<br />

dell’acqua della vita è un quadro che invita<br />

ad una profonda meditazione, in quanto<br />

il ragazzo eremita seduto vicino ad una cascata<br />

offre la visione del perenne scorrere<br />

dell’acqua intesa come rinascita spirituale.<br />

L’acqua, la natura, sono in perfetta sintonia<br />

di luce, colore e movimento. Lo sguardo<br />

viene attratto dall’armonia dei colori<br />

lasciandosi pervadere da un senso di profonda<br />

pacatezza: la rinascita e il ritrovarsi<br />

dell’anima nella sua essenzialità è vivere<br />

pienamente la trasformazione interiore. Le<br />

opere pittoriche dell’artista Andrea Alfani<br />

posseggono nella loro capacità comunicativa<br />

la qualità di essere un ponte che invita<br />

ad attraversare la vita della materia per<br />

approdare a quella perfezione di forma che<br />

solo il divino possiede.<br />

I riflessi del tuo amore nella Senna, 2015,<br />

olio su pannello telato, cm 40x20<br />

Riflessi d’armonia, 2017,<br />

olio su pannello telato, cm 30x20<br />

L’ineffabile sussurrare dell’acqua della vita, 2017, olio su pannello telato, cm 50x70<br />

L’umano riflesso della divina bellezza, 2017, olio su pannello telato, cm 40x60<br />

Amor che intelligenza illumini<br />

Dal 17 al 30 novembre<br />

a cura di Anita Norcini Tosi<br />

Galleria Gadarte, Via Sant’Egidio 27/r, Firenze<br />

Inaugurazione venerdì 17 novembre ore 16.30<br />

Sabato 25 novembre alle ore 16.30 serata speciale: l’artista spiegherà ai presenti<br />

la sua poetica pittorica<br />

Orari e giorni: da martedì a sabato 15 -19 / domenica e lunedì 15 -18<br />

Per informazioni: www.gadarte.it / galleriagadarte@gmail.com<br />

055 2480333<br />

www.andreaalfani.it / alfani@andreaalfani.it<br />

+ 39 333 8583134<br />

10 ANDREA ALFANI<br />

ANDREA ALFANI 11


Eventi in<br />

Toscana<br />

Paolo Penko<br />

L’artista fiorentino realizza il<br />

Masgalano, un vero e proprio<br />

gioiello assegnato quest’anno<br />

alla Nobil Contrada dell’Oca<br />

di anita valentini / foto courtesy dell’artista<br />

Il Masgalano è il premio che a Siena<br />

viene annualmente assegnato alla<br />

Contrada la cui Comparsa risulta<br />

essere la migliore per eleganza, per dignità<br />

di portamento e per coordinazione<br />

nel corso dei cortei storici che precedono<br />

il Palio di luglio e di agosto. Il premio<br />

consiste solitamente o in un piatto<br />

d’argento (bacile), come da tradizione,<br />

o in una scultura e viene donato, di anno<br />

in anno, da enti pubblici e privati che<br />

operano nel territorio senese. Quest’anno<br />

il manufatto d’arte suntuaria è stato<br />

realizzato da Paolo Penko, maestro d’arte<br />

orafa, scultore e designer ed è stato<br />

offerto dal Lions Club Siena, in occasione<br />

del 60° anniversario del club senese<br />

e dei 100 anni del Lions International.<br />

Fiorentino di nascita e senese d’origine,<br />

l’artista è tornato alla tradizione nella<br />

scelta della forma per il Masgalano,<br />

che ha reso “unico” e di grande valore,<br />

dando a esso un aspetto scultoreo<br />

oltreché prezioso. La capacità artistica<br />

di Penko è riuscita a raccontare la filosofia<br />

del Lions, la storia della città e<br />

quella del Palio in tale oggetto-simbolo<br />

della festa, lavorando l’argento e i metalli<br />

che lo accompagnano. Gli stemmi<br />

in smalto del Comitato Amici del Palio,<br />

del Magistrato delle Contrade e del Comune<br />

di Siena danno un tocco di colore<br />

e di luce, potenziando gli elementi figurati.<br />

Al centro, si mostra a noi, in rilievo,<br />

lo stemma del Lions Club International<br />

che è reso a mo’ di classica effigie a<br />

protezione della città, la cui silhouette è<br />

sbalzata su una lastra che occupa parte<br />

del piatto. Il blu cobalto dello stemma<br />

rimanda al blu dorato delle perle di<br />

lapislazzulo, che chiudono nel bordo il<br />

piatto - ricordando i berberi - e che si<br />

alternano ai nomi incisi delle Contrade.<br />

Ogni dettaglio, anche il più piccolo,<br />

è stato lavorato come fosse un gioiello<br />

e a esso è stato attribuito uno specifico<br />

significato, che rimanda alla città e al<br />

connubio forte fra il Lions e Siena: «Ho<br />

cercato di dare significato a ogni parte<br />

del Masgalano, coniugando tradizione<br />

e modernità - commenta Penko -. Il<br />

mio è stato innanzitutto un atto d’amore<br />

per Siena. Ho posto al centro del piatto,<br />

partendo dallo stemma del Lions, dei<br />

cartigli incisi con frasi che propongono<br />

i motti del club committente, per ricordare<br />

che gli obiettivi del Lions senese<br />

sono a favore della città: i cartigli sono<br />

allocati sull’immagine che richiama<br />

i mattoni di Piazza del Campo e, quindi,<br />

emblematicamente, su tutta la città.<br />

Ad abbracciare Siena, lungo il bordo del<br />

piatto, vi sono i nomi delle Contrade».<br />

Quest’anno il Masgalano per il Palio<br />

2017 è stato vinto dalla Nobil Contrada<br />

dell’Oca ed è stato consegnato dal<br />

sindaco Bruno Valentini in Piazza del<br />

Campo, alla presenza delle autorità cittadine<br />

e delle rappresentanze contradaiole.<br />

PENKO BOTTEGA ORAFA ARTIGIANA<br />

Via F. Zannetti 14/16r - 50123<br />

Firenze ITALY<br />

www.paolopenko.com<br />

info@paolopenko.com<br />

+39 055 211661<br />

Paolo Penko, Francesco Cottini e Anita Valentini durante la presentazione del Masgalano nel<br />

Cortile del Podestà del Palazzo Pubblico<br />

12 PAOLO PENKO<br />

13


Ritratti<br />

d’artista<br />

Ritratti<br />

d’artista<br />

Roberto Carradori<br />

Uno stile all’insegna del colore<br />

Enrico Fornaini<br />

Immagini avvolte da un alone mistico<br />

di Gianluca Barni / Foto courtesy dell’artista<br />

di Sandra Lucarelli / foto courtesy dell’artista<br />

Relax a Lisbona<br />

Uno, nessuno e tanti altri. Come<br />

ognuno di noi, Roberto<br />

Carradori è stato ed è tutto e<br />

il contrario di tutto. Persona, non ancora<br />

personaggio (speriamo non lo diventi<br />

mai!), dalle mille sfaccettature, vede e<br />

percepisce laddove noi, spesso, vediamo,<br />

osserviamo, ma non percepiamo.<br />

Nato a Pistoia il 24 gennaio 1954, ha superato<br />

i 60 anni lui che di spirito ne dimostra<br />

almeno 20 di meno, nella città di<br />

Giano vive e lavora come medico anestesista,<br />

prima all’ormai dismesso, ma storico<br />

Ospedale del Ceppo poi nella sanità<br />

privata. Un hobby, quello della pittura,<br />

mai venuto meno, preso e lasciato a più<br />

Pistoiese, medico anestesista di<br />

professione; da molto tempo si<br />

esprime con l’arte pittorica, anche<br />

se con fasi alterne ma con grande<br />

professionalità, raggiungendo risultati<br />

eccellenti. Il punto di osservazione principale<br />

nei quadri di Carradori, è costituito<br />

dalla varietà di cromatismi, dai tagli d’immagine<br />

caratterizzato da uno stile che<br />

solitamente è tipico dell’obbiettivo fotografico.<br />

Il suo amore per la vitalità del<br />

colore, lo mette al servizio del tema sociale:<br />

la quotidianità come lotta del vivere,<br />

la sensibilità di chi vorrebbe cambiare<br />

gli eventi conscio di non poter risolvere i<br />

grandi problemi del mondo. Usa una forma<br />

d’arte che gli consente di far vedere<br />

ciò che spesso passa inosservato: composizioni<br />

geometrizzanti, un sofisticato e<br />

sintetico gioco di luci e colori, una scena<br />

silenziosa che sconfina dal quadro; un felice<br />

e necessario richiamo alla pittura statunitense.<br />

Uomo con cani, cm 90x60<br />

Il riposo, cm 120x80<br />

riprese. Da sempre affascinato dai colori,<br />

innamorato della pittura a olio, all’inizio la<br />

sua pittura era improntata all’astrattismo,<br />

poi man mano che le sue capacità nel disegno<br />

andavano migliorando, si è dedicato<br />

alla pittura figurativa. Carradori, ha<br />

iniziato a girare il mondo, ha incominciato<br />

a immortalare figure e figuri. Si è interessato<br />

alla persona, cercando di trovare<br />

la sublime imperfezione nella perfezione<br />

del Creato. Si è fermato a guardare e,<br />

sovente, ha percepito l’anima del prossimo,<br />

in special modo dei disagiati, di coloro<br />

che soffrono, dei disadattati, da qui è<br />

fluita la maggior parte delle sue opere pittoriche:<br />

scene di vita quotidiana, osservando<br />

la vita di strada come specchio<br />

delle vicende umane e sociali. In ogni<br />

quadro c’è dietro una storia e la racconta<br />

a chi è capace di ascoltarla visivamente.<br />

La personale d’esordio, nel 2013, ad<br />

Art Shop Gallery di Pistoia e successivamente,<br />

anche grazie al successo ottenuto<br />

dalla sua prima esposizione, la replica<br />

delle sue “Derive Urbane”, titolo della<br />

rassegna che si è tenuta a Palazzo Panciatichi,<br />

sede prestigiosa del Consiglio<br />

Regionale toscano. Quadri da ammirare,<br />

storie del quotidiano più disparato,<br />

d’Italia, d’Europa, dell’America centrale.<br />

Da seguire, da sentire, sino ad arrivare<br />

all’animo dell’autore.<br />

Corpi morbidi che hanno un che<br />

di delicato e sacrale, anche nella<br />

loro laicità. Donne come “Dee”,<br />

immerse in un tutto naturale ed armonico<br />

con un susseguirsi di effetti cromatici<br />

che liberano, in ogni particolare, una<br />

raffinata grazia compositiva. Ogni soggetto,<br />

persino il più piccolo, partecipa<br />

in combinate associazioni che integrano<br />

i vissuti. Un realismo integrativo ed<br />

integrante che vive e respira in fusioni<br />

e simbiosi con il tutto. La componente<br />

naturalistica, in Fornaini, è un elemento<br />

naturale, un luogo spirituale, in cui ogni<br />

“creatura”, sprigiona un lato angelico,<br />

un’aura complementare che “deterge”<br />

Nasce a San Giuliano Terme, Pisa,<br />

il 15 agosto 1944. All’età<br />

di diciotto anni si trasferisce<br />

a Firenze, dove frequenta la bottega<br />

dei maestri Annigoni e Stefanelli, imparando,<br />

tra le altre, le tecniche pittoriche<br />

dell’affresco, della tempera<br />

grassa, dell’acquerello, della pittura<br />

a olio. Nel 2015 ha festeggiato nella<br />

città di Pisa, dove vive e lavora come<br />

professionista, i suoi cinquanta anni di<br />

attività, con una mostra personale composta<br />

di oltre ottanta dipinti. Nella sua<br />

carriera professionale, le mostre personali<br />

(senza contare quelle collettive)<br />

sono state più di cinquanta, documentate<br />

nei giornali e nelle riviste del settore.<br />

Le sue opere sono state esposte<br />

presso gallerie private e raccolte museali<br />

a New York, Teheran, Roma, Firenze,<br />

Siena, Lucca, Milano e, tra le altre,<br />

anche presso il Museo del marmo di<br />

Carrara e nel Palazzo Ducale di Massa.<br />

Ha ritratto personaggi famosi come<br />

Madre Teresa di Calcutta, Rita Levi<br />

ogni immagine di una sua innata purezza.<br />

Maddalena, ritratta distesa, od in<br />

mezzo agli oggetti che hanno connotato<br />

la sua vita, non certo facile, non ha nulla<br />

di volgare, ma sprigiona una delicatezza<br />

infinita, che va ad espandersi nella<br />

memoria delle sue frequentazioni. Ogni<br />

elemento che la circonda, diventa iconico:<br />

il Volto Santo è il trait-d’union tra<br />

la terra ed il cielo, tra l’ombra del peccato<br />

di una meretrice e l’apice divino di<br />

un’apparente percezione d’amore che si<br />

trasforma in qualcosa di santo: un cuore<br />

sacro. Quando ci troviamo di fronte<br />

alla luce di Enrico, c’è sempre un’esclamazione<br />

di stupore, perché questa fa rimanere<br />

sospese le sue “creature “ tra la<br />

terra ed il cielo. La luce gioca una sorta<br />

di dimensione catartica, quando trasfigura<br />

le immagini immergendole in un<br />

alone mistico e purificatorio. Maddalena<br />

ci appare grandemente umana, come<br />

tutte le creazioni di Enrico Fornaini,<br />

nelle sue forme plastiche, quanto angeliche,<br />

travalica le miserie del mondo e<br />

si fa simbolo. Un pittore Enrico, che va<br />

dritto al cuore delle cose e non dimentica<br />

mai che, lo scheletro della vita, la sua<br />

spina dorsale, sono i sentimenti, delicati<br />

come il tocco di una piuma, implosivi<br />

come una sinfonia d’organo<br />

Montalcini, Eduardo de Filippo, conservando<br />

preziosi documenti autografati.<br />

Per l’ordine di Malta ha ritratto Fra Curcio<br />

Rubertini, Fra Paternò di Montelupo,<br />

ritratti questi presenti nelle raccolte<br />

di Napoli e Pisa. Nella sede di San Domenico<br />

è esposta una grande pala dedicata<br />

alla protettrice pisana dell’ordine.<br />

Enrico Fornaini ha dipinto grandi cicli<br />

di affreschi commissionati dai vescovi<br />

di Pisa, Lucca, Pescia, San Miniato<br />

e ha realizzato grandi pale d’altare e dipinti<br />

su tela collocati in chiese e palazzi<br />

civici. Per i privati ha affrescato soffitti<br />

con opere allegoriche di varie dimensioni.<br />

Nel suo studio insegna la tecnica<br />

dell’affresco (buon fresco) originale rinascimentale<br />

ad allievi italiani e stranieri.Il<br />

consorzio Pisa Ricerche e Divisione<br />

informatica ha prodotto un dvd riguardante<br />

un affresco dipinto in diretta dal<br />

pittore Fornaini.<br />

www.enricofornaini.com<br />

La Maddalena, olio su tavola, cm 120x100<br />

14 ROBERTO CARRADORI<br />

ENRICO FORNAINI 15


Eccellenze toscane<br />

in Cina<br />

A cura di<br />

Michele Taccetti<br />

Moving Gallery<br />

Un’associazione nata nel 2016 per favorire lo<br />

scambio culturale e la cooperazione artistica<br />

fra eccellenze e giovani promesse internazionali<br />

Moving Gallery è un’associazione<br />

nata nel 2016 su iniziativa<br />

del sottoscritto e di alcuni artisti<br />

che hanno partecipato con successo<br />

alla mostra organizzata a Shanghai<br />

nel giugno 2015 dalla società China<br />

2000 Srl, ed a cui hanno partecipato<br />

artisti contemporanei italiani, per<br />

lo più toscani. L’associazione è rivolta<br />

ad artisti emergenti provenienti da vari<br />

paesi del mondo e la mission principale<br />

è favorire lo scambio culturale e<br />

la cooperazione artistica fra eccellenze<br />

e giovani promesse internazionali.<br />

L’attività di Moving Gallery consiste<br />

nella promozione ed organizzazione di<br />

eventi e mostre nei vari paesi di origine<br />

degli associati, in modo che si<br />

possa creare anche una opportunità<br />

commerciale facilitata dallo scambio<br />

culturale fra i soci e dall’abbattimento<br />

delle barriere culturali che ne impediscono<br />

l’integrazione sociale, il dialogo<br />

e, di conseguenza, lo sviluppo commerciale.<br />

Nel 2016 Moving Gallery ha<br />

organizzato presso la sala del Basolato<br />

a Fiesole (Firenze) una mostra denominata<br />

Atmosfere a Confronto a cui<br />

hanno partecipato dieci artisti: cinque<br />

italiani e cinque cinesi. L’evento, patrocinato<br />

dalla Regione Toscana, dal Comune<br />

di Fiesole e dall’Associazione<br />

Lando Conti, ha rappresentato il lancio<br />

di Moving Gallery ed ha avuto un<br />

buon successo di stampa e presenze,<br />

nonostante sia stata organizzata in appena<br />

due mesi. La mostra ha coinvolto<br />

artisti cinesi per dare continuità all’evento<br />

di Shanghai dell’anno precedente<br />

e cementare i rapporti fra i due pae-<br />

si. Entrambi gli eventi sono stati resi<br />

possibili grazie ai rapporti commerciali<br />

intrattenuti con la Cina, da tre generazioni,<br />

dalla famiglia del sottoscritto e<br />

dalla società China 2000 Srl, con sede<br />

a Firenze e Shanghai. Proprio con una<br />

importante galleria/museo di Shanghai,<br />

in occasione dell’ultimo viaggio in Cina<br />

dei primi di settembre, è stato siglato<br />

un accordo di collaborazione per la<br />

cooperazione fra artisti e l’organizzazione<br />

di eventi sia in Cina che in Italia.<br />

Come primo passo di questa collaborazione<br />

Moving Gallery sarà presente alla<br />

Shanghai Art Fair dal 2 al 5 novembre<br />

2017 nello stand del partner con oltre<br />

220 mq di mostra e 40mq di area destinata<br />

alla vendita. Gli associati Moving<br />

Gallery potranno concorrere in via<br />

preferenziale e gratutitamente alla sele-<br />

L’evento espositivo organizzato a Shanghai nel 2015 dalla società China 2000<br />

Il taglio del nastro alla mostra di Shanghai<br />

Un momento dell’inaugurazione a Fiesole<br />

zione dei prodotti destinati alla vendita.<br />

L’associazione sta inoltre organizzando<br />

per i prossimi mesi un evento artistico<br />

su Firenze. Gli artisti che si associano<br />

a Moving Gallery potranno beneficiare<br />

di una serie di vantaggi quali: la vetrina<br />

online, una sede e partner in Cina, con<br />

mostra permanente, promozione, collaborazione<br />

e visibilità su riviste di settore.<br />

Inoltre Moving Gallery ha siglato<br />

accordi e convenzioni per agevolazioni<br />

agli associati quali: assistenza legale,<br />

assistenza contabile amministrativa,<br />

pubblicità sui media, finanza agevolata,<br />

logistica e trasporti. In un mondo pieno<br />

di divisioni, guerre e odio l’arte può essere<br />

uno strumento per unire i popoli e<br />

favorire il dialogo fra le diverse culture,<br />

ed in questo contesto Moving Gallery<br />

cerca di dare il suo contributo.<br />

Michele<br />

Taccetti<br />

Laureato in Scienze Politiche con una tesi sulla Cina, rappresenta la terza<br />

generazione della sua famiglia che opera con il grande paese asiatico.<br />

Questa attività è iniziata con il nonno Arnolfo nel 1946 e proseguita dal padre<br />

Ubaldo nel 1980. Dal 1995 assiste le aziende italiane interessate ad aprire il<br />

mercato cinese in vari settori merceologici ed in particolare per la promozione<br />

e vendita del Made in Toscana in Cina. Dal 1998 svolge attività di formazione in<br />

materia di Marketing ed Internazionalizzazione focus Cina ed è consulente per il<br />

Ministero dello Sviluppo Economico.<br />

Per info:<br />

michele.taccetti@china2000.it<br />

Moving Gallery<br />

Via Foggini 37/45 - 50142 Firenze<br />

movinggallery@hotmail.com<br />

Associazione Moving Gallery<br />

Uno scorcio della mostra Atmosfere a Confronto nella Sala del Basolato a Fiesole<br />

ECCELLENZE TOSCANE 17


Firenze<br />

Mostre<br />

Arte a Firenze nella seconda metà del Cinquecento<br />

A Palazzo Strozzi un confronto serrato tra “maniera moderna” e<br />

controriforma attraverso capolavori assoluti di Michelangelo, Pontormo,<br />

Rosso Fiorentino ed altri grandi maestri del tardo Rinascimento<br />

di Barbara Santoro / foto Enrico Ramerini - CGE<br />

Dal 21 settembre al 21 gennaio<br />

2018 Palazzo Strozzi ospita Il<br />

Cinquecento a Firenze, un’altra<br />

straordinaria mostra dedicata alla “maniera”<br />

fiorentina. E’ l’ultimo atto di una<br />

trilogia, a cura di Carlo Falciani e Antonio<br />

Natali, iniziata nel 2010 con Bronzino<br />

e proseguita nel 2014 con Pontormo<br />

e Rosso Fiorentino per raccontare un’epoca<br />

di straordinario splendore artistico<br />

e culturale, la stessa a cui s’ispirò la<br />

mostra che nel 1940 sancì l’inaugurazione<br />

del Palazzo come sede di grandi<br />

eventi espositivi. Il percorso ideato dai<br />

due curatori riunisce per la prima volta<br />

capolavori assoluti di Michelangelo,<br />

Andrea del Sarto, Pontormo, Rosso<br />

Fiorentino, Bronzino, Giambologna ed<br />

altri illustri maestri del tardo Rinascimento,<br />

in un confronto serrato tra “maniera<br />

moderna” e controriforma, sacro<br />

e profano. La Pietà di Luco di Andrea<br />

del Sarto e il Dio fluviale di Michelangelo<br />

accolgono i visitatori nella prima sala,<br />

proseguendo poi nella seconda sala<br />

con la visionaria Deposizione dalla croce<br />

di Rosso Fiorentino, l’allucinata Deposizione<br />

di Pontormo e il raffinato<br />

Cristo deposto di Bronzino. Un appassionante<br />

excursus attraverso tutto il<br />

XVI secolo, alternando opere di grandi<br />

maestri a quelle di artisti meno noti ma<br />

altrettanto rappresentativi di quest’ultima<br />

fase del Rinascimento. In mostra<br />

oltre settanta dipinti e sculture provenienti<br />

da musei internazionali e importanti<br />

collezioni private, per un totale di<br />

quarantuno artisti: fra questi, Giorgio<br />

Vasari, Michele Tosini, Alessandro Allori,<br />

Federico Zuccari, il Cigoli, Jacopo<br />

Zucchi, Giovanni Stradano, Girolamo<br />

Macchietti, Mirabello Cavalori, Michele<br />

di Ridolfo del Ghirlandaio, Jacopo Coppi,<br />

Maso da San Friano, Giovan Battista<br />

Naldini, Andrea Boscoli, Gregorio<br />

Pagani, il Poppi, Santi di Tito e Pietro<br />

Candido come pittori e Bartolomeo<br />

Ammannati, Benvenuto Cellini, Vincenzo<br />

Danti e Pietro Bernini come scultori.<br />

Numerose imponenti pale d’altare,<br />

abitualmente ospitate nelle chiese toscane<br />

e non solo, sono state sottoposte<br />

per l’occasione ad una campagna di<br />

restauri senza precedenti che le ha riportate<br />

allo splendore originario, grazie<br />

soprattutto al contributo dei Friends<br />

of Florence. La mostra è prodotta e organizzata<br />

da Fondazione Palazzo Strozzi<br />

con Arcidiocesi di Firenze, Direzione<br />

Centrale per l’Amministrazione del Fondo<br />

Edifici di Culto-Ministero dell’Interno,<br />

Soprintendenza Archeologia Belle<br />

Arti e Paesaggio per la città metropolitana<br />

di Firenze e per le province di<br />

Pistoia e Prato, con il supporto di Comune<br />

di Firenze, Camera di Commercio<br />

di Firenze, Associazione Partners Palazzo<br />

Strozzi e Regione Toscana, e con il<br />

contributo di Fondazione Cassa di Risparmio<br />

di Firenze. Main sponsor Gruppo<br />

Unipol. Ottimo il supporto dato da<br />

Moretti, Enel e Poste Italiane e da alcuni<br />

sponsor tecnici quali: Trenitalia, Ataf<br />

gestioni, Busitalia-Sita Nord, Feltrinelli,<br />

Ufficio turismo della Città metropolitana<br />

di Firenze, Toscana Aeroporti Spa, l’Unicoop<br />

Firenze, Firenze Parcheggi, Rinascente<br />

e Mercato Centrale. Main media<br />

partner la RAI. L’ufficio stampa è stato<br />

curato da Antonella Fiori e Lavinia Rinaldi.<br />

Main media partner la RAI. Catalogo<br />

edito da Mandragora.<br />

Un particolare delle opere che aprono il percorso espositivo: in primo piano il Dio fluviale di<br />

Michelangelo Buonarroti, sullo sfondo il Compianto su Cristo morto di Andrea Del Sarto<br />

Uno scorcio della seconda sala: a partire da sinistra, la Deposizione dalla croce di Rosso Fiorentino, la Deposizione<br />

di Pontormo e il Cristo deposto del Bronzino; in primo piano, Apollo e Giacinto di Benvenuto Cellini<br />

Il Cinquecento a Firenze “maniera moderna”<br />

e controriforma. Tra Michelangelo,<br />

Pontormo e Giamologna.<br />

21 settembre 2017 - 21 gennaio 2018<br />

A cura di Carlo Falciani e Antonio Natali<br />

Palazzo Strozzi (piazza Strozzi, Firenze)<br />

Tutti i giorni 10.00 - 20.00, giovedì<br />

10.00 - 23.00<br />

Michele di Ridolfo del Ghirlandaio, La Notte (1555-1565), olio su tavola, cm 135 x 196, Galleria<br />

Colonna, Roma<br />

Giambologna, Mercurio, bronzo, 1585, Kunsthistorisches<br />

Museum, Vienna<br />

www.palazzostrozzi.org<br />

Un particolare della sezione dedicata ad allegorie e miti: in primo piano, Fata Morgana di Giambologna<br />

e alla parete La Liberalità e la Ricchezza di Girolamo Macchietti<br />

18 IL CINQUECENTO A FIRENZE<br />

IL CINQUECENTO A FIRENZE 19


Cronache<br />

Mugellane<br />

A cura di<br />

Elisabetta Mereu<br />

Percorsi in<br />

Toscana<br />

A scuola di intaglio thailandese<br />

con Francesco Scravaglieri<br />

Per la prima volta in Mugello un corso di<br />

specializzazione con lo chef e maestro<br />

dell’antica arte di creare sculture con<br />

frutta e verdura<br />

di Elisabetta Mereu / foto www.lartedellintaglio.it<br />

Un anno fantastico per il Mugello<br />

e in particolare per Vicchio,<br />

in quanto paese natale di Giotto<br />

di cui si celebrano i 750 anni dalla<br />

nascita. Evento su cui ha ruotato una<br />

serie di importanti iniziative che hanno<br />

portato sulle colline di questo stupendo<br />

territorio in pieno fermento e continuo<br />

sviluppo eccellenze di caratura<br />

nazionale ed internazionale dell’ambito<br />

culturale, storico, artistico ma anche<br />

gastronomico. Proprio in questo settore<br />

c’è da segnalare l’arrivo nel mese<br />

di novembre di Francesco Scravaglieri,<br />

quotatissimo chef siciliano, nonché<br />

plurimedagliato maestro nell’Arte<br />

dell’Intaglio Thailandese di frutta e verdura.<br />

Uno dei dieci mestieri più antichi<br />

in quella nazione tanto da essere coeva<br />

del sopracitato pittore mugellano e<br />

che dal 1939 è stata addirittura introdotta<br />

nel programma scolastico in Thailandia.<br />

L’importanza delle decorazioni,<br />

questo è il nome del corso di specializzazione<br />

aperto ad intagliatori ed appassionati<br />

già esperti di tutta Italia, che<br />

Lo chef Francesco Scravaglieri<br />

Informazioni e contatti sul corso d’intaglio:<br />

+ 39 328 8879739 / info@lartedellintaglio.it<br />

Scravaglieri farà per la prima volta in<br />

Mugello, il 7 e 8 novembre, in località<br />

Piazzano, a pochi chilometri da Vicchio,<br />

presso la Fattoria Didattica Agriturismo<br />

Palazzo Vecchio, promotore dell’iniziativa<br />

insieme a Terre di Toscana Mugello,<br />

azienda di promozione del prodotto tipico<br />

del territorio, rappresentato da Stefano<br />

Caruana (di cui abbiamo parlato nel<br />

numero di giugno), che si può considerare<br />

il più abile realizzatore mugellano<br />

di sculture vegetali. «Le iscrizioni - dice<br />

Caruana - sono aperte fino alla prima<br />

settimana di novembre e per chi arriverà<br />

da lontano c’è la possibilità di soggiornare<br />

nello stesso agriturismo in cui<br />

si svolge il corso e degustare anche i<br />

prodotti freschi della fattoria. Al termine<br />

verrà rilasciato un attestato di specializzazione<br />

e le composizioni artistiche<br />

create nei due giorni di lavoro saranno<br />

esposte presso il Gran Disìo Bistrot,<br />

Osteria Il Galletto di Borgo San Lorenzo<br />

e Miseria e Nobiltà di Vicchio. Questa<br />

iniziativa - conclude Caruana - non<br />

ha un’importanza solo fine a se stessa<br />

ma rappresenta un’ulteriore possibilità<br />

di attrazione qui in Mugello che ogni<br />

anno di più si conferma come un catalizzatore<br />

di eccellenze nei più svariati<br />

settori, creando un importante indotto<br />

economico per tutto il comprensorio.<br />

E, grazie alle innumerevoli squisitezze,<br />

che in questo florido angolo di Toscana<br />

vengono prodotte, quello gastronomico<br />

rappresenta, senza dubbio, uno dei<br />

principali punti di forza ed attrazione».<br />

Fattoria I Ricci<br />

Là dove anche l’olio regala benessere e relax<br />

di Elisabetta Mereu / foto courtesy Antica Fattoria I Ricci<br />

Percorrendo le strade del Mugello<br />

si scorgono straordinari paesaggi<br />

e con essi numerose ville secolari,<br />

incastonate come gioielli preziosi nel<br />

verde di queste colline. Testimoni storici<br />

non solo dell’architettura, ma di un intero<br />

patrimonio culturale, queste perle nella<br />

maggior parte dei casi sono state recuperate<br />

e rivalutate dando loro nuova dignità<br />

e vitalità. Un esempio importante lo troviamo<br />

a Rostolena, a pochi chilometri da<br />

Vicchio, paese di Giotto, dove - immersa<br />

in un parco di piante secolari, cedri del libano,<br />

sequoie e lecci - c’è quella che in<br />

una pubblicazione storica del 1748 veniva<br />

chiamata Villa Casanova, dal nome del<br />

proprietario, il Cavalier Raffaello Casanova<br />

Jerserinch. Nei secoli successivi passò<br />

alla famiglia Quentin, della prestigiosa<br />

manifattura<br />

di vetri<br />

e specchi<br />

sorta a Firenze<br />

nel<br />

1850, che<br />

vi ha abitato<br />

fino<br />

alla prima<br />

metà del<br />

ʼ900. Uno<br />

Alfonso Quentin, sindaco di Vicchio<br />

nel 1909<br />

(ph. Archivio Aldo Giovannini)<br />

dei discendenti,<br />

Alfonso<br />

Quentin<br />

(foto storica<br />

dell’Archivio<br />

di<br />

Aldo Giovannini), nel 1909 fu anche eletto<br />

sindaco e i più anziani di Vicchio lo ricordano<br />

ancora! Nei primi Anni ’60 fu<br />

acquistata da Renato Abrumi, che da ragazzo<br />

aveva lavorato in questa fattoria<br />

vicina alla sua casa natale. «Mio nonno<br />

materno, prima di diventare un imprenditore<br />

internazionale nel settore borse e<br />

pelletteria - dice Caterina Cecchini, che<br />

nonostante la laurea in Farmacia ha deciso<br />

di dedicarsi in toto alla gestione di<br />

quello che è diventato l’Agriresort & Spa<br />

Fattoria I Ricci - da ragazzo collaborava<br />

alla raccolta e frangitura delle olive». In<br />

suo ricordo infatti è stata lasciata la vecchia<br />

macina in pietra, all’interno dell’antico<br />

frantoio pubblico, attivo fino alla fine<br />

degli Anni ’50, trasformato l’anno scorso<br />

nella zona benessere della Spa Oro<br />

Verde, dal nome dei prodotti a base di<br />

olio extravergine di oliva toscano IGP.<br />

Lasciando inalterate le strutture originarie,<br />

esaltate nei dettagli più caratteristici,<br />

gli attuali proprietari hanno trasformato<br />

gli immobili in ambienti eleganti, dotati<br />

di tutti i comfort, destinati all’ospitalità<br />

familiare e alla ristorazione genuina. Al<br />

piano superiore, dove un tempo c’erano<br />

i granai o veniva fatta essiccare l’uva per<br />

il Vinsanto, ci sono tre deliziosi appartamenti<br />

e una suite per gli ospiti. Stessa<br />

destinazione data a La Casina (dopo<br />

il terremoto del 1919 primo esempio di<br />

prefabbricato in mattoni e legno recuperato<br />

dai vecchi tini ndr.), antico ritrovo di<br />

caccia dei Quentin e poi casa delle bambole<br />

di Caterina. La zona scuderia ospita<br />

un bellissimo patio con vista mozzafiato<br />

sulla vallata sottostante, mentre la grande<br />

tinaia è stata adibita alla colazione e<br />

alla cena, in cui gustare gli straordinari<br />

La Spa Oro Verde con la macina dell’antico frantoio<br />

prodotti dell’orto o a filiera corta proposti,<br />

secondo la stagionalità, dalle cuoche<br />

Letizia e Brigida e accompagnati da vini<br />

toscani. «Con mio marito Riccardo abbiamo<br />

deciso di vivere e crescere qui nostra<br />

figlia Emma, insegnandole l’amore<br />

e il rispetto per la Natura e gli animali.<br />

La mattina ci piace prendere il caffè con<br />

gli ospiti che arrivano da tutto il mondo<br />

e parlare con loro consigliandoli, cartina<br />

alla mano, sui luoghi belli e incontaminati<br />

di cui questo territorio è ricco. Mia<br />

mamma Gabriella invece si occupa dei<br />

fiori e dei limoni che ama e cura come<br />

fossero altri figli. Perciò non vi meravigliate<br />

se la trovate a parlare con loro!».<br />

www.fattoriairicci.it<br />

Caterina Cecchini con i familiari e l’inseparabile<br />

bassotta Rosy<br />

20 FATTORIA I RICCI 21


Firenze<br />

Mostre<br />

I Cartoni Murali di Antonio Giuseppe Santagata<br />

in mostra a Firenze alla Galleria del Palazzo Coveri<br />

di Barbara Santoro / foto courtesy Cambi Casa d’Aste<br />

Un’importante mostra dedicata<br />

ad Antonio Giuseppe Santagata<br />

e curata da Lucia Morganti<br />

e Valentina White in collaborazione con<br />

Cambi Casa d’Aste, è stata inaugurata alla<br />

Galleria del Palazzo Coveri sul Lungarno<br />

Guicciardini, dove resterà visibile fino<br />

al 26 ottobre. Nato a Genova nel 1888,<br />

Antonio Giuseppe Santagata si forma<br />

all’Accademia Ligustica di Belle Arti con<br />

il pittore Tullio Quinzio, lo scultore Lorenzo<br />

Massa e l’architetto Oreste Grondona.<br />

Partecipa come volontario alla Prima<br />

Guerra Mondiale e documenta con il disegno<br />

la vita dei soldati in trincea, studiando<br />

in modo particolare la luce che<br />

costruisce le masse ed i corpi. Ferito nella<br />

battaglia del Monte Sabotino a nord di<br />

Gorizia, entra in contatto con Carlo Delcroix,<br />

creatore dell’Associazione Nazionale<br />

Mutilati e Invalidi di Guerra. Grazie<br />

all’amicizia nata fra i due, Santagata riceve<br />

commissioni nelle varie dimore di<br />

mutilati ed invalidi, dove vengono messi<br />

in risalto i sentimenti e il sacrificio di<br />

tutti coloro che avevano combattuto per<br />

la pace e la vittoria. Vincitore del Pensionato<br />

d’arte quinquennale Duchessa<br />

di Galliera, si trasferisce a Roma nel<br />

1921, dove, in occasione del decennale<br />

e del ventennale della vittoria della Prima<br />

Guerra Mondiale, gli vengono commissionati<br />

due cicli di affreschi dall’ANMIG<br />

(Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi<br />

di Guerra), sotto la direzione dell’architetto<br />

Marcello Piacentini e di Carlo<br />

Delcroix, presidente dell’associazione.<br />

In questi anni studia i grandi maestri<br />

del passato e i cicli pittorici di Piero della<br />

Francesca, Masaccio, Paolo Uccello,<br />

Luca Signorelli e Michelangelo. A Bergamo<br />

vince il concorso per celebrare l’eroe<br />

bergamasco Antonio Locatelli, aviatore,<br />

politico e giornalista italiano ucciso dai<br />

guerriglieri abissini a Lechemti il 27 giugno<br />

del 1936 durante la guerra d’Etiopia.<br />

Qui nell’ex Casa Littoria affresca l’apoteosi<br />

dell’eroe triplice medaglia d’oro<br />

al valore militare. Nella mostra a Palazzo<br />

Coveri si possono vedere i cartoni La<br />

Vittoria che trasporta l’anima dell’eroe,<br />

Locatelli e la vittoria, Il soldato ferito,<br />

Guerra d’Abissinia, combattimento uno<br />

contro mille, Nascondiglio nella rocca<br />

cupa e il Gruppo viennese che guarda in<br />

alto l’aereo che vola su Vienna. A Milano<br />

affresca la Casa del Mutilato e il Palazzo<br />

di Giustizia, a Roma la Casa Madre dei<br />

Mutilati, il santuario della Regina Apostolorum<br />

e la cappella di San Giuseppe<br />

in San Paolo fuori le mura. A Genova l’ospedale<br />

Duchessa di Galliera, la Casa dei<br />

Mutilati e il Palazzo della Società Eridania.<br />

A Ravenna e a Palermo la Casa del<br />

Mutilato. A Venezia il Padiglione italiano<br />

della XXI Biennale. Nel 1980 l’opera ad<br />

olio Le oranti entra a far parte della collezione<br />

dei Musei Vaticani. Decora libri ed<br />

incide medaglie. Muore nel 1985. I cartoni<br />

in mostra sono relativi ai cicli dipinti<br />

dall’artista nell’arco di un decennio e<br />

dimostrano come il cartone preparato-<br />

Apoteosi di Antonio Locatelli, guerra in Abissinia 1 conto 1000<br />

carboncino su carta da spolvero, cm 241x301<br />

rio diventi una vera forma d’arte degna<br />

di essere apprezzata e compresa in maniera<br />

autonoma, in grado di comunicare<br />

al meglio l’idea della composizione murale.<br />

Nelle splendide sale della galleria i<br />

grandi cartoni, che risaltano sulle pareti<br />

bianche, si animano di vita propria esprimendo<br />

al meglio il sentimento di quei<br />

duri anni di guerra. Degno di nota il cartoncino<br />

su carta da spolvero (1,77x2,40<br />

m) dal titolo La pausa della sigaretta,<br />

dove due commilitoni si concedono di<br />

fumare insieme in un’atmosfera di grande<br />

umanità. Conservati grazie alla sensibilità<br />

della Casa d’Aste Cambi, qui si<br />

rivelano nella loro integra bellezza, regalando<br />

ai fiorentini un’esperienza unica.<br />

La pausa della sigaretta,1936,carboncino su carta da spolevero, cm 177x240<br />

2 6<br />

22 ANTONIO GIUSEPPE SANTAGATA<br />

23


Firenze<br />

Mostre<br />

Arte e profumo all’Officina de’ Tornabuoni. Una nuova fragranza<br />

ed una scultura di Lea Monetti, entrambe dedicate alla ginestra<br />

di Barbara Santoro / foto courtesy dell’artista<br />

La ginestra era una pianta molto<br />

apprezzata già nell’antichità<br />

sia dai Greci sia dai Romani che<br />

la coltivavano per attirare le api e produrre<br />

miele. Fu Plinio il Vecchio a citarla<br />

più volte in età classica perché<br />

si credeva che nelle sue ceneri ci fosse<br />

l’oro. Durante il Medioevo con i rami<br />

tagliati della ginestra si facevano ottime<br />

scope. In Inghilterra fu considerata<br />

una pianta nobile e famosa, forse perché<br />

lo stemma della famiglia del re Enrico<br />

II (1133-1189) raffigurava un ramo<br />

di ginestra. In Francia, durante il regno<br />

di Luigi IX (1214-1270), fu fondato l’ordine<br />

cavalleresco della Ginestra, al quale<br />

parteciparono 100 membri scelti della<br />

guardia Reale. In Spagna fu molto apprezzata<br />

per le sue radici, le quali venivano<br />

lavorate per creare robuste corde<br />

per le imbarcazioni. Dalla fibra delle radici<br />

si possono ottenere indumenti pesanti<br />

e resistenti e spesso è usata anche<br />

nella confezione di abiti. La frutta veniva<br />

spesso messa a seccare su cannicci fatti<br />

dai rami della ginestra e “giugliai” erano<br />

coloro che li intrecciavano. Oggi è ancora<br />

molto utilizzata perché dai residui di<br />

lavorazione del suo legno si ottiene una<br />

cellulosa di ottima qualità. La ginestra<br />

spartium junceum, appartiene alla famiglia<br />

delle leguminose. Cresce nelle regioni<br />

mediterranee e contenendo azoto<br />

può consolidare i terreni franosi, aridi e<br />

rocciosi. Molte le leggende nate intorno<br />

a questo fiore; una davvero divertente è<br />

quella scozzese che narra di una ragazza<br />

alla quale l’uomo che amava chiese<br />

una “prova” per conoscere l’illibatezza<br />

della giovane. La famiglia per paura che<br />

ricevuta la prova d’amore l’uomo non la<br />

sposasse più, su consiglio di una strega<br />

portò il giovanotto in un bosco di ginestre.<br />

Stordito dai baci della ragazza e<br />

inebriato dal profumo dei fiori, il ragazzo<br />

cadde in un sonno profondo. Al risveglio<br />

convinto di aver posseduto la donna come<br />

voleva, acconsentì alle nozze. Da pochi<br />

giorni all’Officina de’ Tornabuoni (via<br />

Tornabuoni 19) è nato il profumo Ginestra<br />

ispirato alla scultura di Lea Monetti,<br />

artista di fama internazionale, dal<br />

titolo Ginestra e la lucertola. La bellissima<br />

statua bronzea, esposta a Palazzo<br />

Larderel - sede dell’Officina - in concomitanza<br />

con la Biennale Internazionale<br />

dell’Antiquariato di Firenze, è stata creata<br />

in omaggio alla sua figlia, allora adolescente,<br />

che ha questo curioso nome.<br />

Nella meravigliosa location dell’Officina,<br />

dove si producono cosmetici naturali e<br />

profumi dalle fragranze personalizzate<br />

grazie alle tecnologie innovative e alle<br />

materie di prima qualità, i nostri sensi<br />

saranno ammaliati, quindi, dalla bellezza<br />

dell’opera e dagli effluvi del magico<br />

profumo. Arte e fragranze coinvolgeranno<br />

gli spettatori in uno scenario di grande<br />

raffinatezza.<br />

Il profumo Ginestra creato dall’Officina de’ Tornabuoni ispirandosi<br />

all’omonima scultura di Lea Monetti<br />

Lea Monetti<br />

Ginestra e la lucertola, bronzo<br />

Palazzo Larderel, sede dell’Officina de’ Tornabuoni<br />

24 OFFICINA DE’ TORNABUONI<br />

OFFICINA DE’ TORNABUONI 25


Anteprima<br />

Mostre<br />

Hao Yang Sun<br />

Mostra collettiva di arte contemporanea<br />

dal 4 al 24 ottobre<br />

A cura di Lucia Raveggi<br />

Inaugurazione 4 ottobre ore 17.00<br />

VINICIO POLIDORI<br />

GIANNI PANCIROLI<br />

FRANCO GIOMINI<br />

PAOLO BUTERA<br />

GABRIEL<strong>LA</strong> MARTINO<br />

ISABEL<strong>LA</strong> ROMBOLÀ<br />

DAVIDE SIGILLÒ<br />

SALVATORE SARDISCO<br />

LUCIANO FAGGI<br />

Riprese televisive Toscana TV<br />

per la rubrica Incontri con l’Arte<br />

AUDITORIUM AL DUOMO<br />

Via Cerretani 54, FIRENZE<br />

Natura e cultura nei paesaggi del giovane artista<br />

cinese protagonista della mostra Atmosfere - 融<br />

all’Auditorium al Duomo di Firenze<br />

di Rosa Canfora / foto courtesy dell’artista<br />

Con la mostra Atmosfere, personale<br />

del giovane artista<br />

emergente HaoYang Sun, prosegue<br />

il progetto da me iniziato al ristorante<br />

galleria Golden View per<br />

creare un ponte culturale tra Firenze<br />

e la Cina. È la volta di un giovane<br />

artista che, terminato il percorso<br />

di studi a Firenze, rientra a Pechino.<br />

La sua pittura offre un’originale interpretazione<br />

di entrambe le culture:<br />

si va dai paesaggi toscani alla grande<br />

muraglia cinese, dagli scorci fiorentini<br />

o delle Cinque Terre allo Jello<br />

River. A venticinque anni HaoYang<br />

sente la necessità di mostrarci con<br />

forza ciò che vede nel paesaggio che<br />

lo circonda, trattando luoghi pur così<br />

distanti fra loro con la medesima intensità<br />

espressiva.<br />

La mostra, organizzata e curata dalla<br />

scultrice Rosa Canfora in collaborazione<br />

con Ines Cui, si terrà presso<br />

l’Auditorium al Duomo (via de’ Cerretani<br />

54) di Firenze con inaugurazione<br />

sabato 28 ottobre alle ore 18.00.<br />

艺 术 经 历 : 孙 昊 阳 , 中 国 青 年 艺 术<br />

家 ,1992 年 7 月 27 日 出 生 于 石 家 庄<br />

市 , 师 从 于 费 正 先 生 ,2012 年 进<br />

入 意 大 利 佛 罗 伦 萨 美 术 学 院 学 习 。<br />

2016 年 进 入 Florence Academy of Art<br />

美 术 学 院 学 习 ,2016 年 9 月 参 加 意<br />

大 利 斯 波 勒 托 艺 术 节 ,2017 年 3 月<br />

参 加 mace 米 兰 国 际 艺 术 中 心 Creatori<br />

di sogni 联 展 ,2017 年 5 月 参<br />

加 Treviso MIXART 国 际 艺 术 展 。 青<br />

年 艺 术 家 孙 昊 阳 个 展 , 是 Golden<br />

View 创 造 佛 罗 伦 萨 与 中 国 之 间 的<br />

文 化 桥 梁 的 艺 术 项 目 之 一 。 这 位 年<br />

轻 艺 术 家 在 佛 罗 伦 萨 进 修 之 后 , 即<br />

将 结 束 他 的 在 意 大 利 的 绘 画 研 究 课<br />

程 返 回 中 国 。 他 的 绘 画 作 品 , 来 自<br />

意 大 利 托 斯 卡 纳 、 佛 罗 伦 萨 、 五 渔<br />

村 , 中 国 黄 河 和 中 国 长 城 的 景 致 ,<br />

更 以 其 独 有 的 视 角 展 现 了 我 们 意 大<br />

利 和 中 国 两 个 世 界 。25 岁 的 昊 阳 ,<br />

他 感 受 到 表 现 他 周 围 所 见 所 感 景 观<br />

的 必 要 性 , 以 他 本 身 强 有 力 的 绘 画<br />

表 现 手 法 探 讨 这 几 个 相 距 非 常 遥 远<br />

的 地 点 。 本 次 个 展 所 囊 括 的 作 品 是<br />

艺 术 家 在 佛 罗 伦 萨 的 研 修 阶 段 的 系<br />

列 作 品 。 一 个 感 恩 的 祝 福 , 再 见 。<br />

Hao Yang Sun (Cina, 1992) è un artista visivo formatosi<br />

all’Accademia di Belle Arti di Firenze (2012), dove ha seguito<br />

i corsi di Scenografia e Pittura. Ha studiato pittura ad<br />

olio con il grande maestro cinese Zheng Fei. A Firenze consegue la<br />

laurea in pittura presso Accademy art Firenze. Ha esposto a: Spoleto<br />

Art Festival (2016), Creatori di sogni - MA-EC Milan Art & Event<br />

Center (201, Treviso MIXART esposizione internazionale (2017).<br />

Per info: + 39 333 97 04 402<br />

27


Ritratti<br />

d’artista<br />

Luciano Manara<br />

Genio e sregolatezza di un artista<br />

fuori dal comune<br />

di Daniela Pronestì / foto courtesy dell’artista<br />

www.manaradesign.it<br />

Geniale, ironico, stravagante, maestro<br />

della provocazione intelligente:<br />

modi di essere e qualità a cui l’artista<br />

e designer fiorentino Luciano Manara<br />

unisce una vivacità inventiva fuori dal comune.<br />

Da oltre un anno le pagine di questa<br />

rivista raccontano, con uno spazio dedicato,<br />

le tante sfaccettature del suo estro<br />

creativo, che spazia dall’oggetto - scultura<br />

al complemento d’arredo, coniugando,<br />

in entrambi i casi, ricercatezza dei materiali<br />

e originalità delle forme. Rispettando<br />

l’equilibrio fra estetica e funzione, invenzione<br />

artistica e progetto, Manara opera<br />

nei termini di una contiguità tra linguaggi<br />

che s’incontrano nel segno di una potente<br />

immaginazione. All’ardore della fantasia,<br />

declinata in maniera ora più giocosa<br />

e scanzonata ora più vicina al rigore classico<br />

della forma, le sue creazioni uniscono<br />

una vena dissacrante e trasgressiva che<br />

traduce in espressione artistica una riflessione<br />

complessa e profonda sul mondo<br />

contemporaneo. Lo confermano opere come<br />

Il guardiano dell’anima, Melamangio,<br />

L’attesa, Ego Sum, E’ tutto un bluff,<br />

Pravda, dove le note dell’ironia si accordano<br />

ad una pungente critica sulle contraddizioni<br />

che attraversano la società e<br />

la cultura del nostro tempo. Opere nate<br />

spesso da una ricerca sugli stili e su antichi<br />

motivi simbolico - decorativi che rivivono<br />

nell’interpretazione di questo indomito<br />

sperimentatore. La varietà delle soluzioni<br />

formali è supportata dal pregio dei materiali,<br />

spesso proposti secondo inediti accostamenti<br />

di consistenze, lucentezza e<br />

colori. Si va dal Candeluovo, inedita rielaborazione<br />

di un uovo Fabergè mutato in<br />

un elegante porta candela, alla cappa - cupola<br />

ispirata all’architettura di Brunelleschi,<br />

dall’applique - scultura in cromo e cristallo<br />

alle tante lampade concepite come oggetti<br />

unici e preziosi. Senza dimenticare i raffinati<br />

arredi nati dalla recente collaborazione<br />

con l’artista Andrea Stella, in una proficua<br />

sinergia creativa. Un artigianato di altissima<br />

qualità che diviene opera d’arte nella<br />

conquista di uno stile unico e riconoscibile.<br />

Eventi in<br />

Toscana<br />

Gruppo Arti Figurative Ardengo Soffici<br />

Un sodalizio nato nel 1985 con l’intento di promuovere<br />

la conoscenza e la diffusione di varie espressioni artistiche<br />

di Fabrizio Borghini / foto di Roberto Ristori<br />

Nell’ambito della XXVIII edizione<br />

del Festival Suoni e Colori<br />

in Toscana che si è tenuta dal<br />

31 agosto al 12 settembre in sei splendide<br />

location (Villa Pitiana di Reggello,<br />

Villa Il Palagio, Fattoria di Castiglionchio<br />

e Fattoria di Pagnana di Rignano<br />

sull’Arno, Pieve di San Leolino, Villa<br />

Francesca di Torri) una mostra d’arte<br />

contemporanea organizzata dal Gruppo<br />

Arti Figurative Ardengo Soffici che è andata<br />

ad integrare la ricca proposta teatrale<br />

e musicale dell’evento. Il gruppo,<br />

che ha tratto la sua denominazione dalla<br />

figura del pittore Ardengo Soffici nato<br />

nella frazione di Bombone del comune<br />

di Rignano, nasce nel 1985 raccogliendo<br />

intorno a sé quanti, sul territorio e<br />

dintorni, si occupano o producono arte.<br />

L’intendimento del sodalizio è di avere<br />

un ruolo di stimolo e di aggregazione<br />

nei confronti di tutti coloro che gravitano<br />

intorno al mondo dell’arte in modo<br />

da non disperdere le energie creative<br />

disponibili e al contempo di promuovere<br />

l’avvicinamento, la conoscenza e la<br />

diffusione dell’arte e delle sue tecniche<br />

nell’intera comunità nella convinzione<br />

che l’incontro e il confronto delle varie<br />

espressioni artistiche rappresenti un<br />

momento di arricchimento sia individuale<br />

che collettivo. A tal fine, numerose<br />

sono state le iniziative che il gruppo<br />

ha portato avanti negli anni a partire<br />

dalle mostre personali e collettive con il<br />

coinvolgimento anche di artisti di chiara<br />

fama come Aligi Sassu, Antonio Possenti,<br />

Luca Alinari, Nino Tirinnanzi ed<br />

altri. Si sono tenute nella Sala Consiliare<br />

del comune di Rignano e a Firenze alla<br />

Biblioteca Nazionale, nell’ex Convento<br />

del Carmine, al Caffè Storico Letterario<br />

Giubbe Rosse, alla Galleria Via Larga e<br />

nella sede del Gruppo Donatello. Inoltre,<br />

sono stati organizzati concorsi di<br />

pittura estemporanea, interventi nelle<br />

scuole sulle tecniche pittoriche, partecipazione<br />

ad iniziative storico-culturali<br />

promosse dall’amministrazione comunale<br />

di Rignano tra le quali la Fiera del<br />

Bestiame, la Festa del Perdono e, appunto,<br />

il Festival Suoni e Colori in Toscana<br />

che in ogni edizione propone un<br />

colore come segno distintivo al quale<br />

gli artisti del gruppo ispirano le loro<br />

opere. Quest’anno è stato scelto il rosso<br />

che ha contraddistinto i lavori degli<br />

artisti Rita Angeloni, Giancarlo Barbieri,<br />

Lucia Bettoni, Mechtild Carlini, Maurizio<br />

Ferruzzi, Gabriella Pancrazi, Nadia Pinzani,<br />

Roberto Ristori, Jenny Spatafora<br />

esposte il 12 settembre alla Fattoria di<br />

Pagnana in occasione dello spettacolo<br />

musicale Le dive dello swing.<br />

Il Gruppo Arti Figurative Ardengo Soffici riunito in occasione della mostra d’arte contemporanea promossa nell’ambito della XXVIIIª edizione<br />

del Festival Suoni e Colori in Toscana<br />

28 LUCIANO MANARA<br />

GRUPPO ARTI FIGURATIVE ARDENGO SOFFICI 29


Firenze<br />

Mostre<br />

Performance con le digisculture di<br />

Andrea Tirinnanzi<br />

di Gabriella Gentilini / foto courtesy dell’artista<br />

In una vita a contatto quotidiano con<br />

l’arte e con gli artisti, Andrea Tirinnanzi,<br />

esperto tra i più attenti e qualificati,<br />

ha riempito un fornitissimo bagaglio di<br />

studi e di esperienze che hanno alimentato<br />

il suo innato estro creativo e le sue<br />

capacità tecniche. Dagli esordi caratterizzati<br />

dai suggestivi smalti informali al collage<br />

e decollage, fino ad approdare all’uso<br />

dell’insostituibile strumento che ci ha rivoluzionato<br />

la vita, ovvero il computer. Il lavoro<br />

accurato e continuo sull’immagine in<br />

tutte le sue più impercettibili sfaccettature,<br />

ha portato Andrea Tirinnanzi ad aprire un<br />

nuovo orizzonte artistico. La foto digitale<br />

ed una non comune dimestichezza davanti<br />

allo schermo, gli hanno consentito di produrre<br />

immagini sorprendenti eppure frutto<br />

della realtà, come il “fotosmontaggio”<br />

con cui ha creato il famoso “autobus diviso”<br />

o il “fotomontaggio” con la “cascata<br />

delle 500”. Con questa tecnica Tirinnanzi<br />

ha realizzato una serie di opere uniche in<br />

cui realtà e fantasia viaggiano sulla stessa<br />

lunghezza d’onda e molte delle quali<br />

sono state premiate, pubblicate ed hanno<br />

fatto il giro del mondo. Ma l’incontenibile<br />

verve artistica di Andrea Tirinnnanzi<br />

e la sua voglia di ricercare e sperimentare<br />

sempre nuove, ingegnose e interessanti<br />

forme espressive, ha dato vita alle<br />

ormai celeberrime “digisculture”, le originalissime<br />

sagome bifacciali in legno a<br />

grandezza naturale, profilate su una foto<br />

elaborata con procedimento digitale e manuale.<br />

Ogni opera è un pezzo unico, frutto<br />

di un grande lavoro sia manuale sia tecnico<br />

sulla figura, le dimensioni, lo spazio,<br />

l’espressività. É nata così una ricchissima<br />

galleria di personaggi con cui Tirinnanzi<br />

ha reso omaggio a I grandi del cinema<br />

(Vittorio Gassman, Totò, Alberto Sordi,<br />

Fernandel, Marilyn Monroe, Sophia Loren,<br />

Roberto Benigni...) e ancora al mondo<br />

dello sport con Gino Bartali e Fausto<br />

Coppi, dello spettacolo con Conti, Pieraccioni<br />

e Panariello, della musica con cui<br />

l’artista ha raggiunto i vertici più alti della<br />

sua ricerca: dai Beatles che attraversano<br />

Abbey Road ai big nostrani come Mina e<br />

Celentano, da Bob Dylan a Marco Masini.<br />

Ma non basta: il maestro si è spinto ancora<br />

più in alto: Obama e perfino Papa Francesco.<br />

Così reali da impressionare. Non<br />

per niente molti di questi lavori, oggetto di<br />

grande attrazione e curiosità, fanno parte<br />

di importanti collezioni tra cui il Museo Gino<br />

Bartali, sono stati esposti in occasione<br />

di eventi e mostre, sono presenti in prestigiosi<br />

stores e in permanenza presso la sede<br />

di Firenzeart Gallery. Ma attenzione, le<br />

“digisculture” non sono oggetti, non sono<br />

statue fisse ed inerti. Tirinnanzi ha voluto<br />

dare loro un’anima, vuole che i suoi personaggi<br />

siano veri, dinamici, sempre in movimento<br />

ed interagiscano con le persone<br />

che li osservano con stupore. Per questo,<br />

il 13 settembre scorso Firenzeart Gallery<br />

ha organizzato una strepitosa performance<br />

che si è svolta nel quartiere del glorioso<br />

Pignone in San Frediano. Le coppie celebri<br />

della musica, dell’arte, dello spettacolo,<br />

delle istituzioni, in testa i Beatles sulle<br />

strisce pedonali, hanno percorso le strade<br />

del rione, sono entrate ed uscite dai negozi,<br />

dai bar e dai ristoranti, si sono soffermate<br />

sul sagrato della chiesa per giungere<br />

in galleria, in via della Fonderia 42r, dove<br />

le attendevano altre coppie famose ed altre<br />

personalità tra cui l’ospite d’onore Dante,<br />

in una grande e festosa partecipazione<br />

di pubblico. Un modo intelligente, stimolante<br />

e coinvolgente per far dialogare arte<br />

e tecnologia, cultura e fantasia e portarle<br />

tra la gente.<br />

FirenzeArt Gallery<br />

Via della Fonderia 42r, Firenze<br />

www.firenzeart.it - info@firenzeart.it<br />

055 224028<br />

Elena Gheri<br />

Ritratti<br />

d’artista<br />

Ampie fughe dello sguardo e preziosismi cromatici<br />

convivono nei dipinti della pittrice fiorentina, spaziando<br />

dal tema naturalistico alla figura femminile<br />

di Daniela Pronestì / foto courtesy dell’artista<br />

Il percorso artistico di Elena Gheri<br />

abbraccia il paesaggio naturale<br />

e la figura umana, permeandoli<br />

entrambi di una sensibilità espressiva<br />

declinata tanto sul piano compositivo<br />

quanto nell’accostamento armonico<br />

dei colori. Negli scorci naturalistici,<br />

tratti per lo più dal paesaggio toscano,<br />

la costruzione spaziale risponde<br />

ad un’attenta proiezione prospettica,<br />

con ampie fughe dello sguardo lungo<br />

sentieri dalla profondità luminosa.<br />

Quando il punto di osservazione si allontana<br />

dal primo piano, le forme vetegali<br />

e le altre presenze all’interno del<br />

paesaggio - si pensi al dipinto La casa<br />

di bambù - appaiono disposte come<br />

in un fregio dove gli arabeschi tracciati<br />

dal colore s’intrecciano in un’originale<br />

composizione. In altri casi, la<br />

natura diviene cornice di un’immagine<br />

lontana nel tempo che rivive nell’attitudine<br />

graziosa di una giovane donna<br />

con abito bianco e parasole come<br />

in un quadro di Fattori o di Monet. Un<br />

gusto retrò che nell’opera Fleur des<br />

Lys associa la figura femminile al tema<br />

floreale, con linee sinuose e preziosismi<br />

cromatici liberamente ispirati<br />

all’Art Nouveau. Dalla sfera degli affetti<br />

familiari affiorano, invece, vivaci<br />

scene di vita quotidiana, come il primo<br />

giorno di scuola di Francesco, nipote<br />

dell’artista ritratto nel quadro Il remi-<br />

gino con l’aria teneramente imbronciata<br />

e lo sguardo lontano di chi sogna<br />

i giochi dell’estate. Talvolta, il contenuto<br />

della rappresentazione rimanda<br />

a significati meno evidenti: la corsa<br />

dei cavalli sul litorale soleggiato diviene<br />

metafora di una libertà ritrovata nel<br />

contatto diretto con la natura, così come<br />

un vaso blu colmo di fiori bianchi<br />

si trasforma in un frammento di cielo<br />

stellato. Alla varietà dei soggetti corrisponde<br />

una gamma altrettanto varia di<br />

tecniche pittoriche - olio, acrilico, acquerello<br />

- tutte abilmente eseguite, ad<br />

ulteriore conferma di una pittura condotta<br />

con dedizione ed impegno.<br />

Cascata di 500<br />

Le digisculture di Matteo Renzi, Obama e<br />

Papa Francesco<br />

E’ nata a Firenze (1942) dove tuttora risiede. Dedita al disegno<br />

fin da piccola, ha trasmesso questa passione ai<br />

suoi alunni, avendo svolto per molti anni la professione<br />

di maestra elementare. Un insegnamento che ancora oggi, a<br />

distanza di tempo, i suoi alunni ricordano con affetto e gratitudine.<br />

Una volta in pensione, si è avvicinata alla pittura frequentando<br />

un corso tenuto dalla pittrice Antonia Fontana. Nel 2014<br />

ha vinto il premio Farfalla d’oro nell’ambito della 32ª edizione<br />

del concorso nazionale 50&Più - Città di Baveno e nel 2016 è<br />

stata premiata per l’opera Fleur de Lys in occasione della mostra<br />

Colori e Sogni organizzata dall’Anteas con il patrocinio della<br />

città Metropolitana di Firenze e della Regione Toscana presso<br />

la Galleria di Via Larga (Palazzo Medici-Riccardi). Ama spaziare<br />

sia nei soggetti rappresentati - paesaggi, animali, persone - che<br />

nelle tecniche adottate, coniugando l’amore per la pittura a quello<br />

per la montagna soprattutto della Valle d’Aosta, dove trascorre<br />

un mese all’anno.<br />

gherielena@libero.it +39 328. 5375811<br />

La signora col parasole, olio su tela, cm 50x70<br />

30 ANDREA TIRINNANZI<br />

ELENA GHERI 31


Eventi in<br />

Toscana<br />

Al via la prima edizione del Premio Claudio Cavallini-Kevo<br />

Promosso dall’associazione culturale<br />

Operarte di Campi Bisenzio per<br />

omaggiare lo scultore fiorentino<br />

a due anni dalla scomparsa<br />

Anteprima<br />

Mostre<br />

A FirenzeArt Gallery Mario Mannini,<br />

a vita nuova...<br />

di Gabriella Gentilini / foto courtesy dell’artista<br />

di Daniela Pronestì / foto di Carlo Midollini<br />

Un premio in memoria dell’artista<br />

fiorentino Claudio Cavallini,<br />

meglio noto come Kevo, a due<br />

anni dalla sua scomparsa. Così l’associazione<br />

culturale Operarte di Campi Bisenzio<br />

ha voluto ricordarlo, facendosi<br />

promotrice di un’iniziativa che gli rende<br />

omaggio nel segno dell’arte. Patrocinato<br />

dai comuni di Campi Bisenzio,<br />

Calenzano, Borgo San Lorenzo e Pontassieve<br />

e realizzato con il contributo<br />

di Patrizia Montagni Cavallini, Domenico<br />

Montuoro, Franco Berretti e Gamont<br />

srl, il premio Claudio Cavallini - Kevo<br />

è strutturato in quattro sezioni (Pittura,<br />

Grafica, Scultura e Fotografia) a te-<br />

ma libero ed è rivolto ad artisti italiani e<br />

stranieri, senza limiti di età, sesso e nazionalità.<br />

Ogni sezione prevede la designazione<br />

di tre vincitori, premiati nel<br />

2018 con le seguenti mostre: ai primi<br />

classificati una personale nel Palazzo<br />

Comunale di Borgo San Lorenzo, oltre<br />

ad una medaglia realizzata dal maestro<br />

Franco Berretti; le opere seconde classificate<br />

saranno esposte secondo l’abbinamento<br />

pittura e scultura, grafica e<br />

fotografia nella Biblioteca Civica di Calenzano;<br />

ai terzi classificati una collettiva<br />

al Teatrodante Carlo Monni di Campi<br />

Bisenzio, dove, a partire dal 15 ottobre<br />

(inaugurazione ore 17) e fino al 21<br />

dello stesso mese, si terrà la mostra<br />

di tutte le opere in concorso. La cerimonia<br />

di premiazione avrà luogo nella<br />

stessa sede domenica 22 ottobre con<br />

inizio alle ore 17. La manifestazione si<br />

inserisce nelle attività dell’associazione<br />

culturale Operarte, nata a Campi Bisenzio<br />

nel 1999 con l’intento di promuovere<br />

e valorizzare le arti visive attraverso<br />

eventi e rassegne che offrono momenti<br />

di riflessione e di scambio culturale,<br />

spesso in collaborazione con altre associazioni<br />

anche fuori dalla Toscana e<br />

dal territorio nazionale.<br />

Claudio Cavallini nasce a Firenze nel<br />

1952, nel rione Gavinana, dove gli<br />

amici d’infanzia lo soprannominano<br />

Kevo. Dopo una lunga attività come<br />

imprenditore, improvvisamente, all’età<br />

di 50 anni avverte l’irresistibile attrazione<br />

a realizzare forme scultoree dal legno.<br />

Dal figurativo di carattere primitivo-etnico<br />

procede verso il realismo simbolico,<br />

per poi raggiungere un’espressione più<br />

matura con la sintesi originale della forma.<br />

Tra le mostre principali si ricordano:<br />

2012, Una favola moderna, Pontassieve,<br />

Sala Eroine, Palazzo Comunale; Tra forma<br />

e sintesi, Vicchio del Mugello, Museo Casa<br />

di Giotto; Espone Kevo, Campi Bisenzio,<br />

Cappella Villa Rucellai; All’ombra degli<br />

etruschi, Dicomano, Museo Etrusco, Palazzo<br />

Comunale; 2013, Naturalmente arte,<br />

Firenze, Museo di Storia Naturale La Specola;<br />

Legno e colore in Viterbo, Viterbo,<br />

Museo Colle del Duomo; 2014, I due volti<br />

dell’arte, Carpi, Palazzo dei Pioa; Poppi,<br />

Galleria Comunale d’Arte Contemporanea,<br />

Palazzo Giorgi. Ha più volte partecipato al<br />

Premio Firenze, conseguendo il secondo<br />

ed il terzo premio.<br />

Dal 14 al 28 ottobre prossimo Firenzeart<br />

Gallery (via della Fonderia<br />

42r, Firenze) ospita una<br />

particolarissima, inusuale mostra di Mario<br />

Mannini dal titolo A vita nuova. Infatti,<br />

per fare un tavolo ci vuole il legno...<br />

ma ci vuole soprattutto l’abilità, la perizia<br />

tecnica e la creatività di Mario Mannini.<br />

Sì, perché non si tratta di un tavolo<br />

qualsiasi prodotto in serie, ma di un manufatto<br />

unico, realizzato, ad esempio, utilizzando<br />

vecchi scuri o persiane di una<br />

finestra. Materiale di recupero che opportunamente<br />

ripulito, levigato, verniciato,<br />

insomma lavorato da mani sapienti<br />

mosse da una mente estrosa e concreta,<br />

si trasforma in mobili e oggetti di arredamento<br />

che uniscono utilità, originalità<br />

e senso estetico. Nell’object trouvé (già<br />

protagonista della pop art) ormai inservibile<br />

e destinato alla distruzione, ma<br />

anche in un pezzo antico reperito o acquistato<br />

chissà dove, Mario Mannini intuisce<br />

la possibilità di un nuovo utilizzo<br />

che lo farà rinascere sotto un’altra forma,<br />

che lo restituirà a vita nuova. Self made<br />

artisan di prim’ordine grazie ad una vastissima<br />

esperienza acquisita nel corso di<br />

una vita di appassionato lavoro nel settore<br />

dell’edilizia, Mario Mannini da qualche<br />

anno ha impresso un valore aggiunto<br />

alla sua apprezzata e qualificata attività.<br />

La svolta è nata dalla collaborazione con<br />

l’arredatrice Manola Ferretti, la quale, notate<br />

le sue geniali capacità, lo ha spinto<br />

a seguire e a valorizzare la propria vena<br />

artistica. E’ l’inizio di una febbrile ricerca<br />

che si snoda su più fronti: il materiale,<br />

l’idea, la forma. Il legno, materia viva<br />

dalle mille potenzialità e dagli infiniti impieghi,<br />

sollecita lo spirito inventivo di Mario:<br />

accuratamente restaurato in modo da<br />

farne emergere le vibrazioni delle venature,<br />

adattato, assemblato, accostato ad altri<br />

materiali, ovviamente con chiodi mai<br />

nuovi ma anch’essi riciclati, va a costruire<br />

una libreria, un mobiletto ad ante o un<br />

tavolo da fumo. Pur senza scomodare il<br />

pensiero neoplatonico o le filosofie orientali<br />

secondo cui tutte le cose possiedono<br />

un’anima, certo è che racchiudono e raccontano<br />

un vissuto: rispettarle, salvarle e<br />

donare loro una nuova struttura è emozionante,<br />

per potersene servire ancora<br />

e tenerle accanto a noi. Mario osserva i<br />

suoi preziosi reperti e già ne vede la metamorfosi,<br />

le nuove identità che andranno<br />

ad assumere, studia le soluzioni pratiche<br />

e le più diverse interpretazioni che il suo<br />

estro e la sua maestria potranno crea-<br />

re. Una porta ed un paio di sci diverranno<br />

un attaccapanni, una vecchia finestra<br />

sarà una specchiera, un antico scaldino<br />

per il letto diventerà un moderno lampadario<br />

a led e da un rovinatissimo scaleo<br />

uscirà fuori un’originale piantana. Tutto<br />

perfettamente funzionante e pronto all’uso,<br />

curato nei minimi dettagli e corredato<br />

da rifiniture di grande pregio e raffinatezza.<br />

E ogni oggetto è un pezzo unico, irripetibile,<br />

dunque un’opera d’arte. Mario<br />

Mannini ci offre testimonianza di come<br />

l’artigianato artistico, ovvero le cosiddette<br />

“arti minori” di memoria storica, frutto<br />

di ingegno e manualità e oggi purtroppo<br />

in via di estinzione, possano ancora<br />

rappresentare un elemento distintivo della<br />

tradizione fiorentina che non deve andare<br />

perduto, ma trovare sempre nuove<br />

forme di espressione, inserendosi a pieno<br />

titolo nel più vasto panorama dell’arte.<br />

Il trascorrere del tempo che usura e rinnova<br />

ci ricorda il continuo divenire della<br />

natura, il ciclo perenne della vita, che non<br />

ha mai fine.<br />

FirenzeArt Gallery<br />

Via della Fonderia 42r, Firenze<br />

www.firenzeart.it - info@firenzeart.it<br />

055 224028<br />

Kevo Cavallini nel suo studio mentre scolpisce il Don Chisciotte<br />

www.kevo-firenze.it<br />

Sedia realizzata con persiana sverniciata con<br />

seduta foderata<br />

Tavolino realizzato con tagliere dei primi del<br />

‘900, tubolare in rame ricoperto di corteccia<br />

d’albero, ruota di vecchio carro e cristallo<br />

Particolare di attaccapanni realizzato con<br />

frontale di un cassetto di comodino con appendiabiti<br />

in ceramica<br />

32 PREMIO C<strong>LA</strong>UDIO CAVALLINI-KEVO<br />

MARIO MANNINI 33


Cronache<br />

Mugellane<br />

A cura di<br />

Elisabetta Mereu<br />

Miseria e Nobiltà<br />

In un prestigioso ambiente storico<br />

la migliore tradizione gastronomica si<br />

coniuga con l’innovazione e la creatività<br />

di due talentuosi cuochi mugellani<br />

Articolo e foto di Elisabetta Mereu<br />

BAG - Cabreo Mugello - La Villa di Casanuova (R1101) c.68 Sec.XVIII (Foto archivio Aldo Giavannini)<br />

Da un cabrèo, raro documento<br />

cartografico conservato all’Accademia<br />

dei Georgofili di Firenze,<br />

risalente forse al 700 (l’introduzione<br />

del catasto grafico inizia in Toscana verso<br />

il 1830 ndr.), si evidenzia l’esistenza<br />

di un’imponente colonica con torrione e<br />

colombaia, detta Casa Nuova, di chiara<br />

origine padronale situata all’inizio dell’antica<br />

via di accesso alla porta di Ponente<br />

del Castello di Vicchio, dove sfociava<br />

la strada maestra proveniente da Borgo<br />

San Lorenzo, prima di essere intercettata<br />

dalla ferrovia che ha stravolto la topografia<br />

di quella zona. Però la via intitolata<br />

nel secolo scorso al Carducci che d’estate<br />

soggiornava in zona, è ancora nota<br />

tra i vicchiesi come Andrellina, dal nome<br />

dei vecchi possidenti che nel 1738 erano<br />

succeduti ai Bartolini Baldelli, una delle<br />

più grandi famiglie di proprietari terrieri<br />

della Toscana di allora. Contraddistinta<br />

da una delle 10 antiche meridiane esistenti<br />

a Vicchio, questa stupenda villa,<br />

che all’interno conserva gli affreschi originali<br />

sul soffitto di alcune sale e nell’attuale<br />

cucina, da molti anni è stata adibita<br />

a ristorante, che dal novembre 2016 si<br />

chiama Miseria e Nobiltà. Oltre che un<br />

velato omaggio al celebre film con Totò,<br />

l’idea ispiratrice dei nuovi gestori Flavio<br />

Giuliano e Giuseppe Giordano è l’intento<br />

di mantenere in un contesto davvero<br />

unico, prestigioso e storico, ottime proposte<br />

gastronomiche ma accessibili a<br />

tutti. Il locale, che si sviluppa su 3 livelli,<br />

è magistralmente condotto da questi due<br />

grandi amici, prima ancora che soci, entrambi<br />

27enni, che facendo tesoro dell’esperienza<br />

acquisita in oltre un decennio<br />

presso altri locali mugellani hanno deciso<br />

di intraprendere insieme con passione,<br />

impegno e professionalità la strada<br />

di una ristorazione davvero degna di nota.<br />

«Ci siamo conosciuti alla scuola al-<br />

berghiera di Borgo San Lorenzo - dice<br />

Flavio, il socio burocrate, un sorridente<br />

ragazzone che si divide fra la pizzeria e il<br />

servizio ai tavoli - e anche se inizialmente<br />

le nostre strade professionali erano separate,<br />

la passione per questo lavoro ha<br />

fatto rinsaldare l’amicizia e la comunione<br />

d’intenti». « Quello che a me piace di più<br />

- aggiunge Giuseppe, chef insolitamente<br />

magro, cresciuto tra i sapori e i profumi<br />

delle pietanze preparate dalla nonna<br />

siciliana - è proporre piatti nuovi e combinazioni<br />

diverse ispirate alla migliore<br />

tradizione della straordinaria cucina italiana,<br />

con serate a tema per ogni regione,<br />

ma sopratutto di quella toscana e mugellana<br />

in particolare!». Lontani dunque<br />

dai prodotti e dai sapori esotici, sia con i<br />

menù del ristorante che con le pizze i due<br />

cuochi/imprenditori, coadiuvati in sala da<br />

Eleonora e Michela, riescono ad esaltare<br />

con maestrìa le eccellenze enogastronomiche<br />

di ogni territorio regionale senza<br />

rinunciare ad una buona dose di originalità.<br />

I palati anche dei clienti più esigenti<br />

vanno in visibilio con i loro fagottini di<br />

ricotta e spinaci conditi con pomodorini<br />

confit e cosparsi di crema di burrata,<br />

davanti al tris di sformati vegetariani, oppure<br />

al goloso castello di cial-de di cioccolato<br />

e mousse di ananas o di fronte alle<br />

pizze proposte in mille varietà speciali,<br />

come quelle ispirate al nome del locale:<br />

Miseria, con salsiccia, cipolle e funghi e<br />

Nobiltà, con bufala e tartufo! Chissà che<br />

non decidano in futuro di proporre una<br />

nuova pietanza, magari a base di carne<br />

ovina, ispirandosi alla storia di questo<br />

ambiente chiamandola… cabrèo! Il talento<br />

e la fantasia ai fornelli non mancano<br />

di certo. «Per noi cucinare vuol dire mettere<br />

sul piatto i colori della vita, i profumi<br />

della terra, i suoni della Natura e attraverso<br />

il cibo portare beneficio anche all’animo<br />

delle persone!».<br />

Una selezione di piatti proposti nel menù del ristorante Miseria e Nobiltà<br />

Antica meridiana<br />

Facciata del ristorante<br />

Flavio Giuliano e Giuseppe Giordano davanti al murale di Miseria e Nobilta, fatto realizzare da<br />

loro all’interno del ristorante<br />

Miseria & Nobiltà<br />

Ristorante Pizzeria<br />

Via Carducci 43<br />

50039 Vicchio<br />

055 0511348<br />

Miseria & Nobiltà<br />

34 MISERIA E NOBILTA’<br />

MISERIA E NOBILTA’ 35


Obbiettivo<br />

Fotografia<br />

A cura di<br />

Maria Grazia Dainelli<br />

A cura di<br />

Maria Grazia Dainelli<br />

Obbiettivo<br />

Fotografia<br />

Luciano Selvi<br />

Silvano Silvia<br />

Ha per amante la fotografia<br />

Lampadina<br />

Catturato dal fascino del fotoritocco,<br />

realizza lavori di Digital<br />

Art mostrando un’ ottima capacità<br />

di utilizzo di tutte le macchine<br />

fotografiche analogiche e digitali,<br />

scanner e tavolette grafiche, acquisita<br />

in anni di lavoro come fotografo<br />

non professionista. Tra i suoi scatti<br />

si ammirano nudi perfetti nei quali i<br />

toni delicati del bianconero accarezzano<br />

morbidamente il corpo femminile<br />

che è sempre guardato con grande<br />

pudore e con ammirazione, esaltando<br />

e rispettando la sua dignità e bellezza.<br />

Luci e ombre ne disegnano le<br />

curve mai soffermandosi sui particolari.<br />

Libera poi la fantasia in costruzioni<br />

oniriche che richiamano l’arte<br />

di particolari autori di fumetti, con<br />

la sua fervida fantasia si trasforma in<br />

un mago e conduce lo spettatore in<br />

un sogno popolato da visioni irreali.<br />

«Vieni con me» sembra dire Luciano<br />

«metti da parte per un attimo<br />

i problemi quotidiani e andiamo dove<br />

tutto è possibile, dove convivono<br />

mostri immaginari e luoghi conosciuti,<br />

dove strumenti e oggetti della<br />

nostra quotidianità si trasformano<br />

magicamente e diventano elementi<br />

ora minacciosi, ora rassicuranti».<br />

Un mondo nel quale cambiano le dimensioni<br />

e le leggi della fisica, dove<br />

le persone sono oggetti e gli oggetti<br />

vivono. Ecco che la macchina fotografica<br />

digitale diventa per lui uno<br />

strumento che serve a creare un’<br />

opera d’arte.<br />

LUCIANO SELVI<br />

VIA FELICE FONTANA 16<br />

selviluciano@yahoo.it<br />

0039 371 1297340<br />

Un reportage fotografico sulle tradizioni<br />

delle isole Kerkennah a sud della<br />

Tunisia. In mostra al Caffè Serafini di via<br />

Gioberti a Firenze fino alla fine di ottobre<br />

di Irene Silvia e Daniele Di Stefano / foto courtesy dell’artista<br />

Kerkennah - Le isole senza tempo<br />

è il titolo della personale del fotografo<br />

fiorentino Silvano Silvia<br />

in corso al Caffè Pasticceria Serafini di<br />

via Gioberti a Firenze. La mostra raccoglie<br />

gli scatti di un viaggio nell’omonimo<br />

arcipelago tunisino in occasione di<br />

una regata a Vela Latina, unica nel suo<br />

genere anche per il supporto logistico<br />

ed organizzativo del governo tunisino.<br />

Le isole della Kerkennah non offrono<br />

grandi possibilità di lavoro e la pesca a<br />

bordo di feluche a vela latina, prive di<br />

motore, è uno dei principali mezzi di sostentamento<br />

degli abitanti. In particolare,<br />

il mare abbonda di polpi, pescati con<br />

le gargoulette che al rientro dalla pesca<br />

vengono sistemate sulle banchine dei<br />

vari porticcioli. Questi scatti raccontano<br />

le tradizioni, la quotidianità e le storie<br />

di un popolo legato fortemente alla propria<br />

terra e orgoglioso della propria vita.<br />

Appassionato di fotografia sin da giovane,<br />

Silvano Silvia inizia l’attività di fotografo<br />

nei primi anni ʼ80. Nel corso della<br />

sua carriera affianca la fotografia ad altre<br />

passioni, come quella per la musica<br />

e per il teatro, collaborando ad eventi<br />

musicali e teatrali non solo come direttore<br />

della fotografia, ma anche come direttore<br />

luci. Oltre al lavoro in studio, si<br />

dedica alla realizzazione di reportage fotografici<br />

sportivi, in particolare legati a<br />

regate veliche, tornei di golf e gare automobilistiche<br />

in pista. Il grande amore<br />

per il mare lo porta ad aprire negli anni<br />

80 uno dei primi centri di fotografia subacquea<br />

italiani, dove la fotografia fa da<br />

supporto alla ricerca biologica marina,<br />

ed a collaborare con riviste di settore.<br />

L’interesse e l’entusiasmo per i soggetti<br />

delle sue fotografie lo portano ancora<br />

oggi, dopo anni di esperienza, a creare<br />

immagini uniche, cariche di storia ed<br />

emozioni.<br />

www.silvanosilvia.it<br />

silvano.silvia@gmail.com<br />

silvano.silvia@tiscali.it<br />

Silvano Silvia<br />

Il terrore della vecchiaia<br />

Depravazione umana<br />

La mia anima e il demonio<br />

36 LUCIANO SELVI<br />

37


Obbiettivo<br />

Fotografia<br />

A cura di<br />

Maria Grazia Dainelli<br />

Sandra Ceccarelli<br />

Con uno scatto dà voce<br />

alle sue immagini<br />

Di Francesca Mariani / foto courtesy dell’artista<br />

Lo smettere di lavorare e andare<br />

in pensione a volte ti fa sedere<br />

e, guardando davanti a te, ti accorgi<br />

che il tuo orizzonte è sparito dietro<br />

a un ciuffo d’erba o a un mucchietto<br />

di sassi sdruciti. Sandra invece, dopo<br />

essersi seduta e guardando dentro di sè<br />

ha scoperto un sacco di cose che se ne<br />

stavano quiete o addormentate. Come<br />

una bambina ha cominciato a sorprendersi<br />

del mondo intorno a lei. Non le bastavano<br />

gli occhi perchè le immagini e<br />

le idee erano veloci, si sovrapponevano.<br />

E così ha scoperto il mondo fotografico.<br />

Averle messo in mano una macchina<br />

fotografica ha arricchito la sua capacità<br />

di inventiva e di memoria e ha dato modo<br />

alla sua anima, piena di buon gusto<br />

e d’amore, di parlare, di rivelarsi. Certo<br />

con la consapevolezza si rischia di perdere<br />

leggerezza e spensieratezza, ma<br />

dietro i suoi occhi azzurri c’è una gioia<br />

infinita. Guardare attraverso di lei le<br />

immagini di un mondo presente o passato<br />

diventano preziose, come trasformate<br />

da un filtro incantato. Allora nelle<br />

sale del Castello di Sammezzano ti chiedi<br />

se quelle figure diafane che danzano<br />

siano reali o il sogno di una notte primaverile<br />

di Sandra e ti senti trasportare<br />

da una musica, perchè ovviamente<br />

le sue immagini nascono accompagnate<br />

da rondò e sospiri melodiosi, piena<br />

di promesse attese o scordate, ansie di<br />

cuori che fremono o solo ombre moresche<br />

dimenticate.<br />

Sandra Ceccarelli nasce nel 1946 a Firenze,<br />

dove tuttora risiede. Si avvicina<br />

al mondo dei fotoamatori nel<br />

2010, diventando socia del Gruppo Fotografico<br />

Il Prisma di Scandicci, unendosi in<br />

seguito al GAT Gruppo Audivisivi Toscana<br />

di cui fa parte. La vediamo protagonista di<br />

diverse mostre personali ed espone le sue<br />

opere negli spazi messi a disposizione da<br />

locali pubblici e privati del comprensorio<br />

toscano in collaborazione con Il Prisma. La<br />

sua mostra Gente di Toscana è stata ospite<br />

da giugno ad agosto di quest’anno al Castello<br />

di Romena in Casentino; le fotografie<br />

di Sammezzano, Ultimo Ballo sono state<br />

scattate in occasione di una visita al castello<br />

omonimo insieme ad un gruppo di<br />

amici ballerini. Nel 2016 in occasione del<br />

suo settantesimo anno di età, ha pubblicato<br />

una raccolta di fotografie e poesie dal titolo<br />

Dar voce alle immagini.<br />

ceccarelli.sandra@gmail.com<br />

+ 39 338 4335463<br />

Dal 2007 Paolo svolge ininterrottamente l’attività di<br />

ristorazione affiancato dalla figlia Paola e coadiuvato<br />

da validissimi collaboratori che con competenza,<br />

serietà servono con un servizio impeccabile una<br />

grande varietà di piatti sia di carne che di pesce,<br />

antipasti vari e un ottima Pizza.<br />

FOTOGRAFIA PASSIONE PROFESSIONE IN NETWORK<br />

www.universofoto.it<br />

Via Ponte all’Asse 2/4 - 50019 Sesto F.no (Fi) - tel 055 3454164<br />

Viale Spartaco Lavagnini, 40<br />

50129 FIRENZE<br />

Tel 0554684536<br />

Cell 3333077211<br />

map.la.cima.srl@gmail.com<br />

Orari di apertura<br />

Dal lunedì al venerdì<br />

12.00 - 14 30 / 19.00 - 23.00<br />

Sabato<br />

19.00 - 23.00<br />

Domenica chiuso<br />

38 SANDRA CECCARELLI


Solidarietà<br />

Autodeterminazione del popolo saharawi, diritto inalienabile<br />

A Vitry sur Seine, comune in prossimità di Parigi, si terrà, i prossimi 21 e 22 ottobre, la 42° Conferenza<br />

di solidarietà e coordinamento degli aiuti alla Repubblica saharawi. Un’occasione molto importante per i<br />

nostri amici saharawi alla quale vi invitiamo caldamente a partecipare.<br />

Pubblichiamo di seguito il programma della conferenza in lingua francese.<br />

Maggiori informazioni visitando il link https://eucoco2017.eucocolemans.org/programme/<br />

Joanna Southcote Aston<br />

La meraviglia del quotidiano nelle opere dell’artista<br />

inglese in mostra alle Giubbe Rosse di Firenze dal<br />

15 dicembre al 3 gennaio<br />

Anteprima<br />

Mostre<br />

di Daniela Pronestì / foto courtesy dell’artista<br />

La conférence européenne de coordination du soutien au peuple sahraoui se tient les 21 et 22 octobre 2017 à la Halle des<br />

Sports de Vitry-sur-Seine, Rue Pierre et Marie Curie 94, 400 Vitry sur Seine (commune toute proche de Paris dans le département<br />

du Val-de-Marne).<br />

L’ensemble des travaux, plénière et ateliers ainsi que les repas se tiennent dans ce même lieu.<br />

• L’interprétation des séances plénières et de tous les ateliers se fera en 3 langues : français, espagnol et anglais<br />

• Cette année, l’accent sera mis sur le travail en ateliers, principalement sur trois thèmes : la situation politique, les droits<br />

de l’homme et les ressources naturelles, en articulant interventions en plénières et travaux en ateliers.<br />

• Les hôtels que nous vous indiquons se situent à une distance raisonnable du lieu de conférence, et sont accessibles<br />

par les moyens de transport public.<br />

• Le montant de l’inscription s’élève cette année à 160 euros<br />

Cette inscription correspond aux frais d’organisation de la conférence (salles, interprétariat, prise en charge de la délégation<br />

du Front Polisario) et pour chacun des participants 3 repas et les différentes pauses café.<br />

Samedi 21 octobre<br />

8.30 / 9.30<br />

Accueil des congressistes<br />

10.00 / 13.00<br />

Première Plénière – Interventions<br />

générales, point de situation politique<br />

et humanitaire, la parole<br />

aux élus hôtes (45mn)Interventions<br />

sur les thèmes retenus par la<br />

42ème EUCOCO<br />

• Politique: introduction à l’atelier<br />

politique<br />

• La construction de l’Etat<br />

sahraoui en exil (santé, jeunesse,<br />

éducation, culture, aide<br />

humanitaire)<br />

• Les ressources naturelles: introduction<br />

à l’atelier correspondant<br />

• Les droits de l’homme: introduction<br />

à l’atelier correspondant<br />

13.00 / 14.00<br />

Buffet froid<br />

14.30 / 16.30<br />

Ateliers<br />

16.30 / 17.00<br />

Pause café<br />

17.00 / 20.00<br />

Ateliers<br />

20.30<br />

Repas officiel offert par la ville de<br />

Vitry<br />

Dimanche 22 octobre<br />

9.00 / 13.30<br />

Plénière de conclusion : la parole<br />

aux associations, élus, représentants<br />

d’institutions, d’Etats.<br />

Les quatre thèmes qui vont structurer<br />

nos débats et conclusions seront<br />

traités en plénière et ateliers<br />

le samedi et dimanche matin avec<br />

des intervenants désignés, juristes,<br />

experts, avocats, responsables associatifs<br />

et politiques. La traduction<br />

simultanée pour la plénière<br />

comme pour les ateliers (français,<br />

espagnol, anglais) permettra à chacun<br />

de s’exprimer au mieux.<br />

14.00<br />

Repas sahraoui<br />

Un realismo permeato di memorie,<br />

squarci di vita fissati sulla<br />

tela, sottratti al divenire del<br />

tempo: visioni scoperte nel quotidiano,<br />

soffermandosi ora sugli affetti più cari,<br />

sui volti amati e familiari, ora invece sulla<br />

magia di uno sguardo sconosciuto,<br />

sul regalo prezioso di un sorriso inatteso.<br />

Piccole e semplici cose che le opere<br />

di Joanna Southcote Aston riscattano<br />

dalla banalità dell’ovvio per consegnarle<br />

all’universalità della pittura. Un’artista<br />

dotata del raro dono della grazia, che le<br />

consente di andare in profondità, di superare<br />

l’apparenza consueta delle cose,<br />

senza mai perdere il senso dell’armonia<br />

e dell’equilibrio. Anche il sentimento,<br />

che pure c’è ed è forte nel suo dire<br />

pittorico, mantiene sempre la discrezione<br />

delle parole sussurrate, dell’emozione<br />

espressa senza strepiti ed eccessi.<br />

Speranze, sogni, amori inconfessati<br />

trapelano dai volti delle giovani donne<br />

immortalate nei suoi dipinti, ancelle di<br />

un tempio sacro nascosto nell’intimità<br />

delle mura domestiche. Raccontano<br />

Isabel, olio su tela<br />

Nata in Inghilterra, dove giovanissima<br />

ha studiato pittura, si<br />

è trasferita a Firenze, dove ha<br />

frequentato prima la scuola di Nerina<br />

Simi, figlia del noto pittore di fine ottocento<br />

Filadelfo, e poi l’Accademia di<br />

Belle Arti, dove si è laureata in Pittura<br />

con il massimo dei voti. Ha lavorato<br />

come disegnatrice tecnica al Genio<br />

Civile di Firenze, scegliendo la via del<br />

prepensionamento per potersi dedicare<br />

con continuità alla pittura. Ha esposto<br />

in diverse mostre collettive, molte<br />

delle quali organizzate dall’associazione<br />

Toscana Cultura.<br />

jsouthcote@aim.com<br />

di una bellezza autentica,<br />

priva di ornamenti,<br />

vestita di<br />

spensieratezza; le<br />

vediamo sorridere<br />

senza civetteria,<br />

offrirsi timidamente<br />

alla curiosità<br />

dell’artista che le<br />

osserva con attenzione,<br />

sapendo bene<br />

di non poter<br />

accedere allo scrigno<br />

della loro interiorità.<br />

Spetta alle<br />

stanze dove ogni<br />

giorno segretamente<br />

si consuma<br />

la vita il compito di<br />

rivelare il non detto:<br />

angoli della casa<br />

custodi di momenti<br />

lieti, ricordi e malinconie,<br />

testimoni<br />

silenziosi di un vissuto<br />

effimero che<br />

la pittura trasforma<br />

in poesia. Una lirica composta di attimi,<br />

suggestioni fugaci, verità che si<br />

mostrano il tempo necessario affinché<br />

il colore, steso con tocchi rapidi e sapienti,<br />

le catturi nella sua rete. Ad un’artista<br />

capace di tanta sensibilità bastano<br />

poche pennellate condotte con mano<br />

sicura per mutare in linguaggio le sensazioni<br />

ispirate dalla realtà. Un’immediatezza<br />

espressiva riconoscibile tanto<br />

nei quadri di figura quanto nelle nature<br />

morte e nei paesaggi, altre declinazioni<br />

di un immaginario pittorico che celebra<br />

la meraviglia del quotidiano. La creazione<br />

artistica, ci ricorda Joanna, è un atto<br />

dello spirito; è la ricerca di una bellezza<br />

che duri, dentro ed oltre l’incanto breve<br />

dell’esistenza umana.<br />

40 REPUBBLICA SAHARAWI<br />

JOANNA SOUTHCOTE ASTON 41


Anteprima<br />

Mostre<br />

Terra: il ricordo<br />

della nostalgia<br />

Dal 16 ottobre all’11 novembre<br />

l’Archivio di Stato di Firenze ospita la<br />

personale dell’artista cinese Lin Mao.<br />

Promossa dall’Associazione degli<br />

Artisti Cinesi in Italia, la mostra<br />

s’inserisce nel programma di eventi<br />

collaterali della XIª Biennale<br />

Internazionale d’Arte contemporanea<br />

di Firenze<br />

In quel momento, olio su tela, cm 20x240, 2017<br />

di Jacopo Celona, direttore Florence Biennale / foto courtesy dell’artista<br />

Poter ammirare le bellezze di un<br />

paese come la Cina attraverso<br />

gli occhi di un artista di talento<br />

è un’occasione rara. Ancora di<br />

più se la sua prima mostra personale in<br />

Italia è ospitata in un luogo di così alto<br />

profilo istituzionale come l’Archivio<br />

di Stato di Firenze. Vorrei dunque ringraziare<br />

l’Associazione Artisti Cinesi in<br />

Italia (AACI), che da diversi anni collabora<br />

con la Florence Biennale e che da<br />

tempo si distingue nella città medicea<br />

per l’organizzazione di mostre di illustri<br />

artisti cinesi. Fin dalla sua fondazione,<br />

nel 1997, la Florence Biennale persegue<br />

l’obiettivo di promozione del dialogo<br />

interculturale e interdisciplinare che<br />

ha consentito a centinaia di artisti da<br />

tutto il mondo di esporre, confrontarsi<br />

e dialogare nella città che è stata culla<br />

del Rinascimento. In questi anni ha promosso<br />

diversi progetti e mostre personali<br />

e collettive, con l’intento di favorire<br />

attraverso l’arte una visione di bellezza<br />

e pace in cui le diversità siano un valore.<br />

Terra: il ricordo della nostalgia, mostra<br />

personale di Lin Mao, s’inserisce<br />

nel programma di eventi collaterali della<br />

XI Biennale Internazionale d’Arte contemporanea<br />

di Firenze eARTh: creatività<br />

e sostenibilità. Il tema di questa edizione<br />

non è estraneo all’opera di Lin Mao,<br />

che ho il piacere e l’onore di presentare.<br />

La natura è da sempre fonte di ispirazione<br />

per gli artisti e in special modo è<br />

amata da coloro che si sentono in simbiosi<br />

con essa. Lin Mao ha vissuto la<br />

sua giovinezza nelle campagne del Sichuan,<br />

nel sudovest della Cina, dove ha<br />

potuto apprezzare le bellezze di quei territori<br />

e sviluppare una spiccata sensibilità<br />

per la natura. Nei suoi paesaggi si<br />

riflette l’Io interiore di un artista estremamente<br />

sensibile, soprattutto in un<br />

contesto globale dove l’Uomo mette a<br />

rischio ogni giorno il patrimonio naturale<br />

e culturale del nostro pianeta. Emozioni<br />

e natura si diluiscono nei dipinti<br />

di Lin Mao, che usa un linguaggio visivo<br />

universale, di silenziosa, pacata e<br />

riverente meditazione. Egli ci rivela la<br />

sua poetica attraverso “paesaggi interiori”<br />

che offre all’osservatore sulla tela,<br />

predisponendolo a una riflessione sul<br />

rapporto tra Uomo e Natura. Nella pittura<br />

di Lin Mao, infatti, assume spiccata<br />

importanza l’uso degli elementi, tra<br />

tutti la raffigurazione del vento, percepito<br />

come una patina distesa dal tempo<br />

sul paesaggio, quasi a costituire un<br />

diaframma ideale tra passato e presente.<br />

Tecniche storiche e della contemporaneità<br />

si amalgamano nella pittura di<br />

questo artista raffinato, le cui velature<br />

e cromie delicate rivelano uno studio<br />

delle tradizioni cinesi ma anche l’assimilazione<br />

dell’arte occidentale del Novecento,<br />

guardando in particolare alla<br />

Russia. Questa mostra è un’occasione<br />

unica per poter ammirare a Firenze,<br />

all’Archivio di Stato, le opere di Lin<br />

Mao in contemporanea con la XI Florence<br />

Biennale alla Fortezza da Basso, che<br />

per l’occasione ospita oltre quattrocento<br />

artisti da cinque continenti con una<br />

nutrita partecipazione dalla Cina. Il successo<br />

della manifestazione e dei suoi<br />

eventi collaterali svela il crescente interesse<br />

della città, a lungo focalizzata<br />

quasi esclusivamente sulle glorie del<br />

proprio passato, e ora a tutta evidenza<br />

attenta alle espressioni artistiche contemporanee<br />

internazionali. Espressioni<br />

di eccellenza, innovazione e originalità<br />

che la Florence Biennale contribuisce<br />

a diffondere da un ventennio a questa<br />

parte. Concludo questa mia breve presentazione<br />

con l’augurio di una sempre<br />

maggiore collaborazione tra la Florence<br />

Biennale, la AACI e altre organizzazioni<br />

prestigiose con le istituzioni fiorentine<br />

per dar voce agli artisti contemporanei<br />

di talento come Lin Mao, che con le lo<br />

loro opere offrono un arricchimento alla<br />

nostra città e al mondo.<br />

42 43


Terra: il ricordo della nostalgia<br />

Opere di Lin Mao<br />

16 ottobre - 11 novembre<br />

A cura dell’Associazione degli<br />

Artisti Cinesi in Italia<br />

Archivio di Stato / viale della<br />

Giovine Italia, 6, 50122<br />

Firenze<br />

Orari e giorni di apertura:<br />

dal lunedì al venerdì<br />

10.00 - 17.00<br />

sabato mattina<br />

10.00 - 13.00<br />

Ingresso libero<br />

Ruscello di montagna a primavera, olio su tela, cm 83x131, 2015<br />

Nasce nel 1975 nella Contea Yuechi,<br />

a Guang’an, provincia di Sichuan.<br />

Vice direttore del Centro<br />

dello sviluppo di arte del Ministero della<br />

Cultura della Repubblica Popolare Cinese,<br />

è professore associato dell’Accademia<br />

Nazionale Cinese di Belle Arti, pittore<br />

dell’Accademia cinese di pittura ad olio,<br />

assistente del presidente dell’Istituto di<br />

Arte Contemporanea Cinese e direttore<br />

generale e editore della rivista Mondo<br />

dell’arte cinese. Ha ricoperto anche l’incarico<br />

di vice ricercatore dell’istituto dell’arte cinese del Ministero di Cultura della<br />

Repubblica Popolare Cinese e segretario generale dell’Accademia di pittura ad<br />

olio cinese. Dal settembre 1992 al luglio 1996 ha studiato presso la scuola media<br />

dell’Accademia Centrale Cinese di Belle Arti. Nel settembre 1996 è stato ammesso<br />

all’Accademia Centrale di Belle Arti di Pechino, classificandosi al secondo posto, e<br />

ha continuato a studiare presso la stessa accademia fino al luglio 2000, conseguendo<br />

il Bachelor of Arts. Nello stesso anno la sua opera presentata come tesi di laurea,<br />

dal titolo Stato, ha vinto la borsa di studio di Wang Jialian. Dall’agosto 2000 al luglio<br />

2007 ha lavorato al Centro di Scambi Culturali Esteri del Ministero della Cultura, ricevendo<br />

poi l’incarico di direttore. E’ stato anche direttore della galleria Zhong Wai<br />

Boyi. Nel luglio 2007 ha iniziato a prestare servizio all’Accademia Centrale di Belle<br />

Arti, lavorando come docente di corsi di pittura del paesaggio nei master per studenti<br />

in pittura a olio. Ha partecipato a importanti mostre in patria e all’estero; molte sue<br />

opere si trovano in collezioni ben note in patria e all’estero, e alcuni suoi lavori sono<br />

stati donati a capi stranieri in occasione di cerimonie di Stato. Mentre continuava<br />

a svolgere la propria ricerca artistica, Lin Mao ha anche organizzato una serie di importanti<br />

attività culturali e artistiche per istituzioni nazionali, come l’Accademia di Arte<br />

Contemporanea Cinese. Nel 2013 è stato invitato a partecipare alla China - France<br />

art exhibition insieme ad altri artisti cinesi. A novembre 2014 è stato invitato al Salone<br />

d’arte e cultura cinese e francese (Le Salon Comparaisons), mentre nel 2015<br />

ha esposto in personale a Tokyo, alla presenza dell’ ex primo ministro del Giappone<br />

Yukio Hatoyama. Nel 2017 ha ricevuto la medaglia del Chevaleresque in Francia.<br />

Stato, olio su tela, cm 153x420, 2000


Firenze<br />

Mostre<br />

Maurizio Balducci<br />

La forma dell’arte è il titolo della mostra personale<br />

dell’artista e designer toscano in corso fino alla fine di ottobre<br />

allo Spazio360Firenze. Un percorso tra complementi<br />

d’arredo, sculture e installazioni che uniscono talento creativo<br />

e innovazione dei materiali<br />

di Daniela Pronestì / foto Maria Grazia Dainelli<br />

Uno scorcio della mostra con le sculture della serie Individui<br />

E’ designer ed artista. Eppure,<br />

chiedendogli in quale di questi<br />

ruoli si riconosca maggiormente,<br />

Maurizio Balducci risponde<br />

di preferire la definizione di “creativo”,<br />

più generica rispetto alle altre<br />

due, ma proprio per questo adatta<br />

a riassumere i tanti indirizzi del suo<br />

percorso. La mostra che lo vede protagonista<br />

fino alla fine di ottobre allo<br />

Spazio360 di via Simone Martini<br />

a Firenze, esemplifica la varietà di<br />

esperienze da lui maturate negli anni,<br />

partendo dalla progettazione di originali<br />

complementi d’arredo ed approdando<br />

nel 2013 alle arti visive, con<br />

particolare attenzione alla scultura -<br />

installazione. Se è vero, come scriveva<br />

Bruno Munari, che l’artista opera<br />

con la fantasia, mentre il designer<br />

lavora con la creatività, nel caso di<br />

Balducci questa distinzione perde di<br />

significato visto il suo modo di concepire<br />

tanto gli oggetti d’uso quanto<br />

le opere d’arte secondo un criterio<br />

estetico costante in entrambi i casi.<br />

Al rigore del progetto unisce, infatti,<br />

uno studio della forma e una scelta<br />

dei materiali che confluiscono in una<br />

cifra stilistica originale e distintiva di<br />

ogni sua creazione. L’unica differenza<br />

consiste forse nella scelta di destinare<br />

l’opera d’arte a tematiche di<br />

maggiore impegno rispetto all’ironia<br />

ludica spesso riconoscibile negli<br />

oggetti di design. Lo vediamo, ad<br />

esempio, nel ciclo dei Liberi pensatori,<br />

dove la figura umana, stilizzata e<br />

ripetuta in più varianti di colore, diviene<br />

simbolo di una posizione intellettuale<br />

fieramente contrapposta<br />

alla schiavitù del così detto “pensiero<br />

unico”. Oppure nella serie degli Esserini<br />

- sculture in ceramica proposte<br />

nella mostra fiorentina come repliche<br />

su scala minore di un’installazione<br />

monumentale - e degli Individui, titoli<br />

che sottendono una riflessione sull’universalità<br />

della condizione umana e<br />

sull’identità della singola persona. Le<br />

sculture del ciclo Legami descrivono,<br />

invece, un rapporto profondo ed<br />

indissolubile tra due individui, chiaramente<br />

evocato dall’unione di due<br />

corpi in uno solo. Si tratta di opere<br />

che sottendono, dietro colori vivaci<br />

ed accattivanti, un rapporto tutt’altro<br />

che scontato tra semplificazione formale<br />

ed immediatezza comunicativa,<br />

oltre ad una continua ricerca e sperimentazione<br />

di materiali ad alta innovazione<br />

tecnologica. Negli oggetti<br />

di design ricorre spesso il tema della<br />

Maurizio Balducci con il tavolo retroilluminato realizzato per l’occasione dall’azienda Boffetto<br />

natura rivisitata in chiave di artificio:<br />

basti pensare all’appendiabiti Tippy,<br />

sorta di totem sormontato da una testa<br />

di coniglio, alle librerie a dondolo,<br />

molto simili alla forma di una ghianda,<br />

ai vasi coronati da grandi fiori colorati.<br />

Altre volte, l’ispirazione viene<br />

dalla figura umana, giocosamente rielaborata,<br />

ad esempio, nei portafiori<br />

dalla foggia antropomorfa. Allo<br />

strumento dell’ironia, sapientemente<br />

Gli appendiabiti Tippy<br />

usato come via di fuga dalla banalità<br />

di un design vincolato alla funzione,<br />

si affianca la ricerca di dettagli eleganti<br />

ed insoliti, capaci di trasformare<br />

un oggetto d’uso in una presenza<br />

esteticamente gradevole tra le mura<br />

domestiche. E’ il caso del lavabo concepito<br />

come una scultura in pietra o<br />

del raffinato tavolo retroilluminato<br />

esposto in quest’occasione grazie al<br />

prototipo dell’azienda Boffetto. Rifiutando<br />

ogni “etichetta”, eccezion fatta<br />

per quella di creativo, Balducci rivendica<br />

la possibilità di esprimersi senza<br />

subire alcun condizionamento. Una<br />

libertà che, unita ad un grande talento,<br />

fa di lui un vero fuoriclasse.<br />

www.mauriziobalducciarte.it<br />

www.studioarchetipo.eu<br />

E’ nato artisticamente nel 2013, e fin<br />

da subito si è distinto per l’originalità<br />

e la coerenza del suo registro stilistico,<br />

che lo vede esprimersi in una pluralità di<br />

percorsi espressivi, dalla scultura all’installazione,<br />

dal quadro tridimensionale all’opera<br />

dipinta. Tra i principali eventi espositivi realizzati<br />

in questi anni, si ricordano: 2013, San<br />

Gimignano, V’erticalismo / Natura ed Artificio,<br />

mostra personale; Forte dei Marmi, Fish<br />

and Cheers, mostra personale; Milano,<br />

Fuorisalone, collettiva di artisti e designer;<br />

2014, Firenze, Florence Design Week, Biblioteca Centrale Nazionale; Firenze, Palazzo<br />

Panciatichi (Regione Toscana), mostra personale; Volterra, Palazzo dei Priori, mostra<br />

personale; Chiusdino, Abbazia di San Galgano, mostra personale; Remangen – Germania,<br />

Galleria Rosemarie Bassi; 2015, Firenze, Palazzo Medici Riccardi, ARTOUR– O, collettiva;<br />

Rosignano Solvay, Galleria In Villa, mostra personale; 2016, Barberino Val d’Elsa,<br />

mostra personale; San Donato in Poggio, Palazzo Malaspina, IN Chiantiere, mostra collettiva.<br />

Ha esposto inoltre a Singapore, Hong Kong e in Spagna (Merida e Marsiglia). Nel<br />

2016 due sue installazioni sono state collocate in permanenza nei pressi di Casole d’Elsa.<br />

Come scultore, è stato tra i finalisti del Premio Cairo (Milano, 2015) e del Premio Tricolore<br />

(Reggio Emilia, 2013).<br />

46 MAURIZIO BALDUCCI 47


Fuori<br />

Confine<br />

Eventi in<br />

Toscana<br />

Da un’idea di Sofia Malagoli, giovane imprenditrice modenese,<br />

nasce Bagni di vini, una manifestazione dove cultura ed<br />

enogastronomia dialogano nel segno dell’eccellenza<br />

A Villa Bardini una serata di solidarietà promossa<br />

dalla Fondazione Foemina per sensibilizzare le donne<br />

sul tema dell’endometriosi<br />

di Elena Maria Petrini / foto di Anna Collavo<br />

di Elena Maria Petrini / foto di Andrea Ungar e Elena Maria Petrini<br />

Dall’idea di Sofia Malagoli, giovanissima<br />

e intraprendente<br />

imprenditrice modenese proprietaria<br />

dell’Acetaia Daniele Malagoli di<br />

Modena, nasce l’evento Bagni di vini. Ci<br />

troviamo in Umbria, per la precisione a<br />

Bagni di Orvieto, una zona vocata all’agricoltura<br />

e all’enogastronomia dove Sofia<br />

trascorreva le vacanze con la sua famiglia.<br />

Dal legame affettivo con questo territorio<br />

nasce l’idea di un evento per valorizzarlo<br />

attraverso scambi culturali ed enogastronomici.<br />

Sede della manifestazione è<br />

Villa Giulietti, di proprietà de Il Capitello<br />

Srl con amministratore unico Mirella Cavani,<br />

di cui il padre di Sofia, Daniele Malagoli,<br />

é socio. Gli spazi verdi della villa<br />

ben si prestano ad una degustazione in<br />

vigna e ad approfondimenti enogastronomici<br />

sulle vie della storia e sul tema delle<br />

popolazioni etrusche ed italiche. L’associazione<br />

culturale Arkiwine ha voluto sostenere<br />

e promuovere questa iniziativa,<br />

che si è svolta lo scorso 3 agosto, alla<br />

presenza del sindaco di Orvieto Giuseppe<br />

Germani e di professionisti ed addetti ai<br />

lavori di altissimo livello, tra cui Maurizio<br />

Dante Filippi, miglior sommelier d’Italia<br />

in carica e gestore di due locali, il Bistrot<br />

9-19 e il ristorante Sala della Comitissa,<br />

in provincia di Terni. La manifestazione<br />

si è aperta con un brindisi “firmato”<br />

dal vino bianco delle aziende Alberto Fiorini<br />

e Maria Elena Sinibaldi. Erano presenti,<br />

inoltre, Andrea Russo, esperto in<br />

analisi sensoriale del salume e maestro<br />

assaggiatore O.N.A.S., gli esperti in grappa<br />

ed acquaviti Massimo Tortoioli e Stefano<br />

Florio, rispettivamente presidente<br />

e delegato A.N.A.G. Umbria, e Giuseppe<br />

Pandolfo, delegato A.N.A.G. per la provincia<br />

di Siena, con cui abbiamo potuto<br />

degustare i distillati dell’azienda Bonollo.<br />

L’evento ha previsto anche la presentazione<br />

di due libri: I segreti della via etrusca<br />

di Gianfranco Bracci e Marco Parlanti<br />

accompagnato dalla degustazione di una<br />

“coppa” di vino etrusco, prodotto dall’azienda<br />

Rasenna in Tuscany secondo i<br />

dettami dell’enologia etrusca interpretata<br />

da Francesco Mondini, e Viteliù e Il nome<br />

della Libertà di Nicola Mastronardi, a cui<br />

si ispira l’omonimo vino della Cantina Cirulli<br />

di Orvieto. Tra gli altri prodotti offerti<br />

in degustazione, si segnalano: i salumi<br />

dell’azienda Gerini (salame toscano, lardo<br />

e finocchiona), la ricotta del caseificio<br />

Roberto Reggiani, l’olio Evo dell’Oleoficio<br />

Poldo di Lorenzo Polacco, l’aceto balsamico<br />

tradizionale Dop di Modena dell’Acetaia<br />

Daniele Malagoli, i piatti realizzati<br />

con le farine dell’azienda Il Molino Cofelice<br />

di Annarita Cofelice, e, dulcis in fundo,<br />

l’oro edibile di Andrea Barillaro. Non<br />

vanno dimenticati l’atteso cooking show<br />

di Luca Tabarelli di F.I.C.O. (dove si è esibito<br />

nella preparazione della pasta sfoglia<br />

e tagliatelle) e la degustazione di Alchimia<br />

Caffè, il tutto con la cornice musicale<br />

ed inebriante del musicista Alessandro<br />

Di Marco.<br />

Giovedì 20 luglio 2017 nello<br />

splendido scenario del giardino<br />

di Villa Bardini a Firenze, la Fondazione<br />

Foemina, Onlus nata a Firenze nel<br />

2007 per volere del professor Mauro Marchionni<br />

e dell’attuale presidente professor<br />

Gianfranco Scarselli con l’intento di tutelare<br />

la maternità e la salute della donna<br />

e del neonato, ha organizzato una serata<br />

di solidarietà dal titolo Cena con le stelle<br />

sul tema dell’endometriosi. «E’ una patologia<br />

invalidante per molte donne - afferma<br />

il presidente Scarselli intervistato da<br />

Fabrizio Borghini - a causa del dolore che<br />

provoca, e che porta ad un progressivo<br />

isolamento delle pazienti dal mondo e dalla<br />

società, un’esperienza vissuta come un<br />

incubo anche per i familiari. lo scopo di<br />

questa cena è stato raccogliere fondi per<br />

fare innanzitutto informazione, per i medici<br />

e per la popolazione, e inoltre l’incasso<br />

di questa serata sarà devoluto per creare<br />

un opuscolo informativo sull’endometriosi,<br />

in modo che la popolazione venga<br />

adeguatamente e dettagliatamente informata<br />

sulla patologia e la sua cura». Le<br />

sale di Villa Bardini ospitano anche la mostra-evento<br />

del pittore toscano di origine<br />

gallese Llewelyn Lloyd dal titolo Paesaggi<br />

italiani del ’900, che rimarrà aperta fino<br />

al 7 gennaio 2018. «E’ la Toscana del<br />

Novecento, che affonda le proprie radici<br />

nelle immagini dei pittori macchiaioli»,<br />

affema Lucia Mannini curatrice della mostra<br />

che racconta, attraverso un’attenta<br />

selezione di opere, i vari periodi dell’artista<br />

livornese. Ma torniamo alla Cena con<br />

le stelle, stelle che hanno brillato non solo<br />

nel cielo di Firenze, ma anche in cucina<br />

grazie all’opera di cinque chef stellati<br />

che hanno preparato una cena indimenticabile:<br />

Filippo Saporito, che gestisce, insieme<br />

alla chef Ombretta Giovannini, il<br />

ristorante La Leggenda dei Frati al primo<br />

piano di Villa Bardini, ha presentato<br />

un antipasto molto fresco ed estivo a base<br />

di diversi tipi di pomodori accompagnati<br />

da salame di cinta e pane; Cristiano<br />

Tomei, del ristorante lucchese L’imbuto,<br />

ha proposto un’insalata di calamari con<br />

qualche sorpresina (una salsa di coniglio<br />

ed un sale particolare ottenuto dalle interiora<br />

di calamaro); Marco Stabile, patron<br />

del ristorante L’Ora d’Aria a Firenze, ha<br />

preparato un risotto allo champagne con<br />

gelato al peperone arrosto e polvere di alloro;<br />

Paolo Trippini, titolare dell’omonimo<br />

ristorante di Civitella del Lago, vicino Terni,<br />

si è invece cimentato in una guanciola<br />

con senape e radici. Il menù della serata<br />

si è concluso con l’immancabile dessert<br />

del pastry chef Antonio Ciabattoni: un<br />

sorbetto leggero a base di limone e salvia<br />

(biologici) con crema di zenzero. Il tutto<br />

accompagnato dagli equilibrati vini delle<br />

aziende Maremma Alta e Campastrello I<br />

Socci, dall’acqua San Benedetto e dall’olio<br />

Evo del Frantoio di Santa Tea. Una serata<br />

magica che ha unito scienza, arte e<br />

convivialità nel segno della beneficenza.<br />

Da sinistra, Egidio Forasassi, chef, Elisabetta Rondelli, Fabrizio Borghini, giornalista, Massimo<br />

Tortoioli Ricci e Stefano Florio, rispettivamente presidente e delegato ANAG, Nicola Mastronardi,<br />

giornalista e scrittore, Roberto Massari, editore; al centro, Maurizio Dante Filippi,<br />

miglior sommelier d’Italia, Valentino Cirulli, enologo e produttore di vino, Marco Lodi, Elena<br />

Maria Petrini, presidente Arkiwine, Giuseppe Pandolfo, delegato Anag provincia di Siena, Giuseppe<br />

Germani, sindaco di Orvieto, Andrea Russo, maestro assaggiatore Onas; in basso da<br />

destra, Francesco Mondini col vino etrusco della sua azienda Rasenna in Tuscany, Lorenzo<br />

Polacco dell’Oleificio Poldo, Sofia Malagoli, proprietaria dell’Acetaia Daniele Malagoli e Maria<br />

Elena Sinibaldi titolare dell’omonima azienda Maria Elena Sinibaldi<br />

L’associazione Arkiwine ringrazia sentitamente<br />

Sofia Malagoli e i sostenitori della manifestazione<br />

elencati di seguito: Alchimia Caffè (Claudio Scaltriti),<br />

Artepasta (Marco Lodi, Gigliola Guidi e Carlo<br />

Lodi), Poderi Fiorini (Alberto Fiorini), Acetaia Daniele<br />

Malagoli, Cantine Cirulli (Valentino Cirulli), Azienda<br />

Rasenna in Tuscany - vino etrusco, Caseificio<br />

Roberto Reggiani, Distillerie Bonollo, Gerini Carni<br />

e Salumi, Goldeat - oro edibile di Andrea Barillaro,<br />

Fleur Gros (Sandra Nadini), Incofar di Modena, LGI<br />

Rental&Service, Luci.do di Nadia Polloni Mielitaly,<br />

Molino Cofelice, Maria Elena Sinibaldi (azienda vitivinicola<br />

omonima), Enoteca/Ristorante La Comitissa<br />

(Maurizio Dante Filippi), Nicola Mastronardi,<br />

Gianfranco Bracci, Marco Parlanti, Oleoficio Poldo<br />

(Lorenzo Polacco di Anapoo), Andrea Russo di Onas,<br />

Paola Soldi presidente nazionale ANAG, Massimo<br />

Tortoioli presidente Anag Umbria, Marcello Del<br />

Vecchio presidente Anag Toscana, Stefano Florio<br />

di Anag Umbria, Giuseppe Pandolfo di Anag Siena,<br />

Muratori Assicurazioni. Un ringraziamento va anche<br />

ad Anna Collavo, Elisabetta Rondelli, Luca Tabarelli,<br />

Cecilia Buonagurelli, Concept Arkiwine, Marco Lodi,<br />

Ermes Melotti, Alessio Piccioli, Ario Sonnati, Mauro<br />

Gallinella e Don Peppino<br />

Da sinistra: Lucia Mannini, curatrice della mostra, Fabrizio Borghini,<br />

giornalista Toscana Tv, Mauro Marchionni, Marcella Antonini Nardoni<br />

e Gianfranco Scarselli, rispettivamente presidente onorario, vice presidente<br />

e presidente della Fondazione Foemina<br />

Gli executive chef Paolo Trippini (a partire da sinistra), Marco Stabile,<br />

Antonio Ciabattoni, Cristiano Tomei, Ombretta Giovannini e Filippo<br />

Saporito<br />

48 BAGNI DI VINI<br />

VIL<strong>LA</strong> BARDINI 49


Eventi in<br />

Toscana<br />

A cura di<br />

Paolo Bini, relatore Associazione Italiana Sommelier<br />

Arte del<br />

Vino<br />

Arkiwine Art<br />

Presentata a Vorno la collezione<br />

privata di arte contemporanea<br />

“Nunzia e Vittorio Gaddi”<br />

di Elena Maria Petrini / Foto di Maurizio Mattei e e Anna Collavo<br />

Domenica 24 Settembre 2017 a Vorno<br />

(Lucca), Arkiwine ha voluto coniugare<br />

l’arte contemporanea all’enogastronomia,<br />

presentando l’evento: Arkiwine<br />

Art- visita alla Collezione privata d’Arte Contemporanea,<br />

Nunzia e Vittorio Gaddi, con<br />

percorsi gustativi ad hoc, che si è svolto<br />

presso la Villa quattrocentesca Le Pancore<br />

dove il Notaio Vittorio Gaddi detiene<br />

una vera e propria pinacoteca che iniziò<br />

nei primi anni ‘90 con la prima opera dello<br />

scultore Giò Pomodoro per arrivare ad<br />

oggi con moltissime opere internazionali.<br />

La visita in gruppi è stata guidata personalmente<br />

dal Notaio Vittorio Gaddi, Presidente<br />

dei Notai della provincia di Lucca,<br />

proprietario di una delle più rinomate collezioni<br />

private d’Arte Contemporanea presenti<br />

in Italia, composta da circa trecento<br />

opere d’arte. Fabrizio Borghini ha intervistato<br />

per Toscana TV sia il Collezionista<br />

Vittorio Gaddi, sia altri illustri ospiti come<br />

il Direttore del Centro d’Arte Spaziotempo<br />

di Firenze, Carlo Frittelli che ci ha sottolineato<br />

il valore del collezionismo di opere<br />

d’arte, Barbara Lombardi Santoro che ha<br />

apprezzato questa meravigliosa collezione<br />

privata ed Angelo Parpinelli, Presidente<br />

del Museo d’Arte Contemporanea di Lucca.<br />

A seguire abbiamo presentato i percorsi<br />

gustativi creati ad hoc, con i prodotti<br />

tipici locali, guidati da professionisti d’eccellenza,<br />

ed un’artistica sciabolata tricolore<br />

col Metodo Classico 2013, Pas Dosè<br />

Blanc de Blancs di Alessandro Nieri proprietario<br />

della Tenuta Montellori. Si è aperta<br />

così la seconda parte dell’evento dove<br />

è stato possibile apprezzare le caratteristiche<br />

organolettiche sia dell’Olio Evo Vertigo<br />

ed Essentia gocce d’oro dell’Azienda Matrix<br />

di Giovanni Donnini di Fiesole (abbinato<br />

con la zuppa di verdure alla Frantoiana<br />

realizzata dal Catering Alessandro Stefani<br />

di Lucca e col pane locale), sia dei salumi<br />

delle due Aziende selezionate da Arkiwine:<br />

Salumificio Gerini di Pontassieve (FI) e<br />

Salumificio Benvenuti di Annunziata (LU),<br />

abbinandoli in base alle loro caratteristiche<br />

con l’acqua Fonte Ilaria (LU), con i due vini<br />

Chianti delle Aziende Tenuta Maiano e<br />

Fattoria Montellori, decantati entrambi in<br />

un altro articolo di questo stesso numero,<br />

da Paolo Bini, Sommelier Relatore AIS. A<br />

chiudere le degustazioni due abbinamenti<br />

di fuoco con il lardo e grappa ed acquaviti<br />

dell’Azienda Distillerie Bonollo Spa guidati<br />

da Giuseppe Pandolfo, Tecnico dell’Azienda<br />

e Delegato ANAG della provincia di<br />

Siena. Anche qui un ospite illustre come<br />

il professor Roberto Barale, che insegna<br />

Genetica del Gusto presso il Dipartimento<br />

di Biologia dell’Università degli Studi di<br />

Pisa, che ci ha deliziato della Sua presenza<br />

dando spunti per altri approfondimenti.<br />

https://youtu.be/y6ylOl0iB1o<br />

Le prossime attività Arkiwine coinvolgeranno<br />

altri esperti nel settore agroalimentare come<br />

il Docente Gastronomo Andrea Russo (nella<br />

foto qui accanto) esperto in analisi sensoriale<br />

degli alimenti e delle bevande che ci<br />

consiglierà sull’acquisto più consapevole e rispettoso<br />

dei ritmi stagionali.<br />

il Docente Gastronomo Andrea Russo<br />

Espressioni del Chianti<br />

La serata d’arte contemporanea organizzata<br />

recentemente da Arkiwine a<br />

Vorno, ha avuto un epilogo con percorsi<br />

gustativi enogastronomici che hanno<br />

regalato i sapori del territorio toscano e<br />

spunti interessanti per suggerirvi oggi sfiziosi<br />

abbinamenti raccontando la nostra tradizione<br />

enoica regionale. Il Chianti DOCG è<br />

una delle denominazioni più conosciute nel<br />

mondo e rappresenta certamente una delle<br />

realtà più prolifiche nel panorama del vino<br />

nazionale. L’area di produzione, che non deve<br />

essere confusa con quella del Chianti Classico,<br />

è vasta e si insinua all’interno delle province<br />

di Arezzo, Firenze, Pisa, Pistoia, Prato<br />

e Siena includendone solo quei territori ovviamente<br />

adatti alla viticoltura di qualità. Oltre<br />

alla generica denominazione Chianti, è possibile<br />

trovare in etichetta il nome di una delle<br />

sette sottozone che ne identificano ancor più<br />

rigorosamente la provenienza: Colli aretini,<br />

Colline pisane, Colli senesi, Montalbano,<br />

Rufina, Montespertoli e Colli Fiorentini.<br />

Proprio dall’areale Chianti Colli Fiorentini<br />

proviene il Vigneto San Quirico DOCG, vino<br />

rosso brioso di Tenuta Maiano. Azienda<br />

con sede in Montespertoli, lavora da anni in<br />

regime biologico certificato cercando di trasferire<br />

la purezza e il ritmo della natura all’interno<br />

del bicchiere. Il vino di annata 2015 si<br />

presenta rubino, con trama ben raccolta grazie<br />

anche alla presenza di uve Cabernet che<br />

assistono il Sangiovese anche nel percorso<br />

olfattivo attraverso nitide sfumature balsamiche<br />

di sfondo a preminenti percezioni di violetta<br />

e marasca con soffi di macis. In bocca è<br />

buona la sinergia fra acidità e tannini e il gusto<br />

di amarena è percettibile e giustamente<br />

lungo. L’abbinamento testato per l’occasione<br />

con il rigato avvolto e ancor più con le<br />

salamelle dolci di Salumi Benvenuti non ha<br />

lasciato dubbi ma strategico è anche l’accostamento<br />

con primi piatti al ragù d’anatra.<br />

Fattoria Montellori, altro partner della<br />

manifestazione, ha invece tenute che spaziano<br />

fra San Miniato e Cerreto Guidi. Azienda<br />

di grande tradizione, opera nel mondo vinicolo<br />

da fine ‘800 con la certezza che il vitigno<br />

Sangiovese rappresenti la personalità e la vera<br />

anima del proprio territorio. Il suo Chianti<br />

DOCG 2015 ha rossi riflessi traslucidi con<br />

sfumature porpora che invitano alla degustazione.<br />

Profumi di rosa e lavanda sono i tratti<br />

caratteristici olfattivi arricchiti da aromi di<br />

ciliegia con note minerali. L’approccio al palato<br />

è freschissimo, con acidità in primo piano<br />

che dona sensazioni di agrume miscelato<br />

a frutta rossa e contiene un alcol comunque<br />

buon protagonista. Vino snello e vivace che<br />

perfettamente si è accompagnato al prosciutto<br />

toscano DOP di Salumificio Gerini, una liaison<br />

appagante da cui si potrebbe uscire solo<br />

con una tentatrice pappa al pomodoro.<br />

Info e consulenza: wine@bini.eu<br />

Arkiwine Art<br />

di Elena Maria Petrini<br />

Arkiwine per questo evento che coniuga<br />

l’arte contemporanea al territorio toscano<br />

ha voluto far decantare con il simposio<br />

di Paolo Bini (Relatore dell’Associazione<br />

Italiana Sommelier) due meravigliosi vini<br />

portati in degustazione creando così abbinamenti<br />

ad hoc di altissimo valore culturale<br />

enogastronomico del nostro territorio,<br />

in modo da mantenere un livello altissimo<br />

non solo per la parte artistica in senso<br />

stretto della collezione privata di arte contemporanea<br />

“Nunzia e Vittorio Gaddi” ma<br />

anche per quella multi sensoriale enogastronomica.<br />

Chianti Colli fiorentini DOCG 2015, Tenuta Maiano<br />

Foto Maurizio Mattei<br />

Ringraziamo tutti i soggetti che hanno consentito questa realizzazione partendo da: Nunzia e Vittorio Gaddi, Giovanni Iacomini, Alessio<br />

Piccioli (Referente eventi per Arkiwine), Carlo Frittellidel Centrod’ArteSpaziotempo, Giovanni Donnini di Matrix Srl, Alessandra ed<br />

Antonella del Salumificio Gerini, Guido del Salumificio Benvenuti, Alessandro Nieri della Fattoria Montellori, Gianfranco Nigi della Tenuta<br />

Maiano, Giuseppe Pandolfo ANAG Siena, Distillerie Bonollo Spa, Paolo Bini AIS Firenze, Marco Gaddini di Fonte Ilaria Spa, Rocco<br />

Sabatino di Citysightseen e Florentia Bus.<br />

Da sinistra Nicholas Gaddi, Giovanni Donnini,<br />

Roberto Barale, Nunzia e Vittorio Gaddi, Elena<br />

Maria Petrini, Carlo Frittelli ed Alessio Piccioli<br />

Sequenza della sciabolata di Elena Maria Petrini<br />

utilizzando tre nastri della bandiera italiana ed<br />

una bollicina italiana della Tenuta Montellori<br />

Prodotti di Salumi Benvenuti<br />

Prodotti di Salumificio Gerini<br />

Chianti DOCG 2015, Fattoria Montellori<br />

50 ARKIWINE ART<br />

ARTE DEL VINO 51


Dimensione<br />

Salute<br />

A cura di<br />

Anita Norcini Tosi<br />

Agopuntura riflessogena per la terapia dei dolori:<br />

ne parliamo con uno specialista, il dottor Marco Lepori<br />

Foto archivio Lepori<br />

Pubblichiamo di seguito l’intervista<br />

di Anita Norcini Tosi al dottor<br />

Marco Lepori, specialista in<br />

Agopuntura Riflessogena per la terapia<br />

dei dolori.<br />

Dottore ci spiega brevemente cosa è<br />

l’agopuntura riflessogena?<br />

É l’agopuntura rivista, negli anni Settanta,<br />

con l’occhio della medicina moderna,<br />

mentre l’agopuntura classica cinese<br />

si basa sulle antiche e rispettabilissime<br />

teorie energetiche, quella riflessogena<br />

si basa sulla neurologia moderna.<br />

Per cui quando si infigge un ago in uno<br />

dei 362 punti dell’agopuntura, vengono<br />

stimolati degli specifici recettori nervosi,<br />

che poi, con le loro fibre, si connettono<br />

al midollo spinale, dove attivano<br />

meccanismi di controllo della trasmissione<br />

del dolore. Infine, lo stimolo arriva<br />

al cervello e produce una liberazione<br />

di endorfine, nostri analgesici naturali.<br />

Questo vuol dire, quindi, che lo stimolo<br />

agopunturale innesca meccanismi antidolorifici<br />

già presenti dentro di noi.<br />

Dell’auricoloterapia cosa ci dice?<br />

L’auricoloterapia è una riflessoterapia<br />

agopunturale (detta anche auricolopuntura)<br />

che nasce negli anni Cinquanta dagli<br />

studi del medico francese Nogier di<br />

Lione. La famosa rappresentazione di un<br />

neonato a testa in giù sul padiglione auricolare,<br />

è una realtà neurologica dovuta<br />

a una connessione, a livello della prima/<br />

seconda vertebra cervicale, tra il midollo<br />

spinale, dove passano tutti i messaggi<br />

sensitivi verso il cervello, e il nucleo del<br />

nervo trigemino che, con un suo ramo,<br />

ribalta tutti questi messaggi su zone ben<br />

precise del padiglione auricolare. I punti<br />

corrispondenti a zone corporee dove c’è<br />

dolore diventano molto sensibili; con apposite<br />

tecniche troviamo questi punti e<br />

ci infiggiamo un ago. Parte così uno stimolo<br />

agopunturale verso il cervello, ove<br />

si attivano tutta una serie di meccanismi<br />

naturali di controllo del dolore. Spesso,<br />

specie nei casi acuti, l’auricoloterapia dà<br />

risultati di miglioramento immediati, in<br />

2-3 secondi.<br />

Quali sono le patologie che tratta con<br />

l’agopuntura?<br />

Con l’agopuntura si trattano tante patologie<br />

sia somatiche che viscerali o<br />

endocrine. Da oltre trentotto anni, mi<br />

occupo solo dei dolori somatici. Le patologie<br />

dolorose nelle quali, modestia<br />

a parte, ho maturato molta esperienza<br />

sono: i dolori della colonna sia cervicale<br />

che lombare, la sciatica, i dolori delle<br />

anche, ginocchi, caviglie e i dolori di<br />

polsi, gomiti, spalle, queste ultime anche<br />

nei casi di blocco funzionale, calcificazioni<br />

o lesioni tendinee. Tratto anche<br />

tendiniti e nevriti in genere e, casi questi<br />

molto impegnativi, cefalea, emicrania e<br />

nevralgia del trigemino.<br />

Come avviene il trattamento e quante<br />

sedute occorrono?<br />

L’agopuntura è una medicina “integrativa”,<br />

cioè di supporto alla medicina<br />

ufficiale e non “alternativa” come erroneamente<br />

da alcuni è indicata. Noi<br />

siamo medici e quindi, prima di tutto,<br />

dobbiamo fare la diagnosi. Per questo,<br />

oltre all’anamnesi e all’esame clinico<br />

del paziente, esaminiamo anche tutte<br />

le indagini cliniche eseguite (RX-TC-R-<br />

MN, etc) e, se è il caso, suggeriamo l’esecuzione<br />

di ulteriori accertamenti. A<br />

quel punto prospettiamo la possibilità<br />

di eseguire un ciclo di agopuntura che<br />

si compone, in media, di sei sedute, per<br />

una terapia la cui durata è generalmente<br />

di un mese. Fanno eccezione le cefalee<br />

e le nevralgi trigeminali, per le quali<br />

occorrono circa dieci sedute. La seduta<br />

ha una durata di circa quaranta minuti;<br />

si comincia con l’auricoloterapia e<br />

si prosegue con l’agopuntura su determinati<br />

punti del corpo (somatica), alcuni<br />

dei quali vengono sottoposti ad una<br />

lieve stimolazione elettrica con specifici<br />

elettrostimolatori (elettroagopuntura).<br />

Quali sono in genere i risultati della<br />

terapia?<br />

A fine ciclo esprimo un giudizio sul risultato,<br />

ovviamente sempre indicato<br />

dal paziente, usando i termini “scarso,<br />

discreto, buono, ottimo”. Non esiste<br />

il giudizio “nessun risultato”, perchè<br />

se non vedo alcun miglioramento dopo<br />

3/4 sedute, cosa abbastanza rara, consiglio<br />

al paziente di interrompere subito<br />

il trattamento.<br />

Il dottor Marco Lepori riceve a Firenze al<br />

poliambulatorio PAS di Campo di Marte,<br />

presso la Salus Medica in via Arrigo<br />

da Settimello n° 5. Per fissare una visita,<br />

rivolgersi al centralino unico PAS 055-<br />

711111. Per quanto riguarda i costi, è<br />

possibile usufrire di una tariffa agevolata<br />

(47 euro a seduta) diventando soci PAS<br />

(10 euro annui).<br />

Laureato in Medicina e Chirurgia<br />

all’Università di Firenze (1975),<br />

per quant’anni il dottor Marco<br />

Lepori ha esercitato la professione<br />

nel comune di Vaglia, dove per un lungo<br />

periodo è stato anche medico condotto<br />

e ufficiale sanitario. Tra il 1977 e<br />

il 1979 si è dedicato allo studio dell’agopuntura<br />

frequentando la S.I.R.A.A.<br />

(Società Italiana Riflessoterapia Agopuntura<br />

e Auricoloterapia) presso la clinica<br />

chirurgica dell’Università di Torino.<br />

Nel 1978 ha preso parte ad un viaggio<br />

di approfondimento su questa materia<br />

in Cina, sotto l’egida del Ministero della<br />

Sanità. Pratica l’agopuntura riflessogena<br />

per la terapia dei dolori somatici dal<br />

1979. E’ autore di due trattati: Meccanismi<br />

neurofisiologici della analgesia in<br />

agopuntura (2002) e Viscerotopia nella<br />

conca auricolare e nel meato acustico<br />

esterno (2017).<br />

52 DIMENSIONE SALUTE<br />

DIMENSIONE SALUTE 53


Eventi in<br />

Toscana<br />

Passaggi<br />

É il titolo della mostra di Paolo e Paola Staccioli in<br />

corso fino al 3 dicembre all’Auditorium di Scandicci<br />

di Maria Grazia Dainelli / Foto Riccardo Verdiani e Francesco Mauro dell’Associazione Prisma Scandicci<br />

Si intitola Passaggi, la mostra di<br />

Paola e Paolo Staccioli che sino<br />

al 3 dicembre 2017 sarà ospitata<br />

nell’Auditorium di Scandicci, sconfinando<br />

anche negli spazi esterni del<br />

piazzale della Resistenza e della pensilina<br />

della fermata della Tramvia, che<br />

collega la città con Firenze. La mostra,<br />

curata da Marco Tonelli, promossa dal<br />

Comune di Scandicci, con il contributo<br />

della Regione Toscana e della Città Metropolitana<br />

di Firenze, in collaborazione<br />

con Fondazione Museo di Montelupo<br />

Fiorentino e del Centro Pecci di Prato,<br />

testimonia metaforicamente e concretamente<br />

la storia di un viaggio, di un<br />

passaggio appunto. Tra i due artisti, innanzi<br />

tutto, che sono padre e figlia e<br />

che si tramandano uno stesso mestiere,<br />

ma anche tra i luoghi che ospitano<br />

la mostra, collegati e al contempo divisi<br />

dalle grandi vetrate dello splendico<br />

edificio di Rogers. Passaggi dunque<br />

tra Paolo, classe 1943, e Paola Staccioli,<br />

nata invece nel 1972, che sono legati<br />

da una storia ereditaria che li vede lavorare<br />

entrambi, anche se in modalità<br />

poetiche molto diverse, lo stesso materiale:<br />

la ceramica. Raccontando nelle<br />

loro opere, grandi quelle di Paolo,<br />

di piccole dimensioni quelle di Paola,<br />

storie di due viaggi indipendenti, fatti<br />

di continui rimandi, avvicinamenti e<br />

lontananze. E poi Passaggi attraverso<br />

confini fisici veri e propri, le piazze e le<br />

architetture di Scandicci, in un percorso<br />

espositivo che conduce il visitatore<br />

nel racconto della mostra. Scandicci,<br />

dove i due artisti vivono e lavorano,<br />

rende loro omaggio, aprendo per la prima<br />

volta all’arte contemporanea i suoi<br />

edifici e il suo centro più rappresentativo.<br />

Ma grandi opere in bronzo e ceramica<br />

di Paolo Staccioli hanno invaso<br />

anche gli spazi esterni della città. Sculture<br />

giganti che rappresentano figure<br />

del mito e figure del quotidiano, accoglieranno<br />

i viaggiatori in arrivo e in partenza<br />

dalla fermata della Tramvia per e<br />

da Firenze, mentre guerrieri, guerriere<br />

e cavalli su ruote, anch’essi in bronzo,<br />

sono stati messi a guardia del piazzale<br />

antistante il Nuovo Centro, realizzato<br />

nel 2013 su progetto dell’architetto<br />

Richard Rogers e accompagneranno il<br />

visitatore fino alla grande hall dell’Auditorium,<br />

dove e stata installata una piattaforma<br />

in legno affollata da 40 figure<br />

in ceramica dipinta a lustro di Paolo e<br />

15 gruppi di oggetti in ceramica smaltata<br />

di Paola. Oggetti che hanno l’apparenza<br />

di un’utilità domestica (teiere,<br />

piatti, vasi e tazzine), ma che sono<br />

ogni volta inventati come non dovessero<br />

servire ad altro che ad essere ammirati.<br />

Il percorso è aperto al pubblico<br />

occasionale o interessato, che potrà<br />

confrontarsi con le grandi sculture dei<br />

viaggiatori di Paolo, per essere scortato<br />

da sentinelle arcaiche fin dentro l’architettura<br />

moderna, al piano superiore,<br />

dove l’esposizione è articolata in una<br />

sorta di installazione di sculture in ceramica<br />

di ogni dimensione, colore e lucentezza,<br />

anch’esse opera di Paolo, per<br />

terminare con i manufatti-scultorei di<br />

Paola, tra cui spiccano teiere e vasi. Il<br />

catalogo, con testi del curatore e di Antonio<br />

Natali e Ornella Casazza, è pubblicato<br />

dalla casa editrice Gli Ori (15,00<br />

euro). La mostra è organizzata grazie<br />

al prezioso contributo di Metal Studio e<br />

Chianti Banca.<br />

In questa e nelle altre foto alcune opere di entrambi gli artisti esposte nella piazza antistante l’Auditorium<br />

Alcune delle opere di Paola Stacciola in mostra a Scandicci<br />

Le sculture di Paolo Staccioli<br />

54 PAOLO E PAO<strong>LA</strong> STACCIOLI<br />

55


La Pragma srl, azienda di Prato,<br />

opera nel settore dell’Outsourcing<br />

Alberghiero e dei Servizi Fiduciari<br />

PRAGMA s.r.l. opera specificamente nel<br />

campo dei servizi di Vigilanza Non Armata,<br />

di Guardianato e Sorveglianza, di Portierato<br />

e Accoglienza Clienti.<br />

Il punto di forza qualitativo di PRAGMA<br />

è nella sua capacità di essere presente in<br />

modo capillare e radicato sul territorio, del<br />

quale sviluppa una conoscenza mirata, unita<br />

all’efficace collaborazione con aziende<br />

che rappresentano la storia e l’eccellenza<br />

della vigilanza in Italia.<br />

Lo scopo di PRAGMA è quello di fornire,<br />

in ogni luogo e situazione in cui c’è bisogno<br />

di ordine, organizzazione e pulizia, un<br />

servizio completo ed efficace mettendo insieme,<br />

procedure, tecnologie e personale<br />

selezionato e affidabile per soluzioni flessibili<br />

e personalizzate.<br />

La Pragma srl, fondata sull’esperienza lavorativa<br />

acquisita dai soci nel corso degli<br />

anni, opera nel settore dell’Outsourcing Alberghiero<br />

e dei Servizi Fiduciari.<br />

Il servizio base che l’azienda ha introdotto<br />

sul mercato è la gestione di appalti all’interno<br />

di Strutture Alberghiere, Centri Commerciali,<br />

Cantieri Edili e Strutture Pubbliche<br />

e Private, attraverso accordi di Partnership<br />

che tengano conto delle potenzialità recettive<br />

del partner prescelto e della volontà<br />

del cliente a voler sviluppare il proprio core<br />

business, concentrandosi su quest’ultimo e<br />

terziarizzando il resto. L’Azienda è ormai una<br />

realtà ben attestata sul territorio della Regione<br />

Toscana, in particolar modo nelle città di<br />

Firenze e Prato.<br />

La lunga esperienza maturata negli anni,<br />

ha dato a PRAGMA l’opportunità di servire<br />

importanti aziende leader nel settore<br />

del turismo, riferendosi soprattutto a strutture<br />

alberghiere a 3 e 4 stelle. La soddisfazione<br />

del Cliente è massima quando riesce<br />

ad ottenere un ottimo servizio; per il raggiungimento<br />

di questo risultato PRAGMA è<br />

orientata a una scrupolosa organizzazione e<br />

gestione dei piani dell’Albergo, per permettere<br />

al Cliente di mantenere sempre alti gli<br />

standard di pulizia e qualità.<br />

I soci Francesco Bellantuono e Marco Vignoli<br />

Gioco della Pallagrossa, Prato<br />

Pragma srl<br />

Via Traversa Fiorentina 6<br />

59100 Prato<br />

tel. 0574-636564<br />

fax 0574-635935<br />

www.pragmasrl.eu<br />

info@pragmasrl.eu<br />

56 pragma<br />

pragma 57


Eventi in<br />

Toscana<br />

A cura di<br />

Giorgia Armellini<br />

Sfaccettature<br />

Fiorentine<br />

La forma dell’arte<br />

Spazio360Firenze si fa mecenate dell’arte promuovendo la<br />

personale di Maurizio Balducci<br />

di Annalisa Ignesti / foto courtesy spazio360<br />

Oltre 1.500 ospiti per l’inaugurazione<br />

della mostra personale<br />

dell’ artdesigner Maurizio<br />

Balducci presso lo Spazio360Firenze,<br />

organizzata da Flamingo Firenze Srl.<br />

Porcelanosa, azienda spagnola numero<br />

uno al mondo nella produzione di superfici<br />

per l’architettura e main sponsor<br />

della serata, ha reinterpretato, insieme<br />

a Boffetto, specializzato nella lavorazione<br />

del Krion Porcelanosa Solid Surface,<br />

un materiale innovativo ed estremamente<br />

versatile, alcuni pezzi dell’artista<br />

e alcuni elementi di design messi<br />

in palio tra i partecipanti. Tante novità<br />

per gli ospiti intervenuti e un catering<br />

d’eccezione che ha proposto specialità<br />

della cucina valenciana, hanno fatto<br />

da cornice a questa bella serata di fine<br />

estate dove arte, design e cultura hanno<br />

fatto da padrona. Il progetto Spazio360Firenze<br />

rappresenta un concreto<br />

esempio di riconversione e riutilizzo di<br />

spazi originariamente adibiti a scopo<br />

artigianale e manifatturiero. Al centro<br />

della trasformazione c’è proprio l’idea<br />

di un luogo dalla forte valenza culturale<br />

e simbolica, un capannone industriale<br />

che si trasforma e diventa un grande<br />

loft, un contenitore creativo ed innovativo<br />

che, nel rispetto della passata vocazione<br />

produttiva, sviluppa una nuova<br />

ed affascinante funzionalità: Spazio Arredamento,<br />

Spazio Design, Spazio Cucina,<br />

Spazio Benessere, Spazio Eventi,<br />

ma soprattutto Spazio al Cliente. E’ proprio<br />

in quest’ottica che Spazio360Firenze<br />

si rinnova e diventa un referente<br />

importante per quei professionisti del<br />

settore, che fanno della qualità e della<br />

ricerca sui materiali, un tratto distintivo<br />

del loro lavoro. Facilmente raggiungibile<br />

e dotato di ampio parcheggio, con i<br />

suoi oltre 3.000 mq di showroom, Spazio360Firenze<br />

rappresenta la sapienza<br />

artigianale italiana e lo stile più attuale<br />

per arredare in modo unico. Partners<br />

dell’evento: l’associazione ADA Donne<br />

Architetto, Gaggenau, Birra Ichnusa e<br />

i ragazzi dell’Istituto Superiore Federigo<br />

Enriques di Castel Fiorentino. E’ possibile<br />

visitare la personale di Maurizio<br />

Balducci presso lo Spazio360Firenze fino<br />

alla fine di ottobre 2017.<br />

Perché il quartiere delle Cure si chiama così?<br />

Il quartiere delle Cure si sviluppò come<br />

quartiere residenziale in seguito all’ampliamento<br />

della città con i lavori della Firenze<br />

Capitale. Fino ad allora era stato<br />

un piccolo insediamento fuori le storiche<br />

mura cittadine, dedito per secoli alla<br />

lavorazione di corde e tessuti, e qui<br />

sorto per la presenza del torrente Mugnone<br />

che garantiva l’acqua indispensabile<br />

per tali attività artigianali. Lungo<br />

gli argini del Mugnone lavoravano i funaioli<br />

e i curandai. I primi realizzavano<br />

funi e corde ricavandole dalle matasse<br />

di canapa che stendevano lungo il corso<br />

d’acqua. Invece, i secondi lavavano,<br />

sbiancandole - in latino “cura” è sinonimo<br />

di mondatura e da qui “curandai”<br />

- le tele di lino con il ranno, che poi<br />

risciaquate venivano stese sui fili posti<br />

sugli argini del torrente. Sul finire<br />

dell’Ottocento la “curatura” delle tele divenne<br />

prevalentemente un lavoro femminile<br />

e poi un semplice lavaggio della<br />

biancheria sporca che era ritirata nelle<br />

case dei fiorentini il lunedì mattina e riconsegnata<br />

pulita il sabato. Piano piano<br />

tale attività scomparve dalla zona, ma<br />

rimase nella toponomastica. Non a caso,<br />

il quartiere fu battezzato “le Cure” a<br />

ricordo dei curandai che qui per secoli<br />

furono attivi.<br />

“I toni”: la tuta fiorentina<br />

Evento Porcelanosa presso lo Spazio360Firenze<br />

Via Simone Martini,7<br />

Firenze<br />

www.spazio360firenze.it<br />

info@spazio360firenze.it<br />

Intervista a Stefano Gualandi C.E.O.. Spazio360Firenze-Termomarket Srl.<br />

Maurizio Balducci e le titolari della Flamingo Firenze<br />

Mettiti i’ toni! Dal relax casalingo ai lavori<br />

domestici, dal classico jogging nel<br />

parco, all’ora di educazione fisica al liceo,<br />

quante volte questa frase entra nella<br />

quotidianità fiorentina? Praticamente<br />

sempre! Un modo di dire consolidato<br />

che ancora oggi la fa da padrone a Firenze<br />

e che lascia interdetto l’interlocutore<br />

non avvezzo al nostro vernacolo. Ma<br />

perché si dice così? E perché solo a Firenze<br />

e dintorni? Mentre le sue origini<br />

risalgono indubbiamente al periodo del<br />

secondo dopoguerra, esistono diverse<br />

versioni sulla comparsa di questa parola<br />

nel dialetto fiorentino. La prima, forse<br />

la più diffusa, racconta che, a guerra finita,<br />

i soldati americani di stanza a Firenze,<br />

ricevuto l’ordine di rimpatrio, cucirono<br />

sulle loro tute la sigla TO N.Y, acronimo<br />

di To New York (a New York). Non potendo<br />

però spedire negli Stati Uniti molte<br />

cose, gli indumenti sportivi furono tra i<br />

prescelti per rimanere in Italia: regalo per<br />

tutti i fiorentini che dovevano affrontare<br />

un durissimo periodo di ricostruzione.<br />

Fu così che dal 1945 in poi le numerose<br />

tute “yankee” rimasero a Firenze e furono<br />

messe in vendita fra le cose usate<br />

al mercato di San Lorenzo. Il toni (inizialmente<br />

con la y finale) andò così ad<br />

identificare uno specifico indumento<br />

sportivo, che in Italia era sostanzialmente<br />

inedito. Una seconda voce, certo meno<br />

romantica della prima, identifica la<br />

parola con l’acronimo, stavolta tutto italiano,<br />

di Tuta Olimpica Nazionale Italiana,<br />

realizzata in occasione delle Olimpiadi<br />

di Berlino del 1936, dove gli atleti della<br />

squadra italiana per la prima volta si presentarono<br />

tutti con indosso la stessa tuta<br />

sportiva confezionata per l’occasione<br />

proprio a Firenze. Insomma, perché da<br />

queste parti si usi questo modo di dire<br />

rimane ancora un mistero, ma almeno ai<br />

“forestieri” che domandano ridendo cosa<br />

sia il “toni”, avrete belle storie da raccontare!<br />

58 SPAZIO360FIRENZE<br />

SFACCETTATURE FIORENTINE 59


Omaggi<br />

A cura di<br />

Barbara Santoro<br />

Firenze dice addio ad Enzo<br />

Faraoni, raffinato interprete<br />

della pittura italiana<br />

a cavallo tra due secoli<br />

Barbara Santoro con il maestro Enzo Faraoni<br />

di Barbara Santoro / foto di archivio<br />

La notizia della scomparsa di<br />

Enzo Faraoni rattrista il mondo<br />

culturale fiorentino anche<br />

se ormai da anni il pittore si<br />

era ritirato in quella sua villa all’Impruneta<br />

nella campagna toscana a<br />

causa della cecità che lo affliggeva<br />

da lungo tempo. Nato il 29 dicembre<br />

1920 a Santo Stefano Magra<br />

(La Spezia), era cresciuto a Montelupo<br />

Fiorentino e quindi a Carmignano<br />

dove visse i tragici fatti del<br />

1944. La sua esperienza personale,<br />

il padre ferroviere, i problemi della<br />

guerra e l’interpretazione di quel<br />

mondo che lo circondava furono<br />

espresse nelle prime acqueforti realizzate<br />

dopo l’iscrizione all’Istituto<br />

d’Arte di Porta Romana. Lì ebbe per<br />

maestri Chiappelli, Lunardi e Pietro<br />

Parigi. Si diplomò nel 1939 e grazie<br />

ad Ottone Rosai, che ne riconobbe<br />

il grande talento, ebbe la sua prima<br />

mostra fiorentina nel 1942 alla<br />

galleria Il Fiore. Presente nelle maggiori<br />

rassegne in Italia e all’estero,<br />

dalle Biennali veneziane alle Quadriennali<br />

romane, nel 1961 vinse il<br />

premio Il Fiorino e il primo premio<br />

per la xilografia alla Biennale di Venezia<br />

del 1968. Lunga e duratura fu<br />

la sua collaborazione con scrittori<br />

poeti, narratori e critici: Santi, Luzi,<br />

Parronchi, Betocchi, Gatto, Testori,<br />

Trombadori, Santini, Berti, Baldini,<br />

Paloscia e tanti altri. Faraoni dedicò<br />

una parte significativa della sua<br />

opera all’acquaforte e alla xilografia,<br />

ma con la stessa tenacia dipinse<br />

tele di grande tensione tra cui i suoi<br />

autoritratti e le numerose nature<br />

morte. Bellissimi i suoi fiori: i giaggioli,<br />

i ciclamini, i gerani, le pansè<br />

e le piante di sassifraga. Nel volgere<br />

degli anni, cambiò molti studi,<br />

da quello di via Panicale a quello di<br />

via Guelfa, per poi finire in una serra<br />

in via della Robbia subito dopo<br />

la guerra. Nel 1951 conobbe Dianora<br />

Morandino, una stilista geniale<br />

che divenne sua moglie nel gennaio<br />

1953. A partire dal 1963 trasferì<br />

“il suo luogo di polvere” (così amava<br />

definire il suo studio) in piazza<br />

Donatello, nel cuore del quartiere<br />

degli artisti,<br />

dove rimase<br />

fino al 2005,<br />

dopo la perdita<br />

dell’adorata<br />

moglie per<br />

la quale ebbe<br />

un affetto immenso<br />

ed una<br />

condivisione<br />

spirituale ed<br />

artistica. Faraoni<br />

si è spento<br />

nella sua<br />

grande casa in<br />

mezzo alla natura<br />

e agli animali<br />

che tanto<br />

amava. Nella<br />

più assoluta<br />

autonomia stilistica<br />

fu capace<br />

di tradurre<br />

magistralmente<br />

l’incertezza<br />

esistenziale<br />

della vita, sia<br />

nel ritratto<br />

che nelle nature<br />

morte,<br />

ma soprattutto<br />

nel disfacimento<br />

del suo Maria Pia, acquaforte,1993<br />

corpo negli autoritratti. Nel 2015<br />

ha donato all’Accademia delle Arti<br />

del Disegno l’intero corpus di opere<br />

eseguite in acquaforte durante<br />

la sua vita consistente in quasi<br />

1000 incisioni che oggi si conservano<br />

con cura nell’archivio dell’Accademia.<br />

Firenze perde con lui un<br />

testimone fedele di un’epoca e un<br />

grande artista molto amato dai fiorentini.<br />

Nudo seduto, olio su tela, 1966 Ritratto di ragazza, olio su tavola, 1969<br />

Ragazza con golf bianco, olio su tavola, 1970<br />

Vaso di fiori, olio su tela, 1974<br />

60 ENZO FARAONI<br />

ENZO FARAONI 61


Case<br />

d’artista<br />

Grazia Tomberli<br />

L’artista fiorentina ci accoglie nella sua<br />

casa - studio con vista sulle colline di Fiesole<br />

di Barbara Santoro / foto courtesy dell’artista<br />

In una bella casa fiorentina, nella<br />

zona detta “Il Salviatino” (dal<br />

nome dato dalla famiglia Salviati<br />

alla villa più piccola rispetto<br />

a quella grande sulla via Bolognese),<br />

vive e lavora la pittrice Grazia<br />

Tomberli. Figlia del pittore Sergio<br />

Tomberli, scomparso giovanissimo<br />

quando lei aveva solo diciotto anni,<br />

questa donna dall’apparenza fragile<br />

dimostra una forza ed una energia<br />

davvero notevole. Nonostante<br />

le “batoste” che la vita le ha dato,<br />

ha sempre ricominciato con i suoi<br />

pennelli a ricreare quel tessuto vitale<br />

che le permette oggi di essere<br />

annoverata fra i pittori di grande talento.<br />

Qualcuno l’ha definita “l’artista<br />

che fa muovere il vento tra gli<br />

ulivi” e che fa “battere la schiuma<br />

del mare sulla battigia”. Bruna, elegante,<br />

con un sorriso che incanta,<br />

Grazia accoglie le committenze<br />

senza mai sgomitare o venir meno<br />

al suo innato savoir-faire, senza<br />

montarsi la testa e mantenendo<br />

sempre i piedi per terra, anche<br />

quando la sua creatività la farebbe<br />

volare verso esperienze pittoriche<br />

sconosciute. Il lirismo delle composizioni,<br />

il cromatismo sgargiante<br />

dei fiori, la facilità con cui schizza<br />

i ritratti, la maestria nell’uso del<br />

flo-master sono qualità che ha recepito<br />

sin da bambina e che fanno<br />

parte di quel patrimonio genetico<br />

ereditato e mai dimenticato. Come<br />

ebbe a dire Mario Luzi quando vide<br />

i suoi quadri per la prima volta:<br />

«Davvero Grazia non è venuta meno<br />

al suo “omen” è stata ed è pari<br />

al suo nome». Hanno scritto su di<br />

lei critici di fama: Cristina Acidini,<br />

Giovanni Cipriani, Eleonora D’Aquino,<br />

Stefano De Rosa, Giovanna Giusti,<br />

Pierfrancesco Listri, Giampiero<br />

Masieri, Elvio Natali, Riccardo Nencini,<br />

Tommaso Paloscia, Antonio<br />

Paolucci, Donata Spadolini, Anita<br />

Valentini e molti altri. Tantissime le<br />

mostre collettive e personali realizzate<br />

nella sua carriera. Ricordo con<br />

piacere l’ultima alla Galleria del Palazzo<br />

Coveri per festeggiare i suoi<br />

cinquant’anni di attività pittorica.<br />

Grande la presenza di noti personaggi<br />

e di molti artisti che senza invidie<br />

e gelosie hanno condiviso con<br />

lei questo successo per quella positività<br />

che fuoriesce dalle sue tele,<br />

per quel suo garbo innato che solo<br />

poche artiste dimostrano di possedere.<br />

Dal giardino, attraverso una<br />

scala rivestita di gelsomino, si accede<br />

al salone, dove comodi divani<br />

ci accolgono, mentre lo sguardo<br />

è attirato dalle grandi tele di Sergio<br />

(il padre) e di Grazia, ma anche<br />

dall’enorme quantità di coppe<br />

e trofei che il marito Paolo ha vinto<br />

come giocatore di golf. Attraverso,<br />

poi, un’altra scala decorata da<br />

quadri di piccole dimensioni e affollata<br />

da libri d’arte distribuiti per<br />

dimensioni e genere, si arriva allo<br />

studio della pittrice, una stanza<br />

luminosa a tetto che ricorda le<br />

romantiche soffitte delle romanze<br />

d’amore ottocentesche. Qui, tra<br />

cavalletti e tele ammassate, è quasi<br />

difficile raggiungere la finestra<br />

che guarda la collina di Fiesole, ma<br />

se ci riusciamo conquistiamo quel<br />

pezzo di paradiso che Grazia tiene<br />

spesso per sè e che le permette<br />

di isolarsi dalle brutture del mondo.<br />

Ed è qui che l’artista crea le sue<br />

magnifiche tele, il cui solo difetto<br />

è di essere tutte incantevoli, tanto<br />

che non è facile preferire l’una<br />

all’altra. Il 1° dicembre Grazia ci regalerà<br />

una mostra di ritratti all’Officina<br />

Farmaceutica di Santa Maria<br />

Novella, dove il direttore Eugenio<br />

Alphandery le ha messo a disposizione<br />

uno spazio particolare. Sarà<br />

questo uno dei grandi eventi del<br />

Natale fiorentino e molti saranno i<br />

volti ritratti con grande abilità dalla<br />

pittrice a cominciare dall’indimenticata<br />

Litta Maria Medri,direttrice del<br />

Giardino di Boboli, alla quale è dedicato<br />

il catalogo della mostra edito<br />

da Polistampa da me curato insieme<br />

ad Elena Capretti.<br />

Meditazione, ritratto dell’architetto Giovanni Michelucci, china, cm 35x25, 2008<br />

Azeglio Ciampi, china, cm 70x50,2006 Barbara Santoro, china, cm 70x50, 2006<br />

L’architetto Spadolini, china, cm 70x50, 2010<br />

62 GRAZIA TOMBERLI<br />

GRAZIA TOMBERLI 63

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