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LA TOSCANA OTTOBRE

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Firenze<br />

Mostre<br />

Maurizio Balducci<br />

La forma dell’arte è il titolo della mostra personale<br />

dell’artista e designer toscano in corso fino alla fine di ottobre<br />

allo Spazio360Firenze. Un percorso tra complementi<br />

d’arredo, sculture e installazioni che uniscono talento creativo<br />

e innovazione dei materiali<br />

di Daniela Pronestì / foto Maria Grazia Dainelli<br />

Uno scorcio della mostra con le sculture della serie Individui<br />

E’ designer ed artista. Eppure,<br />

chiedendogli in quale di questi<br />

ruoli si riconosca maggiormente,<br />

Maurizio Balducci risponde<br />

di preferire la definizione di “creativo”,<br />

più generica rispetto alle altre<br />

due, ma proprio per questo adatta<br />

a riassumere i tanti indirizzi del suo<br />

percorso. La mostra che lo vede protagonista<br />

fino alla fine di ottobre allo<br />

Spazio360 di via Simone Martini<br />

a Firenze, esemplifica la varietà di<br />

esperienze da lui maturate negli anni,<br />

partendo dalla progettazione di originali<br />

complementi d’arredo ed approdando<br />

nel 2013 alle arti visive, con<br />

particolare attenzione alla scultura -<br />

installazione. Se è vero, come scriveva<br />

Bruno Munari, che l’artista opera<br />

con la fantasia, mentre il designer<br />

lavora con la creatività, nel caso di<br />

Balducci questa distinzione perde di<br />

significato visto il suo modo di concepire<br />

tanto gli oggetti d’uso quanto<br />

le opere d’arte secondo un criterio<br />

estetico costante in entrambi i casi.<br />

Al rigore del progetto unisce, infatti,<br />

uno studio della forma e una scelta<br />

dei materiali che confluiscono in una<br />

cifra stilistica originale e distintiva di<br />

ogni sua creazione. L’unica differenza<br />

consiste forse nella scelta di destinare<br />

l’opera d’arte a tematiche di<br />

maggiore impegno rispetto all’ironia<br />

ludica spesso riconoscibile negli<br />

oggetti di design. Lo vediamo, ad<br />

esempio, nel ciclo dei Liberi pensatori,<br />

dove la figura umana, stilizzata e<br />

ripetuta in più varianti di colore, diviene<br />

simbolo di una posizione intellettuale<br />

fieramente contrapposta<br />

alla schiavitù del così detto “pensiero<br />

unico”. Oppure nella serie degli Esserini<br />

- sculture in ceramica proposte<br />

nella mostra fiorentina come repliche<br />

su scala minore di un’installazione<br />

monumentale - e degli Individui, titoli<br />

che sottendono una riflessione sull’universalità<br />

della condizione umana e<br />

sull’identità della singola persona. Le<br />

sculture del ciclo Legami descrivono,<br />

invece, un rapporto profondo ed<br />

indissolubile tra due individui, chiaramente<br />

evocato dall’unione di due<br />

corpi in uno solo. Si tratta di opere<br />

che sottendono, dietro colori vivaci<br />

ed accattivanti, un rapporto tutt’altro<br />

che scontato tra semplificazione formale<br />

ed immediatezza comunicativa,<br />

oltre ad una continua ricerca e sperimentazione<br />

di materiali ad alta innovazione<br />

tecnologica. Negli oggetti<br />

di design ricorre spesso il tema della<br />

Maurizio Balducci con il tavolo retroilluminato realizzato per l’occasione dall’azienda Boffetto<br />

natura rivisitata in chiave di artificio:<br />

basti pensare all’appendiabiti Tippy,<br />

sorta di totem sormontato da una testa<br />

di coniglio, alle librerie a dondolo,<br />

molto simili alla forma di una ghianda,<br />

ai vasi coronati da grandi fiori colorati.<br />

Altre volte, l’ispirazione viene<br />

dalla figura umana, giocosamente rielaborata,<br />

ad esempio, nei portafiori<br />

dalla foggia antropomorfa. Allo<br />

strumento dell’ironia, sapientemente<br />

Gli appendiabiti Tippy<br />

usato come via di fuga dalla banalità<br />

di un design vincolato alla funzione,<br />

si affianca la ricerca di dettagli eleganti<br />

ed insoliti, capaci di trasformare<br />

un oggetto d’uso in una presenza<br />

esteticamente gradevole tra le mura<br />

domestiche. E’ il caso del lavabo concepito<br />

come una scultura in pietra o<br />

del raffinato tavolo retroilluminato<br />

esposto in quest’occasione grazie al<br />

prototipo dell’azienda Boffetto. Rifiutando<br />

ogni “etichetta”, eccezion fatta<br />

per quella di creativo, Balducci rivendica<br />

la possibilità di esprimersi senza<br />

subire alcun condizionamento. Una<br />

libertà che, unita ad un grande talento,<br />

fa di lui un vero fuoriclasse.<br />

www.mauriziobalducciarte.it<br />

www.studioarchetipo.eu<br />

E’ nato artisticamente nel 2013, e fin<br />

da subito si è distinto per l’originalità<br />

e la coerenza del suo registro stilistico,<br />

che lo vede esprimersi in una pluralità di<br />

percorsi espressivi, dalla scultura all’installazione,<br />

dal quadro tridimensionale all’opera<br />

dipinta. Tra i principali eventi espositivi realizzati<br />

in questi anni, si ricordano: 2013, San<br />

Gimignano, V’erticalismo / Natura ed Artificio,<br />

mostra personale; Forte dei Marmi, Fish<br />

and Cheers, mostra personale; Milano,<br />

Fuorisalone, collettiva di artisti e designer;<br />

2014, Firenze, Florence Design Week, Biblioteca Centrale Nazionale; Firenze, Palazzo<br />

Panciatichi (Regione Toscana), mostra personale; Volterra, Palazzo dei Priori, mostra<br />

personale; Chiusdino, Abbazia di San Galgano, mostra personale; Remangen – Germania,<br />

Galleria Rosemarie Bassi; 2015, Firenze, Palazzo Medici Riccardi, ARTOUR– O, collettiva;<br />

Rosignano Solvay, Galleria In Villa, mostra personale; 2016, Barberino Val d’Elsa,<br />

mostra personale; San Donato in Poggio, Palazzo Malaspina, IN Chiantiere, mostra collettiva.<br />

Ha esposto inoltre a Singapore, Hong Kong e in Spagna (Merida e Marsiglia). Nel<br />

2016 due sue installazioni sono state collocate in permanenza nei pressi di Casole d’Elsa.<br />

Come scultore, è stato tra i finalisti del Premio Cairo (Milano, 2015) e del Premio Tricolore<br />

(Reggio Emilia, 2013).<br />

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