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documentario

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lui, sempre secondo Argentieri 5 , almeno due cortometraggi: Stramilano<br />

(1927), uno spigliato “colpo d’occhio” sulla città vista nella<br />

sua modernità e non privo di qualche momento sperimentale alla<br />

Ruttmann, e il meno originale Ritmi di stazione (1933). Giorgio Ferroni<br />

entra al luce nel 1934, dapprima come montatore, poi come<br />

regista (Pompei, 1936) e come capo del reparto turistico (1937); in<br />

tale veste è tra i primi a considerare il <strong>documentario</strong> come opera<br />

creativa e d’autore e a far uscire il luce dall’anonimato delle riprese<br />

estemporanee di “attualità” a cui il genere sembrava confinato.<br />

Racconto da un affresco<br />

Un contributo decisivo alla promozione del cortometraggio d’autore<br />

è la fondazione nel 1938 della incom (Industria Corto Metraggi).<br />

Ne è promotore il giornalista Sandro Pallavicini, che si avvale<br />

per la direzione tecnico-artistica di Ferroni (che ritorna poi al luce<br />

dal 1940 al 1943 come consulente tecnico-artistico e direttore del<br />

reparto documentari, oltre che come regista), e di Paolella come<br />

collaboratore. La incom interviene in tutta evidenza a riempire un<br />

vuoto del luce in questo campo, anche se è sempre il luce a distribuirne<br />

i prodotti. È probabilmente la sua presenza di fatto sul mercato<br />

a suggerire una legge del novembre 1941 che, oltre a sancire<br />

l’obbligo di programmazione nelle sale dei documentari, riconosce<br />

la possibilità che il 30% della produzione sia realizzato da case diverse<br />

dal luce. Di fatto, una produzione diciamo indipendente, a<br />

parte la incom, si manifesta anche prima del 1941, con carattere<br />

probabilmente sporadico ma qualitativamente rilevante. Del 1938<br />

è Fontane di Roma di Mario Costa, su musiche di Respighi, prodotto<br />

dalla Romulus-Lupa, un esperimento che Costa prosegue con<br />

Pini di Roma (1941) della Vela; entrambi i film sono presentati al<br />

Festival di Venezia con successo. Nel 1939 vi viene addirittura premiato<br />

un film prodotto dalla Lumen Veritatis, Il pianto delle zitelle<br />

di Giacomo Pozzi Bellini, un fotografo che ha avuto peraltro solo<br />

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