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documentario

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lativamente eccezionale nel campo del cortometraggio. Un esempio<br />

convincente di questa tendenza realistica è il film d’esordio di Luigi<br />

Comencini, Bambini in città (1946), ambientato a Milano. Dopo<br />

aver debuttato nel lungometraggio con Proibito rubare (1948), Comencini<br />

realizza altri due cortometraggi: Il museo dei sogni (1949),<br />

che è quasi un film promozionale sulla Cineteca Italiana di Milano<br />

e il salvataggio del vecchio cinema (un soggetto che svilupperà in<br />

un assai originale e poco noto lungometraggio, La valigia dei sogni,<br />

1953); e L’ospedale del delitto (1950), sul manicomio criminale di<br />

Aversa, dove il realismo estremo, quasi crudele, delle immagini − a<br />

volte con suono in presa diretta − viene contraddetto da un commento<br />

imposto, incredibilmente conformista.<br />

Su un soggetto analogo (un ospizio di vecchi a Milano) è il cortometraggio<br />

di esordio di Dino Risi, I bersaglieri della Signora<br />

(1946) cui segue, sempre ambientato a Milano, il “neorealistico”<br />

Barboni (1946). Fra i numerosi documentari di Risi prima dell’esordio<br />

nel lungometraggio con Vacanze col gangster (1952) sono<br />

da ricordare Cortili (1947) e Buio in sala (1950), anch’essi ambientati<br />

a Milano; il secondo, una minifinzione sulle reazioni degli<br />

spettatori dei cinema di terza visione, è quasi un’anticipazione<br />

della commedia all’italiana, come lo è del resto l’episodio Paradiso<br />

per 3 ore di L’amore in città.<br />

Appunti su un fatto di cronaca<br />

di Luchino Visconti<br />

(ep. di Documento Mensile n.1, 1950)<br />

Siamo donne<br />

(ep. Ingrid Bergman)<br />

A parte gli esempi tutto sommato isolati di Bambini in città e Barboni,<br />

a cui possiamo aggiungere per certi aspetti Gente del Po, l’inconciliabilità<br />

fra neorealismo e documentarismo sembra confermata dai<br />

progetti zavattiniani che partono dal cortometraggio inserendolo nel<br />

film a episodi (questa formula era stata anticipata da Riccardo Ghione<br />

e Marco Ferreri, promotori di “Documento Mensile”, tre serie<br />

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