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documentario

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entemente opposto, gli “umili” di Comacchio, Le Cinque Terre e<br />

Gente di Chioggia sono ritratti con inquadrature “sacralizzanti”;<br />

nonostante l’interesse sincero dei registi per un mondo così poco<br />

rappresentato dal cinema, c’è in questi documentari qualcosa dello<br />

sguardo estetizzante e aristocratico sui poveri che caratterizzerà<br />

La terra trema. Nel <strong>documentario</strong> programmaticamente antimonumentale<br />

di Pasinetti, Venezia minore, il coro finale dell’Agnus Dei<br />

sancisce la santificazione, e in tale senso la monumentalizzazione,<br />

anche degli aspetti meno noti della città. Prevale insomma nel <strong>documentario</strong><br />

italiano, anche negli esempi migliori (Comacchio, Venezia<br />

minore, Le Cinque Terre, Milizie della civiltà), una tradizione antidocumentaria.<br />

Alberto Moravia distingue nel cinema italiano due<br />

tradizioni prevalenti: quella che rimanda all’opera lirica e quella che<br />

rimanda al teatro dialettale. È la prima che vediamo in atto negli<br />

esempi citati.<br />

Milizie della civiltà<br />

La seconda tradizione, quella che privilegia il “piccolo” senza pretendere<br />

di ingigantirlo, si fa luce in pochi tra i film che ho potuto<br />

vedere. In Fantasia sottomarina (e probabilmente anche in Il ruscello<br />

di Ripasottile) la metafora bellica diventa parodica una volta applicata<br />

ai pesci. Per quanto riguarda il famoso Il pianto delle zitelle<br />

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, si tratta dello scarno reportage, canti e suoni diretti compresi, del<br />

tradizionale e impervio pellegrinaggio dal paesino di Vallepietra,<br />

ai confini tra Lazio e Abruzzo, al santuario della Trinità sul Monte<br />

Autore, che si svolge nella prima domenica di Pentecoste (lo stesso<br />

pellegrinaggio filmato nel 1958, a colori, da Gian Vittorio Baldi nel<br />

suo non molto dissimile Il pianto delle zitelle); oggi vederlo non fa<br />

una grande impressione, ma è certamente un film diverso, se non<br />

unico, sia come genere sia come tema, rispetto ai documentari dell’epoca.<br />

Emmer si avvicina a Giotto e a Bosch in Racconto da un affresco<br />

e Il paradiso terrestre “narrativizzandoli” secondo una linea<br />

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