ECO_02_2019
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IN MONTAGNA<br />
IN MONTAGNA<br />
AI BORGHI<br />
ABBANDONATI<br />
DI PALCODA E TAMAR<br />
di Roberto Prinzivalli, Amministratore di I love Friuli<br />
Quota massima:<br />
660 mt SLM<br />
Dislivello:<br />
750 mt<br />
Sviluppo:<br />
10,5 km<br />
Difficoltà:<br />
I SENTIERI INDICATI SONO<br />
OTTIMAMENTE SEGNALATI<br />
ED OVUNQUE, IN PROSSIMITÀ<br />
DEI BIVI, SONO PRESENTI<br />
NUMEROSI CARTELLI.<br />
1<br />
PRIMA TAPPA:<br />
DA COMESTA A PÀLCODA<br />
Dal centro di Tramonti<br />
di Sotto ci si sposta<br />
verso la località di<br />
Comesta dove è possibile<br />
parcheggiare (volendo si<br />
può proseguire lungo la<br />
strada fino a trovare una<br />
sbarra e parcheggiare lì):<br />
l'escursione inizia risalendo<br />
la valle del torrente<br />
Tarcenò, accompagnati dal<br />
rumore dell'acqua e dalla<br />
vista sulle numerose pozze<br />
cristalline che si trovano<br />
lungo il percorso.<br />
Si giunge in breve al bivio<br />
dove, a sinistra, il sentiero<br />
CAI n. 831/a segue in<br />
direzione di Pàlcoda; il<br />
percorso ora risale la<br />
valle a mezzacosta, mai<br />
eccessivamente faticoso,<br />
tra boschi di pino silvestre<br />
fino al tratto finale che, con<br />
pendenza più marcata,<br />
conduce a una piccola<br />
forcella, ove è possibile<br />
ammirare la cosiddetta<br />
“faccia di leone”.<br />
Il sentiero inizia a scendere<br />
deciso nel bosco e, dopo<br />
qualche centinaio di metri,<br />
incrocia il torrente Chiarzò<br />
che diventa il protagonista<br />
di un ambiente in cui ci<br />
si sente avvolti in un<br />
abbraccio sospeso<br />
tra passato e<br />
presente.<br />
È qui che si inizia e<br />
tornare indietro nel<br />
tempo, incontrando<br />
i ruderi di Pàlcoda<br />
di sotto e, dopo<br />
un breve tragitto,<br />
l'abitato di Pàlcoda:<br />
tutto tace e tutto parla, il<br />
fitto bosco attorno al borgo<br />
lascia trasparire quelli che<br />
erano i terrazzamenti e<br />
i muretti a secco, prova<br />
delle attività agricole e<br />
pastorizie di un tempo. Gli<br />
occhi vengono catturati<br />
dalle mura degli edifici<br />
invase dai rampicanti,<br />
i vicoli tra le case sono<br />
infestati da piante, le pietre<br />
dei muri crollate, le travi<br />
divelte; la vista indugia<br />
Altare di San Giacomo<br />
su infiniti particolari, le<br />
stanze delle case, un<br />
tempo testimoni di vita,<br />
sentimenti, affetti, ora<br />
riflettono silenziose alla<br />
mercè del tempo.<br />
In questa atmosfera<br />
sospesa nel tempo il<br />
contrasto tra le vecchie<br />
abitazioni in rovina e<br />
la splendida chiesa di<br />
San Giacomo, da poco<br />
restaurata, è struggente.<br />
Periodo:<br />
Tutto l'anno (in primavera ed<br />
estate attenzione alle zecche)<br />
Faccia di Leone<br />
2<br />
S<strong>ECO</strong>NDA TAPPA:<br />
DA PÀLCODA A TAMAR<br />
Camminando in<br />
un ambiente<br />
particolarmente selvaggio<br />
e aspro, catapultati in un<br />
passato nemmeno troppo<br />
lontano, per riflettere su<br />
eventi che possano mutare<br />
le vite delle persone, anche<br />
contro il loro volere.<br />
Se volgiamo lo sguardo<br />
alle nostre montagne,<br />
alle nostre valli, numerosi<br />
sono gli esempi di come il<br />
tempo e gli accadimenti<br />
del mondo possano<br />
stravolgere le vite e le<br />
attività delle persone fino<br />
a costringerle a dover<br />
abbandonare i luoghi cari<br />
per cercare altrove nuove<br />
opportunità e benessere.<br />
Uno dei luoghi<br />
emblematici in tal senso<br />
è sicuramente il borgo<br />
di Pàlcoda, localizzato<br />
nell'alta valle del torrente<br />
Chiarzò, in comune di<br />
Tramonti di Sotto, e<br />
meritevole, assieme al<br />
vicino borgo di Tamar, di<br />
una piacevole escursione<br />
in montagna; questi<br />
46<br />
L’eco delle valli<br />
e delle Dolomiti Friulane<br />
luoghi, ora completamente<br />
abbandonati<br />
e raggiungibili<br />
esclusivamente a mezzo<br />
di sentieri, erano nel<br />
passato abitati ricchi di<br />
vita e attività. Ne nasce<br />
un percorso a ritroso nella<br />
storia, in cui l’esperienza<br />
si fa ambivalente grazie<br />
due borghi che stimolano<br />
suggestioni opposte.<br />
Il primo, Pàlcoda, i cui<br />
resti sono tornati a essere<br />
prepotente dominio della<br />
natura, rende tangibile il<br />
senso della transitorietà<br />
dell’uomo: la memoria<br />
di chi qui aveva trovato<br />
ricchezza per oltre due<br />
secoli, in pochi decenni, è<br />
stata spazzata.<br />
Il secondo, Tamar,<br />
dismesse le funzioni<br />
PAR<br />
TEN<br />
ZA<br />
COMESTA<br />
di ricovero agreste e<br />
riadattato alle esigenze<br />
dell’oggi, ha scoperto una<br />
1<br />
3<br />
seconda giovinezza. Così,<br />
pur restando una piccola<br />
perla nascosta fra aspre<br />
TAMAR<br />
2<br />
PALCODA<br />
montagne, dalle sue mura<br />
non trapela il senso di<br />
abbandono.<br />
Valle del Tarcenò<br />
Dal borgo di Pàlcoda,<br />
il medesimo itinerario<br />
riporta al punto in cui si<br />
incrocia il torrente. Un<br />
bivio offre due scelte:<br />
scendere a Campone<br />
costeggiando il Chiarzò<br />
(dovendolo guadare più<br />
volte è sconsigliato in<br />
periodi in cui c'è molta<br />
acqua) oppure proseguire<br />
risalendo fino alla piccola<br />
forcella che divide le<br />
due valli per poi girare a<br />
sinistra lungo il sentiero<br />
che, in leggera salita e<br />
traversando a mezza<br />
costa un fitto bosco posto<br />
su pendii discretamente<br />
verticali, conduce a una<br />
pista forestale.<br />
Imboccata la pista si svolta<br />
Rifugio Varnerin<br />
a sinistra e, seguendo<br />
comodamente la larga<br />
strada, si raggiunge<br />
il borgo di Tamar, più<br />
piccolo ed abbandonato<br />
in anni più recenti rispetto<br />
a Pàlcoda. L'atmosfera è<br />
completamente diversa<br />
in quanto, tra i ruderi del<br />
borgo, da qualche anno,<br />
è stato ricavato uno<br />
splendido rifugio (non<br />
gestito) che permette<br />
agli ospiti di riposare e<br />
rifocillarsi. D'intorno tutto<br />
è curato a cominciare dai<br />
prati scrupolosamente<br />
falciati, rendendo il borgo<br />
e il rifugio estremamente<br />
accoglienti per passare<br />
un po' di tempo rilassati in<br />
mezzo alla natura.<br />
3<br />
TERZA TAPPA:<br />
RIENTRO A TRAMONTI DI SOTTO<br />
Anche per il rientro vi sono<br />
due possibilità, perché<br />
in fondo queste borgate<br />
erano assai vitali fino<br />
a pochi decenni fa e si<br />
inserivano in una fitta rete<br />
di sentieri e mulattiere che<br />
consentivano agli abitanti<br />
di raggiungere sorgenti,<br />
prati e borgate vicine.<br />
BIVACCO VARNERIN<br />
L’escursionista moderno<br />
può così riprendere la pista<br />
forestale seguendola a<br />
ritroso fino a ritrovarsi a<br />
incrociare il punto in cui,<br />
all'andata, si è seguito<br />
il sentiero CAI 831/a in<br />
direzione di Pàlcoda.<br />
La seconda opzione è<br />
utilizzare il sentiero n. 832<br />
Chiarzò<br />
che parte dietro al borgo<br />
e scendere attraverso il<br />
bosco, aggirando alcuni<br />
recenti schianti dovuti al<br />
maltempo, fino a ritrovare<br />
il guado sul torrente<br />
Tarcenò incontrato<br />
all'andata.<br />
http://www.caisanvito.it<br />
I proprietari di una parte delle vecchie case di Tamar, dopo i lavori di ristrutturazione<br />
realizzati anche con la collaborazione dei soci della Sezione CAI di San Vito al Tagliamento,<br />
decisero di destinare una parte delle strutture recuperate come Ricovero Escursionistico.<br />
Nacque il bivacco “G. Varnerin” la cui gestione è oggi affidata ad alcuni soci della sezione CAI<br />
di San Vito al Tagliamento che, assieme ai proprietari, si occupa delle manutenzioni ordinarie<br />
e straordinarie, a scopo conservativo e funzionale della struttura. Il bivacco dispone di due<br />
salette con dodici posti a sedere ciascuna, dotate di stufa a legna; al piano superiore vi è una<br />
camera con otto posti letto a castello.<br />
L’eco delle valli<br />
e delle Dolomiti Friulane 47