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Ritratti<br />
d’artista<br />
Lolita Valderrama Savage<br />
Dall' 1 al 17 ottobre l'artista di fama internazionale sarà<br />
protagonista di una mostra personale a Palazzo Bastogi,<br />
sede del Consiglio regionale della <strong>Toscana</strong><br />
di Francesca Bertini<br />
A<br />
Firenze, sul finire del secolo<br />
scorso - fa impressione dirlo,<br />
comunque una ventina di anni<br />
sono passati davvero - conosco Lolita<br />
in un particolare contesto; io, al tempo<br />
insegnante di un corso estivo di tecnica<br />
e restauro dell’affresco, lei allieva,<br />
già artista e pittrice, che vuole conoscere<br />
e imparare una delle tecniche artistiche<br />
più peculiari e più antiche della<br />
nostra regione: l’affresco. Ricordo bene<br />
quell’estate con Lolita, in giro per Firenze<br />
a vedere i più importanti cicli pittorici<br />
nelle chiese, a stendere arricci e<br />
tonachini sui supporti in terracotta nel<br />
caldo delle aule della scuola, sperimentando<br />
anche una tecnica di restauro tra<br />
le più complesse, lo stacco dell’affresco<br />
Lolita Valderrama Savage (ph. Filbert Kung)<br />
dall’intonaco pittorico. Non è facile trovare<br />
o creare sintonia quando si raccolgono<br />
per un breve periodo studenti<br />
di tutte le nazionalità per frequentare<br />
un corso d’arte e, nonostante ciò, quello<br />
che più è rimasto tra i ricordi di quel<br />
periodo, è l’energia positiva di Lolita<br />
che è riuscita a infondere in un gruppo<br />
di studenti per lo più “stranieri” come<br />
lei, desiderosi di conoscere Firenze, la<br />
sua cultura e la sua arte. Con il suo carattere<br />
accogliente, è riuscita a creare<br />
l’armonia del gruppo nel giro di pochi<br />
giorni, riuscendo ad abbattere le diversità<br />
e le difficoltà naturali che si creano<br />
per via dell’eterogeneità di un gruppo<br />
così composto: diverso per lingue, per<br />
età, per cultura, per provenienza, per le<br />
differenti preparazioni<br />
e motivazioni. Nel giro<br />
di pochi giorni, ci ritrovammo<br />
tutti invitati<br />
a cena nel suo appartamento,<br />
e nei giorni<br />
successivi si superarono<br />
le differenze tra<br />
tutti noi, docenti ed allievi,<br />
come mai era accaduto<br />
in precedenza.<br />
Nata a Manila nelle Filippine,<br />
Lolita porta la<br />
memoria delle proprie<br />
radici in ogni luogo<br />
dove ha scelto di vivere.<br />
Dopo i primi anni<br />
in Accademia a Firenze<br />
e una prima mostra<br />
a Palazzo Strozzi,<br />
si trasferisce in Svezia,<br />
per catturare la natura<br />
selvaggia scandinava<br />
e perdersi nella pace<br />
della sua purezza. Già<br />
nell’80 la ritroviamo<br />
stabilmente negli Stati<br />
Uniti, dove si sposa<br />
e si dedica, oltre alla<br />
sua passione per l’arte,<br />
anche alle cause umanitarie e alla<br />
promozione della cultura, sostenendo<br />
un elenco numeroso di associazioni e<br />
organizzazioni no profit. Il successo e<br />
la notorietà non le hanno fatto però dimenticare<br />
Firenze, la città dove si è formata<br />
e dove periodicamente torna, che<br />
le ha dedicato una mostra già nel 2013<br />
a Palazzo Medici Riccardi, e che adesso<br />
la omaggia con l’allestimento a Palazzo<br />
Bastogi, che raccoglie gli appunti<br />
di un “viaggio” dove l’artista traccia il<br />
suo amore per la <strong>Toscana</strong>. Salendo le<br />
scale dell’elegante Palazzo Bastogi, costruito<br />
verso la metà del XVIII secolo<br />
per la famiglia Capponi dall’architetto<br />
Ferdinando Ruggieri, sede del Consiglio<br />
regionale della <strong>Toscana</strong>, arriviamo<br />
al mezzanino, dove incontriamo un ricordo<br />
di Lolita nel suo primo periodo<br />
di studente dell’Accademia di Belle Arti<br />
nei primi anni '70, allieva di un maestro<br />
importante, Silvio Loffredo, che<br />
di lei diceva:«I suoi dipinti raccontano<br />
la storia consacrata alla contemplazione<br />
per una silenziosa meditazione». E<br />
ancora:«<strong>La</strong>vora con tenacità, (…) ha<br />
la rara dote dell’umiltà». Le parole del<br />
maestro Loffredo ci accompagnano a<br />
visitare la mostra di Lolita che in una<br />
prima sala mostra due serie di pitture a<br />
olio. Nel lavoro Ultima pianta (2010) si<br />
coglie il passaggio dalla forma e dal linguaggio<br />
realistico del mondo vegetale<br />
rappresentato, a una forma più libera<br />
e sciolta, quasi un gesto pittorico dalla<br />
pennellata più informale, se si osserva<br />
la parte più alta. Di fronte, sono esposti<br />
tre quadri a olio di paesaggio, dove<br />
la sensibilità e l’emozione sono rappresentate<br />
con strisce di colore astratte<br />
che delimitano allo stesso tempo i<br />
quadri con un segno deciso. Una seconda<br />
sezione ospita una serie di disegni<br />
con tecniche varie ed un tratto<br />
leggero e delicato, appunti che si dipanano<br />
come un “nastro” che attraversa<br />
le due stanze dove le sensazioni che<br />
14<br />
LOLITA VALDERRAMA SAVAGE