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La Toscana Nuova - Settembre 2019

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Ritratti<br />

d’artista<br />

Lolita Valderrama Savage<br />

Dall' 1 al 17 ottobre l'artista di fama internazionale sarà<br />

protagonista di una mostra personale a Palazzo Bastogi,<br />

sede del Consiglio regionale della <strong>Toscana</strong><br />

di Francesca Bertini<br />

A<br />

Firenze, sul finire del secolo<br />

scorso - fa impressione dirlo,<br />

comunque una ventina di anni<br />

sono passati davvero - conosco Lolita<br />

in un particolare contesto; io, al tempo<br />

insegnante di un corso estivo di tecnica<br />

e restauro dell’affresco, lei allieva,<br />

già artista e pittrice, che vuole conoscere<br />

e imparare una delle tecniche artistiche<br />

più peculiari e più antiche della<br />

nostra regione: l’affresco. Ricordo bene<br />

quell’estate con Lolita, in giro per Firenze<br />

a vedere i più importanti cicli pittorici<br />

nelle chiese, a stendere arricci e<br />

tonachini sui supporti in terracotta nel<br />

caldo delle aule della scuola, sperimentando<br />

anche una tecnica di restauro tra<br />

le più complesse, lo stacco dell’affresco<br />

Lolita Valderrama Savage (ph. Filbert Kung)<br />

dall’intonaco pittorico. Non è facile trovare<br />

o creare sintonia quando si raccolgono<br />

per un breve periodo studenti<br />

di tutte le nazionalità per frequentare<br />

un corso d’arte e, nonostante ciò, quello<br />

che più è rimasto tra i ricordi di quel<br />

periodo, è l’energia positiva di Lolita<br />

che è riuscita a infondere in un gruppo<br />

di studenti per lo più “stranieri” come<br />

lei, desiderosi di conoscere Firenze, la<br />

sua cultura e la sua arte. Con il suo carattere<br />

accogliente, è riuscita a creare<br />

l’armonia del gruppo nel giro di pochi<br />

giorni, riuscendo ad abbattere le diversità<br />

e le difficoltà naturali che si creano<br />

per via dell’eterogeneità di un gruppo<br />

così composto: diverso per lingue, per<br />

età, per cultura, per provenienza, per le<br />

differenti preparazioni<br />

e motivazioni. Nel giro<br />

di pochi giorni, ci ritrovammo<br />

tutti invitati<br />

a cena nel suo appartamento,<br />

e nei giorni<br />

successivi si superarono<br />

le differenze tra<br />

tutti noi, docenti ed allievi,<br />

come mai era accaduto<br />

in precedenza.<br />

Nata a Manila nelle Filippine,<br />

Lolita porta la<br />

memoria delle proprie<br />

radici in ogni luogo<br />

dove ha scelto di vivere.<br />

Dopo i primi anni<br />

in Accademia a Firenze<br />

e una prima mostra<br />

a Palazzo Strozzi,<br />

si trasferisce in Svezia,<br />

per catturare la natura<br />

selvaggia scandinava<br />

e perdersi nella pace<br />

della sua purezza. Già<br />

nell’80 la ritroviamo<br />

stabilmente negli Stati<br />

Uniti, dove si sposa<br />

e si dedica, oltre alla<br />

sua passione per l’arte,<br />

anche alle cause umanitarie e alla<br />

promozione della cultura, sostenendo<br />

un elenco numeroso di associazioni e<br />

organizzazioni no profit. Il successo e<br />

la notorietà non le hanno fatto però dimenticare<br />

Firenze, la città dove si è formata<br />

e dove periodicamente torna, che<br />

le ha dedicato una mostra già nel 2013<br />

a Palazzo Medici Riccardi, e che adesso<br />

la omaggia con l’allestimento a Palazzo<br />

Bastogi, che raccoglie gli appunti<br />

di un “viaggio” dove l’artista traccia il<br />

suo amore per la <strong>Toscana</strong>. Salendo le<br />

scale dell’elegante Palazzo Bastogi, costruito<br />

verso la metà del XVIII secolo<br />

per la famiglia Capponi dall’architetto<br />

Ferdinando Ruggieri, sede del Consiglio<br />

regionale della <strong>Toscana</strong>, arriviamo<br />

al mezzanino, dove incontriamo un ricordo<br />

di Lolita nel suo primo periodo<br />

di studente dell’Accademia di Belle Arti<br />

nei primi anni '70, allieva di un maestro<br />

importante, Silvio Loffredo, che<br />

di lei diceva:«I suoi dipinti raccontano<br />

la storia consacrata alla contemplazione<br />

per una silenziosa meditazione». E<br />

ancora:«<strong>La</strong>vora con tenacità, (…) ha<br />

la rara dote dell’umiltà». Le parole del<br />

maestro Loffredo ci accompagnano a<br />

visitare la mostra di Lolita che in una<br />

prima sala mostra due serie di pitture a<br />

olio. Nel lavoro Ultima pianta (2010) si<br />

coglie il passaggio dalla forma e dal linguaggio<br />

realistico del mondo vegetale<br />

rappresentato, a una forma più libera<br />

e sciolta, quasi un gesto pittorico dalla<br />

pennellata più informale, se si osserva<br />

la parte più alta. Di fronte, sono esposti<br />

tre quadri a olio di paesaggio, dove<br />

la sensibilità e l’emozione sono rappresentate<br />

con strisce di colore astratte<br />

che delimitano allo stesso tempo i<br />

quadri con un segno deciso. Una seconda<br />

sezione ospita una serie di disegni<br />

con tecniche varie ed un tratto<br />

leggero e delicato, appunti che si dipanano<br />

come un “nastro” che attraversa<br />

le due stanze dove le sensazioni che<br />

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LOLITA VALDERRAMA SAVAGE

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