On the shoulders of Giants. TEXT Federico Mura 92°
Da colleghi, risulta veramente difficile parlare della voce che ha accompagnato lo snowboarding praticamente da quando è nato, nonché della esempio da seguire per noi tutti magazine di snowboard di epoche più recenti. Transworld snowboarding ha ispirato centinaia di migliaia di snowboarders, in un epoca in cui l’unico mezzo per rimanere aggiornati su questo nuovo modo di vivere la neve, era proprio il magazine. Il 6 marzo 2019 Transworld ha chiuso i battenti, in seguito alla cessione del gruppo TEN ad American Media Inc., con un toccante post sul sito che testualmente citava: “Tutte le cose belle, sfortunatamente, finiscono. E oggi 6 marzo 2019 TransWorld SNOWboarding chiude I battenti. Il 32esimo volume del magazine sarà l’ultimo e ‘Kamikazu’ sarà il nostro ultimo film.” Per concludere vogliamo sottolineare che non vi è alcuna malizia in quest articolo: il titolo dell’articolo è altamente simbolico e nasconde il vero intento, citando un aforisma di Bernardo di Chartres, filosofo francese del XII secolo. “Noi siamo come nani che siedono sulle spalle di giganti, così che possiamo vedere molte cose anche molto più in là di loro, non come per acutezza della propria vista o perché più alti di corporatura, ma perché siamo sollevati e innalzati da gigantesca grandezza.” Transworld snowboarding è stato il nostro gigante e questa vuole essere una celebrazione della sua storia. Transworld Snowboarding è nato nel 1987, ancora quando la pratica dello snowboard era ancora giovane, e i primi rider cominciavano a farsi largo tra le linee degli ski nei resort. È stato il secondo titolo lanciato al fianco di Transworld Skateboarding. Ma al contrario di TWSkateboarding, piazzato a supporto di una cultura forte e riconosciuta, TWSnow si poneva come una scommessa. Nessuno sapeva se l’arte del surfare la neve potesse avere un futuro altrettanto glorioso quanto quello dello skateboarding. E, dopo aver visto l’evoluzione degli anni 90, e dopo aver letto su queste pagine intere carriere di snowboarder dell’ultimo trentennio, dopo essere stati spettatori di snowboard movies che ci hanno fatto sognare e dopo aver consumato 32 volumi, possiamo dire con sicurezza che la missione è stata compiuta. Dal 1987 fino a ieri, Transworld è stato il pilastro fondamentale del mondo dello snowboarding. Tutto cominciò da una semplice domanda “What about a snowboard magazine?”. Nelle uscite invernali di TransWorld Skateboarding Larry Balma, editore di Transworld Skateboarding, già inseriva diversi pezzi riguardanti lo snowboard, al fine di aumentare sempre più la popolarità di questo sport. La nascita della rivista è stato un momento fondamentale, che ha settato il mood e il linguaggio di un’intera generazione. Se c’è una cosa che non si può dire è proprio che Kevin Kinnear (editore del primo numero di TW Snowboarding) fosse un guru dello snowboard. Anzi, non aveva proprio nulla a che fare con la neve. Data la sua iniziale distanza da questo mondo, ha fatto una semplice cosa: fare domande. Ai bordi di un halfpipe con un paio di blue jeans addosso e un taccuino tra le mani: così ha fatto le sue prime domande ai riders. La strategia editoriale era la seguente: “Facevo le domande di cui volevo sapere la risposta, e la condividevo con il resto del mondo”. Al suo fianco C’era Guy Motil, accompagnato da un curriculum enorme di collaborazioni con riviste di altissimo livello, tra cui anche Surfer Magazine. Eè proprio quello del surf lo stile da seguire per la prima uscita di Transworld. Il linguaggio doveva essere estremamente friendly, al contrario di quello a cui sono abituati i lettori di TW Skateboarding. Ottiche grandangolari spinte e foto badass sono sempre state distintive della cultura dello skate. Guy invece utilizzava delle ottiche mezzo-tele. Lo snowboarding non doveva essere la versione chic dello skate. C’era però una differenza inevitabile tra skate e snowboarding, che andava ad allontanare significativamente questi due mondi: il fatto che nella nuova disciplina bisognasse avere un portafoglio bello gonfio per permettersi di raidare in montagna. Il dover pagare un impianto sciistico pieno di regole e di cose che non si possono fare, ha contribuito allo sviluppo di una cultura forzatamente differente. Ma là fuori i primi Jibbers non mancavano affatto, anzi, il riding fortemente influenzato dalla cultura skate faceva sì che qualsiasi ringhiera o tavolo da pic-nic venisse trattato come una struttura da raidare, creando non pochi problemi nei resort sciistici e con la pacifica convivenza con gli skiers dell’epoca. “Snowboarding was born, lived, and died in the mid 1990s” Jamie Meiselman, Managing Editor 1993-1995 dice: “lo snowboard è nato, vissuto e morto negli anni novanta. - Ok, il morto è solo per aumentare l’effetto drammatico”. Ma effettivamente non è andata molto diversamente da così in un certo senso. Il movimento dello snowboard ha subìto un evoluzione esponenziale. I materiali migliorano, si crea il mercato, nascono le sponsorizzazioni, ma la cosa più importante è che la gente ci si appassiona. Qual è il motivo? Perché è dannatamente divertente! 93°