TS E AL LE UV TI E S I E O NB E A LE L OB A L L O Alberto Sordi e Raffaella Carrà ballano il "Tuca Tuca" in una puntata di "Canzonissima 1971" (RAI) Mostra fotografica "Scatti di Danza" 2013
n t e r v i s t a a G i a c o m o M o l i n a r i I r e s i d e n t e A I D P CS OA VL IU D T E E B AB LA L OL O Grazie Giacomo Molinari, per aver accettato di rispondere alle nostre domande. Abbiamo cercato di intercettare l'idea dei nostri lettori e abbiamo prodotto tre domande, che oltre a lei, abbiamo sottoposto anche ad altri dirigenti delle associazioni che si occupano di danza in Italia. D. L'attività della danza è da sempre considerata aggregante. Nella fase 2-3 del Covid-19, si tornerà piano piano alla normalità, pur rispettando le regole fondamentali: mascherine, guanti e soprattutto distanza di sicurezza tra le persone... Il 31 maggio è prevista anche la riapertura degli sport collettivi. Tutto questo come si concilia con l'attività Danza? R: Per le scuole di danza sarà un impegno considerevole prepararsi alla riapertura, peraltro assolutamente necessaria e che ci auspichiamo avvenga al più presto. Infatti, dal punto di vista sanitario, le regole da rispettare sono molte: non solo le mascherine, i guanti ed il mantenimento delle distanze di sicurezza, ma anche la sanificazione sistematica di tutti i locali, dei filtri e degli impianti di ricambio dell’aria e di condizionamento caldo/freddo, la pulizia giornaliera delle pavimentazioni con detergenti e disinfettanti appositi, quella delle sbarre e degli specchi, delle reception, degli spogliatoi… insomma, veramente un grande impegno. In sala poi sarà necessario limitare le presenze alle lezioni facendo in modo che le stesse non superino mai il consentito rispetto alle dimensioni delle aree, appunto per rispettare le distanze di sicurezza. E ci sono anche altri aspetti da valutare attentamente: quello sociale, artistico e formativo che escono da tutta questa vicenda molto penalizzati. Dobbiamo aspettarci, infatti, da una parte un grande entusiasmo ed una voglia matta degli allievi di ricominciare, che dovrà convivere però con il timore del contagio, con le preoccupazioni dei genitori che affidano alla scuola di danza i loro figli e che dalla stessa si aspettano il massimo dell’attenzione. Senza contare che dovremo forse rivedere il nostro metodo di insegnamento della danza e fare in modo che essa sia accessibile e fruibile al massimo per tutti; ora che, ormai, per quest’anno sono sfumati i progetti per eventi e spettacoli di fine anno, dovremo essere pronti e bravi ad infondere nei nostri ragazzi la voglia di ricominciare e di pensare ad obiettivi di più lunga scadenza. La danza è aggregazione, socialità, arte, e quindi benessere dell’anima ed in questo periodo, purtroppo, tutto ciò diventa molto difficile da mantenere, ma noi tutti ce la faremo. D: Nei vari decreti, della danza non si è mai parlato, così come degli altri sport minori, il business resta il calcio. Le varie società di calcio si sono mobilitate affinché la loro voce venisse ascoltata. Voi Associazioni Nazionali di Danza cosa avete fatto? Vi siete mai confrontati per fare fronte comune e studiare una strategia? R: Intanto mi è doveroso fare una distinzione tra sport e danza, attività che ormai vengono sempre più spesso integrate ma che presentano caratteristiche molto diverse tra loro; la danza sportiva, ad esempio, o quella che si pratica all’interno delle ASD, rende conto agli enti ed alle federazioni sportive dilettantistiche che fanno capo al Coni; la danza accademica (termine usato da alcune federazioni sportive come elevazione formativa e professionale, ma che, personalmente, non riconosco) rende conto, essendo un’arte e non uno sport, agli enti preposti per la formazione ed il perfezionamento, che sono il Miur-Afam ed il Mibact. Di solito le due istituzioni si comportano in modo molto diverso tra di loro ma, in questa occasione, le accomuna l’essere state dimenticate nello stesso modo dal Governo che all’inizio ha promesso, ma che ancora non ha dimostrato attenzione. Le associazioni culturali che fanno formazione della danza sono enti ed istituzioni, piccole e grandi (a parte quelle che, per mero motivo di sgravio fiscale, si sono trasformate in ASD), che fanno su tutto il territorio nazionale un grande lavoro di iniziazione e di professionalizzazione della danza; il settore delle scuole private, infatti, soddisfa oltre l’87% del fabbisogno e della richiesta, per lo più di danza moderna, di danzatori e ballerini - che non hanno niente a che vedere con gli atleti nello sport - sul territorio nazionale; all’interno di queste strutture, molte altamente professionali e qualificate, operano docenti di fama internazionale e di grande preparazione ed esperienza, che formano i giovani danzatori al mestiere di domani. A differenza quindi delle ASD, dove tutto rimane più a livello, appunto, dilettantistico e dove si risponde a regole sportive imposte dalle federazioni di appartenenza, che spesso non sono competenti dell’argomento e si comportano con la danza come se stessero trattando di karate, ginnastica ritmica o calcio, discipline che sono molto più regolamentate e strutturate, come lo è la danza a livello accademico. Solo che poi, neanche le ASD sono tutelate nella giusta misura perché, appunto, la danza non è il calcio, non fa i numeri del calcio perciò non ha il diritto di essere protetta. Nel mondo culturale molti operatori si sono mossi in questo periodo per approntare tavoli virtuali di discussione ed anche io personalmente ho contribuito a redigere un documento insieme a molti operatori del teatro, della musica, della danza, dell’editoria, galleristi, museali e quant’altro, perché siamo dell’idea che la cultura è unica e come tale va trattata; potrebbe essere molto più produttivo, infatti, presentarsi alle istituzioni in una forma aggregata, unita ed unitaria per far valere le nostre istanze di categoria: ogni tentativo isolato, infatti, non fa che disperdere energie. Questo concetto purtroppo, soprattutto il mondo della danza non lo ha mai compreso, troppo impegnato a fare a gara a chi è più bravo, ed ora ne paghiamo le conseguenze. Ma continuiamo a combattere, a far sentire forte la nostra voce e forse uno spiraglio ci sarà, se non nell’immediato futuro forse nel prossimo. Sono state recepite, infatti, dal Ministro, alcune nostre richieste, come la necessità di istituire un “tavolo permanente di confronto” fra tutte le associazioni e le istituzioni e quella di istituire un “fondo comune” per far fronte da ogni situazione critica. D: La danza è quasi al collasso. Quali sono le proposte da mettere in “pista” subito per salvare l’intero sistema secondo AID? R: A questo proposito, riporterei il documento sullo spettacolo dal vivo di cui ho accennato sopra per permettere a tutti di condividere i nostri pensieri e, naturalmente, fare le giuste osservazioni ed ampliare il campo d’azione con il contributo e la condivisione del maggior numero di operatori possibile, perché da sempre l’unione fa la forza e noi non dobbiamo essere da meno. Il documento è stato oggetto di valutazione da parte di alcune forze di governo che ne hanno portato una sintesi in Parlamento ed al ministro Franceschini che sembra aver recepito alcuni concetti fondamentali.