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La voce
dei poeti
Le liriche di Isabella Cipriani
àmina
nessuna pietra
nessun cartone
né corpi buttati
la mia casa è bianca con il tetto rosso
quando muore
una fenice
Selene
Ho una foglia incastonata nel petto
una fiamma di perla
una scheggia che ramifica in canto.
Cento sono le stelle vaganti
su questo pianeta d’ardesia
che somiglia un po’ al mare
calmo ridotto in placida attesa
di vento di sole
il frumento guarda all’alba
come a una storia d’amore.
Io ti attendo
quieto ardore
cresci divampa
e diventa una lirica stanca
profonda violacea
di mesta assonanza
non calziamo le vie le stesse di sempre.
Siamo suoni diversi
mio tenero amore
che sei stato un lungo sogno
una breve apparizione.
La Via
Ancora in attesa di amare il vello
Signore io sono -
mancante al tuo appello ogni volta che piove.
Soffiano i venti questa sera bastarda
non mi accorgo che la luce che vedo
è la luna a poggiare sul grembo
Madre -
cantami ancora di quando fu tempo di redenzione
cantami ancora di come si abbracciano farfalle e il chiasma
Madre -
ricordami come portarlo.
Il fardello che ingombra la stanza non so neanche se esiste
o forse è un calco di cera di gesso di calce.
Di terra. Per il fuoco. La legna.
Umida questa mattina d'inverno che non vede l'uva stillare il
suo succo. Canterà l'usignolo rinnovato amore
e nel tempo dimentico giacciono cuscini e false lenzuola.
Attendere non è possibile -
quando si fa Buio il rifugio sei Tu
quando si fa Luce sei Tu.
Sei sempre Tu mio Signore
in ogni ovunque in ogni ora
depongo la pietra a terra:
divampa il Cuore.
Sine titulo
Di quale sostanza fui fatta
melilla
e adesso che l’ora s’attarda
ricordo incastonate nel collo
sorgenti verde marino
isabella.cipriani@yahoo.it
Isabella Cipriani
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ISABELLA CIPRIANI