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Settembre 21

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La voce

dei poeti

Le liriche di Isabella Cipriani

àmina

nessuna pietra

nessun cartone

né corpi buttati

la mia casa è bianca con il tetto rosso

quando muore

una fenice

Selene

Ho una foglia incastonata nel petto

una fiamma di perla

una scheggia che ramifica in canto.

Cento sono le stelle vaganti

su questo pianeta d’ardesia

che somiglia un po’ al mare

calmo ridotto in placida attesa

di vento di sole

il frumento guarda all’alba

come a una storia d’amore.

Io ti attendo

quieto ardore

cresci divampa

e diventa una lirica stanca

profonda violacea

di mesta assonanza

non calziamo le vie le stesse di sempre.

Siamo suoni diversi

mio tenero amore

che sei stato un lungo sogno

una breve apparizione.

La Via

Ancora in attesa di amare il vello

Signore io sono -

mancante al tuo appello ogni volta che piove.

Soffiano i venti questa sera bastarda

non mi accorgo che la luce che vedo

è la luna a poggiare sul grembo

Madre -

cantami ancora di quando fu tempo di redenzione

cantami ancora di come si abbracciano farfalle e il chiasma

Madre -

ricordami come portarlo.

Il fardello che ingombra la stanza non so neanche se esiste

o forse è un calco di cera di gesso di calce.

Di terra. Per il fuoco. La legna.

Umida questa mattina d'inverno che non vede l'uva stillare il

suo succo. Canterà l'usignolo rinnovato amore

e nel tempo dimentico giacciono cuscini e false lenzuola.

Attendere non è possibile -

quando si fa Buio il rifugio sei Tu

quando si fa Luce sei Tu.

Sei sempre Tu mio Signore

in ogni ovunque in ogni ora

depongo la pietra a terra:

divampa il Cuore.

Sine titulo

Di quale sostanza fui fatta

melilla

e adesso che l’ora s’attarda

ricordo incastonate nel collo

sorgenti verde marino

isabella.cipriani@yahoo.it

Isabella Cipriani

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ISABELLA CIPRIANI

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