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La voce
dei poeti
Maria Laura Sorìa Tonelli
La poesia germogliata “nel silenzio interiore”
di Erika Bresci
Il silenzio interiore di Maria Laura Sorìa Tonelli è un hortus
conclusus che racchiude lo spazio privilegiato di un colloquio
intimo, segreto, personale con se stessa e con Dio. È
il luogo dedicato all’incontro, altrimenti difficile, aspro, ruvido
tra quella terra cui spesso si attribuiscono caratteristiche di pesantezza
e grigiore e il cielo “chiaro”, limpido, aperto, luminoso
talvolta fino allo sfavillio, sede di altro, di un poi comunque non
irraggiungibile, se lo si desidera. L’uomo parte dalla terra per
arrivare al cielo. Dalla concretezza animata della più volte ricorrente
triade dolore-gioia-speranza, incrociata sui sentieri del
tempo e della storia, riconoscendosi cosa tra le cose, vedendo
e comprendendo (perché vedere è conoscere), toccando e lasciandosi
toccare dalle meraviglie del creato. Quella terra, che
è polvere e fatica, è anche madre di “orlature trinate / di pini, di
cipressi”, di “murmuri profondi / di acque sorgive”, di colli “infiorati
di viti”. E di fiori, tanti, declinati nei nomi, nelle forme e
nei colori, scelti come cammei a impreziosire la raccolta negli
acquerelli di Silvia Bellone Sorìa, e a plasmare metafore delicate
e profondissime di inquieti stati d’animo e fragile condizione
umana: così la rosa tardiva, all’approssimarsi dell’inverno, può
offrire “qualche bocciolo ancora”, i girasoli ci ricordano come
“il sole li mutava / di giorno in giorno ed era / un tiranno capace
/ d’appassire e piegare / le pesanti corolle, / quasi per condannare
/ la superba illusione / di rivolgersi a lui” e gli asfodeli,
pallidi, “vivendo a lungo, / sfidando il tempo con la nostra storia,
/ […] sembrano corolle di mandorlo fiorito”. Ed è la voce “dei
poeti e degli eroi” (curioso, forse non poi tanto, abbinamento)
respirati in terra di Sicilia – ma è anche la voce di Maria Laura,
che leggiamo in questi versi – che sa tenere teso quel filo che
lega materia ctonia e siderale, lo slancio che attraversa il tempo
per farsi eternità, sussurro eterno, silenzio fecondo. Essere
pronti al balzo, all’incontro chiaro, comprensibile con il Divino,
significa allora aver attraversato il lavorio dei giorni, e averlo fatto
“bene”. Con la consapevolezza dell’esserci, nella comunione
perfetta di corpo e anima, come creatura predestinata al volo.
Difficile, ultimo congedo, dolce zavorra cui dover rinunciare è il
Maria Laura all’età di 60 anni
Sul terrazzo della sua casa a Borgo San Lorenzo con i figli (da sinistra, Francesco,
Maria Cristina, Pietro, Paolo, Ilaria e Maria Francesca), il marito Luigi ed il
suocero Francesco (giugno 1968)
L’addio
In un mese di un anno, / in un giorno del mese, / in un’ora del giorno, / in quel mese dell’anno, / cesserà la mia vita. / Non vedrò
i rami verdi / di foglie o scheletriti / nel grigiore d’inverno; / non vedrò nei solari / riflessi la ballata / dei pulviscoli mossi
/ in turbini leggeri; / non vedrò voli d’ali, / colori di farfalle, / cieli neri stellati / e corolle profumate / schiuse dalla rugiada
/ mattutina, scaldate / dal meriggio assolato. / Non sentirò piangere / chiamando “Mamma” i bimbi, / le madri rimpiangere
/ figli perduti, figli / lontani e, i figli soli, / invocare le madri. / I vostri occhi saranno / forse fissi negli occhi / miei che
spenti vedranno / confusamente incerti / voi che foste a me cari, / come niente fu caro / al mio cuore di madre. / La mano
sarà inerte, / ma tesa ancora in cerca / di quelle vostre dita / tepide e vive, aperte / a chiedere sostegno / sicuro, protettivo
/ amoroso, materno. / Poi, l’Incontro Divino, / il Giudizio Divino, / il Mistero Divino: / comprensibile, chiaro / nella vita
che nuova / ricomincia ed è eterna.
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MARIA LAURA SORÌA TONELLI