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Settembre 21

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La voce

dei poeti

Maria Laura Sorìa Tonelli

La poesia germogliata “nel silenzio interiore”

di Erika Bresci

Il silenzio interiore di Maria Laura Sorìa Tonelli è un hortus

conclusus che racchiude lo spazio privilegiato di un colloquio

intimo, segreto, personale con se stessa e con Dio. È

il luogo dedicato all’incontro, altrimenti difficile, aspro, ruvido

tra quella terra cui spesso si attribuiscono caratteristiche di pesantezza

e grigiore e il cielo “chiaro”, limpido, aperto, luminoso

talvolta fino allo sfavillio, sede di altro, di un poi comunque non

irraggiungibile, se lo si desidera. L’uomo parte dalla terra per

arrivare al cielo. Dalla concretezza animata della più volte ricorrente

triade dolore-gioia-speranza, incrociata sui sentieri del

tempo e della storia, riconoscendosi cosa tra le cose, vedendo

e comprendendo (perché vedere è conoscere), toccando e lasciandosi

toccare dalle meraviglie del creato. Quella terra, che

è polvere e fatica, è anche madre di “orlature trinate / di pini, di

cipressi”, di “murmuri profondi / di acque sorgive”, di colli “infiorati

di viti”. E di fiori, tanti, declinati nei nomi, nelle forme e

nei colori, scelti come cammei a impreziosire la raccolta negli

acquerelli di Silvia Bellone Sorìa, e a plasmare metafore delicate

e profondissime di inquieti stati d’animo e fragile condizione

umana: così la rosa tardiva, all’approssimarsi dell’inverno, può

offrire “qualche bocciolo ancora”, i girasoli ci ricordano come

“il sole li mutava / di giorno in giorno ed era / un tiranno capace

/ d’appassire e piegare / le pesanti corolle, / quasi per condannare

/ la superba illusione / di rivolgersi a lui” e gli asfodeli,

pallidi, “vivendo a lungo, / sfidando il tempo con la nostra storia,

/ […] sembrano corolle di mandorlo fiorito”. Ed è la voce “dei

poeti e degli eroi” (curioso, forse non poi tanto, abbinamento)

respirati in terra di Sicilia – ma è anche la voce di Maria Laura,

che leggiamo in questi versi – che sa tenere teso quel filo che

lega materia ctonia e siderale, lo slancio che attraversa il tempo

per farsi eternità, sussurro eterno, silenzio fecondo. Essere

pronti al balzo, all’incontro chiaro, comprensibile con il Divino,

significa allora aver attraversato il lavorio dei giorni, e averlo fatto

“bene”. Con la consapevolezza dell’esserci, nella comunione

perfetta di corpo e anima, come creatura predestinata al volo.

Difficile, ultimo congedo, dolce zavorra cui dover rinunciare è il

Maria Laura all’età di 60 anni

Sul terrazzo della sua casa a Borgo San Lorenzo con i figli (da sinistra, Francesco,

Maria Cristina, Pietro, Paolo, Ilaria e Maria Francesca), il marito Luigi ed il

suocero Francesco (giugno 1968)

L’addio

In un mese di un anno, / in un giorno del mese, / in un’ora del giorno, / in quel mese dell’anno, / cesserà la mia vita. / Non vedrò

i rami verdi / di foglie o scheletriti / nel grigiore d’inverno; / non vedrò nei solari / riflessi la ballata / dei pulviscoli mossi

/ in turbini leggeri; / non vedrò voli d’ali, / colori di farfalle, / cieli neri stellati / e corolle profumate / schiuse dalla rugiada

/ mattutina, scaldate / dal meriggio assolato. / Non sentirò piangere / chiamando “Mamma” i bimbi, / le madri rimpiangere

/ figli perduti, figli / lontani e, i figli soli, / invocare le madri. / I vostri occhi saranno / forse fissi negli occhi / miei che

spenti vedranno / confusamente incerti / voi che foste a me cari, / come niente fu caro / al mio cuore di madre. / La mano

sarà inerte, / ma tesa ancora in cerca / di quelle vostre dita / tepide e vive, aperte / a chiedere sostegno / sicuro, protettivo

/ amoroso, materno. / Poi, l’Incontro Divino, / il Giudizio Divino, / il Mistero Divino: / comprensibile, chiaro / nella vita

che nuova / ricomincia ed è eterna.

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MARIA LAURA SORÌA TONELLI

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