Nella foto: la sede di ROLEX SA - Ginevra INSIDE EXPLORING WHAT MAKES ROLEX TICK
Rolex Renaissance Man 2011/ 2015 Ha iniziato la sua carriera in Rolex Italia oltre 40 anni fa, sotto il suo mandato, Rolex è stato più forte che mai rafforzando il suo magnifico futuro. Gian Riccardo Marini ha uno stile senza tempo, impeccabile, sembra essere l'incarnazione vivente di Rolex. Con lui al timone, c'è stata una vera e propria rinascita del brand: “Qui si entra per servire la corona, non per mettersela in testa”... Se non avesse un significato preciso nel contesto in cui è stato pronunciato, questo monito potrebbe essere la metafora di una leadership intesa come coinvolgimento per un obiettivo condiviso, come servizio al bene comune. Nel caso specifico la corona è quella dello storico marchio di orologi Rolex e l'avvertimento è stato rivolto a Gian Riccardo Marini al suo primo arrivo “a corte”, ovvero all'headquarter di Ginevra, niente meno che dall'allora CEO André Heiniger il quale probabilmente non immaginava il peso che avrebbero avuto le sue parole sulla vita e la carriera di questo giovane e intraprendente manager italiano, né tantomeno immaginava che qualche decennio dopo Marini avrebbe preso il suo posto diventando, nel 2011, il numero uno a livello mondiale del prestigioso brand svizzero. Figlio d'arte (il padre fu il primo importatore e distributore di orologi Rolex in Italia) Marini è un leader che ha costruito la sua carriera sulla convinzione che esistano valori ai quali si può dedicare un'intera vita: quelli della cultura d'impresa, della perfezione, dell'attenzione al dettaglio, dell'identità... ovvero la capacità di affrontare l'innovazione senza perderne memoria. Del resto Marini veniva direttamente dalla scuola di Hans Wilsdorf, il fondatore di Rolex, “Da lui ho imparato soprattutto la dedizione al lavoro e il valore della coerenza e della riconoscibilità, per i prodotti come per le persone” dichiarerà in una intervista. Una dedizione e una tenacia che lo hanno portato a scalare i vertici aziendali diventando prima direttore e poi amministratore delegato di Rolex Italia e infine CEO della società a livello globale. Ma anche dall'alto di uno dei brand più famosi del mondo Marini non ha mai esitato a ribadire il peso dell'umiltà, e di come sia stata un ingrediente fondamentale del suo successo: “É stata sicuramente un fattore-chiave quando ho dovuto imparare questo lavoro”. E tutt'oggi l'understatement – o il “low profile” , come lo definisce lui stesso – e la riservatezza caratterizzano la cifra stilistica dell'azienda. Dalla sua posizione attuale qual è il consiglio che Marini può dare a un manager che vuole pianificare la sua carriera? La risposta del CEO è la perfetta sintesi della sua storia: “Devono essere ben chiari tre concetti, le 3P: passione, ciò che ti fa gettare il cuore oltre l'ostacolo; professionalità, ciò che ti dà il metodo per impostare il tuo successo e la capacità di imparare continuamente; prestigio, che è il tratto distintivo, ciò che ti rende unico e riconoscibile e che non va confuso con il lusso”. Come dire… il lusso si può comprare, il prestigio no. In una carriera così inscindibilmente legata a un brand è normale che il segreto del successo personale rifletta in qualche modo quello dell'azienda. E viceversa. Non sorprende quindi che Marini veda proprio nel prestigio e nella capacità di bilanciare e armonizzare tradizione e continua innovazione, le chiavi di volta di ogni successo. Il valore di un brand va custodito e tramandato tra le generazioni, la capacità di innovare nel rispetto della tradizione è invece frutto di una formazione mirata, anch'essa di eccellenza. Gli orologi Rolex, veri gioielli, hanno affascinato alcune tra le più importanti personalità del mondo come Dwight Eisenhower, Winston Churchill, attori come Paul , Newman Steve McQueen e perfino rivoluzionari come Che Guevara e Fidel Castro. Oggi Marini, l'unico italiano a scalare le vette del gigante svizzero, è ancora ai vertici di Rolex come Amministratore Delegato dopo che, per raggiunti limiti di età, il 17 giugno del 2015 gli è succeduto Jean-Fédéric Dufour. www.dimagazine.it