trovavo ad adempiere al compito di eleggere delle rappresentanze. Sono onorato di dire, a chi ci segue, che è invece proprio grazie alle quote rosa se questo è potuto accadere, ed aggiungo, per la prima volta in Enel, che a parità di merito ho potuto privilegiare delle donne. Come dire ai “maschietti” (sorrido) che è tempo, noi uomini, di fare un passo indietro. Di nuovo non ce l'avremmo fatta senza le quote rosa. Io che sono filosofico e odio le quote, devo però riconoscere che il risultato è arrivato. Bada bene Valeriana, non sono quote non su merito: sono note su merito, a disciplinarle è la meritocrazia. Per me la discussione è: la quota non deve abilitare donne non di valore. Questa è una cosa che ci tengo a dire perché laddove ci sia il merito la quota deve aiutare. E' più accettabile da te detta così? Te la rigiro… VALERIANA Certamente. Ma in effetti non mi piacciono le quote rosa perché non si basano sul merito. La mia visione è la meritocrazia e le quote rosa ho auto l'impressione che non riconoscessero i meriti. Questo va benissimo ed io auspico che avvenga così, in qualsiasi tipo di contesto sia esso imprenditoriale piuttosto che politico. Ed anche noi donne dobbiamo essere consapevoli di avere la preparazione necessaria ad affrontare le sfide per le quali ci candidiamo piuttosto che far leva sulle quote di genere perché questo non giova all'economia così come non giova alla politica. Noi per prime dobbiamo essere oneste con noi stesse. E dunque Guido ti faccio i mie più sentiti complimenti per essere riuscito ad accogliere nel management di Enel, attraverso lo strumento delle quote rosa, donne che meritavo di occupare quelle posizioni. Devo essere sincera Guido, quando ho letto il tuo post su LinkedIn in cui si affrontavano queste tematiche, ma anche sulla scia di quello che avevo letto su Enel circa il riconoscimento formale del valore delle donne, non ho esitato un attimo dal contattarti. Si fa un gran parlare di donne e di meriti riconosciuti ma, in realtà, di cose concrete non ce ne sono molte al di là delle promesse. Complimenti Guido, e complimenti anche ad Enel per dare fattivamente prova della sua Mission. GUIDO È dunque una sufficienza, a voler ragionare in termini di voti? VALERIANA NO. Direi che è un 110 e lode Guido (sorrido). GUIDO Voglio tornare un attimo sul “codice” della sorellanza o della fratellanza e/o comunque il codice del NOI. Quando arriva una sorellina o un fratellino in famiglia, i bambini sono portati a pensare che perdano in parte l'affetto dei genitori. Ma anche potere. Idem in un'azienda. Quando arriva un'intruso si è portati a pensare il perché di quella assunzione e se questa provochi dei “disequilibri” all'interno delle dinamiche esistenti. Poi però, se c'è l'intelligenza, il fratellino o la sorellina scoprono la gioia del noi: che possono giocare insieme, possono aiutarsi e che i genitori vogliono bene a tutti e due. E così capita anche nelle imprese quando c'è l'intelligenza e la generosità. Ecco, questi codici sono una ricetta molto sana per creare relazioni. Vengo alla domanda scomoda sulle donne, Valeriana… che le donne o agiscono codici maschili, perché le rassicurano nell'essere accettate, oppure agendo codici femminili eccessivi. Allora la domanda è: cosa dire alle colleghe che ci seguono per rimane leaders femminili ed intraprendere senza perdere la propria femminilità ma neppure eccedervi? Che sensi di colpa avete ad essere leaders? VALERIANA Nessun senso di colpa Guido. Presumo che investire sui tratti femminili della leadership può davvero essere, oltre che eticamente giusto, strategicamente ed economicamente opportuno. Tu mi chiedi il perché del non essere semplicemente sé stesse… beh, nella gran parte dei luoghi di lavoro tradizionali esiste un pregiudizio diffuso che associa la leadership all'essere uomo la leadership è connessa nella nostra mente all'idea di mascolinità e questo probabilmente induce molte donne a “mortificare la femminilità” ; dall'altra le donne puntano sull'arma della seduzione. Da secoli è così. Io penso che dovremmo semplicemente essere noi stesse. Credere in noi stesse. GUIDO Questo scenario Covid ha peggiorato il gender gap? VALERIANA No, non credo. Tutt'altro. La pandemia ha mutato il nostro mondo. Probabilmente, con lasciti indelebili tutt'altro che a sfavore del gender gap. Usando un termine, forse ora quasi abusato, la nostra è stata una formidabile prova di resilienza. Sono convinta che quando la cronaca – col passare degli anni – si cristallizzerà in storia, metteremo ancor meglio a fuoco quanto tutti e tutte noi abbiamo saputo fare, e quanto stiamo continuando a mettere in atto, in questo periodo, uniti. Per la prima volta, non si è badato più al sesso e/o al genere, abbiamo dismesso le “armi” a favore della sopravvivenza. E questo è stato un grandissimo insegnamento. Significa che tutti insieme ce la possiamo fare. Noi dobbiamo pensare alle generazioni future, a cosa lasciamo loro. Quale patrimonio di conoscenze erediteranno le nuove generazioni? Quale tipo di insegnamento? Dobbiamo essere consapevoli di questo e dobbiamo agire con grande maturità poiché saremo sotto il giudizio delle generazioni che verranno ma anche dei nostri figli. Uomini e donne devono esprimere il meglio. Noi donne perché siamo generatrici di vita e gli uomini, non di meno, perché è anche grazie a loro che si concepisce un figlio. Dobbiamo entrambi assumerci la responsabilità di dare una continuità a questo mondo nella maniera migliore che sappiamo, e possiamo fare. GUIDO Valeriana ti sei ispirata a qualcuno in questo tuo percorso oppure hai giocato una tua partita? VALERIANA Ho giocato la mia partita, anche se, il giocarla mi ha privata di tante cose (mi commuovo). Posso dire con merito (e non demerito) che sei stato l'uomo che mi ha fatta piangere Guido? Le persone, precisamente, possono sperimentare due tipi di delusione. La delusione per uno scopo mancato: volevo un buon lavoro e non l'ho avuto, volevo fare un viaggio e non l'ho fatto, volevo possedere una bella casa e non l'ho posseduta, volevo essere amato e non sono stato amato, ecc., e perciò sono insoddisfatto; e la delusione per uno scopo conseguito, la delusione, cioè, che si prova perché il conseguimento di un certo scopo non ci soddisfa come ci eravamo aspettati: volevo un buon lavoro e l'ho avuto, volevo fare un viaggio e l'ho fatto, volevo una bella casa e l'ho posseduta, volevo essere amato e sono stato amato, ecc., eppure, ogni volta, contrariamente alle mie aspettative, pur avendo investito moltissime energie per cogliere questo scopo, non sono appagato. Questo secondo tipo di delusione ha una natura rivelativa, perché consente di comprendere che l'oggetto del desiderio umano non è rinvenibile in nessuna esperienza finita. La struttura antropologica è quella di un essere essenzialmente inquieto, teso a “sfuggire ad ogni determinazione, esterna o interna, e ad affermare la sua indipendenza nei confronti di tutti i limiti esterni o interni, fino a desiderare il superamento, in qualche modo, dei confini stessi della sua natura”. Ecco allora delinearsi una nuova nozione di desiderio, non più in equazione con dei bisogni specifici, ma esteso nella sua anima. Come nota Tommaso d'Aquino, tutti i nostri obiettivi suscitano una reazione comune: quando essi vengono raggiunti e posseduti non li si apprezza più e si desiderano altre cose, cioè il desiderio non viene mai appagato da essi. Ovvero, per tutti questi oggetti vale l'“esperienza del disinganno”. Ecco allora delinearsi una nuova nozione di desiderio, non più in equazione con dei bisogni. “CHIEDIMI SE SONO FELICE”... e se fosse il nostro prossimo webinar ? Valeriana Mariani FrancoAngeli Il saggio suggerisce che ognuno di noi può essere uno strumento di cambiamento, promuovendo la crescita personale e quella degli altri, attraverso l'esercizio di una leadership gentile. Rievoluzione: perché i processi che portano alle vere trasformazioni partono sempre da noi stessi, dal fatto di sentire che le cose possono essere viste in un modo diverso, che è possibile allargare gli orizzonti e avere una prospettiva più inclusiva. Attraverso l'esercizio di una leadership gentile, ognuno di noi potrà essere uno strumento di cambiamento e promuovere la crescita personale e altrui. BOO K
OMEGA MODEL ROMA _ PARIGI _ ITALY <strong>LUI</strong> EDOARDO SECCHI Presidente Fondatore d’Italie-France Group _ società leader dello sviluppo Economico e nella Cooperazione tra l'Italia e la Francia. What women want Com'è nata la società Italie-France? Nel 1992 mi trovavo a Parigi per una vacanza studio e sono rimasto affascinato da questo paese. Sin da subito ho voluto creare un'attività Via G.Agnelli 36/38 _ 63900 Fermo _ Italy _ T. 0734.440249 _ info.omegamodel@gmail.com www.donnaimpresa.com 63