Costruzioni n. 777 febbraio 2024

Cave&Calcestruzzo
Interviste
Pochi
MA BUONI
IL FOTOVOLTAICO è un tema di grande interesse, visto che le cave
sono considerate aree idonee all’installazione degli impianti,
molte realtà si stanno orientando in questo senso.
L’Associazione Nazionale Estrattori e Produttori
Lapidei ed Affini cresce. Il momento è positivo,
anche se il numero di imprese del settore diminuisce,
tra acquisizioni e accorpamenti. Ne abbiamo parlato
con il Direttore, Francesco Castagna
testi di Paolo Cosseddu
In direzione - potremmo dire - ostinata e contraria,
l’Associazione Nazionale Estrattori e Produttori Lapidei
ed Affini, che sin dal 1962 rappresenta le imprese che
esercitano la coltivazione di cava per l’estrazione e produzione
di ghiaia, sabbia e pietrisco per l’industria delle costruzioni,
attraversa un buon momento, una fase di crescita
«sia in qualità che in quantità di soci», come raccontano
le parole del Direttore, Francesco Castagna, che abbiamo
raggiunto per questa intervista. «Ci scontriamo col fatto -
prosegue - che il settore vive una certa moria di imprese,
per varie ragioni, e certamente sono molte meno di quando
ho iniziato, ormai trent’anni fa. Il mercato ha mantenuto
più o meno gli stessi volumi, ma il numero degli attori si è
fatto più esiguo, pur facendo comunque passi avanti».
Rappresentante della categoria in Confindustria sin dal
1972, l’associazione si occupa non solo delle questioni “istituzionali”
di rappresentanza della categoria, ma al pari di un
vero e proprio centro studi indaga l’andamento del comparto,
promuove iniziative e contenuti, raccoglie dati e li elabora,
a beneficio di tutti i suoi associati. Con un impegno
particolare, come ricorda lo stesso Castagna, sui temi del
fisco, del fotovoltaico, e dei contratti di lavoro.
A cosa è dovuta la “moria” di cui parla?
In parte si tratta di un processo naturale di accorpamento, che
vede imprese mettersi insieme, o quelle più grandi espandersi
inglobando quelle più piccole, ma in molti casi si tratta anche
di un banale fattore generazionale. Come spesso accade
all’impresa italiana tipica, quella a conduzione più o meno famigliare,
quando a un certo punto gli eredi per ragioni varie
scelgono di fare e altro e di non seguire le orme di chi li ha preceduti:
qualcuno raccoglie il testimone, qualcuno invece no.
Parlando con rappresentanti di segmenti diversi
del settore costruzioni in molti analizzano questi
ultimi anni identificando nel periodo della
pandemia e in quello successivo legato al caro
energia i due momenti di maggior difficoltà, a
cui però è seguita una fase di crescita importante.
Voi come associazione la pensate allo
stesso modo?
In realtà, il periodo di difficoltà è iniziato ben prima del Covid,
potremmo dire che la crescita è stata costante fino al 2006,
la più lunga mai vissuta probabilmente anche per via di una
domanda gonfiata che però non poteva durare all’infinito.
Poi, però, è vero che venendo a tempi più recenti abbiamo
sperimentato una ripresa particolarmente vivace,
legata perlopiù al Superbonus, di cui però hanno goduto
più altri che non il nostro settore. Per quel che ci riguarda
c’è stata in effetti una bella ripresa, ma ha riguardato in particolare
i grandi lavori pubblici, come ad esempio quelli per
l’alta velocità, o i grandi progetti di riqualificazione urbana
come quelli visti ad esempio a Milano.
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