Inhoudsopgave/Table of contents/ La table des matières - Free
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BIG Review 2009<br />
IL ROMBO DEI NOSTRI… SOSPIRI<br />
Gianni Cucconi<br />
Dopo una lunga e accurata<br />
preparazione è giunto l’attimo<br />
fuggente, quello di dare tutto.<br />
L’impossibile avventura<br />
immaginata da un anno sta per<br />
avere finalmente inizio.<br />
Siamo i soliti tre, il cosiddetto<br />
trio C (Carani, Casolari e<br />
Cucconi, tutti soci del Big),<br />
quelli che ogni anno amano<br />
infliggersi percorsi intensi<br />
come questo, con un dislivello<br />
superiore ai 4.000 metri. Non ci<br />
piace più partecipare alle<br />
Granfondo sempre più<br />
massificate. I nostri itinerari<br />
non sono da meno quanto a<br />
durezza e ce li assaporiamo<br />
pedalata dopo pedalata, come<br />
se fosse un privilegio s<strong>of</strong>frire.<br />
Scappati dall’afrore modenese<br />
il venerdì pomeriggio, ci<br />
portiamo in salvo a San<br />
Leonardo in Passiria (circa 30<br />
km a nord di Merano), paesello<br />
posto alla fine di una rigogliosa<br />
vallata che si conclude con un<br />
bivio ai piedi di grandi<br />
montagne, come il Monte<br />
Giovo che sale a <strong>des</strong>tra (un<br />
over 2000 da noi già percorso<br />
qualche anno fa insieme al<br />
Pennes), valico tra i<br />
protagonisti della terribile<br />
Granfondo Otztaler. Ma noi ci<br />
apprestiamo a sfidare il<br />
Rombo, cima arcigna con cui<br />
inizieremo la battaglia per la<br />
conquista dell’ardito sogno di<br />
conquistare tre vette sopra la<br />
rara soglia dei 2.500 per tre<br />
volte in un solo giro, impresa<br />
che non molto tempo fa<br />
sembrava impossibile anche a<br />
noi stessi.<br />
Alloggiamo in un ottimo<br />
albergo (la scelta è stata<br />
fortunata) e la compagnia è<br />
come sempre ottima.<br />
Il clima è torrido in tutta Italia,<br />
con 35° ovunque, ma qui<br />
almeno si dorme benissimo.<br />
Il mattino dopo ci regala un<br />
cielo cristallino e un fresco<br />
rigenerante, ma anche più tardi<br />
non patiremo mai caldo, non<br />
certo su queste cime.<br />
<strong>La</strong>sciato il bivio a <strong>des</strong>tra per il<br />
Monte Giovo, attacchiamo la<br />
strada sulla sinistra, i cui primi<br />
7 dei 30 km che ci aspettano<br />
(partendo da quota 700)<br />
passano indenni scaldando i<br />
muscoli, senza strappi degni<br />
del nome: la gamba è ancora<br />
buona. Superato il paesino di<br />
Moso (quota 1000) incontriamo<br />
qualche galleria ed alcune<br />
pendenze rispettabili dal km 7<br />
al km15. Sappiamo che il<br />
tratto più impegnativo è posto<br />
tra il km 20 e il km 27, quasi<br />
sempre attorno al 10%. Negli<br />
altri segmenti si può anche<br />
tirare il fiato, come nei due km<br />
finali. Si pedala ammirando<br />
tutt’intorno quei paesaggi da<br />
cartolina che ormai conosciamo<br />
bene, ma che non smettono mai<br />
di esaltarci e dissetano la nostra<br />
bramosia di paesaggi e di<br />
avventura. In lontananza si<br />
scorgono maestosi ghiacciai e<br />
sotto di noi osserviamo<br />
ammirati l’ardito e curvilineo<br />
nastro di asfalto già alle nostre<br />
spalle, orgogliosi di averlo<br />
affrontato quasi a testa alta.<br />
Come detto il tratto più duro è<br />
situato dopo il 20° km e inizia<br />
decisamente subito dopo un<br />
ponte con una serie di tornanti<br />
che ci impegnano allo spasimo.<br />
Per 7 km la pendenza media è<br />
superiore all’8%, con punte<br />
assai maggiori. Possiamo tirare<br />
il fiato solo a quota 2300, dove<br />
59<br />
un falsopiano con numerose<br />
gallerie ci scodella sul passo a<br />
quota 2509, come afferma un<br />
cartello. Dopo rapide foto,<br />
speranzosi di farcela, diamo<br />
l’arrivederci a questo luogo al<br />
tardo pomeriggio.<br />
<strong>La</strong> discesa è da brivido e dopo<br />
un paio di km di tornanti<br />
percorriamo il cosiddetto<br />
“rettilineo della morte” dove<br />
chi non frena può toccare i 100<br />
km orari!. Dovreste vedere in<br />
che straordinario ambiente<br />
naturale è disegnata la strada.<br />
<strong>La</strong>sciarsi andare sarebbe<br />
possibile per i coraggiosi,<br />
anche perché purtroppo al<br />
termine di questo tratto da<br />
brivido si rallenta a causa di un<br />
rimbalzo di due dolorosi km<br />
con almeno 150 metri di<br />
dislivello da superare: alla<br />
faccia della discesa!<br />
Meglio non pensare alla risalita<br />
a specchio che ci toccherà al<br />
ritorno…ci potremmo avvilire<br />
prima del tempo.<br />
Si ricomincia ancora a scendere<br />
sul serio solo dopo la barriera<br />
<strong>des</strong>tinata ai veicoli a motore,<br />
costretti a pagare un pedaggio<br />
se vogliono raggiungere il<br />
passo. Concordo con la tariffa<br />
al traffico, perché amo la<br />
natura e chi la inquina è giusto<br />
che almeno paghi: forse così<br />
saliranno meno auto e più bici.<br />
In breve la discesa volge al<br />
termine e ancora solo qualche<br />
strappo ci separa dall’ingresso<br />
a Solden (quota 1377).