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N. 4 - Aprile 2002 - Parrocchia di Chiari

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EDE OGGIIl coraggio<strong>di</strong> crederenella provvidenzaDa quel tragico martedì 11 settembre2001, in cui il mondointero ha assistito increduloed esterrefatto alle tremende sequenzetelevisive dei Boeing che si abbattevanocontro le Twin Towers newyorkesie contro il Pentagono a Washington,<strong>di</strong> colpo tutto ci è apparso privo <strong>di</strong> senso.In pochissimi minuti migliaia <strong>di</strong>vite innocenti sono state spezzate, storie<strong>di</strong> uomini e donne sono state cancellatedalla barbarie del terrorismoislamico che ha buttato all’aria progettie certezze, i pilastri su cui, almenonel nostro occidente, l’uomo fonda lasua vita. Questi uomini kamikaze hannospezzato la loro e l’altrui vita senzapensarci due volte, ma con una freddezzaimpressionante. Sicuramenteera gente che credeva fosse quellol’unico modo per farsi sentire e per riven<strong>di</strong>careun giusto <strong>di</strong>ritto all’esistenza(ve<strong>di</strong> questione palestinese!)Svegliati bruscamente come dopo unlungo sonno, ci siamo resi conto <strong>di</strong> esserevulnerabili e impotenti. Da quelmomento ci è stato ripetuto dai massme<strong>di</strong>a,come un martellante ritornello,che niente sarebbe stato più come prima.La risposta bellica dell’Occidente,con la serie <strong>di</strong> eventi drammatici e luttuosiche da quel giorno, purtroppo, sisusseguono senza sosta, non ha fattoaltro che alimentare incertezze e sospettied accrescere la paura <strong>di</strong> unapossibile “guerra mon<strong>di</strong>ale”, in cui tuttisaremmo spettatori e vittime. Losmarrimento <strong>di</strong> fronte ad un futurocosì incerto ha fatto affiorare vecchiinterrogativi sul destino dell’umanitàe, al <strong>di</strong> là del pessimismo più cupo edelle psicosi collettive, certamente unarisposta imme<strong>di</strong>ata, che scaturisca daun’analisi razionale degli avvenimenti,non può certo essere delle più ottimistiche.Non riusciamo proprio ad immaginarequali scenari e prospettive siapriranno per il nostro avvenire e perquello dei nostri figli, ma ci aspettanocertamente tempi <strong>di</strong>fficili e con incognite.La maggior parte delle personesi chiede da quel drammatico giornocose prima impensabili, come adesempio, che senso potrebbe ancoraavere dare alla luce un figlio e consegnargliin ere<strong>di</strong>tà un mondo in cuil’uomo, da Caino alle Crociate, daAuschwitz ad Hiroshima e Nagasaki evia <strong>di</strong>cendo, non ha fatto altro che uccideresuo fratello?Come spiegare ad un bambino i “perché”<strong>di</strong> questa guerra in atto, vista allaTV come fosse un qualunque filmd’azione, combattuta contro un nemicoinvisibile e apparentemente lontano,ma in realtà più vicino <strong>di</strong> quantonoi stessi avremmo osato immaginare?Con quale criterio <strong>di</strong>stinguere da cheparte stanno i buoni e i cattivi, senzacadere in sciocche banalizzazioni e alimentarefocolai <strong>di</strong> intolleranza religiosa?Come <strong>di</strong>re ai giovani che la vita èbella, che la pace è bella, che tutti siamofratelli perché figli dell’unico Padre,quando intorno a loro vedono unmondo <strong>di</strong>viso tra Bibbia e Corano?Come trasmettere alle nuove generazionivalori come la tolleranza ed il rispettoreciproco e allo stesso tempo tenerelontane la <strong>di</strong>ffidenza e la paurache noi stessi adulti proviamo, più omeno consapevolmente, verso il “<strong>di</strong>verso”da noi per razza, cultura e fede,in un mondo ormai globalizzato?Come evitare, in parole semplici, che inostri figli nutrano sentimenti <strong>di</strong> rancore,<strong>di</strong> o<strong>di</strong>o o <strong>di</strong> vendetta verso i lorocoetanei islamici con cui siedono fiancoa fianco sugli stessi banchi <strong>di</strong> scuola,che ci vendono con simpatica insistenzai fazzolettini ai semafori, quandoallo stesso tempo vedono alla TV leimmagini <strong>di</strong> bambini e ragazzi, pureloro islamici, che nelle scuole teologichestu<strong>di</strong>ano a memoria il Corano per<strong>di</strong>ventare guerrieri <strong>di</strong> Allah, ossia possibiliterroristi?Questi interrogativi lacerano la miacoscienza e la coscienza <strong>di</strong> molti ed èsicuramente <strong>di</strong>fficile trovare risposteadeguate e rassicuranti. Tuttavia, superandopaure giustificate e legittime,a mio modesto avviso, serve ora piùche mai un capovolgimento <strong>di</strong> cuori e<strong>di</strong> mentalità che ci in<strong>di</strong>rizzi sempre piùverso uno stile <strong>di</strong> vita basato sulla conoscenzae sulla stima reciproche nelrispetto delle relative identità e nel superamentodei reciproci pregiu<strong>di</strong>zi,unendo, da parte nostra, la testimonianza<strong>di</strong> una amicizia autenticamenteevangelica, <strong>di</strong>sinteressata, fedele, prontaall’umile servizio. Il cristiano, infatti,è chiamato per vocazione a questocompito, deve essere l’uomo delle sceltecoraggiose, dell’amore senza misuraverso ogni altro uomo (senza <strong>di</strong>stinzionealcuna), l’uomo <strong>di</strong> quelle scelte profeticheche vanno controcorrente, chesanno <strong>di</strong> folle e insensato, ma che si rivelanosempre giuste e vere perchéfondate sulla Parola <strong>di</strong> Gesù che è Via,Verità, Vita.Credo che la pace vada costruita giornodopo giorno, nei nostri cuori, nellenostre vite, nei nostri rapporti con glialtri. È certamente un cammino <strong>di</strong>fficile,tutto in salita, ma niente <strong>di</strong> quelloche più conta nella vita è mai stato aportata <strong>di</strong> mano… solo il peccato lo è.Allora rimbocchiamoci le maniche.Lo stesso Pontefice Giovanni Paolo II,riprendendo le parole <strong>di</strong> Cristo risorto,ci ha esortato più volte a non averepaura affinché non prevalgano in noilo scoraggiamento e l’angoscia, ma ilcoraggio <strong>di</strong> sperare… nonostante laviolenza e la sopraffazione.<strong>di</strong>acono Antonio Aricò13L’Angelo - <strong>Aprile</strong> <strong>2002</strong>

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