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N. 4 - Aprile 2002 - Parrocchia di Chiari

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stri straor<strong>di</strong>nari dell’eucarestia, cheappartengono generalmente ai gruppineocatecumenali. La domenica curanola proclamazione della Parola <strong>di</strong>Dio, la riflessione e la preghiera. Distribuisconola comunione, le cui ostievengono consacrate dal sacerdote, cheuna volta al mese fa la visita a tali comunità.Hai potuto visitare qualche altra località?Un giorno il Vescovo ha messo a miapiena <strong>di</strong>sposizione la macchina. Cosìsono andato in Bolivia, nel Mato Grossoa Campo Grande dove Mons. Zerbiniha lavorato come economo, e aPoxoreo, dove è stato ed è morto il fratello<strong>di</strong> don Camillo, il Servo <strong>di</strong> DioAttilio Giordani. Sono stato nella chiesadove è deposto il suo cuorenell’altare. È stata una cosa emozionante.Là Attilio è venerato come unsanto e ci sono testimonianze e cheparlano della sua santità. Naturalmenteho visto anche molte altre cose, altrettantointeressanti ed ho fatto dellebellissime esperienze; per esempio hoviaggiato sul fiume in barca per 40 chilometriin mezzo a piante <strong>di</strong> ogni specieecc.Quali conclusioni hai tirato del tuo periodo<strong>di</strong> volontariato in Brasile?Ho ammirato la de<strong>di</strong>zione, il coraggioe le opere realizzate dai missionarinelle più svariate situazioni. Ho costatatocome le popolazioni vogliono lorobene per quanto fanno per loro e apprezzanoi sacrifici dei missionari. Perquesto sono deciso a impegnarmi ancora<strong>di</strong> più in ogni forma <strong>di</strong> aiuto aimissionari. Sono tornato ancora piùconvinto della vali<strong>di</strong>tà della mia collaborazionecon i Salesiani come volontario.a cura <strong>di</strong> Vittorio IezziTestimonidell’amoreDomenica 24 marzo, festa delle Palme, giornata mon<strong>di</strong>ale dellagioventù, si celebra anche la X giornata <strong>di</strong> preghiera e <strong>di</strong>giunoper i missionari martiri. Anche nel 2000-2001 è continuata la testimonianzadell’amore dei nostri missionari fino al martirio: tre nel mese<strong>di</strong> gennaio, quattro in febbraio, tre in marzo, uno in aprile, un<strong>di</strong>ci a maggio,cinque in giugno, due in luglio, cinque ad agosto, tre a settembre, do<strong>di</strong>ciad ottobre, otto a novembre, due a <strong>di</strong>cembre.Tra questi cinque italiani: il sacerdote <strong>di</strong>ocesano Nazareno Lanciotti, uccisonel Mato Grosso; il volontario Giuliano Berezzi, ucciso a Kingali inRwanda; Padre Ettore Cunial dei Giuseppini del Murialdo, massacrcato aDurazzo in Albania; il missionario Camilliano Padre Celestino <strong>di</strong> Giambattistaucciso in Burkina aso; lo Stimmatino P. Michele D’Annuci uccisonei pressi <strong>di</strong> Pretoria in Sudafrica. Nel martirologio missionario del2001 figurano anche tre salesiani in<strong>di</strong>ani massacrati a Imphal in In<strong>di</strong>a: PadreAndrea Kindo, P. Raphael Paliakara e il seminarista Joseph Shinu.Impressiona il fatto che il martirio continui anche ai nostri giorni e contanta consistenza, nei <strong>di</strong>versi continenti. La Chiesa continua a testimoniarela sua fedeltà a Gesù Cristo attraverso i suoi figli più generosi nella de<strong>di</strong>zionetotale fino al dono della vita nel sangue. Alla testimonianzadell’amore, data accogliendo generosamente la vocazione missionaria conil <strong>di</strong>stacco dalla propria famiglia e dal proprio paese, i missionari hannounito il coraggio <strong>di</strong> dare il proprio sangue per i popoli dove svolgevano lamissione evangelizzatrice. Il loro sacrificio, la loro de<strong>di</strong>zione si è profondamentefusa con quella <strong>di</strong> Gesù Cristo sulla croce.È un martirio che tante volte non si presenta neanche con l’aureola deitempi antichi, quando il martire era chiamato a testimoniare la propria fedeltàa Gesù Cristo in forma ufficiale, davanti ad un rappresentantedell’autorità politica e davanti alla popolazione.È un martirio nel silenzio, circondato da aspetti misteriosi e oscuri, chesembrano legati solo alla malvagità e miseria umana. Appaiono più comeincidenti mortali sul percorso missionario. Sta <strong>di</strong> fatto che si verificano inuna società dove il messaggio cristiano, pur affiancato da tante opere <strong>di</strong>misericor<strong>di</strong>a, suscita reazioni violente e inimicizie. E il missionario, <strong>di</strong>sponibilee aperto alla sua missione, deve metter in conto anche il martiriocome possibile evenienza.Alle persone che decantano il progresso raggiunto in tutti i settori dellavita e fanno della libertà, spinta fino alla licenza, il loro vangelo reca fasti<strong>di</strong>otale testimonianza dei missionari e cercano <strong>di</strong> smitizzarne la valenzacon ragionamenti dettati dal cosiddetto “buon senso” ad una sola <strong>di</strong>mensione,e ne negano la <strong>di</strong>mensione martiriale. I fatti, letti nella loro crudezza,li contrad<strong>di</strong>cono. Può essere questo il pericolo che corrono anche i cristiani,smitizzare, per <strong>di</strong>fendersi <strong>di</strong> fronte alla testimonianza resa dai nostrimissionari, e continuare sulla me<strong>di</strong>ocrità del quoti<strong>di</strong>ano. Il benessere,ambito e goduto, ammazza ogni colpo d’ala, ogni respiro <strong>di</strong> autentica libertà.Che Dio non permetta a ciascuno <strong>di</strong> noi <strong>di</strong> limitare il nostro impegno missionarioa qualche offerta, a qualche buon pensiero, lasciando cadere nelnulla la testimonianza <strong>di</strong> amore che i nostri missionari ci offrono quoti<strong>di</strong>anamente.D.R..25L’Angelo - <strong>Aprile</strong> <strong>2002</strong>

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