dimensione <strong>GEOMETRA</strong>12/2008Infine il principio da seguire oggi è unosolo ed è questo:il Catasto non può più fornire patenti diruralità e/o di esenzioni fiscali.Se i fabbricati rurali non debbono pagarele tasse come gli altri fabbricati, è unfatto che deve vederselo l’Agenzia delleEntrate, ma non ha nessun rilievo a questoscopo, che siano o meno accatastatial Catasto dei Fabbricati con attribuzionedi rendita.Dopo tutte le norme e le innovazioni chesi sono succedute nel tempo e che sarebbetroppo complesso riproporre senza dimenticarnequalcuna, basterà ricordareche c’è attualmente un solo caso in cui ifabbricati rurali (cioè quelli che possiedonoi requisiti di ruralità) non devonoessere puntualmente accatastati al Catastodei Fabbricati ed è il caso in cui ilfabbricato o i fabbricati, siano già correttamenteintrodotti in mappa.Tutti sappiamo che questa casistica è rarissima,poiché normalmente i fabbricatirurali sono stati nel tempo ristrutturati,ampliati, demoliti, riadattati ed alloraper questo, rientrano nei fabbricati comunqueda accatastare, alla stessa streguadei fabbricati mai dichiarati in catastoo di quelli che hanno perso i requisitiper l’esenzione o di quelli di nuovacostruzione.La cosa più semplice da immaginare, puòessere quella del celebre “caso d’uso”,cioè di rendersi conto che il fabbricatorurale non accatastato va accatastatocome minimo, quando lo tocchiamoper sistemarlo, per ampliarlo, per demolirlo,per fare la successione, per fare ladivisione, ecc.Dunque è inutile arrampicarsi sugli specchi,con i proprietari pensionati dell’agricoltura,con l’attività agricola dopolavoristica,con la casa per i figli dei coltivatoridiretti e con tutta la serie di requisiti edi amenità che si cerca di difendere perconservare il principio, ormai definitiva-28mente eliminato, della non accatastabilità.Ormai non regge più nemmeno lascusa della spesa tecnica necessaria, cheuna volta (a detta dei sindacati) spaventavail proprietario, in quanto in difettodi accatastamento, dovrebbe subentrarein surroga l’Agenzia con i suoi prezzi edaccatastando tutto l’edificato significativo,compresi gli abusi edilizi, dunque senzaalcun riguardo per la questione di legittimitàurbanistica, che noi invece guardiamoattentamente.La Cassazione, affermando che a non pagarel’ICI debbano essere soltanto i fabbricatirurali privi di rendita catastale, diceuna cosa giustissima, però condizionatada una norma che risale a prima chesi attivasse l’obbligatorietà di accatastaretutto l’edificato.Cioè i fabbricati rurali privi di renditaerano o avrebbero dovuto essere quellisoltanto introdotti in mappa, poichéerano quelli che mantenevano i requisitidi ruralità e non dovevano essere anchecensiti al Catasto dei Fabbricati.Ma la realtà dei luoghi, quella catastalee di legge, non è più quella di quando èentrata in vigore l’ICI, che a quel temposignificava: se hai i requisiti di ruralitànon paghi e la prova della ruralità erache il tuo fabbricato non era né accatastatoné da accatastare.In ogni caso però, il fabbricato avrebbedovuto essere introdotto in mappa ed ioaggiungo: correttamente.Per questo, non possiamo più difendereun’introduzione in mappa di un fabbricatorurale fatta con il mod. 26, checonsentiva la sua rappresentazione planimetricaanche con uno schizzo fatto amano. Da queste semplici considerazionideriva per noi, la necessità di accatastarecomunque tutto l’edificato e per ilresto, qualora l’ICI o altre imposte nonsiano dovute per i fabbricati rurali, nullarileva, se questi siano o meno accatastatial Catasto dei Fabbricati.
CulturaUno sguardo ai commentisugli “archistar”La mostra Internazionale dell’architettura di Venezia, ha provocato qualchepolemico commento, che anche noi raccogliamodi Marilisa BombiDa domenica 14settembre a domenica23 novembre2008, nellesedi espositivedell’Arsenale e deiGiardini si è svolta a Venezia, l’undicesimamostra internazionale di architetturadal titolo “Out There: Architecture BeyondBuilding” diretta da Aaron Betskyche è stato direttore, per sei anni, del NetherlandsArchitecture Institute (NAI)di Rotterdam. Al di là di quelle che sonostate le considerazioni, i commenti ei disappunti che hanno accompagnatoquesta biennale, qualche parola va spesaanche da noi che, nel bene e nel male(secondo Rutelli ed altri …attenti ?...osservatori della società) qualche segnol’abbiamo lasciato.Il tempo appena trascorso, ci ha dato l’opportunitàdi registrare due significativiinterventi, prima ancora che la biennaleterminasse.Il primo è del critico d’arte, filosofo e pittoreGillo Dorfles, triestino classe 1910che ha tra l’altro partecipato, come ospited’onore a Udine, ad un convegno sullasituazione dell’arte contemporanea.L’altro intervento è quello di Nikos A.Salingaros, teorico dell’urbanistica anti-modernista, che ha intentato la sua personalebattaglia contro gli “archistar” e illoro nichilismo.Salingaros, cinquantenne urbanista e teoricodell’architettura, con una formazionedi matematico e scienziato, insegnamatematica all’Università del Texasdal 1983, è laureato in fisica teorica e lasua opera più importante è “The natureof order”: quattro volumi su arte, scienza,natura e bellezza, scritti in collaborazionecon l’architetto e teorico CristopherAlexander.Nel suo ultimo libro pubblicato in Italia,che si intitola “Antiarchitettura e demolizione,la fine dell’architettura modernista”,Salingaros critica le ultime tendenzearchitettoniche, coerentementecon la battaglia già intentata 10 anni fa,segue a pag. 30La Défense, moderno quartiere di Parigi29dimensione <strong>GEOMETRA</strong>12/2008